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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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BLACK SABBATH + BLACK LABEL SOCIETY + REIGNWOLF - Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO), 18/06/2014
21/06/2014 (4905 letture)
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Non ci devo pensare, sennò non arrivo a sera. Sono mesi che ho pronto il famigerato Gold Circle Ticket per quello che considero un vero e proprio evento. Dopo l’annullamento delle date precedenti per scaramanzia ho messo via il biglietto e ho cercato di non pensarci più, troppa la delusione se qualcosa fosse andato nuovamente storto, ma oggi è il gran giorno e finalmente lo posso dire: vado a vedere i Black Sabbath! Partenza di primo pomeriggio, io e il mio socio Pafio dopo un caffè al bar passiamo a prendere un terzo amico e via in autostrada alla volta di Bologna, al momento ancora rilassati e tranquilli ma comunque carichi. Giunti a Casalecchio notiamo con piacere che la temperatura è ideale e il bel sole che è spuntato dopo qualche breve acquazzone incontrato durante il viaggio non è troppo forte. Usciti dall’autostrada lasciamo l’auto nel parcheggio privo di sbarre di un centro commerciale situato a pochi metri dall’Unipol Arena e dopo esserci rifocillati arriviamo davanti al cancello 1 -lo stesso segnato sul pit ticket- dove incredibilmente attende pochissima gente... anche troppo poca. Infatti ci viene spiegato che quella è in realtà l’entrata dei disabili e gli stessi addetti non capivano come mai in tanti si fermassero lì; chissà magari un cartello con scritto qualcosa tipo “Entrata Disabili, per il Gold Circle recarsi all’Entrata 7” avrebbe aiutato. Organizzazione migliorabile, dato che anche l’apertura dei cancelli non rispetta le tempistiche: più di mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto (vale a dire le 18:00), ma purtroppo siamo abituati a questi disguidi che in troppi casi sembrano rappresentare la regola. Una volta entrati facciamo una seconda breve coda per indossare il braccialetto che ci viene dato dagli addetti anche se l’operazione per gli stessi sembra risultare piuttosto difficoltosa... ma non importa, siamo dentro e una volta raggiunta la terza fila sotto il palco, lievemente spostati sulla sinistra, possiamo ritenerci soddisfatti della posizione. Mi guardo attorno e vedo gente di ogni età dal ragazzino non ancora adolescente al passatello dall’animo rock e non posso non pensare a quanti anni sono passati dalla pubblicazione di quella bibbia su vinile che risponde al nome di Black Sabbath. Questo dà ancora più l’idea dell’importanza storica di quello che per qualcuno è solo un concerto metal.
REIGNWOLF Palco spoglio, batteria sullo sfondo e una grancassa bianca raffigurante una testa di lupo sotto l’asta del microfono: ecco entrare i Reignwolf. Strumentazione e approccio vintage, sonorità sporche e grezze, una fortissima componente blues nel sound e nella voce di Jordan Cook, la band propone un misto di garage rock e stoner che affascina. Accompagnano l’artista canadese Joseph Braley alla batteria e Stitch al buitar (strumento ibrido tra basso e chitarra). Fin da subito appare chiaro che il trio ci sa fare e ha personalità e stile da vendere; il mastermind Jordan catalizza su di sé l’attenzione di tutti i presenti e alla fine di ogni canzone gli applausi -mai di circostanza- sono sempre più scroscianti e convinti. Il musicista suona la chitarra impugnando il microfono, i cavi si ingarbugliano ma lui continua imperterrito il suo set ipnotico: tra i brani eseguiti citiamo Mandolin Song, un pezzo di grandissima presa caratterizzato da un drumming quasi tribale e dalla prestazione di Cook al mandolino elettrico, ed Electric Love durante la quale, rimasto solo sul palco, il leader sale sulla cassa singola per poi sedersi alla batteria e, continuando a suonare la chitarra dal manico, si prodiga alle pelli con risultati sbalorditivi, degni del più navigato one man show; da non dimenticare nemmeno Are You Satisfied?, brano di notevole impatto che soddisfa la platea, la quale dimostra di apprezzare lo spettacolo del talentuosissimo Cook che a fine concerto si getta tra le prime file come una vera rockstar. Il progetto Reignwolf sta incontrando sempre maggiori consensi e, bisogna dire, in maniera più che meritata. Probabilmente uno degli opener più interessanti che abbia mai visto ad un concerto; assolutamente da tenere d’occhio, ne sentiremo parlare ancora di certo.
BLACK LABEL SOCIETY Durante il cambio stage la crew ha sicuramente avuto il suo bel daffare: doppio muro di Marshall, asta ornata di teschi, rastrelliera carica di Gibson colorate a bordo palco, l’ormai celebre cranio sul maxi schermo e ai lati ed ecco allestita la scenografia per i supporter di lusso Black Label Society. Assistere a uno show di Zakk & Co. è sempre un piacere e oggi in più c’è la curiosità di vedere all’opera il nuovo arrivato Dario Lorina, chiamato ad accompagnare il frontman alla chitarra ritmica; da segnalare inoltre la presenza del tatuatissimo Jeff Fabb alla batteria, mentre John DeServio è ovviamente a dare il suo contributo al basso. Parte l’intro, la band sale sul palco e lo spettacolo può cominciare sulle note della cadenzata My Dying Time, singolo estratto dall’ultima fatica della band che riceve da subito una calorosa accoglienza da parte degli intervenuti, ma ad accendere definitivamente gli animi ci pensa la successiva Godspeed Hell Bound, un must che non può mancare nei live dei biker d’oltreoceano, col suo drumming possente e forsennato e le pennate da urlo che la contraddistinguono. Wylde fin da subito sale sopra una massiccia flight case (manco fosse un nanetto!) scapocciando a destra e a sinistra, la sua chioma bionda si impiglia nella paletta della fidata chitarra e tra pose plastiche e plettrate assassine passa da un brano all’altro con sempre maggior foga, esaltando il pubblico a suon di riff, solos e pinch harmonies. John DeServio -proprio di fronte a me- ci incita di continuo a cantare e saltare, e per ringraziarci della risposta ottenuta si porta riconoscente la mano sul cuore, baciando ripetutamente un bracciale sul quale è raffigurato il tricolore della bandiera italiana. Altri estratti dal nuovo album sono Heart of Darkness e la coinvolgente Damn the Flood, che come pensavo anche dal vivo è una vera forza, cui segue l’immancabile assolo di Zakk, qui piuttosto “tagliato” rispetto ai canoni cui il barbuto leader ci aveva abituati. Come detto, anche JD ci sa fare col pubblico, cerca lo sguardo della gente, continua a tirare bordate sulle corde del basso e si prodiga ai cori così come il collega Lorina che sa tenere il palco a dovere pur nei limiti del suo ruolo di “comprimario”; il ritornello di Suicide Messiah è come sempre cantato da tutti con grandissima partecipazione e a chiudere la setlist arriva Stillborn, anche questa garanzia di coinvolgimento totale. Siamo giunti alla fine, Zakk si batte per l'ennesima volta i pugni sul petto, ci mostra lo smanicato che indossa con lo sguardo rivolto al cielo e tra l’ovazione generale la band abbandona il palco per lasciare spazio agli headliner della serata, anzi -che dico- ai Maestri del Metal.
SETLIST BLACK LABEL SOCIETY 1. My Dying Time 2. Godspeed Hell Bound 3. Destruction Overdrive 4. Heart of Darkness 5. Suicide Messiah 6. Damn the Flood / Guitar solo 7. Concrete Jungle 8. Stillborn
BLACK SABBATH Un telo nero nasconde lo stage alla vista del pubblico, ma quando da dietro le quinte echeggia la voce di Ozzy che come sempre intona un coro da stadio -ripreso subito dalla platea- e si abbassano le luci, l’eccitazione è palpabile. Sta per succedere, le sirene antiaeree squarciano l’aria come da copione e il boato della folla cresce finché il telone si alza completamente rivelando finalmente il motivo per cui siamo tutti qui: i Black Sabbath! Sono al cospetto del mito, la leggenda da cui tutto ebbe inizio, quello senza cui probabilmente oggi non potremmo godere della nostra musica preferita: l’emozione mi pervade, non riesco a far altro che gridare come un pazzo con gli occhi sgranati mentre Ozzy Osbourne dondola a tempo sulle note di War Pigs. Finalmente posso vedere dal vivo Tony Iommi e devo dire che il Signore dei Riff, con la sua giacca di pelle nera d’ordinanza, appare in buonissime condizioni, non sembra per nulla affaticato o sofferente nonostante i noti problemi di salute e per fortuna sarà così fino alla fine del concerto; ciò mi rende davvero felice, perché quest’uomo merita ogni bene, anche per ciò che ha saputo dare alla musica rock grazie alle sue composizioni. Geezer Butler è praticamente di fronte a me, un vero e proprio trattore, il suo lavoro è come sempre fondamentale nell’economia del sound della band e come al solito riesce a creare sempre il giusto tappeto sonoro senza sbagliare una sola nota; ha una tecca inconfondibile ed è senz’altro il mio bassista preferito. E che dire di Mr. Osbourne? Guardatelo lì, sembra ringiovanito di una decina d’anni, è in gran forma e, con tutti i limiti del caso, la sua prestazione canora è veramente buonissima: tecnicamente non è mai stato un fenomeno dietro il microfono neppure da giovane -e lo dico io che lo adoro e trovo che la sua timbrica sia la più adatta per il sound dei Sabs-, ma a dispetto di tutti gli eccessi e i problemi che ha passato è ancora qui e porterà a termine la propria prestazione in maniera più che discreta, apparendo abbastanza in difficoltà solo in alcuni passaggi (e in modo particolare durante Snowblind). Ma del resto non è per fare le pulci a questo o a quell’altro che siamo qui, l’unica cosa che ci interessa è partecipare a questo evento eccezionale, vedere con i nostri occhi i padri del metal all’opera in un clima che ha addirittura quasi del religioso. War Pigs finisce tra urla e applausi, una persona di fianco a me tira sul palco un simpaticissimo pipistrello di peluche al quale il Madman non nega un morso tra le risate generali, quindi si passa alla mitica Into the Void, che con i superlativi riff di Tony si rivela sempre coinvolgente; a metà brano il singer segnala al tecnico dei problemi al microfono che fortunatamente noi non cogliamo, in ogni caso questo viene prontamente sostituito e lo spettacolo continua quindi senza alcuna interruzione. Molto gradita dal sottoscritto la monolitica Under the Sun/Every Day Comes and Goes, un altro esempio di riff magistrale ad opera di Iommi, mentre nell’introdurre il pezzo successivo Ozzy fa un verso simile a quello di un orologio a cucù, ed essendo prontamente imitato dalla folla commenta “You’re as crazy as me... ah ah ah!”, per poi partire con Snowblind: ovviamente io sono in estasi e noto con piacere di non essere il solo. Sull’enorme schermo cade ora una lieve pioggia mentre si sente rintoccare una campana funebre: Black Sabbath, uno dei must più attesi, si conferma il solito pezzo da paura e la ripartenza di chitarra col finale in crescendo è roba da far resuscitare i morti, mentre il Principe delle Tenebre ci innaffia con litri d’acqua, cosa che ci darà ristoro e nuove forze per poter saltare su Behind the Wall of Sleep, sul finale della quale Ozzy annuncia semplicemente “Mr. Geezer Butler” e il bassista attacca proprio davanti a me la stupenda intro Bassically con tanto di effetto wah-wah per poi passare a una N.I.B. da paura, uno dei brani che attendevo con più trepidazione, al cui coro ovviamente partecipa tutto il palazzetto. Jack the Stripper è l’introduzione all’ennesimo classico dei Black Sabbath, Fairies Wear Boots e anche qui c’è un’esplosione di gioia generale; sui colpi di cassa di Iron Man il Prince of Darkness ci canzona simpaticamente con un “I can’t fuckin’ hear you!”, ma poi ci sente eccome, quel riff che parte dalla chitarra di Tony e viene accompagnato da tutta l’Unipol Arena è pura magia, non riesco a concepire che un accordo tanto semplice riesca ad essere così efficace. Il frontman intona cori, chiede l’ovazione per i suoi compagni, ci fa saltare e battere le mani a tempo e ci incita di continuo cazziandoci se la risposta che riceve non è all’altezza delle sue aspettative; su Fairies Wear Boots mi giunge l’ennesima, agognata secchiata d’acqua che come al solito il frontman getta sulle prime file (a fine serata verrò lavato per ben tre volte e con il caldo della ressa la cosa è stata assai gradita dal sottoscritto). Io sono esaltatissimo, Ozzy ci chiede se ci stiamo divertendo, ma è una domanda la cui risposta si può leggere senza difficoltà nei nostri sguardi. Iommi ogni tanto si avvicina a Geezer dandomi la possibilità di apprezzare ancora meglio il suo stile, e sembra incredibile che le protesi alle dita gli permettano di suonare così bene; i suoi riff volendo si potrebbero definire “semplici”, ma in quei tre accordi c’è tutta l’essenza del metal, basta una sua plettrata e non serve altro per ritrovarsi di fronte a un capolavoro immortale... incredibile. Sullo schermo scorrono immagini di guerra e violenza -più qualcuna abbastanza blasfema- oltre alle riprese delle telecamere che inquadrano i vari membri della band dando la possibilità anche a chi è più lontano di seguire lo show nei minimi particolari. Tommy Clufetos (il cui look mi rammenta un giovane Bill Ward) è un’ottima scelta: chiaro, avrei preferito che dietro le pelli sedesse il batterista originale, ma purtroppo così non è e allora ci si deve “accontentare” di questo fenomeno che pesta come un dannato e mena bordate su tom e piatti in maniera assurda; mascella spalancata durante il suo assolo (che segue a Rat Salad) il quale, oltre ad essere particolarmente lungo in modo da far rifiatare i compagni, è una chiara dimostrazione delle indubbie capacità del musicista. C’è spazio anche per una canzone dell’ultimo album (God Is Dead?), ma è con la song successiva che si raggiunge l’apoteosi: Children of the Grave, forse il pezzo più bello dei Sabbath, è una cavalcata trionfale, la sezione ritmica affidata alla coppia Butler/Clufetos ara le montagne e le plettrate della sei corde sono da orgasmo, io sono completamente fuori di me, salto e urlo come un invasato, esaltato dalla bellezza di questo gioiello musicale... un pezzo da infarto! La band si ritira dietro le quinte, ma sappiamo benissimo che non è finita qui: dopo pochi secondi da dietro gli amplificatori spunta infatti la faccia del Madman che -con l’espressione di chi è appena fuggito da un manicomio- fa partire il coro “One more song!”. Ma come... noi aspettavamo a farlo per far riposare un attimo i Nostri e lui è già pronto al gran finale! Grandissimo. Fari puntati sul solo Iommi ed ecco il riff metal per eccellenza, quello di Sabbath Bloody Sabbath; gli altri due strumentisti gli vanno dietro con la partecipazione del pubblico finché Ozzy ci raccomanda -come se ce ne fosse bisogno- “Everybody goin’ fuckin’ crazy, come on!”, Tony tiene la nota lunga, fa scivolare le dita sul manico e... Paranoid! Cosa posso aggiungere? È il delirio più totale: Clufetos parte in quarta, Ozzy canta benissimo, Butler viaggia come un rullo, il fomento è totale; questa canzone è il metal! La pressione è ai massimi livelli, l’Arena esplode di gioia e migliaia di persone saltano e cantano all’unisono, una scena apocalittica e fantastica, sono senza parole. Il Madman conclude lo show con un “Thank you, good night, you are number one! God bless you!” e si inginocchia ringraziandoci, la band ci saluta nel tripudio generale, sui loro volti si legge la soddisfazione per la propria prestazione e soprattutto per il calore del pubblico italiano che come al solito non delude quanto a coinvolgimento e supporto. Penso che non potrebbe andare meglio di così, ma poi accade una cosa che mi dimostra il contrario: i musicisti lanciano una manciata di plettri nella direzione in cui mi trovo, ne vedo cadere uno proprio ai miei piedi e con un rapido movimento è tra le mie mani. Non ci credo, sono entrato in possesso di una reliquia appartenuta a Tony Iommi -sì lo so che si tratta solo di un pezzo di plastica, ma il significato che ha per me è enorme- non potrei chiedere di più. La band se ne va tra l’ovazione generale e sulle note di Zeitgeist la crew comincia a sbaraccare, io scambio le primissime impressioni con alcuni amici ma in realtà la nostra non è una disamina lucida (e come potrebbe esserlo?) il tutto si riduce a dei discorsi disarticolati mentre l’adrenalina comincia pian piano a calare. Che spettacolo incredibile hanno dato questi signori: Tony Iommi dimostra di essere un fuoriclasse, inutile fare paragoni con gli altri guitar hero, il suo tocco è unico, il suo stile inarrivabile e i riff che ha creato sono la storia del metal; averlo lì a pochi metri, vederlo suonare soddisfatto e divertito pur con il suo aplomb tipicamente british mi ha riempito il cuore, Geezer Butler è il solito totem, un vero pilastro per l’incredibile sound della band e Ozzy... Beh, lui è Ozzy, non il miglior singer del mondo, ma per me il vero e unico cantante dei Black Sabbath, la più grande band metal della storia.
SETLIST BLACK SABBATH 1. War Pigs 2. Into the Void 3. Under the Sun/Every Day Comes and Goes 4. Snowblind 5. Black Sabbath 6. Behind the Wall of Sleep 7. Bassically / N.I.B. 8. Jack the Stripper/Fairies Wear Boots 9. Rat Salad / Drum Solo 10. Iron Man 11. God Is Dead? 12. Children of the Grave
---ENCORE---
13. Sabbath Bloody Sabbath intro / Paranoid Outro: Zeitgeist È finita, ancora non riesco a realizzare l’importanza storica dell’evento a cui ho assistito; certe emozioni te le sa trasmettere solo la musica. Oggi qui c’era gente di ogni età, dai nonni ai nipoti e visto anche il numero di giovanissimi si può star sicuri che il verbo dei quattro di Birmingham -tanto più dopo questo evento- verrà divulgato ancora alle generazioni future, perché certi capolavori sono immortali. Non dimenticherò mai questa serata bolognese, e quando davanti a una birra ricorderò con gli amici le emozioni di questa stupenda giornata ancora una volta potrò dire: “io c’ero”.
Foto a cura di Pafio
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Per quanto ero gasato all'attacco del roccioso riffing di Into The Void colpii involontariamente mia moglie facendole sanguinare il naso senza accorgermi di nulla..... Me lo disse soltanto a fine concerto..... Immaginate il mio imbarazzo ma fui immediatamente perdonato....d'altronde stavo assaporando la storia.
Immortali! |
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i marziani esistono e i black sabbath ne sono la prova!concerto incredibile!!!stratosferici!!! |
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il più bel concerto della mia vita ! |
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Gran bel pezzo Mat... io son andato il giorno dopo a sentirmi Zakk a Milano come lineup... hanno aperto i Reignwolf che come hai scritto tu sono stata una più che piacevole sorpresa... ma Zakk e i BLS son stati stratosferici... li avevo già visti ai tempi della presentazione di Order Of The Black, ma giovedì è stanto sensazionale il suo solo di 10 minuti almeno, i pezzi con piano e In This River spettacolari... la setlist è stata più completa ovviamente... una grande esperienza... mi è spiaciuto aver saltato i BS che con il ritorno di Ozzy devono essere stati meravigliosi... grazie per il tuo articolo... |
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bell' concerto , bell' assolo di batteria pero' se fosse stato fatto da bill ward sarebbe stato meglio , un altra cosa che mi ha un po' deluso il fatto che hanno suonato tre pezzi di meno cavolo e' quasi 20 minuti meno di concerto , per il resto tutto fantastico . |
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c'ero...vedere quei 3 li...che mi suonano di fronte l'ABC del Metal..è stata un'esperienza mistica..quando Tony Iommy è partito con Sabbath Bloody Sabbath...per poi "virare" su Paranoid stavo morendo..una delle emozioni piu' grandi della mia vita "concertistica"!! grazie Maestri! |
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una sola parola: IMMENSI , onorata di essere stata presente a questo live, un appuntamento con la storia del Metal! |
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purtroppo ho sacrificato questo concerto perchè due giorni prima ho dato per slayer e anthrax...sono pentito veramente, un'altra occasione sprecata, beato chi c'era |
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io c'ero!! il mio primo concerto metal con la band che ha inventato il metal....semplicemente incredibile....questi signori non deludono....Sabbath rules! \m/  |
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Live report della madonna, grande "Matocc". |
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ACCIDENTI..RAGAZZO..HAI FATTO DRIZZARE I PELI DELL'AVAMBRACCIO AD UN 50ENNE CHE ASPETTAVA DI LEGGERE QUESTO...BRAVO ANCORA........ |
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grazie simonE alla rovescia! è stato davvero qualcosa di grandioso... |
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Grande report del concerto! Purtroppo non ce l'ho fatta ad esserci (spero che il quartetto mi dia un'altra chance!), ma il "commento" mi ha trasportato con la mente tra quei fan in delirio e al cospetto di quei riff magici, tanta era l'emozione che ne trapelava! |
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i telegiornali parlano dei rolling stones mentre sei sabbath(che non sono ragazzini e non hanno vissuto come boy-scout) non ne parlano proprio..troppo satanici per i loro gusti?boh! |
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Grandissimo concerto, spero proprio ci sia l'occasione per rivederli. Da fan "tout court" dei Sabbath in tutte le loro formazioni ed epoche evito le polemiche su quali siano i "veri" black sabbath. E' una discussione che puntualmente salta fuori ma, per esperienza, non porta mai da nessuna parte! Allegri. |
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...anche perché se come tu GIUSTAMENTE dici Heaven and Hell è una pietra miliare (e io sono d'accordissimo su questo) come si potrebbero definire un Master of Reality, un Paranoid o un Sabbath Bloody Sabbath -sui quali cantava Ozzy? con la sua voce "sgraziata" e quel sound cupo le canzoni dell'era Osbourne sono inarrivabili nonostante RJD avesse una voce che tutti gli altri si possono sognare, ma non è solo quella che conta... |
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io RJD lo adoro, non solo lo rispetto... ma per me i Sabbath sono quelli con Ozzy e lo ribadisco |
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D'accordo su tutto ma eviterei il "vero e unico cantante dei Sabbath". A cantare in "Heaven and Hell", per il quale il termine "pietra mliare" è riduttivo, c'era un certo signor Ronnie James Dio. Respect please |
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Stavolta è andato veramente tutto bene, Ozzy (l'unica vera incognita) più che discreto quanto a voce e solito grande intrattenitore, Tony e Geezer alla grande come sempre, ho sentito solo la mancanza di Bill, non certo per incapacità di Clufetos ma perchè certe canzoni dei Sabbath può interpretarle solo lui a mio avviso. Poi avrei voluto qualche canzone in più ma va bene lo stesso, comunque spero di rivederli ancora insieme! |
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Sabbs, come sempre (ma questa volta come non mai in formazione con Ozzy)... GRANDI, IMMENSI... UNICI... Concerto MEMORABILE... GRAZIE SABBS... GRAZIEEEEEEEEEEEEE...!!! |
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