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KRAMPUS - Mentalità da music business
10/01/2013 (2728 letture)
Ci troviamo a Udine, in un music pub del centro chiamato Black Stuff. Si tratta di un locale in stile irlandese, un po' buio, con i tavoli in legno... Uno di quei posti che dopo esserci stato te lo ricordi nascosto da una cortina di fumo, anche se sai che non è così. Il pub è come una seconda casa per i membri dei Krampus, tanto che sulle pareti spiccano alcuni loro volantini e, a mò di trofeo, una foto ricordo della loro esibizione al Metalcamp. È qui che incontro Filippo, cantante e leader della band.

Kara: È uscito il vostro disco da poco, com'è andata?
Filippo: Per ora sembra bene, non sappiamo ancora esattamente come/cosa/quando, però le recensioni sono quasi tutte positive quindi siamo abbastanza soddisfatti.

Kara: Invece i concerti come sono andati? Siete stati da poco in Germania, al Wolfszeit...
Filippo: Sì, questa è stata una bella sorpresa, perché siamo arrivati che il pubblico era prettamente black metal e pagan, era un festival abbastanza forte. È nel mezzo della foresta e non prende il telefono... È veramente bello il posto, alienato dall'universo, però bello.

Kara: Vi siete divertiti?
Filippo: Parecchio, sì sì. Poi vedere i blackster che saltano è sempre una bella cosa, qua in Italia non lo vedi!

Kara: Adesso avete un contratto con la Rock the Nation che avete vinto grazie ad un concorso. Ero curiosa di sapere com'è che fosse andata, cioè come avete saputo del concorso...
Filippo: L'abbiamo trovato un po' come l'hanno trovato tutti, è stato piuttosto promosso su internet. Ci abbiamo provato e ci è arrivata la sorpresa! Non ce lo aspettavamo, è una di quelle cose che provi tanto per provare, ma non è che ci credi così tanto finché non arriva.

Kara: E come mai pensate di essere stati scelti?
Filippo: Non ne ho idea, sinceramente! Cioè, boh! Penso che abbiano trovato qualcosa di valido nella nostra proposta, alla fine. Comunque è una competizione che va avanti da un po' di anni ed hanno tirato fuori dei buoni risultati, gruppi che han fatto belle cose, per cui magari... Probabilmente hanno trovato qualcosa che gli piace!

Kara: E come è stata la selezione, voi avete mandato un demo e loro si sono basati solo su quello?
Filippo: Era ancora più semplice, se ricordo bene dovevi mandare un paio di canzoni, poi loro decidevano e facevano le loro ricerche.

Kara: Quindi non avete avuto contatti diretti con loro?
Filippo: No, fino a che non ci è arrivata la sorpresona.

Kara: Adesso che avete questo contratto come vi trovate?
Filippo: Ci troviamo molto bene, ci ha aperto un sacco di porte che fino ad ora sembravano essere precluse, come possono essere i festival di fama internazionale come appunto l'Heidenfest, che sarà la prima che faremo. È stata una bella esperienza e sicuramente ci ha dato una bella spinta.

Kara: Dici rispetto a quando vi autoproducevate? Avete fatto due cd autoprodotti, prima...
Filippo: Sì, abbiamo fatto un EP ed un singolo.

Kara: E insomma rispetto a quando eravate da soli cos'è cambiato di più?
Filippo: Mah è cambiato poco perché la produzione dell'album l'ho curata io, come il demo e l'EP, quindi dal punto di vista tecnico è cambiato relativamente poco. Di sicuro sono riuscito a fare un lavoro migliore dei lavori precedenti... Beh, anche perché con l'esperienza... Gli altri erano dei test, diciamo, però insomma... Si può fare ancora moolto, molto meglio.

Kara: Avete più tempo libero adesso o ne avevate di più prima?
Filippo: Per assurdo speravamo di averne di più, in realtà ne abbiamo molto, molto di meno, perché aumentando le opportunità aumenta anche il lavoro che ci sta dietro, comunque. Se prima il lavoro è più un andare alla cieca e cercare contatti... Poi cominci ad avere delle scadenze, delle basi fisse di lavori da fare. Diciamo che c'è questa credenza che quando trovi un'etichetta diventa tutto una scala in discesa, in realtà ci siamo resi conto che è ben più ripida di quello che sembra, devi lavorare parecchio.

Kara: Ad esempio?
Filippo: Per esempio tutto il discorso della promozione: non è così a scatola chiusa come si può pensare o comunque come pensavamo noi prima. È una cosa in cui partecipi molto attivamente, e la competizione che hai è molto più alta, perché vai a competere con gruppi di fama internazionale, che magari suonano da 15/20 anni e tu sei appena arrivato, per cui devi cercare di recuperare. Quindi c'è parecchio da fare.

Kara: Voi adesso suonate molto all'estero, avete suonato al Metalcamp, al Wolfszeit, all'Heidenfest... Una volta suonavate più in Italia, dove avete fatto diverse date, anche un paio con i Folkstone. Pensate di puntare più all'estero per il futuro o di riprendere a girare anche in Italia?
Filippo: Mah, insomma, alla fine questa sarà più una scelta che sarà fatta dalla booking agency, per quanto riguarda noi diciamo che comunque con l'Italia abbiamo un rapporto particolare perché è casa nostra, però ci piacerebbe poter girare il più possibile in Europa e anche nel resto del mondo... Stati Uniti, Giappone....

Kara: Negli Stati Uniti ultimamente stanno facendo un sacco di tournée folk metal...
Filippo: Eh, finalmente gli Stati Uniti si stanno svegliando e si stanno accorgendo che il metalcore sta andando giù per la discesa e che esiste il folk metal. È un pubblico un po' difficile, perché... Gli americani hanno tante cose, sono in tanti e c'è tutto. Quindi è difficile portare qualcosa di nuovo in America. Però hanno anche buon gusto. Diciamo che comunque il mercato americano è quello che ha mosso la musica negli ultimi 40 anni, quindi... Sanno fare bene le cose. Abbiamo ancora parecchio da imparare, noi europei, dagli americani. È il modus operandi che è diverso. Sarà anche per via del fatto che sono enormi. Cioè, negli Stati Uniti c'è tutto, qualunque cosa tu vuoi la trovi, bella o brutta che sia. Però hanno più coscienza del business come music business. È una cosa che di solito è associata più all'Inghilterra, l'Inghilterra e gli Stati Uniti sono il traino principale. Però hanno un approccio più professionale gli Stati Uniti rispetto a noi che siamo più sul "do it yourself", invece per loro è un business. Se da un lato è bruttino perché comunque può snaturare la cosa, da un altro dà dei risultati che noi ancora ci sogniamo.

Kara: Avete registrato il disco al Black Mirror, di Udine. Come mai questa scelta?
Filippo: Abbiamo la fortuna di avere questo studio vicino a casa, ed è uno dei migliori studi in europa come equipaggiamento. Abbiamo pensato, visto che non ci stavamo ancora appoggiando ad un produttore specifico, che non c'era ragione di andare all'estero. Anzi, se potevamo fare qualcosa nel territorio era solo che positivo. Quindi l'abbiamo scelto sia per l'ottima qualità dello studio, perché è veramente uno studio da paura, sia anche per il fatto che è uno studio di casa nostra, il che è una bella cosa.

Kara: Beh, anche comodo, immagino. Così se magari aveste avuto altre attività avreste potuto portarle avanti.
Filippo: Sì sì decisamente, sarebbe stato anche dispendioso spostarsi per tutto il periodo chissà dove.

Kara: Tu ti sei occupato anche della produzione. Volevo chiederti se avevi già fatto cose del genere, ma mi hai già risposto dicendo che ti eri occupato della produzione anche per i dischi precedenti. Quindi hai cominciato per necessità, sostanzialmente?
Filippo: Mah, più che per necessità ho cominciato per passione. Il primissimissimo demo l'abbiamo fatto nello studio di un ragazzo che si chiama Giacomo Barboni e io, guardando quello che faceva lui, mi sono innamorato del lavoro. Cioè... È in studio che si fa la magia. Una canzone... Sì, nasce dall'ispirazione, da quello che vuoi, ma è in studio che fai tutto quel lavoro che la rende quello che poi arriva alle orecchie della gente. Ormai siamo nell'era delle iperproduzioni e non si fa più come si faceva una volta, un bel microfono in mezzo ad una stanza e via. Lo standard è tanto più alto. Indi per cui c'è un sacco di lavoro dietro che è estremamente affascinante. E allora ho incominciato a guardare ed imparare. Lavorare insieme a Jack mi ha dato un sacco di possibilità per imparare. Poi ho provato a cimentarmi per la prima volta nel curare completamente la produzione con Survival of the Fittest. È stata una bella esperienza. È una delle cose che mi piace fare di più, stare in studio. È la parte più divertente.

Kara: Quindi ti occuperai anche dei prossimi?
Filippo: Non lo so, sui prossimi mi piacerebbe avere il parere, l'aiuto e la mano di qualcuno che abbia dei gusti diversi dai miei, perché il produttore deve apportare qualcosa in più al gruppo, indi per cui... Non lo so, secondo me trovare un produttore che abbia un modo di lavorare molto diverso dal mio può solo che farci bene, aiutarci a spaziare, variare su orizzonti compositivi e di risultato più ampi.

Kara: Comunque l'etichetta vi lascia molto liberi nel decidere queste cose.
Filippo: Sì, diciamo che più che liberi è molto disponibile alla collaborazione, perché comunque siamo sulla stessa barca, lavoriamo per lo stesso obiettivo, indi per cui si riesce a collaborare molto bene, ci lasciano scegliere ed è bello anche discutere e confrontarsi.

Kara: Su internet avete suscitato delle reazioni abbastanza estreme, sia positive che negative. Ci sono stati commenti molto positivi, specialmente dall'estero, e commenti invece molto negativi. Mi riferisco, ad esempio, ai commenti al vostro video su youtube...
Filippo: Mah... Noi comunque abbiamo fatto un azzardo, perché abbiamo preso una cosa stabilita e con delle regole abbastanza precise, e le abbiamo un po' calpestate. Quando provi a fare qualcosa di abbastanza estremo. Le reazioni... È giusto, è fisiologico che siano di entrambi i poli. Alla fine non puoi piacere a tutti, fai quello che ti piace e poi sta alla gente decidere se ascoltarlo o meno.

Kara: Voi non pensate che per esempio il fatto di essere italiani abbia influito su queste reazioni così estreme da parte degli italiani stessi?
Filippo: Mah, per quanto ho letto, perché un occhio comunque lo dai sempre, diciamo che l'Italia è un paese particolare, soprattutto per quanto riguarda il metal, perché abbiamo la tendenza ad essere un po' elitaristi, ad essere un po'... Un po' indie, a cercare l'underground a tutti i costi, a sputare su tutto quello che magari tende un po' al mainstream, perché abbiamo questo approccio in cui si fa fatica ad accettare che qualcosa vada bene, che qualcosa funzioni, perché... Vuoi un po' perché vorremmo essere al posto di chi ce la fa, voui un po' perché dobbiamo per forza dar contro. Non lo so, secondo me è una tendenza piuttosto italiana quella di smontare tutto quello che viene fuori, perché ci fissiamo su dei dogmi che non si possono toccare e tutti quelli che ci vanno oltre "Oddio!", gridiamo allo scandalo. Però è un peccato, perché alla fine l'Italia è un paese figo, con i suoi difetti, con i suoi pregi. Secondo me si potrebbe utilizzare tutto questo sentimento in maniera più positiva, perché... Sparare a zero su tutti ci sta, però magari puoi anche fare qualcosa di un pochino più costruttivo. E comunque ognuno è libero di avere la propria opinione, insomma. Alla fine non mi sembra che la realtà rispecchi molto quello che si trova su internet.

Kara: Magari per ognuno che parla ce ne sono 10 che stanno zitti e la pensano in modo diverso
Filippo: Alla fine lo vedi ai concerti come vanno le cose, insomma... Poi starà al tempo.

Kara: Ai concerti avete sempre avuto buoni riscontri?
Filippo: Beh, diciamo che non ci siamo mai potuti lamentare. Molte belle sorprese. Brutte sorprese ancora no.

Kara: Al Metalcamp, la prima data che avete fatto all'estero, il pubblico vi conosceva già?
Filippo: In realtà è stato abbastanza sorprendente, perché comunque è un festival di fama internazionale e suonavamo dopo gruppi che sono 15 anni che fanno questo mestiere e che sanno farlo in maniera ineccepibile, però la risposta del pubblico è stata estremamente positiva. C'era parecchia gente che ci conosceva e non me lo aspettavo, perchè, come ti dicevo, la realtà su internet e la realtà fuori sono ben diverse, anche perché comunque gli strumenti che hai per poter valutare come stai andando sono limitati. Poi però arrivi al Metalcamp e trovi un sacco di gente che ti ferma e ti chiede l'autografo e dici "Boh, ho appena suonato dopo i Machine Head, è già tanto che la gente sia venuta a vederci!". Una piacevole sorpresa. Ma anche al Wolfszeit, un po' dappertutto, ovunque andiamo abbiamo sempre bellissime sorprese, il pubblico reagisce sempre molto bene: si divertono, fanno casino, che è la cosa più importante... Nulla da ridire, da quel lato.

Kara: Quali saranno i vostri prossimi passi dopo l'Heidenfest?
Filippo: Penso che faremo sicuramente qualche altro tour per promuovere l'album, poi comunque siamo già in lavorazione sul prossimo. Promuoveremo ancora Survival of the Fittest in Europa, vediamo se riusciamo a portarlo anche un po' più in là, però è ancora tutto in forse.

Kara: Recensioni, negli Stati Uniti, le avete avute...
Filippo: Sì, alcune sì, ma purtroppo l'album non è ancora distrubuito in America, indi per cui le recensioni sono...

Kara: Non è che vi portano molto pubblico...
Filippo: Mah, non è che non portano... Siamo nell'era globale, indi per cui qualcuno che vuole un cd in Tailandia lo può ordinare su internet un po' ovunque. Chiaro che non abbiamo il supporto che abbiamo in Europa, questo è ovvio. Però ci piacerebbe riuscire ad avere una distrubuzione anche là e fare una tournée. Ma sono tutte cose che si vedranno in futuro.

Kara: Cosa ne pensate del download illegale?
Filippo: Allora, si può vedere in tanti modi. Internet è un bellissimo mezzo, perché consente un po' a chiunque di avere i suoi 10 minuti di fama e di mostrare al mondo se vale qualcosa oppure no. Da un lato però c'è il problema che molti gruppi rischiano di non riuscire ad andare avanti. I dischi sono una parte degli introiti di un gruppo, e non è questione di fare le rockstar e diventare miliardari, è questione di avere la possibilità di impegnare al 100% il tuo tempo, perché alla fine è un lavoro, noi come tutti a fine mese dobbiamo mangiare e se la gente non ti compra i dischi ti costringe a cercare cose alternative alla musica e non ti puoi concentrare al 100%, ed è normale che non darai lo stesso risultato di un musicista che si concentra al 100% su quello che fa. La gente secondo me comincia a capirlo, perché molta gente scarica il disco, se lo ascolta, e poi lo compra. Perché ha una coscienza civile. Alla fine in realtà è proprio questo: se io adesso mi ordino una birra esco e non la pago sto rubando, se scarico un cd è uguale. Secondo me è solo questione di educazione civica basilare, se prendi una cosa la paghi. Magari puoi provarla, è giusto, ci sta. Io sono d'accordo che su internet ci siano i pezzi, li carichiamo anche noi. Comprare a scatola chiusa è una cosa che non si fa più.

Kara: No, perché c'è talmente tanta offerta...
Filippo: Esatto, l'offerta è infinita, uno non può permettersi di comprare un cd e non sapere che cavolo viene fuori. Alla fine da quel punto di vista non cambia molto, io mi ricordo che quando ero ragazzino andavo nei negozi di dischi e passavo il pomeriggio intero ad ascoltare dischi facendo impazzire la commessa che doveva cambiarmeli ogni 5 minuti, e scoprivo i gruppi così. Adesso lo fai in maniera più facile: sei a casa, in pigiama, clicchi e sei su youtube e scegli quello che vuoi ascoltare. L'Italia purtroppo da questo punto di vista è messa piuttosto male, perché abbiamo una pessima reputazione internazionale dal punto di vista degli acquisti. Gli italiani comprano molti meno dischi dei colleghi europei, ed è anche il motivo per cui c'è meno supporto delle tournée: paesi come la Germania hanno 7, 8, 10 date per un tour di qualsiasi gruppo, l'Italia ne ha una se va bene.

Kara: Beh, ma la Germania è anche molto più grande.
Filippo: Eh, ma non è solo quello, perché se fai un calcolo fra la popolazione ed il numero di concerti la densità è molto più alta in Germania che non in Italia, ma è anche normale, perché se uno fa un tour lo fa per promuovere un disco, e cosa vengo a promuovere un disco in una nazione che i dischi non li compra? Però poi dall'altra parte c'è la gente che si lamenta che non passano mai i grossi tour, i grossi artisti in Italia vengono una volta l'anno. Eh, ragà: comprategli i dischi e loro vengono, è piuttosto semplice come discorso.

Kara: Ok, ho finito le domande. Vuoi lasciare un saluto ai lettori?
Filippo: Ringraziamo quelli che ci segunono e tutti quelli che ci supportano, che sono la colonna portante di qualsiasi musicista. Puoi fare la musica che ti pare, ma se non c'è la gente che ti tiene su, ti aiuta e ti supporta non fai nulla, quindi li ringraziamo sinceramente tutti. E ringrazio te, comunque, per quest'intervista.



Theo
Sabato 12 Gennaio 2013, 23.46.43
9
Per me rimangono un gruppo con, probabilmente, più fortuna che reali capacità effettive. Nel senso, i due EP mi erano piaciuti parecchio, seppur quasi outtake degli ultimi Eluveitie... Poi non so, il debutto proprio non mi ha garbato... Volevo comprarlo a scatola chiusa, poi ho ascoltato il singolo "Krono's Heritage" che gia conoscevo dal'EP e che addirittura mi è piaciuto di meno nella nuova versione, allarmato ho prima ascoltato un paio di volte l'album... E infine non l'ho comprato perchè quella più riuscita è a ben vedere, proprio il singolo e non ho apprezzato per nulla gli inserti di elettronica e gli elementi Metal-Core... Spero in un cambio di rotta nel prossimo, vedremo (anche se non ci spero troppo).
brainfucker
Sabato 12 Gennaio 2013, 14.51.28
8
krampus al polpaccius(battuta del secolo ammettetelo)..bella intervista,bella intervistatrice,ascolterò la band e se mi piacerà comprerò il ciddì..mi sento vecchio
BILLOROCK fci.
Giovedì 10 Gennaio 2013, 13.51.40
7
Bontà divina.... ma che cè nell'aria oggi... ?? booh!!
Prestige Worldwide
Giovedì 10 Gennaio 2013, 12.21.41
6
Ehi sagace lambru alla brace! se uno ha la maglia degli Alleb Agif è come minimo un fondamentalista islamico che sta per farsi scoppiare in mezzo alla folla...per quanto riguarda i blacksters saltanti, credo sia tutto spiegabile con un eccessivo inserimento di anfetamine nel sistema di aerazione del locale!
SAGACE LAMBRU
Giovedì 10 Gennaio 2013, 12.02.27
5
Blacksters che saltano???? Voglio vederli anch'io, dai.....poi cosa vuol dire blacksters? Amanti solo ed esclusivamente del black metal? E se uno ha una maglia degli Alleb Agif, non può essere considerato tale?
quel mona che sbatte la porta
Giovedì 10 Gennaio 2013, 11.53.20
4
BILLOROCK fci. sono un timido! XD considera che sono stato nascosto per anni senza che nessuno fosse riuscito a sapere chi sbatteva le porte al vate germano e solo da poco sono uscito allo scoperto!
Sambalzalzal
Giovedì 10 Gennaio 2013, 11.19.22
3
Ahahahahahahahah grandissimo tributo a Germano Mosconi!!!!
BILLOROCK fci.
Giovedì 10 Gennaio 2013, 11.15.23
2
Ma che Nick è ?? dai usa il tuo vero e dichiarati seriamente
quel mona che sbatte la porta
Giovedì 10 Gennaio 2013, 11.04.30
1
bell'intervista e ottimo gruppo che se fa le cose ammodo farà strada.... ah "Kara" te lo devo proprio dire: sei deliziosa!
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