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ASTAROTH - La fine del silenzio!!!!
01/02/2013 (2908 letture)
Nei giorni immediatamente precedenti all'uscita sul mercato dell'attesissimo, nuovo lavoro targato Astaroth, abbiamo avuto modo di fare una lunga chiaccherata con Saverio Principini collegato dal suo studio di Los Angeles. Come già accaduto alcuni anni fa, si è trattato di una intervista che ha toccato numerosi argomenti direttamente legati al disco e non. A voi la lettura.

Francesco: Ciao Saverio. Sono passati alcuni anni da quando ci siamo sentiti per quell'intervista così interessante, anche se non dovrei essere io a dirlo.
Saverio: Allora, intanto voglio ringraziarti di quella bellissima discussione, devo dire che fu la prima dopo anni e veramente tantissime persone nel tempo mi hanno detto quanto è stata apprezzata quella candida chiacchierata.

Francesco: Sai che a tutt'oggi quasi seimila persone l'hanno letta?
Saverio: Wow! No, non lo sapevo, incredibile. Questo conferma ancor di più il fatto che c'è un interesse nei confronti degli Astaroth che nel tempo non va a scemare, forse perché siamo stati fra i primi in assoluto a fare metal in Italia, forse perché siamo stati sicuramente i primi a fare un disco all'estero e un tour europeo, o forse perché partendo e svanendo nel nulla si è creata un po' di leggenda attorno a noi.

Francesco: Già in quell'occasione però ci avevi parlato di un disco in preparazione e di un'idea di reunion.
Saverio: Sì, è vero. Poi sono passati degli anni e giustamente vi chiederete perché. Io sto qui a dirti intanto che ce l'abbiamo fatta, il disco è uscito finalmente e così il video. Per spiegarti il motivo dei sei anni passati, basti dire che personalmente ho passato dei mesi a lavorare su progetti tipo Vasco Rossi con cui nel frattempo ho fatto almeno due dischi se non tre, brani per la televisione, ho composto musiche per un paio di documentari, prodotto il secondo disco della cantante Reggae-World Amana Melomè, il disco di Gurdjieff-DeHartmann, di Fabio Mittino e una miriade di altri progetti che non potevano attendere e chiaramente hanno tenuto lo studio occupato. Poi c'è il fatto che Jan vive a New York e abbiamo dovuto selezionare un altro cantante e lavorare con lui nell'adattamento delle voci. Max poi è qui a Los Angeles, ma anche lui ha una avviatissima carriera nel mondo della grafica e quindi per ritrovare lo smalto per fare quei bellissimi assoli di chitarra ha dovuto praticare per ore e ore e non sempre nella nostra quotidianità c'è quel tipo di spazio. Un tempo si andava al casale a Tarquinia o in cantina al Colosseo e si suonava per ore e ore. Chiaramente questo non si puo' più e quindi abbiamo dovuto lavorare come possibile, ma l'importante è che il disco c'è. E' vero e sanguigno come gli Astaroth del 1985 e per chi ci sentì dal vivo all'epoca questo sarà una conferma per la memoria.

Francesco: A proposito del nuovo cantante. Di lui mi è piaciuta la misura. Ace non è un singer particolarmente dotato, ma sfrutta molto bene i suoi mezzi e non cerca di strafare, risultando così sempre dentro ai pezzi.


A questo punto purtroppo, un problema tecnico interrompe la registrazione per qualche minuto. Proseguiamo registrando con l'attrezzatura dello studio di Saverio.

Francesco: Mi senti? Ok. Allora, mi parlavi di canzoni composte tra l'85 e l'87 e del cantante.
Saverio: Esatto, sono tutti brani scritti all'epoca, nulla di questo repertorio è stato scritto qui in America. Sono canzoni che avevamo preparato per il secondo disco e questo è importante, perché esiste anche un secondo repertorio scritto qui, in quei due anni in cui avevamo cercato anche di venire incontro al pubblico ed al mondo che avevamo attorno, ma non mi interessava proporlo. A me interessava ridare vita agli Astaroth e dare credito agli sforzi di quei quattro pazzi che eravamo, quando ci eravamo prefissati di fare questo disco e lavoravamo con una intensità ed una serietà che io ritrovo raramente anche in artisti che lo fanno di carriera. Noi eravamo a Tarquinia in sala prove, in questo casale in mezzo alla campagna che avevamo occupato, ed eravamo là in qualsiasi momento libero dalla scuola o dal lavoro.

Francesco: Quell'intensità oggi forse manca perché di tutto questo non c'è più necessità. Il lavoro che voi dovevate fare necessariamente de visu oggi si può svolgere anche ognuno a casa propria, scambiandosi files. Cosa di una comodità estrema, non lo metto in dubbio, ed anche di grande utilità (non dobbiamo dissacrare la tecnologia), però non può avere lo stesso sapore e portare alla stessa dedizione di una volta.
Saverio: Questo è verissimo. Noi dovevamo essere i nostri stessi registratori, non esistevano Pro Tools, Garage Band, etc. I nostri cervelli erano la nostra memoria, dovevamo suonare, creare delle parti che insieme sviluppavamo. Poi a casa ognuno studiava la propria tecnica, le proprie parti, ma era sempre musica d'assieme. Gli Astaroth non sono io, non è Max o uno degli altri, tant'è che le cose fatte per conto nostro hanno sapori completamente diversi. Eravamo la fusione di queste quattro energie. Tornando ad Ace, è un ragazzo sanguigno, ha la vocalità che ha e ne è cosciente, riesce a sparare un bel volume dalla voce, ma non era uno che aveva necessariamente un gran controllo. Quando ho cominciato a lavorarci mi ha aiutato il fatto che ho lavorato con tanti cantanti, con Vasco come ti ho detto prima, con Leona Lewis, Gino Vannelli e molti altri e un po' di mestiere l'ho appreso, quindi sapevo come spronarlo. Abbiamo fatto due anni di sessioni, perché io non potevo stare tutti i giorni a lavorare sul disco degli Astaroth. Inoltre mi è capitato di fare la colonna sonora di un film ed altre cose. A me è piaciuto molto il fatto che lui ha rispettato l'idea del progetto, ha detto di avere solo voglia di fare un bel disco metal, perché pur essendo più giovane è cresciuto con le stesse cose che ascoltavamo noi, Maiden, Saxon, Priest, anche se poi noi come influenze non so dove possiamo andare a pescare.

Francesco: Io ho sentito in almeno tre o quattro pezzi delle marcate influenze anni '70, più che quelle degli anni '80.
Saverio: E' sicuramente così e questo è un punto fondamentale. Noi abbiamo una diretta connessione con la musica progressiva degli anni '70. Quando avevo otto/dieci anni, mi ricordo che ero in vacanza con la mia famiglia in un paesino dell'alto Lazio e una sera suonò in piazza Il Rovescio della Medaglia, uno dei più grandi gruppi prog rock dell'epoca. Io rimasi fulminato dalla potenza sonora, dalle chitarre distorte, dal basso...

Francesco: Infatti. A parte che lo abbiamo nel nostro data base, era un gruppo famosissimo proprio per la potenza che riusciva a sviluppare.
Saverio: Sì, un wattaggio pazzesco ed io ne rimasi colpitissimo. Non è che dobbiamo per forza andare in territorio anglosassone per sentire Saxon e Judas Priest. Questi ebbero un po' il nostro stesso destino, perché gli fu rubato l'intero impianto (Uno dei più importanti d'Europa, vedi recensione prima linkata - NdA). A noi lo rubarono due volte a Roma. Avevamo una cantina a Via Dei Colli Portuensi, a Monteverde e fu terrificante. Pensa che io ho ancora lo stesso Fender Jazz del '77 che salvai per puro caso. Una volta al mese cambiavo le corde e quella notte lo avevo portato a casa e ci rubarono tutto. Comunque... In Italia c'erano anche la PFM ed altri, ma c'erano ovviamente anche i gruppi inglesi, amavo Deep Purple, Black Sabbath e Led Zeppelin, ma anche loro erano collegati in qualche maniera alla scena prog. Non sono mai stato un superfan dei Genesis, ma il prog mi interessava tantissimo e non è un caso che quando scrivemmo il nostro primo disco io non avevo mai sentito i Mercyful Fate, ma quando uscì il loro primo EP ed io lo comprai, rimasi colpito dalla similitudine che c'era nella loro maniera di pensare la musica con la nostra. Infatti dissi a Bob che al contrario di me era maggiorenne: "Bob, bisogna andare in Olanda a trovare questo produttore, perché se lui ha firmato con questi, gli piacerà anche la nostra musica". Lui, che mi dava retta anche se ero il più giovane, prese un aereo e portò la nostra cassetta in Olanda, dove Jac Hustinx rimase colpitissimo dalla musica, ci chiamò immediatamente e venne a Roma per sentirci in cantina. Una cosa da film.

Francesco: Una cosa che oggi ben difficilmente potrebbe accadere. Case discografiche, produttori e cosidetti talent-scout non ci sono più. Poi una etichetta indipendente avrebbe i mezzi e la voglia per prendere un aereo e venire dall'Olanda a Roma per sentire un gruppo che prova in una cantina?
Saverio: Non lo so. Senz'altro Jac era uno che investiva nelle band.

Francesco: Ok, volevo parlare del suono del disco, che si discosta nettamente da quello adesso in auge ed è tutt'altro che piatto e con strumenti singolarmente ben distinti.
Saverio: Beh, qua entriamo in un discorso tecnico per me interessante, ma non so quanto per i lettori. Oggi c'è un uso spropositato della tecnologia digitale, capisco che adesso con 1000 dollari uno si compra un'interfaccia digitale-analogica, un convertitore, un pre-ampli, un Pro Tools mini e riesce a registrare un disco. Questo però porta ad un appiattimento dei suoni, perché si usa troppa compressione, che già avviene quando si tramuta il suono da analogico a digitale, ma se poi si cerca di massimizzare il volume... Non è che se il disco suona più alto ottieni il goal, che invece è rappresentato dal cercare un disco che si ascolti con gusto, cha fa arrivare la vibrazione della musica (parlo di scienza, non di new age) quando la registri, se riesci a catturare tutta la gamma di volume poi capti da solo quando una cosa è più o meno forte. Se è tutto appiattito dal compressore che schiaccia il suono, anche se uno non sa suonare tanto bene risulta essere molto omogeneo, ma sono trucchetti. Oggi molti dischi suonano piatti, io invece ho fatto un discorso diverso: registrare su banco analogico con tutta apparecchiatura anni 70/80, agli Henson Studios dove hanno registrato Rolling Stones, Metallica, con un ingegnere come Mike Tacci (Whitesnake, Metallica, Ozzy, Dokken, Megadeth, Exodus) che viene dall'analogico. Gli ho detto che volevamo usare ampli d'epoca, abbiamo ricomprato i Marshall originali anni '70 che usavamo in quel periodo, le casse originali, gli strumenti originali. Io ho suonato lo stesso basso che ho suonato sul mio primo disco. Tutto il resto lo abbiamo fatto nel mio studio usando compressori valvolari, il mio banco MCI analogico fine anni '70 ed arrivando a Pro Tools come registratore e basta. Il disco ha la sonorità che andavo cercando.

Francesco: Sai che c'è un rischio? Quello che ad un ascoltatore medio di 18/20 anni questo suono potrebbe risultare alieno e tu non arrivi nemmeno a comunicare con lui.
Saverio: Beh, questa comunque non può essere una nostra preoccupazione. La nostra idea era di fare un disco che fosse prima un regalo a noi stessi poi a tutti i fans che ci hanno scritto per anni chiedendo il disco e quelle canzoni. Gente che si ricordava i pezzi. Cioè... Nero's Fire se la ricordavano, ed io mi sentivo in dovere di fare una cosa con quel suono. Spero che tra i giovani ci sia qualcuno che riesca ad apprezzare e che vada a riscoprire una serie di gruppi di quel periodo, perché il tempo è stato ingiusto nei confronti di molte band, ed ora è giusto che noi ed altri gruppi dell'epoca abbiamo un po' di spazio.

Francesco: Il video del pezzo lo avete prodotto voi?
Saverio: E' stata una nostra idea con la regia di Andrea Giacomini, il quale vive a L.A. da molti anni. Aveva già fatto la regia di Amana Melomè, le fotografie a Vasco, un suo video, ed ha un linguaggio molto moderno. L'idea è che un tempo noi avevamo il look da antichi romani che ci contraddistingueva...

Francesco: Pensa che ho ancora le foto che mi avete mandato quando ho comprato il vostro demo.
Saverio: Davvero? Wow... Grazie di questa cosa, è una cosa bellissima. Mi piaceva l'idea di avere l'antica Roma ed il concept ancora dentro, però mettersi adesso gli abiti da centurione e fare il video era una cosa che non mi sentivo. Invece mi è piaciuta l'idea di proiettare su di noi le immagini di vecchi film sull'antica Roma, facendo di noi una sorta di tela di un quadro su cui proiettare le immagini. Spero che la cosa trovi anche il consenso dei fans.

Francesco: E' un particolare, ma a me è piaciuta molto la parte finale di Stand and Fall Togheter, con l'accelerazione che è proprio heavy, il mio heavy. Poi anche la capacità di arrangiare i brani in un certo modo.
Saverio: Eh beh... Altro brano dell'epoca. Quando lo suonavamo dal vivo era il brano in cui mettevamo in scena una lotta tra gladiatori. Dove adesso c'è la parte di Scipione l'Africano, interpretato da Luciano Palermi che abbiamo avuto perlomeno come ospite e dice qualcosa come: "Ragazzi, qua si combatte per qualcosa di più grande che una qualsiasi vittoria, ma per le sorti dell'Impero, per le vite delle vostre mogli, dei vostri figli. Bisogna difendere la nostra fede ed il nostro territorio", in latino. Sono contento che ti piaccia, sono quelli gli arrangiamenti dell'epoca, non è cambiato nulla, ho cercato di rispettare noi stessi, quello che eravamo. Questo è un tributo a quello che siamo stati, un lavoro che unisce lo sforzo dell'epoca e quello di oggi. Mi soddisfa sentire questo disco, perché me lo sono sentito nella testa migliaia di volte prima che fosse registrato ed ora è come se il cervello, non so come, fosse tradotto in un CD.

Francesco: E ora? Finisce così oppure ci sono sviluppi previsti al progetto?
Saverio: Intanto godiamoci il momento, perché è stato uno sforzo immenso. E' autoprodotto e riuscire a registrare, mixare nella stessa sala dove è stato realizzato il Black Album dei Metallica, con gli Alice In Chains alla porta accanto per sei mesi mentre registravano il loro disco. C'è un episodio carino: il loro produttore, metallaro sfegatato, stava fuori dalla porta dello studio dove stavamo mixando ad origliare. Io sono uscito con Max e stava là con l'orecchio "appizzato" e ci fa: "Ragazzi, questi riff di chitarra sono pazzeschi, suono pazzesco, ma chi siete? E' fantastico, questo è il metal che piace a me". E' stato bellissimo, ora gli manderò il disco. Comunque, gli Astaroth hanno un futuro in questo senso: in primis mi piacerebbe se qualcuno ci invitasse a suonare dal vivo, magari in Italia, in qualche festival estivo, oppure in Germania, in Olanda, mi piacerebbe risalire sui vecchi palchi e sui nuovi, ma per il momento voglio godermi questa cosa. Ci abbiamo messo anni e quello che è importante adesso è essere nel presente. Nel futuro può succedere di tutto. Ci sono altri brani che abbiamo trovato o ricordato che non sono mai stati registrati, ci sarebbe materiale per altre uscite o perfino per un esperimento assurdo, ma possibile. Rimetterci in una situazione tipo casale e vedere cosa uscirebbe fuori adesso dagli Astaroth.

Francesco: Ci sono casali di campagna a L.A.?
Astaroth: Ah, ah, ah.... Ci sono, ci sono. Non è proprio la stessa cosa, ma se si va verso San Francisco, verso la regione dei vini, ci sono delle zone che ricordano un po' l'Italia, ma sarebbe divertente farlo proprio in Italia. Qui ho una situazione particolare, perché gestisco una struttura con un bellissimo studio di registrazione ed una casa molto bella all'interno del parco di Los Angeles che è un po' come stare in campagna. Quando si fanno i progetti, le band, gli artisti, stanno nella casa e lavoriamo nello studio, per cui si potrebbe fare anche qui. Si tratterebbe di prendersi un mese off da tutti gli impegni e stare in una stanza a vedere cosa succederebbe a fare Astaroth 2014, visto che il 2013 sarà dedicato alla promozione di questo album.

Francesco: Com'è l'Italia musicale vista da lì?
Saverio: Di metal conosco pochissimo. Un tempo mi arrivavano tantissimi CD e cassette di gruppi che volevano un mio parere, ma sono anni che non sento cose nuove. Rispetto ed apprezzo tantissimo i Lacuna Coil perché sono gli unici che veramente conosco visto che qui sono arrivati loro. Ho avuto modo di lavorare in studio con Cristina Scabbia quando lei ha fatto un duetto con Battiato che ho registrato nel mio studio e lì ho conosciuto i ragazzi, i quali ci sono rimasti quando hanno saputo che ero il bassista degli Astaroth. Abbiamo passato del tempo insieme, poi dal vivo spaccano, sono preparatissimi. Non conosco tutto il loro repertorio, ma live hanno un impatto micidiale ed i loro brani passati qui in radio si uniscono molto bene a quelli americani. Mi piace il fatto che fanno cose che a loro piacciono, ma nemo profeta in patria. Anche per noi all'epoca, a parte i metallari che venivano a supportarci facendo sano headbanging, a parte voi insomma, c'erano tanti metallari a metà che amavano criticare perché eravamo italiani, gente che non aveva un cazzo di meglio da fare.

Francesco: Noi italiani non siamo mai pro qualcosa, siamo sempre contro.
Saverio: Quello che tiri fuori è un concetto interessante, ma dovrei fare una parentesi che con la musica ha poco a che fare. L'essere contro non porta nulla, un esempio storico e poco metal, ma Ghandi, che con un movimento pacifico ha cambiato la storia dell'India sconfiggendo l'impero Britannico, si è sempre rifiutato di partecipare a manifestazioni contro qualcosa, ma solo pro. Perché investire energia nella negatività? Le cose bisogna farle, essere proactive, come dicono qua. Anche l'anticonformismo che cazzo è? Essere contro qualcosa, ma è l'essere pro qualcosa che porta al nuovo. Poi anche dall'anticonformismo può nascere qualcosa, ma a volte nasce un'altra moda, invece quando io ero capellone metallaro a Roma non ero anti qualcosa, ero pro me stesso. Magari ho ispirato altre persone ed è nato un movimento metal, ci ritrovavamo assieme come dei magneti ed eravamo una forza. A proposito di metallo dell'epoca, vorrei menzionare anche i Belladonna di Dani Macchi ex Thunder, che e' un fratello in metallo per me e fanno un genere noir non proprio metal, ma pesante e coinvolgente e pieno di ricche idee (ce ne siamo occupati ripetutamente - NdA). Dani è stato uno dei primi metallari romani assieme a me, aveva appunto formato i Thunder (ho il demo- NdA), c'eravano noi, i Raff, poi arrivarono Fire (altro demo che ho - NdA), i Fingernails, gli Stiff di Tarquinia (come prima - Nda) e gli Aardoz che avevano sempre difficoltà a trovare un cantante. Io rispetto molto il fatto che Dani abbia continuato il suo discorso evolvendolo nei Belladonna, che magari non fanno metal, ma l'evoluzione è importante. A volte nasce all'interno di una stessa strada, quindi se oggi qualcuno fa metal ancora con un certo linguaggio da 25 anni, non ha fatto altro che crescere all'interno di una stessa strada. E' come in un fiume, non rimani mai fermo se no sei un sasso, invece si passa attraverso canyons, valli, fino ad arrivare al mare. Quello che ha fatto lui è spostarsi dal fiume principale e si è inventato un genere suo, il rock-noir, ed io apprezzo molto il loro sforzo artistico perché è di valore. Io non ho continuato a seguire il movimento heavy perché qui è diventato il glam e non mi è piaciuto, mentre ho seguito l'evoluzione di Seattle. Ho visto il primo concerto dei Nirvana a L.A. in un club. I RATM io li ho visti nascere con Tom Morello con i Lock Up, un gruppo che suonava al Coconut Teaser, un clubbetto sul Sunset Boulevard vicino casa mia e c'era questo Morello che era pazzesco. Per me l'evoluzione ha seguito varie sfaccettature del rock perché vivendo qua sono stato esposto a diversi generi anche attraverso diversi volti del metal. Alcuni di questi a me facevano cagare, il glam non mi è mai piaciuto, i gruppi come i Warrant per me sono assolutamente inutili, perché non sono il vero glam come N.Y Dolls, Sweet, ma tentativi di commercializzazione per far felici pubblico e case discografiche perdendo le origini. Io apprezzo il glam vero, ma questi tentativi un po' stronzetti ed ipocriti di gruppi che facevano i fighettini e non sapevano suonare: erano belli sul palco, ma musicalmente c'era poco.

Francesco: L'industria discografica qui in Italia è in crisi nera, ed immagino che anche lì non siano rose e fiori. Io sostengo che la colpa principale sia delle case stesse, qual è il problema secondo te?
Saverio: Il problema è che la tecnologia è andata avanti e le case discografiche no. Sono rimasti dei dinosauri, erano convinti di essere i più forti, i più grandi, imbattibili animali esistenti ed hanno completamente dormito. I-Tunes che cos'è? E' una banca di canzoni che vengono vendute digitalmente. Di queste I-Tunes trattiene tra il 20 ed il 30% del prezzo non facendo assolutamente un cazzo. Stanno là, vendono dischi e sono conosciuti in tutto il mondo. La tecnologia digitale era stata proposta alle case discografiche, ma loro non ci hanno creduto, sono rimasti dei dinosauri addormentati ad aspettare non si sa cosa. Non si capisce perché la EMI, la Warner, le grandi etichette, non abbiano avuto il controllo del proprio catalogo. Se fossero riuscite ad investire nella tecnologia, magari avrebbero potuto preservare la possibilità di condivisione gratuita dei brani. Nel senso: è sempre esistita la condivisione, anche noi mettevamo i soldi insieme proprio per una questione di mezzi economici (a questo proposito vi invito a leggere Lost In The Void - NdA), mettevamo i soldi insieme, magari proprio con Dani, "Compriamoci a mezzo 'sto disco, poi ti faccio la cassetta e la prossima facciamo al contrario", ci scambiavamo i dischi e ci registravamo le cassette, ok? In ogni caso però, un disco lo compravamo comunque, promuovendo la musica di quei gruppi. Poi c'era qualcuno con qualche soldo in più che magari riusciva a comprare un'altra copia per avere l'originale, etc. Se uno non ha una lira, però mi dice di volere il disco degli Astaroth, ragazzi, scrivetemi, ve lo mando gratis, non è quello il punto. Però rubare è un'altra cosa. Le case discografiche sono state un po' stupide, incapaci di gestire il cambiamento generazionale e di mentalità, ora ne pagano le conseguenze e con loro il mercato. Dall'altra parte la responsabilità viene dall'evoluzione degli esseri umani. Io capisco che milioni e milioni di persone continuano a clickare i video di Justin Bieber, adesso il video virale del momento è quello di quel rapper Koreano che se lo ascolti -poveraccio- ha fatto anche una canzone accattivante, ballabile, orecchiabile, che ti entra in testa proprio come un virus, ma la musica è un'altra cosa, è un'arte, bisogna stare attenti a non mischiare industria, arte e mestiere. Il mestiere è quasi un'arte, ma non lo è, si tratta di una commercializzazione dell'arte che si può rispettare. Poi dal mestiere si passa all'industria, perché il mestiere è anche l'artigiano che produce qualcosa di unico, ma quando si passa all'industria la qualità si abbassa, le cose vengono fatte con lo stampino. La musica è diventata anche questo e paga lo stesso scotto di tutto il resto. Da una parte ciò è male, dall'altro c'è che tutti possono accedere alla musica, ma bisognerà trovare li modo di far si che questa venga valutata a livello economico in modo che magari non si diventerà rockstars da miliardi di dollari, cosa anche giusta perché alcuni sono stati rovinati dal successo, ma se gli artisti riuscissero a vivere della propria musica in maniera decorosa sarebbe bello. Speriamo che in futuro l'industria discografica riesca a trovare una soluzione per far restare tali gli artisti, perché il loro apporto è patrimonio dell'umanità come le cascate del Niagara od il Gran Canyon e se esce fuori un artista che esprime delle cose ha diritto di esistere.

Francesco: Per curiosità: quanto costa lì un CD e come è tassato?
Saverio: Mah.. tra i 12 ed i 16 dollari, anche 11. Su I-Tunes 9,99. Le tasse stanno intorno al 10%. Altra cazzata delle case discografiche questa, perché non c'è un motivo vero e proprio perché un CD debba costare così tanto (gli ho detto i prezzi medi da noi sul nuovo - NdA) e chi ce la fa a comprarli?

Francesco: Saverio, penso che per sbobinare il tutto impegherò giorni e giorni, ci fermiamo qua?
Saverio: Sì, abbiamo parlato di tante cose. Un'ultima faccenda: ci terrei, con l'opportunità che mi date con questa intervista, a ringraziare prima di tutto te perchè sei uno dei legionari più affezionati, perché ormai ci segui da più di trent'anni e questo è fantastico. Grazie a persone come te e grazie all'energia dei fans che ci sono venuti a trovare da tutta Europa ritrovandoci dopo anni ed anni, scrivendoci ed esortandoci a fare questa cosa, abbiamo fatto un viaggio bellissimo, rifacendo questa musica e rivivendo quelle emozioni e quelle sensazioni di quando l'abbiamo scritta. E' stata una botta di vita fantastica, una nuova energia che ci sta dando tantissimo, quindi vi ringrazio tutti a nome di tutto il gruppo.

Francesco:Bene, si è fatto tardi, vado a lucidare la daga. Ciao Savè.



Raven
Lunedì 4 Febbraio 2013, 14.10.22
2
Scarso mi pare eccessivo. Questo comunque si fa ascoltare.
LAMBRUSCORE
Sabato 2 Febbraio 2013, 7.35.44
1
The long loud silence è un bel disco per me, nelle parti strumentali, peccato che all'epoca avessero un cantante scarso (sul disco, dal vivo non li ho mai visti) spero che questo sia migliore....comunque fa piacere che siano tornati.
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