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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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BRUTAL ASSAULT - Day 4 + After Party, Josefov, Repubblica Ceca, 13/08/2016
03/09/2016 (1219 letture)
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DAY 4 + AFTER PARTY
DISAVOWED Gli olandesi Disavowed sono il primo gruppo che ho modo di vedere durante questa ultima giornata di festival, in un orario fin quasi ingiusto (a mezzogiorno esatto) per un gruppo di non scarsa caratura nell'abito brutal death, dei quali propongono un'interpretazione piuttosto personale e dinamica, improntata anche su massici tempi di doppia cassa oltre che sul blast che è il trade-mark del genere. L'ottimo tiro dei pezzi, compatti benché vari, si accompagna naturalmente ad una preparazione tecnica eccellente. Il cantante conquista il ruolo di protagonista dello show non solo per la sua prestazione vocale e il suo gutturale impressionante, ma anche per il fatto che passa più tempo sotto al palco, facendo crowdsurfing e facendosi trasportare finanche alla linea del mixer, che sul palco. In generale, si è trattata di una delle esibizioni più convincenti della giornata e del festival.
HOLY MOSES Modesta sostituzione per i Whiplash, che hanno cancellato le apparizioni europee per quest'anno, gli Holy Moses rappresentano un nome classico nello speed/thrash tedesco, anche noti per essere una delle poche formazioni classiche del genere ad essere capitanate da una cantante donna, Sabina, peraltro l'unico membro fondatore rimasto. La scaletta non manca di proporre molti estratti dai lavori ottantiani del gruppo, uno speed metal nerboruto, molto veloce (pressoché sempre in d-beat) ed aggressivo, vicino allo stile dei Destruction o dei Sodom, in particolare quelli presi dal loro capolavoro del 1987 Finished with the Dogs. I pezzi più recenti invece mi risultano parecchio insipidi e troppo easy-listening... Resta comunque ottima l'interpretazione vocale e la presenza scenica della front-woman, che invita parecchia gente a salire per un'invasione di palco finale.
BIRDFLESH Di ormai crescente popolarità nei festival europei di ogni sorta, il trio grindcore svedese Birdflesh è noto per il contenuto umoristico e demenziale dei loro testi, unitamente a dei costumi scenici, se così si può dire, da ottuagenari, con tanto di rughe e cuffiette. In termini musicali però sono molto energici, oltre che divertenti, e chiaramente anche in questo caso non mancano scene da Obscene Extreme come pistole ad acqua a forma di genitali, o un tizio che brandisce la propria protesi in equilibrio sull'unica gamba superstite... Dato anche l'uso di qualche melodia comica, l'approccio vocale lunatico e lo stile musicale in genere, l'eredità dei Macabre è praticamente impossibile da non vedere.
ANGELCORPSE Per me highlight assoluto della giornata, se non dell'intero festival, gli Angelcorpse sono praticamente irrinunciabili, pur sapendo che li avrei rivisti il giorno successivo all'after party a Praga. Da uno dei gruppi più aggressivi della scena death metal imbastardita dal black, non ci si può che aspettare uno show violento dall'inizio alla fine. E così è: il set proposto, nonchè la scaletta, non fanno prigionieri, la chitarra taglia i timpani e l'assalto della batteria è veramente incessante, non c'è quasi mai compromesso alla velocità. L'eredità dei Morbid Angel è quella che si riconosce più immediatamente, anche se non si può negare che siano una sorta di continuazione degli Order from Chaos, gruppo originale del cantante, bassista e fondatore Pete Helmkamp. La voce di quest'ultimo è ruvida, e complici i volumi altissimi, veramente dolorosa. Essendosi esibiti sul palco coperto dal tendone, le ultime luci del giorno non disturbano l'esibizione, che necessità in effetti dell'oscurità che avvolge la location, per così dire. La quasi totalità dei pezzi viene estratta dai seminali primo e secondo disco, Hammer of Gods ed Exterminate, e al termine del set non si può che rimanere impressionati dalla ferocia dell'esecuzione, che forse certo ha badato più all'impatto che alla precisione (non che ci sia da lamentarsi, sia chiaro), ma che è stata una pura dimostrazione di predominio e attitudine.
BEHEMOTH Nonostante non li abbia seguiti troppo da vicino o troppo attentamente, vale la pena spendere qualche parola per quelli che di fatto sono stati l'headliner assoluto del festival, data la crescita esponenziale della fama del gruppo negli ultimi anni, nonchè il più estremo tra i nomi di punta di questa edizione. C'è da dire che questa incarnazione attuale dei Behemoth non solo ha intrapreso una scelta musicale parecchio discostata dal passato del gruppo, in cui c'era stata un crescendo di tecnica e velocità a sfavore della melodia o della componente evocativa, ma sembra anche voler tagliare i ponti con quella passata forma espressiva; da qui la decisione di riproporre per intero, come nell'ultimo tour europeo (a cui non ho assistito) l'ultimo loro album The Satanist, più lento, atmosferico, e in generale vicino a quel tipo di black/death rituale che fa da trend al giorno d'oggi. Tutto sommato anche questi pezzi denotano un certo gusto compositivo, e in effetti si capisce che questa sia intenzionalmente la nuova forma del gruppo, in un certo senso anche di più facile accesso per il fan medio, ma per il sottoscritto è relativamente poco interessante, e risentito il suddetto album dal vivo, mi sposto di nuovo al tendone per non perdermi l'inizio dei Wolfbrigade.
WOLFBRIGADE Nome di spicco della scena hardcore svedese, i Wolfbrigade, in origine Wolfpack, sono uno dei gruppi più interessanti in ambito crust e d-beat. Veloci, trementamente intensi, inquadrati verso un assalto incessante e unilaterlamente aggressivo. I pezzi sono brevi, le strutture piuttosto ricorrenti (praticamente in un pezzo su due si ha uno stacco di batteria in d-beat o tupa tupa), ma la formula risulta sempre vincente, i chorus sono riconoscibili e il circle-pit uno dei più divertenti dell'intero festival. In questo caso i suoni sono più che decenti (pur rimanendo un'incognita di questo palco, e in ogni caso dell'intero festival) e rendono l'esibizione ancora più godibile, mentre la fisicità era praticamente garantita. Impossibile negare che siano stati il gruppo che più mi ha fatto divertire, ma anche in termini oggettivi il livello di coesione della band è veramente da premiarsi, soprattutto in un'esibizione live come questa.
ARCHGOAT Dopo una corsa nemmeno troppo corsa fino al quarto palco, quello interno alle mura e che ospitava le esibizioni più selezionate, troviamo la piazzetta davanti all'Oriental Stage quasi totalmente gremita, ma non è difficile avvicinarsi alle prime file per vedere uno dei classici del death/black scandinavo, i finlandesi Archgoat. La loro esibizione è una delle più oscure del festival, incupita poi da questa collocazione originale tra dei bastioni di roccia, illuminate da torce appese alle pareti, e sotto ad un cielo notturno limpidissimo. La proposta del gruppo, si sa, è molto lineare, quasi elementare, ma rispetta pienamente quel taglio ossessivo e bestiale dei Beherit e dei Blasphemy, nonchè lo spirito più primordiale del black metal. I riff più lenti, nel loro incedere neramente solenne, sono tremendamente pesanti, soprattutto se uniti alla timbrica di voce estremamente gutturale e ai riff insistenti.
MGLA Altra notevole sorpresa del festival, i Mgla hanno guadagnato negli ultimi tempi una popolarità gigantesca che gli è valsa un esibizione sul main stage dopo gli headliner della serata, il che vale a dire davanti a diverse migliaia di persone. In effetti il loro ultimo Exercises in Futility è stato da molti additato come il miglior album del 2015, ma non mi sarei aspettato una simile reazione per un gruppo black così ruvido, nonchè spesso incline a tempi doom, o parti ripetitive e ipnotiche. Non voglio però essere frainteso, il disco in questione è veramente valido, e la componente emotiva dell'esibizione, se così si può dire, è molto forte e coinvolgente, tanto che lo show dei polacchi rapisce in fretta l'attenzione, soprattutto per le melodie della chitarra lead, o per la voce tormentata, ma anche la prestazione batteristica è degna di nota, nello specifico sui fill e i cambi di tempo, dato che i ritmi sono volutamente ripetitivi.
VENOM INC. Si conclude il festival con il gruppo più classico di questa esibizione, riportandoci indietro alla line-up di fine anni '80 dei Venom, con Mantas alla chitarra, Abaddon alla batteria e il secondo cantante storico del gruppo, Demolition Man, al basso. Ai detrattori (immotivati) della scelta del compositore storico del gruppo, Mantas, di riutilizzare il nome Venom, con il dovuto suffisso per ovvie ragioni, ed avere la possibilità di suonare dal vivo presentandosi come più che un di un tributo (il che è sempre e comunque un handicap), peraltro insieme a due membri storici del gruppo, dico che in tutta risposta l'esibizione dei Venom Inc. è stata estremamente intensa e fedele allo spirito del gruppo. Chiaramente la scaletta ruota interamente intorno ai primi due dischi e al capolavoro del periodo di Demolition Man, quello successivo alla separazione da Cronos, vale a dire Prime Evil. Non solo la riproposizione musicale è stata di primo livello, ma anche l'attitudine dei musicisti ha prestato fede all'anima sporca e indemoniata dei Venom come sono sempre ricordati, con una selezione dei pezzi che non poteva che accontentare tutti i presenti.
AFTER PARTY Il giorno successivo al termine del festival, si raccolgono le ultime energie, dopo un dovuto tour di Praga, chiaramente, per l'after party dell'evento, che quasi casualmente raccoglie due dei gruppi che più ho apprezzato, e che più attendevo, nonchè che vedevo per la prima volta; gli Angelcorpse, di cui ho parlato poco sopra, i Rebaelliun, e in aggiunta anche i thrasher Lost Society. Tutto ciò si svolgeva in una location, chiamata Modra Vopice, che si potrebbe definire un incrocio tra un centro sociale, un baretto e una baita, il tutto riadattato a locale, di dimensioni molto esigue e con un palco di massimo 30 centimetri d'altezza, con temperature, all'alba di Ferragosto, praticamente infernali.
Questi ultimi, giovanissimi, hanno messo in piedi un concerto davvero notevole, con una presenza scenica esplosiva e una abilità con gli strumenti veramente lodevole se rapportata alla loro età. Certo, la loro proposta è inflazionata a dir poco, e in generale la loro interpretazione del genere piuttosto generica, ma sono non di poco al di sopra di gran parte della concorrenza, per quanto riguarda il thrash classico in stile Bay Area, con tupa-tupa, cori, break e poi accelerazioni, assoli a profusione e quant'altro.
I Rebaelliun hanno replicato il massacro di due sere prima riconfermandosi in piena forma, allungando anche la scaletta rispetto alla sera prima ma raccogliendo incredibilmente meno supporters dei thrasher subito prima, che hanno attirato anche la parte più generica del pubblico del festival (va comunque detto che questo after party, nonostante il prezzo ridicolmente basso, non era particolarmente gremito). In queste particolari condizioni, ma con dei suoni effettivamente molto ben bilanciati, chiari e potenti, gli Angelcorpse hanno raddoppiato la violenza della sera prima, seppur in un clima molto più informale come questo (vedere la foto per credere!). Anche in questo caso si aggiungono un paio di classici alla scaletta, anche se il gruppo si prende qualche pausa in più per far fronte al caldo insopportabile della stanzetta. Alla fine di una prestazione letteralmente paurosa, il batterista si alza ed esce a vomitare per un malessere dato dalla temperatura proibitiva. C'è però da dire che la location ha vinto per intimità, suoni e per la possibilità che ci ha lasciato di scambiare quattro parole coi gruppi.
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Modrá Vopice é il miglior locale a Praga per concerti di musica estrema (dal death al grind) ed infatti é l´unico che é sopravvissuto a tutti gli altri e la qualitá sel suono é sempre molto buona ed ha un' atmosfera particolare. Se non fosse per la zona backstage sarebbe perfetto anche perché non si trova in una zona abitata e quindi nessuno rompe per il rumore  |
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