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VALERIAN SWING - Marinai pers'intorn'al cuore...
28/05/2011 (4045 letture)
Qualche mese fa ho avuto l'occasione di scoprire una grande realtà nostrana: i Valerian Swing, autori del bellissimo A Sailor Lost Around The Earth, grazie alla presenza del batterista David Ferretti si sono gentilmente prestati ad una lunga intervista, costruita per indagare le origini, gli obiettivi ed i motivi del gruppo... a voi la lettura!

Khaine: Ciao ragazzi, benvenuti su Metallized.it e grazie della "chiacchierata virtuale" :-) Intanto complimenti per il vostro nuovo disco, mi ha colpito veramente profondamente. Cosa vi ha portato a concepire un album così complesso?
David: Ciao Khaine; grazie mille per l'interesse, l'attenzione, e l'abbandono con il quale hai assorbito il nostro lavoro. Certamente il COSA è dato dalla maniacale ricerca nel trovare il perfetto equilibrio tra quelle che sono le nostre inclinazioni musicali. Una sorta di conscio compromesso tra il personale buon gusto, e lo spasmodico studio connettivo che ci porta allo svisceramento della ''tesi'' e successiva dedizione ricompositiva.

Khaine: Vi va di spiegarci la storia attorno a cui ruota A Sailor Lost Around The Earth?
David: I can hear a sound in the void and it’s pleng how far how far it shines in the distance a sound beyond the centuries that screams from Cabo de Boa Esperança keep focused doctor keep focused je dois résister au zapping pituitaire j’ai bien risqué de tomber dans un deplorable état de choc donc le cap and pleng when the keel banged against something in the abyss in the void only you decent man could help me against the sea in my hypnagogic allucination yes the sea and HIM hold on hold on le roi cremeux en toute sa tremblante puissance et moi celui qui l’a découvert et avec moi bartolomeu dias dr pengl I’m almost lost in that divine fast we used to call the ocean I remember I was alone rimanevo solo nient’altro che un marinaio perso intorno al cuore

In verità mi piacerebbe moltissimo che chi si approcciasse al nostro disco tentasse senza soluzioni di cogliere tutti gli aspetti in comune tra queste righe pregne di surrealità, e la nostra musica. E se ci si mette di buon impegno si riesce a cogliere anche la trama -più intesa come ''maglia'' che come sunto- di questa mesmerizzazione! Fatevi avanti

Khaine: Ho in mano la copia fisica dell'album e, guardando la tracklist, ho notato che in mezzo ai titoli dei brani ci sono dei numeri romani. Questa cosa ha un significato?
David: I numeri romani permettono di poter leggere in modo diverso i titoli dei brani, e ricostruire una storia nella storia. Sanguineti è un maestro in questo.
A discapito di quello a cui un ascolto distratto può indurre, non abbiamo mai lasciato nulla al caso né musicalmente né idealmente parlando. E' collegato ad un sano gusto per l'enigmismo, e quella gradevole senzazione di compiacimento che si ha dopo aver risolto il rompicapo di Bartezzaghi a pg. 42 Oltre al desiderio di costruire qualcosa che avesse senso in ogni suo particolare. Magari estremamente intricato. Ma il pensare non nuoce ancora alla salute. Ecco,.. Sarebbe bello si pensasse di più e si fumasse di meno. Oppure entrambe le cose con un po' di sana sproporzione!

Khaine: Parliamo dell'artwork: si tratta di un cuore a forma di polipo. Di chi è stata l'idea di quest'immagine e che senso ha, all'interno della storia del disco?
David: ... Oppure di un polipo a forma di cuore. L'idea è di Zamoc, illustratore Modenese di fervido talento e giovane età. Il senso è quello legato alla visceralità della nostra musica connessa all'inquietudine sempre provata e mai scordata al cospetto monolitico tra gli abissi. La sua mutevolezza. La sinuosità in cui si compongono e scompongono tracce come tentacoli che si snodano senza difficoltà tra mari impetuosi e ruvide carene. In sé il collegamento è soltanto simbolico e non prettamente ''materiale''. Il mostro del testo ha tutt'altra forma e simpatia. Il cuore invece è l'ennesimo simbolo surreale, o meglio... surreale era l'idea di avere un pelo incarnito al suo interno. Sono tutte immagini che mi turbano da anni e che mi diverto a roccogliere e trasporre in varie formre, tra cui anche quella del racconto.

Khaine: La produzione dell'album è spettacolare, e la scelta di Matt Bayles (il produttore, ndr) azzeccatissima: è chiaro che avete deciso di puntare molto su quest'aspetto. A Sailor Lost Around The Earth sarebbe uscito altrettanto bene con un'altra produzione?
David: L'apporto di Matt è stato fondamentale. Non tanto dal punto di vista artistico (dove peraltro non ha modificato nulla), bensì nel far suonare i pezzi al 200% delle loro possibilità. La sua esperienza ha fatto sì che il nostro tanto agognato equilibrio si riflettesse anche nell'amalgama dei suoni. E' stato estremamente capace di intendere rapidamente i nostri intenti, la dinamicità con il quale abbiamo composto i pezzi. E quando c'è stato bisogno di dare la famosa ''botta'' avevamo di fronte mr. Panopticon/Leviathan. Nulla da dire in merito. Anche se spero di poter suonare altri 50 anni, e poter rispondere a questa domanda con la giusta cognizione di causa. Mi piacerebbe non smentirmi additandomi come gagliardo merdaiolo!

Khaine: Se non erro state programmando delle date live (una delle quali con i Cough)): come pensate di comporre la setlist?
David: Da quando è uscito il 18 Marzo, stiamo promuovendo il disco ovunque. Sempre in giro per l'Italia (appunto Venerdì prossimo al Bronson con i Cough) fino a giugno quando torneremo in Europa in compagnia di EF e City Of Ships. Abbiamo steso un paio di setlist diverse, adattabili a contesti differenti data la trasversalità della nostra proposta. Il tutto con tanto di elettronica ''scippata'' ai remix di Simon Scott ed Isan, e giochi luminosi ''pirotecnici'' ideati dal nostro ''light-designer'' Alan. Più accecanti che pirotecnici in verità. Tendenzialmente epilettici, ma molto colorati!

Khaine: I Valerian Swing sono Stefano, Alan e David: chi fa cosa nella band? Avete un ruolo preciso nel songwriting e nella gestione delle attività del gruppo, o affidate la parte organizzativa a "fattori esterni"?
David: Il sottoscritto si occupa di batterie. Stefano chitarre, loop di ogni sorta, e ''voci''. Alan basso e tastiera. Per attitudini caratteriali abbiamo ruoli ben precisi che orbitano attorno alla band. Stefano si occupa tendenzialmente del web, e della ''burocrazia''. Alan della buona riuscita del liveset. Mentre il sottoscritto è l'addetto ai ''rapporti sociali'' . Inoltre abbiamo aiuti esterni inerenti a promozione e booking. Per quanto riguarda il songwriting invece, siamo tutti e tre sul medesimo piano. Non è praticamente mai successo che si componesse con l'assenza di uno di noi. Non è fondamentale solamente il giro di basso, l'arpeggio di chitarra o il tempo di batteria. La composizione è l'elemento che ci sta più a cuore. Ed in tre abbiamo imparato a lavorare con un'unica testa.

Khaine: La vostra non è certo musica per tutti: non vi preoccupa l'idea di rischiare di non piacere a tutta quella fascia di pubblico che non è abituata a sonorità così astrattamente estreme?
David: L'idea di tramortire l'ascoltatore medio è di per sé un problema per chi gongola e poi stramazza, non per chi sferra il colpo. La preoccupazione in questo caso ha due facce, che rispondono a ciò che perdi, ma sopratutto a ciò che trovi, se a tua volta vieni scovato.
Ho paura solamente del profondo ''impigrimento'' che sta soffocando la nostra società, con silenziose ma catastrofiche conseguenze che si ripercuotono sui divani del nostro Paese. Non facciamo altro che essere noi stessi con somma coerenza e rispetto atavico per l'idea in sé. E l'intelligente fermezza non teme alcun giudizo se non il nostro perentorio. Non ha importanza se tanta gente si sentirà ''esclusa'' dal progetto. Io mi sento ben inserito al suo interno, e mi diverto pure. E più spassoso ancora è pensare che qualcuno possa pensare quanto sia assurdo per noi divertirci facendo quello che facciamo.

Khaine: Ciascun musicista, soprattutto nei periodi di ascesa, inizia a sognare: qualcuno si immagina sui palchi di mezzo mondo a suonare davanti a decine di migliaia di persone, altri invece fantasticano sulla vita on the road. Posso chiedervi di raccontarci qual'è il vostro sogno musicale?
David: Domanda assai complessa, anche perchè ciascuno di noi risponderebbe in modo diverso.
Il mio sogno ricorrente è quello di leggere il nostro nome accanto a quello di gruppi che adoro e divoro da anni. Visto che la Touch and Go è in stasi permanente ed i Don Caballero ormai passati, rimane quello di trovarci accanto ai nomi amati nel roster di Sargent House (ora i compagni sono i This Will Destroy You. Non posso lamentarmi!). Questo per me sarebbe il coronamento di una ''carriera''. Ma anche poter lavorare con John Zorn e John McEntire. Captain Beefhart ormai è... ormai. Ci butto dentro anche Coltrane Jr. per chiedergli aneddoti sulla vita di suo padre, oppure Michael Bublè per prenderlo da parte e dirgli di piantarla di cantare Mc The knife! E che l'unico vero Crooner era Frank Sinatra! BASTA Michael!

Khaine: Tornando a cose più concrete: cosa fate nella vita, a parte suonare? Avete un lavoro o studiate?
David: Ormai lontani dalle pustole adolescenziali ed i libri liceali, ciascuno di noi ora tenta di mantenersi alla meno peggio. Lavori che concedono comunque la possibilità di suonare. Più che altro attività che in prospettiva si spera renderanno, ma che ora lasciano libertà di spostarsi. A 24 anni abbiamo scelto la strada dell'"o adesso o mai più", tentando di concigliare secondarie passioni concretizzandole in propri lavori.
Video Making, Tatuaggi, e sport. La cosa fondamentale è la necessità di potersi svincolare in qualsiasi momento, e la possibilità di allontanarsi dal lavoro per lunghi periodi. E la strada del ''free lance'' è l'unica che può potenzialmente garantire basi famigliari.

Khaine: Se al mondo non esistesse la possibilità di ottenere gratuitamente la musica, sarebbe più semplice riuscire a guadagnarsi da vivere suonando?
David: Magari chi già guadagna, avrebbe guadagnato ancora di più. Ma nei casi minori, non credo che le vendite dei dischi avrebbero garantito vite assai più spensierate di quelle che già hanno. Cioè, mi spiego: non credo che i Dillinger Escape Plan sarebbero ora nababbi se non esistesse il free-download. Anche perchè il gusto dell'acquisto in loco ha sempre il suo enorme fascino, e dal vivo chi è capace di suonare mi sembra di album ne venda.

Khaine: Date ai nostri Lettori tre buoni motivi per ascoltare i Valerian Swing.
David: Il nostro disco può suscitare reazioni disparate. Sappiate cogliere il momento adatto, e non avrete più bisogno di alcun freno inibitorio. E' perfetto per ogni situazione, così finalmente potrete smetterla di cambiare album per le situazione più intime:

- limonare con il televisore
- prendervi a testate davanti allo specchio
- correre per casa nudi, fermarvi davanti a vostro padre, e mangiargli una mela in faccia.

Provare per credere.

Khaine: ragazzi, grazie per aver risposto alle mie curiosità; mi auguro di sentirvi molto presto in sede live e spero che il vostro futuro sia sempre più radioso. Se lo vorrete, potrete usare lo spazio seguente per lasciare un messaggio a chi leggerà quest'intervista.
David: Non si può tirar fuori avorio dalla bocca di un topo. (Proverbio cinese)



Custer
Domenica 3 Luglio 2011, 20.17.17
3
Questi giovani continuano a stupire, gran bella intervista. Li attendo al Mi Odi, anche perchè mi hanno detto che dal vivo hanno un impatto notevole.
Ubik
Sabato 28 Maggio 2011, 13.44.21
2
Bella intervista. Il disco è fenomenale
Lizard
Sabato 28 Maggio 2011, 13.02.18
1
Astratti, simpatici, presuntuosi quanto basta... Gran bella intervista!!
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