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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Dark Quarterer - Violence
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( 2885 letture )
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Autentica icona del metal tricolore, i toscani Dark Quarterer sono stati tra i pionieri di un certo tipo di musica nel Belpaese, originandosi addirittura nel 1975 sotto il moniker Omega R e assumendo quello attuale nel 1978, anno dal quale hanno iniziato a scrivere significative della musica dura di casa nostra. Due album seminali negli anni ottanta, Dark Quarterer e The Etruscan Prophecy, uno nei novanta (War Tears) prima dello scioglimento e della successiva reunion, col giovanissimo Francesco Sozzi a rilevare la chitarra di Sandro Tersetti (a sua volta entrato in line-up nel 1995 a sostituire Fulberto Serena). Sono queste le premesse per la rinascita di una band attiva in ambito classic heavy, con particolare predilezione per le atmosfere funeree ed un'epica dark dai tratti drammatici, che difatti si riflette anche nel lavoro della rinascita, Violence, rilasciato per l'etichetta del celebre giornalista Gianni Della Cioppa, la Andromeda Relix. Un full length che possiede intatte tutte le caratteristiche del sound di questa band e che, proprio per questo motivo, suonerà tutt'altro che semplice nell'assimilazione: senza mezzi termini o compromessi di sorta, è un lavoro che può mettere i brividi oppure indurre al sonno, evitando con un doppio slalom i giudizi intermedi.
L'album possiede un suono ed una produzione fortemente retrò -nell'accezione positiva del termine- apparendo grezzo e quadrato come dovrebbe, in ossequio alle radici ottantiane (quando non addirittura settantiane) del terzetto; riff cospicui, interessanti trame soliste ed un'interpretazione vocale solenne e oscura scandiscono ognuno dei sei pezzi presenti in scaletta, molto lunghi e dunque in continua progressione dal punto di vista delle trame. L'album alterna emozioni differenti nell'arco dei vari brani, i quali vengono caratterizzati costantemente da un'alternanza di sezioni più massicce ed altre atmosferiche, quasi carezzevoli ed introspettive, ma mostra il fianco dal punto di vista dell'immediatezza: l'ascolto potrebbe essere davvero difficile per chi predilige sonorità veloci o dirette. Neppure sulla lunga distanza, Violence accresce la sua capacità di coinvolgimento: rimane un disco spesso, corposo, un'opera impegnativa destinata ad una cerchia ristretta di cultori. Si potrebbe avere qualche problema anche con la voce di Gianni Nepi, sia per la timbrica (secca, a tratti acidula, poco melodica) sia per l'assenza totale di refrain o inflessioni vagamente catchy: le parti affidate all'ugola del singer e bassista sono assai ostiche e di assimilazione difficilissima, tutt'altro che immediate e coinvolgenti, quanto più sofferte ed intrise di un pathos plumbeo, oscuro, ossessivo. Più che buono è il lavoro di chitarra, con Sozzi a cesellare più di un assolo di fattura discreta.
Black Hole (Death Dance) è il primo dei sei mid-time propostici, ieratica e arroccata ad un riffato sepolcrale, innervata da alcune inquietanti striature soliste; cori e linee vocali sono molto evocativi, ma la lunghezza del pezzo genera nella fase conclusiva un leggero senso di noia, elemento che ritornerà più volte rimarcando il difetto relativo alla prolissità di cui si diceva in precedenza. Last Breath recupera l'incedere cadenzato e le ambientazioni spettrali dell'opener sfociando poi in una coda più dinamica, nella quale si fa più coinvolgente e viene arricchita da ritmiche martellanti e vocalizzi via via più maestosi, alternati a sezioni rilassate con tanto di inserti di flauto. Deep Wake e Rapoe sono episodi taurini, naturalmente dotati dei consueti passaggi centrali più moderati ed impreziositi poi da una lunga e trepidante sezione solista (il primo) e da alcuni riff coriacei in apertura (il secondo); dopo un intermezzo breve e sofferente (Calls) e la già citata Rape, l'album si conclude con Last Song, struggente in avvio e poi movimentata da un assolo lungo e molto bello, a tratti avvolgente. Un cantato epico e intenso, un chitarrismo roccioso e senza fronzoli, una sezione ritmica solida e puntuale: le prestazioni dei singoli musicisti sono ineccepibili dal punto di vista tecnico, mentre come detto potrebbe insorgere il rischio delusione alle orecchie di chi dall'epic metal si aspetta sferzanti tempeste metalliche; il prodotto in oggetto è cerebrale, cupo, spigoloso, da prendere con le pinze perché non necessariamente piacerà a tutti gli appassionati di metal nudo e crudo.
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VOTO LETTORI
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67.85 su 134 voti [
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4
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Grande gruppo italiano,spesso sottovalutato proprio da noi italiani,che ha scritto pagine importanti per il metal italiano,e dovremmo esserne orgogliosi,il miglior loro lavoro perme di loro rimane the Etruscan Profecy,ma anche gli altri sono di buonissima qualità,non scendono per me come giudizio mai sotto il 75,come ha detto il recensore che ha fatto una buona inquadrata su questo lavoro,necessita di molti ascolti per addentrarsi dentro la loro concezione musicale altrimenti di primo ascolto c'è rischio delusione,comunque per me è un bell'album ,non certamente un capolavoro però certamente un gradevolissimo progressive epic metal con un bel mood oscuro e cupo coinvolgente quanto basta per meritarsi un bel 79. |
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3
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@Plato Io l'ho trovato recentemente su Feltrinelli online ad un prezzo normalissimo. |
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2
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Ho commentato spesso questo grandissimo gruppo metal Italiano e la sua eccellente musica. Sempre in termini positivi. Questo album lo considero lievemente inferiore agli altri ma non per questo sempre piacevolissimo da ascoltare. Mi auguro che facciano ancora altre cose, malgrado la poca fama raccolta, sono un grande gruppo, inspirato e con ottimi musicisti. Au revoir. |
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1
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Speriamo che lo ristampino.......è praticamente introvabile a prezzi non da strozzinaggio....... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Black Hole (Death Dance) 2. Last Breath 3. Deep Wake 4. Calls 5. Rape 6. Last Song
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Line Up
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Gianni Nepi (Voce, Basso) Francesco Sozzi (Chitarra) Paolo "Nipa" Ninci (Batteria)
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