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DARK QUARTERER - Un viaggio chiamato vita, in compagnia del fato
04/08/2015 (2296 letture)
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Sono ben pochi i gruppi che possono vantare la longevità, la fama ed il carisma dei Dark Quarterer. Come succede con deprimente continuità e pervicace coerenza da parte nostra, questa splendida realtà musicale è più considerata all’estero che qui in Italia, ed il poter parlare della loro musica e non solo, è sempre un privilegio da non perdere.
Francesco: Ciao Paolo e grazie per la disponibilità. Itaca è per Ulisse un punto di arrivo, vogliamo partire proprio da qui? L’album è un concept che personalmente ho interpretato più come metafora del viaggio che non come vero raggiungimento di uno scopo finale. Insomma: non la meta, che in un certo senso non deve essere raggiunta, ma appunto, il viaggio. Era anche il vostro intento? Paolo "Nipa" Ninci: La metafora del viaggio è in realtà il cerchio della vita inteso come il periodo che inizia dalla nascita e si conclude con la morte di ogni individuo. Infatti, sempre come metafora, le esperienze, belle o brutte che siano, formano la nostra vita. Quindi la risposta alla domanda se esiste una meta, è indubbiamente sì, ed è la morte, cioè la fine della vita di ognuno di noi.
Francesco: Il fato viene considerato l’elemento principale col quale tutti dobbiamo fare i conti, riducendo notevolmente l’impatto delle nostre decisioni sulle nostre esistenze. Siamo dunque solo in mano ai suoi capricci senza poter davvero incidere sul nostro cammino? Paolo "Nipa" Ninci: Direi che il fato spesso ci piove addosso e quindi condiziona notevolmente la nostra esistenza, tuttavia le scelte che noi tutti facciamo, positive o negative, condizionano non poco il nostro viaggio (LA VITA). Faccio un esempio: chi vive una vita sana, evita cattiva alimentazione, alcol, fumo e droga, alla fine, in vecchiaia, godrà di una salute decisamente migliore. Aggiungo che, chi nella vita non ama, come può pretendere di essere amato?
Francesco: Ogni pezzo presenta anche un sottotitolo che spiega meglio il focus del disco. L’attenzione per i testi è evidente e la cosa è assolutamente ovvia, considerando che si tratta appunto di un concept. Pensate che la gente presti ancora la dovuta attenzione a questo aspetto? A parte tutte le considerazioni sul “consumo” odierno della musica, io credo che anche il formato (CD con testi minuscoli o mp3 che non li hanno) contribuisca molto a sminuire la rilevanza delle parole. Paolo "Nipa" Ninci: Noi tutti ci auguriamo che i testi vengano ascoltati e soprattutto siano analizzati i contenuti dei temi, dato che noi stessi curiamo la ricerca. Tu pensa che ogni frase viene accuratamente confrontata con il volume e l'enfasi del groove. Faccio un altro esempio: in The Path of Life, nel ritornello il riff accelera repentinamente, ma ad un certo punto rallenta, il tempo va a metà, il testo parla di amore e odio, bene e male e, con questa frenata, viene messo in evidenza per poi esaltare la ripartenza. Sì, lo ammettiamo, siamo un po’ complicati, ma l'ascoltatore che scopre tutti questi dettagli sicuramente apprezza il nostro lavoro. Per i doppi titoli la risposta è che il primo di ogni canzone era quello tra parentesi, ma in corso di scrittura il testo ha fornito un altro titolo, quindi è venuto spontaneo citarli entrambi.
Francesco: In Last Fight (Still King) c’è una precisa citazione di Itaca di K. Kavafis, un poeta del quale ho letto molto da giovanissimo. È solo un riferimento generale o c’è un’ispirazione precisa al poema per il vostro album? Paolo "Nipa" Ninci: La citazione di K. Kavafis riguarda le metafore tra il viaggio di Ulisse e i personaggi che fanno parte del'Odissea. L'autore mette molto in relazione il cerchio della vita con Ulisse ed i personaggi e siccome anche noi con Ithaca abbiamo relazionato la vita con il viaggio, la citazione è stata doverosa; "travel illusion".
Francesco: Ogni volta che ascolto un disco pongo molta attenzione anche al suono ottenuto in rapporto al genere proposto. Nel vostro caso, trovo che sia opportunamente bilanciato tra uno stile diretto che fa riferimento ad una certa semplicità di fondo tipica dell’epic e del rock proveniente dagli anni 70 e la necessità di produrre qualcosa di “commestibile” per un ascoltatore del 2015. È un aspetto a cui badate o registrate semplicemente in base ai vostri gusti? Paolo "Nipa" Ninci: Il suono è una componente importante all'interno di un progetto discografico, specialmente per noi che, come spiegavo prima, curiamo tutti i dettagli. Tuttavia da Violence in poi, abbiamo registrato tutti gli album nel mio studio, anche se da circa due anni ho ceduto l'attività. Prima Tony Soddu, Cristiano Grassini ed ora Andrea Ramacciotti, essendo dei super professionisti, hanno contribuito alla perfezione nella scelta dei suoni, ascoltando le nostre richieste e ovviamente mettendo in campo la loro alta professionalità. Tu pensa che ormai Andrea Ramacciotti è diventato il componente insostituibile dei Dark Quarterer. Quando andiamo in tour il suo lavoro al mixer è fondamentale per la buona riuscita del nostro concerto, un bravo fonico è un valore aggiunto della band e noi siamo felici di averlo in squadra.
Francesco: Di recente avete stipulato un accordo con la Metal on Metal. Quello della distribuzione dei dischi è sempre stato un problema per tutti, forse in particolare per una band assolutamente lontana dalle mode come la vostra. Avete avuto grossi problemi distributivi in precedenza? Dove sarà distribuito Ithaca? Paolo "Nipa" Ninci: Quello della distribuzione è sempre stato un problema, anche se tutti i nostri precedenti produttori si sono sempre prodigati per raggiungere il massimo risultato. In realtà ci è piaciuta molto l'idea ed il modo moderno di procedere di cui si avvalgono Simone e Jowita della Metal on Metal e cioè quello di iTunes e della vendita on line. Vedremo se i risultati ci daranno ragione. Nel frattempo, stiamo ricevendo richieste di acquisto di tutta la nostra discografia, Ithaca compreso, da tutto il mondo e noi, oltre ad essere felici e commossi, ci stiamo adoperando per la spedizione di ogni singolo CD, LP e DVD che abbiamo.
Francesco: La formazione all’opera da Symbols è ormai più che ampiamente rodata, anche perché è passato parecchio tempo tra il precedente lavoro ed il nuovo. Quella di produrre dischi in maniera molto dilatata nel tempo è una vostra caratteristica, ma quanto incidono le vostre scelte personali e quanto l’aver prodotto così poco è un’imposizione dettata da difficoltà oggettive di incidere dischi del genere in Italia? Paolo "Nipa" Ninci: Sono circa 15 anni che ormai questa formazione è insieme e sento di poter affermare che si è consolidata sempre più l'amicizia. Per quanto riguarda i tempi di produzione, nel corso di tutti questi anni abbiamo avuto sempre tantissimi problemi, Gianni, Francesco Sozzi ed io facciamo i musicisti di professione, gestiamo abbastanza bene con la nostra Associazione musicale Woodstock lezioni, concerti, stage. Francesco Longhi ha uno studio, è un ingegnere civile oltre che un bravissimo musicista, quindi gli impegni di lavoro di tutti noi hanno sempre rallentato le nostre produzioni. Nonostante ciò, tutti i nostri lavori discografici sono il frutto di tanto lavoro. Tutti noi contribuiamo alla ricerca, agli arrangiamenti, a provare tantissime soluzioni armoniche prima di arrivare alla stesura definitiva ed ovviamente passa molto tempo. Se consideriamo poi i tempi di registrazione, produzione, grafica, ecco spiegati i nostri ritmi di produzione.
Francesco: Dopo tutti questi anni di attività e dopo aver visto nascere e morire tanti stili e tante mode musicali, vi riconoscete come appartenenti alla scena metal oppure è un discorso che ritenete riduttivo o addirittura fuori luogo? Paolo "Nipa" Ninci: Per quanto riguarda lo stile francamente non ci siamo mai posti un problema. Naturalmente ci sentiamo di appartenere alla scena metal, ma ci piace pensare che la nostra storia musicale, la nostra formazione personale, raccolgano un’infinità di generi musicali che spaziano dall'hard rock, al progressive, all'epic, alla musica classica e anche al jazz. Si, perché tutti noi abbiamo studiato tantissimo e con molta umiltà e continuiamo a studiare tutti i giorni.
Francesco: Sempre per questioni anagrafiche (non sono di primo pelo nemmeno io), avete anche visto cambiare il Paese attorno a voi. Tralasciando le questioni politiche che ci porterebbero troppo lontani dalle questioni musicali, che sono quelle che in questa sede ci interessano, com’è cambiata l’Italia in fatto di opportunità per i musicisti in termini di locali, di attenzione da parte del pubblico e via discorrendo? A questo proposito so che in tempi recenti si è venuta a creare una situazione difficile per suonare proprio a Piombino, con problemi per i decibel emessi e addirittura per zone diverse della città. A prescindere da quanto la questione vi tocchi, nella nostra penisola fare cultura è sempre difficilissimo, ma la musica non è mai stata vista come veicolo culturale. Perché, secondo voi? Ed in generale: suonate poco dal vivo per scelta o perché non è possibile fare altro, vista la situazione? Paolo "Nipa" Ninci: La musica è sempre stata in continua evoluzione, in Italia se parliamo della classificazione del mestiere "Musicista" non è così facile avere opportunità di lavoro intese come concerti. I locali fanno molta fatica a rientrare nei loro bilanci, pagare la S.I.A.E., affrontare tutti i costi dei permessi, lottare con l’impatto acustico è sempre stato un problema, senza considerare il compenso dei musicisti. All'estero va decisamente meglio, c'è più cultura e organizzazione "politica". Noi che facciamo questa professione abbiamo sempre faticato a suonare dal vivo, credo che ci sia ancora molto da fare e purtroppo questa classe politica non ci aiuta molto. La nostra città ha una tradizione musicale eccellente, ma purtroppo, per quanto riguarda i locali e la musica dal vivo sta attraversando una fase di ricambio tra la vecchia città operaia e la nuova emergente, ma inevitabile attività turistica. Quest'ultima, a mio avviso, darà più spazio allo spettacolo e quindi spero che le nuove generazioni abbiano più opportunità di quelle che abbiamo avuto noi.
Francesco: Sempre in questa ottica e pur cosciente che ve lo avranno chiesto spesso: è più seccante o appagante essere considerati una band di culto più o meno da tutti, ma essere “scavalcati” nell’attenzione da gruppi più legati a mode del momento e, per di più, avere forse più attenzione all’estero che in patria? Paolo "Nipa" Ninci: Essere considerati una band di culto è sicuramente una delle cose più belle e gratificanti che un musicista possa sperare, tuttavia è vero che non abbiamo mai raccolto il meritato successo specialmente in Italia. Abbiamo affrontato spesso questo argomento tra di noi, ci troviamo sempre di fronte alla realtà di vedersi coccolati e osannati come per esempio a Cipro, dove il giorno del concerto siamo stati a tutta pagina sul quotidiano più importante di Nikosia con foto cubitali e articolo risonante, un pubblico numeroso e pieno di entusiasmo che ci ha fatto eseguire uno dei concerti più lunghi della nostra carriera (3 ore e mezzo), a Londra, e qui parliamo dell'Inghilterra, la patria del Rock, dove durante tutto il concerto Gianni e tutti noi avevamo i brividi a sentire cantare a memoria quasi tutte le nostre canzoni. In Italia abbiamo sempre faticato ad avere gli spazi e le opportunità che meritavamo. Ma i Dark Quarterer sono così da sempre, chi si avvicina alla nostra musica di solito viene contaminato in senso positivo naturalmente e noi siamo felicissimi!
Francesco: Ok, grazie per questa intervista. Vi lascio spazio per aggiungere qualcosa a vostra discrezione. Paolo "Nipa" Ninci: Grazie a te ed a tutta la vostra redazione, se devo aggiungere qualcosa, invito tutti a seguirci come avete fatto sempre. Questo nuovo tour con il progetto Ithaca a nostro avviso è un gran bel progetto e dal vivo sarà emozionante per tutti coloro che saranno presenti.
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5
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Una band unica, eccezionale, capace solo di sfornare lavori clamorosi. Orgoglioso di possedere tutta la loro discografia. |
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4
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Come sempre, l'ultimo album è ottimo, dovremmo guardare con più attenzione dentro casa nostra. Grazie per i complimenti. |
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3
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Forse non amando l'epic ma anche per pigrizia non conoscevo questa band, sono rimasto colpito dalla professionalità e dall'umiltà di "Nipa", complimenti anche a @Raven, hai condotto un'intervista esemplare. Fa piacere che almeno all'estero abbiano soddisfazioni e riconoscimento |
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2
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Fantastico gruppo, uno dei migliori che l'Italia abbia mai sfornato, bravissimi davvero, avrebbero meritato molto fi piu' di tutto quello che in qusti anni hanno seminato, che capolavori stupendi ci hanno donati, con grande maestria ed umilta', grsndi, grandi, grandi.Complimenti per l'intervista a Raven ovviamente. |
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1
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Difficile trovare in Italia una band così clamorosamente sottovalutata. Il nostro Paese è famoso per essere una madre crudele con i propri figli, privandoli sempre di quel riconoscimento e di quella stima che aiuterebbero a svincolarsi dagli altri impegni per dedicarsi unicamente alla carriera musicale. Tra tutti i gruppi che "avrebbero meritato di più", e sono decine, i Dark Quarterer sono davvero il caso più clamoroso. Una band praticamente sconosciuta in patria, nonostante dischi bellissimi, personali al massimo livello e sempre ricchi di qualcosa di vero da dire, come conferma questa intervista. Eppure leggere le parole di Paolo, comunque così grato e umile, nonostante la consapevolezza dei fatti, è bellissimo. Grande merito a questa band per gli splendidi album realizzati finora e massimo rispetto per tanta passione e tanto amore per la musica, nonostante tutto. |
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