Dopo la recente uscita del loro sesto album, gli Handful of Hate si confermano una fra le migliori black metal band a livello europeo. Eppure, come oramai troppo spesso continua ad accadere nel nostro paese, i problemi non mancano anche per le persone di talento. Oggi cercheremo di approfondire l'universo di questa band black metal grazie alla disponibilità del mastermind Nicola Bianchi. Sempre convinti che, al di là di tutto, gli Handful of Hate non molleranno mai di un centimetro!
Wild Wolf: Ciao ragazzi, è un grande piacere per me potervi intervistare! Vorrei cominciare l'intervista chiedendovi subito del vostro ultimo album, To Perdition. Siede soddisfatti del lavoro svolto? Quali sono, secondo voi, gli elementi più innovativi e interessanti di questo full-length? Nicola: Il piacere è mio. Siamo molto soddisfatti di questo nuovo album. Posso dirti che To Perdition viene da un lungo periodo di preparazione, circa 2 anni, tra songwriting, pre-produzione ed arrangiamenti vari. Personalmente mi piace incredibilmente come suona, dalla produzione alla struttura stessa delle song. Ho lavorato molto con l'altro chitarrista della band, Deimos, il quale ha composto e curato un 50% del disco. Questo binomio ha reso, rispetto al passato, l'album più vario, ricco di nuovi arrangiamenti e soluzioni. Direi che To Perdition è un disco ferocissimo, non siamo mai stati così veloci in passato, ma allo stesso tempo non si ferma al black metal adottando moltissime soluzioni di derivazione death e brutal. Il drumming, a quanto noto dalle recensioni, viene definito "spaventoso", ed in effetti abbiamo toccato livelli veramente alti, soprattutto per merito di Aeternus, il quale ci ha fatto fare più di un semplice passo in avanti grazie alla sua tecnica e perizia. Posso finalmente ammettere, con molta onestà, che stavolta abbiamo usato i trigger per il piacere di farlo e non per mascherare e correggere i problemi del passato... Altra nota da sottolineare è tutto il lavoro di basso in background, molto articolato in alcune parti, tremendamente distorto ed a tappeto in altre. Anche in questo caso Nicholas al basso ci ha dato quello che in passato non abbiamo avuto. In poche parole mi sento di dire che questo album è completo, ben suonato e mette in evidenza 20 anni di esperienza nel campo dell'estremo.
Wild Wolf: Ascoltando To Perdition, le sensazioni che vi eravate decisi di comunicare tramite questo album, incentrate (correggettemi se sbaglio!) sulle vergognose virtù della natura dell'essere umano e sul dolore come metodo sia estatico che di purificazione della propria carne (con riguardo, in particolare, alle esperienze di vita di taluni santi) traspaiono nitidamente. Come mai vi siete interessati a questi temi? Da chi è partita l'idea? Da ultimo, perché, come immagine in copertina, avete inserito proprio una sedia chiodata? Vi volevate riferire a qualche episodio storico in particolare? Nicola: Non sbagli, io sono uno storico e come tale ho sempre indagato la visione del mondo, e la sua evoluzione attraverso i secoli. Amo il periodo post concilio tridentino (1545) dove la chiesa ha dato adito al “meglio” di sé, attraverso lo sviluppo della pratica inquisitoria più efferata. Da qui la sedia di tortura così come altri strumenti posti all'interno del booklet nel cd. La martorizzazione della carne nella ricerca della verità è secondo me pratica sublime. Dà adito alle peggiori depravazioni, legalizzate al tempo, tecniche di una cinica meccanica del dolore, che solo menti contorte e sadiche potevano progettare. La visione estatica così come l'iconografia insita nelle raffigurazioni del martirio sono stati argomenti già da me analizzati nel precedente album You Will Bleed. Qua mi spingo più a fondo. Sarebbe un discorso lunghissimo, ma ti pongo una sola domanda: nei vari ritratti di Santi che vengono martirizzati (ad esempio San Sebastiano, Santa Caterina o San Lorenzo), oltre agli strumenti attraverso i quali sono stati torturati, ed alla palma del martirio, cosa si nota? Ecco, sovente si nota una ricerca estetica ed una visione estatica degli stessi Santi, un dolore che non si presenta in forma compassionevole o aberrante, bensì sublime! Sovente abbracciare il martirio non era del tutto devozione alla causa e sacrificio per la religione, ma bensì anche o soprattutto piacere personale, descritto e raffigurato allo scopo di far scaturire ulteriore piacere. Si raggiunge Dio, o si crede di toccarLo, nel momento in cui, attraverso un dolore che supera l'umana sensorialità, si va oltre questa realtà toccando l'impercettibile. Così, il cerchio si chiude. Tortura intesa come piacere nel torturare, piacere nell'inquisire, poi piacere nel ricevere, ed infine piacere nel narrare e mostrare. Estasi, sublime, karma.
Wild Wolf: Di album in album il vostro suono si è andato sempre evolvendo e migliorando, adeguandosi ai tempi ma pur sempre rimanendo fedele a determinati canoni stilistici di musica estrema. Come si sviluppa il processo compositivo dei brani fra di voi? Scrivete separatamente oppure cercate di improvvisare tutti insieme? Nicola: Vivendo ognuno in una città diversa, e quindi a molta distanza l'uno dall'altro, lavoriamo da soli. Tutto in genere nasce dal riffing della chitarra o da un'idea che si sviluppa mentalmente e poi viene trasposta in musica. Si lavora molto su pc con programmi per la musica, poi registrando e mandandoci gli mp3. Una volta strutturato il brano, lo si prova insieme e si vede che effetto fa.
Wild Wolf: La produzione di To Perdition, come ho anche messo in evidenza nella recensione, è molto curata. Siete soddisfatti della registrazione presso i KK Digital Recordings di Cosenza? Nicola: Siamo molto soddisfatti! Kami ha dato il meglio di sé, soprattutto se consideri il fatto che solo la batteria è stata fatta in studio, il resto è tutto home recording! Non credo sfiguri a fianco di produzioni di band ben più famose di noi. Ha dato un gran contributo anche Deimos, che con i computer è un genio, ed inoltre tutta la band aveva esperienza a sufficienza, e sapeva perfettamente cosa voleva e cosa fare per ottenerlo.
Wild Wolf: Per converso, ritenete sensato produrre black metal nel 2014 ancora in modo lo-fi, come veniva fatto, più che altro per impossibilità tecnologiche, all'inizio degli anni novanta? La vedreste come una reale possibilità compositiva con riguardo a qualche vostra prossima uscita? Nicola: Ti rispondo alla prima parte della domanda così: secondo me, ciò che fai ha un senso se suona bene e mi comunica qualcosa. Partendo da questo presupposto, puoi registrare ciò che suoni in studio come a casa. Non mi interessa. Se una band ha uno spirito undergorund lo si capisce da come suona e da come si pone, non se registra in cantina col microfono del karaoke o in studio. Per quello che riguarda noi invece le cose stanno così: a me piacciono i dischi che suonano bene! Provo piacere nel sentire la timbrica delle chitarre, il suono di vari elementi come il rullante, le casse, il basso e via discorrendo. Il nostro riffing non è semplicissimo, per cui, ad esempio, se un disco come To Perdition fosse stato registrato in presa diretta avresti compreso sì e no il 20% dei riff. Di conseguenza, qualora un domani decidessimo di registrare in maniera lo-fi, ciò starebbe a significare che avremmo cambiato stile, in quanto, con tutta probabilità, faremmo un tipo di riffing estremamente semplice e minimale così da esser “valorizzato” o compreso entro quel tipo di produzione, altrimenti sarebbe stupido.
Wild Wolf: Vent'anni di carriera musicale sono tanti e questo To Perdition è la celebrazione di tale traguardo. Qual è il più bell'insegnamento che vi portate dietro dall'inizio di questa esperienza artistica? In altri termini, qual è la cosa più importante che vi ha dato ed insegnato la musica in questi anni? Nicola: Personalmente mi ha insegnato l'umiltà. Prendo su di me ogni responsabilità e mire fattibili, mentre non nutro troppi sogni. Sono contento di quello che faccio e non mi aspetto niente da nessuno.
Wild Wolf: Parlando, invece, del sistema musicale italiano più in generale, voi non avete mai fatto mistero della vostra idea per cui, fondamentalmente, un vero e proprio sistema musicale di scoperta e sviluppo di talenti artistici nel nostro paese non esista, ma che invece le band siano, più che altro, schegge solitarie che cercano di perseguire, al meglio delle proprie possibilità, ognuna la propria strada. Per questo vi chiedo: vi siete fatti un'idea su quale sia il fattore principale a causare questa situazione? Detto con altre parole: magari il disinteresse della politica sul tema, magari la mentalità delle case discografiche, o magari ancora l'indifferenza di molti ascoltatori italiani nel supportare band del proprio paese potrebbero essere fattori che influenzano questa situazione? O siete di un altro avviso? Nicola: Non essendo un manager non so spiegarti bene le cause, e forse neppure le capisco. Ti dico solo quello che noto. Alcune band sono arrivate a livelli ottimi nel panorama internazionale, ma sono due o tre; poi esistono band medio piccole, una decina, e poi centinaia di altre band con ottime potenzialità, ma che nascono, crescono e muoiono nell'arco di poco tempo. Indubbiamente se hai i fari puntati su di te e, quindi, l'attenzione dei media, come accade nel nord Europa, ogni vagito che emetti ha un eco ed un responso; noi, invece, siamo praticamente ignorati. E' dura andare avanti raccogliendo pochissimo e lottando contro un sistema che ti taglia continuamente le gambe, ed in cui sei solo una goccia nel mare. Parliamo, poi, dell'Italia come sistema socio-economico-politico. In questo paese tutto è visto come soggetto tassabile, non c'è apporto né supporto da parte degli enti preposti, non vi sono infrastrutture alcune ed il nostro sistema burocratico vede, per forza di cose, ogni band metal come un evasore. Non voglio fare paragoni col nord Europa a tutti i costi (dove, ad ogni modo, le band vivono in un limbo di benessere ed ogni attività musicale che svolgono viene valorizzata poiché attività artistica. Così sarebbe persino troppo facile!), ma noi abbiamo questo ostacolo ulteriore. Io cominciai nel 1993 ad osannare la “scena italiana”, ma dopo qualche anno mi accorsi che stavo urlando al vento e che stavo cercando di valorizzare che cosa esattamente? Meglio parlare bene e supportare le poche band stabili ed attive negli anni nel nostro panorama, senza darsi a facili proclami in un paese marcatamente esterofilo e che trova un nodo di comune passione solo quando gioca la nazionale di calcio!
Wild Wolf: Gli Handful of Hate suonano un black metal molto tirato e privo di compromessi. Considerando i pregiudizi che circondano questo genere musicale da sempre, come vivete questa passione nella vita di tutti i giorni? Ad esempio, vi riconoscete in certe tematiche legate al satanismo o al nazismo che spesso sono state toccate da famosi artisti di questa corrente musicale? Oppure con il corpse paint che rapporto avete? Perché lo utilizzate e lo giudicate un elemento scenico imprescindibile nel suonare black metal? Nicola: A me è sempre piaciuto un certo tipo di black metal: molto suonato, molto veloce, senza fronzoli e soprattutto molto spontaneo, senza troppi proclami o messe in scene teatrali. Non penso che il black metal abbia un univoco aspetto comportamentale, solo lo senti dentro e lo eserciti non solo nella musica ma anche nel modo di porti socialmente. Dal mio punto di vista non vuol dire girare per la città pieno di croci, digrignando i denti o mostrando un atteggiamento misantropo o perennemente serio e schivo. Un tipo del genere sarebbe solo un disadattato che non sa affrontare la vita. Purtroppo nel suddetto genere, però, è pieno di gente così, e poi va quasi sempre a finire che, quando scavi un po' di più sotto la superficie, di Uomo con gli attributi ne trovi poco. A quasi 40 anni non ho bisogno di trovare una filosofia od uno spirito insito nelle cose; miro al sodo. La musica estrema per me non ha confini: black, death o grind, prendi il genere che preferisci, ma che sia letale! Di quello che è true, anzi scusami “trve”, non me ne potrebbe fregare di meno. Mi è sempre piaciuto usare il corpse paint,ed infatti all'inizio aiutava molto, mi sentivo unito con la mia musica e con la mia immagine di artista. Adesso, invece, lo trovo ancora interessante, ma non è più imprescindibile come un tempo. Come band lo abbiamo portato al minimo, e potrebbe pure darsi che per alcune prossime date non ne sentiremo la necessità e decideremo di non usarlo. Personalmente ritengo che se “dentro hai un demone” lo si vede da come ti poni e da come suoni la tua musica, pure se non se hai trucco, borchie o altro. Per quanto concerne la questione politica, infine, ho le mie idee, le quali preferisco tenere per me, e non cero di fare alcun proselitismo, anche perché, da ciò che mi è dato vedere in giro, regna sovrana un'ignoranza storica nel genere veramente imbarazzante.
Wild Wolf: Oltre alla musica, svolgete altri lavori? Nicola: Si, nessuno vive di musica, sarebbe bello! Anzi: sarebbe bello anche svolgere altri lavori, visto che la metà dei componenti della band sono disoccupati!
Wild Wolf: Mi congedo chiedendovi quali sono i piani che avete in mente di sviluppare nel prossimo futuro. Una tournée magari? Nicola: Come accaduto con tutti i nostri album, stiamo cerando di dare a To Perdition una promozione live italiana ed europea. Abbiamo avuto varie offerte sia dal Sud America (Brasile, Messico ed Argentina), come pure dall'America del Nord, e persino dall'Australia, eppure preferisco rimanere coi piedi per terra. Il nostro budget è bassissimo, non abbiamo soldi per andarcene in vacanza e non possiamo permetterci di rischiare.
Wild Wolf: Grazie mille per la vostra disponibilità, è stato un piacere. Se volete comunicare un'ultima cosa ai lettori avete tutto lo spazio per farlo. A presto ed ancora complimenti. Nicola: Grazie a te, è stato un piacere. Ringrazio le persone che ci seguono passo passo e ci supportano, non solo comprando i nostri cd, ma anche venendo ai concerti. Se volete far continuare a vivere le piccole band underground andate a vedere i loro concerti, altrimenti piano piano resteranno in circolazione solo le band più grandi e la gente si concentrerà unicamente ai festival, dove difficilmente vedrete band come la nostra, in quanto per suonare sui più famosi palcoscenici bisogna pagare.
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