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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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KAMPFAR + NEGURA BUNGET + SELVANS + GUEST - Traffic Club, Roma, 10/11/2016
16/11/2016 (1834 letture)
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10 Novembre: temperature finalmente invernali cominciano ad imperversare sulla capitale, spazzando via nubifragi, trombe d’aria e, sfortunatamente, anche il clima tutto sommato mite dei giorni precedenti. Nonostante l’aria più che frizzante indurrebbe piuttosto a cercare conforto tra le mura domestiche, mi incammino alla volta del Traffic per essere investita dalla altrettanto gelida sferzata della musica dei norvegesi Kampfar, accompagnati in queste tappe sul suolo italico dai rumeni Negură Bunget nonché dai nostrani Selvans e Kyterion. Annunciati con poco anticipo rispetto alle altre band presenti in questa serata, ad aprire il concerto sono stati i canadesi Ossific, giovane band dedita ad un pregevole black metal atmosferico. La loro proposta ha preso corpo nel corso di un brevissimo set, concentrato su brani estratti dal debutto della formazione, ...as Roots Burn.
KYTERION
Band bolognese di recente formazione nonché reduce dal primo lavoro in studio -rappresentato da Inferno I, i musicisti si presentano totalmente mascherati, in ottemperanza alla preservazione del mistero che avvolge l’identità dei membri della band. Ciò garantisce un effetto scenico di grande impatto nonché la perfetta cornice alla proposta musicale dei Kyterion. Questi ultimi sono difatti fautori di un black metal serrato, permeato da metriche piuttosto veloci e attraversato da elementi sinfonici e melodici. I versi della commedia dantesca, che informano il tessuto lirico dei brani, conferiscono all’interpretazione un’aura solenne e grave. Nonostante l’esibizione avvenga in presenta di uno sparuto numero di spettatori, i Kyterion si dimostrano essere abili performer, capaci di un songwriting mai scontato e ripetitivo nonché dotati di una padronanza del palco pressoché perfetta.
SETLIST KYTERION
1. L'etterno Dolore
2. Tra la perduta gente
3. Caron Dimonio
4. Limbo
5. La selva de suicidi
6. Le brutte arpie
7. Gerione
8. Faticoso Manto
9. Lo 'mperador del doloroso regno
SELVANS
Dopo un soundcheck abbastanza lungo, è la volta dell’esibizione dei Selvans, una realtà ben nota nell’ambito del panorama folk/black nostrano, dedita alla celebrazione dell’antico folklore italico -inclinazione già palesantesi dal nome della band, tratto dall’antico dio etrusco delle selve. I costumi utilizzati dai musicisti sono, anche in questo caso, assolutamente pregevoli e contribuiscono a generare un’atmosfera immersiva, quasi fossimo in presenza della celebrazione di un mistero, officiato dal vocalist Selvans Haruspex. Il frontman, presentatosi sul palco con una maschera da lupo, grazie ad una potente prova al microfono nonché attraverso studiate e semplici movenze, si dimostra perfettamente in grado di interpretare con efficacia i brani proposti. Questi ultimi spaziano da Lupercale, traccia presente sul primo EP della formazione, che fa della propria sostanza evocativi mid-tempo, arricchiti da epiche venature melodiche sino a sfiorare la release più recente mediante le riuscitissime Hirpi Sorani ed O Clitumne!. Pur essendo, anche in questo caso, la sala concerti scarsamente popolata, lo spettacolo offertoci dai Selvans ci mostra una formazione estremamente professionale ed impeccabile che, probabilmente, meriterebbe molta più attenzione di quanta non ne abbia ricevuta in occasione di tale live.
SETLIST SELVANS
1. Lupercale
2. Hirpi Sorani
3. Clitumne!
4. Pater Surgens
NEGURĂ BUNGET
Con leggero ritardo rispetto alle tempistiche previste, fanno la loro comparsa i Negură Bunget. Il combo transilvano, notoriamente dedito ad un black dalle tinte folkloristiche, tratteggiante atmosfere misticheggianti, giova della presenza di gran parte degli astanti, che cominciano a popolare il Traffic in fervente attesa degli headliner. I componenti della band si presentano con l’essenziale semplicità che da sempre li contraddistingue, recando tutti gli svariati strumenti a percussione che troveranno impiego nel corso della loro intensa -seppur fin troppo breve- performance. L’esordio, affidato al flauto di Olivian Mihalcea, delicato e dall’afflato intimistico, non riesce a dissipare totalmente il fastidioso chiacchiericcio presente nella sala che, spiacevolmente ed a più riprese, costituirà un elemento di disturbo durante le sezioni più rarefatte dell’esibizione, sin dall’incedere di Grădina stelelor -estratta dall’ultimo album in studio dei nostri, Zi-, brano del tutto acustico nella parte iniziale. Ciò tuttavia non intacca l’estrema professionalità dei musicisti che danno luogo ad una prova intensa e coinvolgente, coadiuvati dagli scarni visual che vengono fatti scorrere sul soffitto della sala. L’unica minima criticità è rappresentata dalla prova vocale di Tibor Kat. Sebbene, difatti, la sua ugola fosse precisa e ben modulata, veniva fin troppo sovrastata dalla sezione ritmica e dagli strumenti cordofoni. L’esibizione prosegue, mantenendosi a livelli piuttosto elevati, con l’esecuzione di Cunoașterea Tăcută, tratta dall’episodio probabilmente più significativo della discografia dei Negură Bunget, OM, e con l’interessante Norilor, brano dal carattere marcatamente tribale in cui a far da padrone sono le percussioni, fatte vibrare vigorosamente dai membri della band. Alla successiva Nămetenie, espressione della componente più folkeggiante del combo -non a caso tratto da Tău, disco che segna il transito della band transilvana da un sound più marcatamente black ad una attenzione per atmosfere maggiormente dilatate e legate alle sonorità della propria terra madre- segue la ormai classicissima Dacia Hiperboreană, accolta con fervore. Il live si chiude con una magistralmente eseguita Țara de Dincolo de Negură, la cui corposa vigorosità non può che ammaliare e ancora una volta polarizzare l’attenzione del pubblico. La formazione abbandona il palco con la stessa discrezione silenziosa con la quale vi si era inizialmente mostrata e non possiamo non celare un punta di dispiacere per avere assistito ad una performance così ridotta in presenza di una proposta artistica tanto elevata.
SETLIST NEGURA BUNGET
1. Grădina Stelelor
2. Cunoașterea Tăcută
3. Norilor
4. Nămetenie
5. Țara de Dincolo de Negură
KAMPFAR
La comparsa, poco dopo l’uscita di scena dei Negură Bunget, di un telone recante il logo degli headliner, lascia presagire che non vi sia molto da attendere prima del momento topico della serata, rappresentato dall’esibizione dei Kampfar. La formazione scandinava, forte di un full-length estremamente solido quale Profan, ha destato molte aspettative nei confronti dei fan italiani, desiderosi di vederne dispiegate le potenzialità in sede live. Ciò avviene per il tramite di una setlist che, anziché soffermarsi esclusivamente sulla release più recente, presenta una scelta delle tracce più conosciute ed amate dal pubblico, variamente spazianti nella prolifica discografia del combo. L’esordio dei norvegesi è annunciato dalle note dell’introduzione strumentale di Valgalderkvad, cui fa seguito l’apparizione subitanea dei membri della band: a balzare agli occhi immediatamente è un Dolk che si dimostra sin dai primi istanti padrone assoluto della scena, sempre pronto ad interagire con il pubblico in visibilio in maniera spiritosa e dissacrante, fiancheggiato da Jon Bakker, in grado di mantenere uno sguardo vitreo e perturbante pressoché invariabilmente nel corso della serata. L’esordio avviene mediante due tracce serrate e dopaminergiche -rispettivamente Gloria Ablaze e Ravenheart- che rivelano lo stato di grazia della formazione. Oltre all’inossidabile ed instancabile frontman in continuo ed inarrestabile movimento sul palco e dal timbro sempre caustico e potente, spicca l’imponente sezione ritmica, ad opera di Ask, ed il lavorio instancabile della sei corde di Ole, in grado di sostenere senza indecisione alcuna la formazione con il suo riffing frenetico. Una breve riflessione sull’epoca di internet, in cui si hanno a disposizione innumerevoli mezzi di comunicazione, viene utilizzata da Dolk per introdurre in maniera veemente la traccia successiva, opponendo ai tempi moderni l’era in cu vi erano soltanto Troll, Død Og Trolldom (Troll, Morte e Stregoneria). La traccia, pregna di tremolo dall’andamento granitico e minaccioso, ci porta indietro al 1999, anno in cui vide la luce quella perla pagana quale fu Fra Underverdenen. Dalle glorie del passato si balza inesorabilmente sino a Djevelmakt, attraverso il mefitico e claustrofobico riff di Swarm Norvegicus, che risuona gelida e maligna come mai prima d’ora. A far andare tuttavia in visibilio i fan della prima ora dei Kampfar, è tuttavia la triade di brani successivi: Hymne, Til Siste Mann e Vettekult, veicolati con tutta la potenza e l’indomita aggressività che la formazione è attualmente in grado di sprigionare. Dolk persiste a più riprese ad interpellare con il pubblico –spesso proferendo ironicamente blasfemie- che ben volentieri si presta al gioco, mostrandosi notevolmente reattivo e pronto ad assecondare il carismatico vocalist. Non può inoltre mancare nell’esibizione l’esecuzione di quello che è, probabilmente, uno degli episodi più riusciti di Profan, ovvero Tornerkratt, traccia che si sostanzia di riflessioni circa la follia sistematicamente organizzata che permea lo spirito dei tempi:
Djevelske rigsregistranter
Systematisk organisert
Systematiske protokoller
Systematisk organisert
Al grido di Helvete sopraggiunge un altro tra i brani più amati della formazione, Mylder, prepotentemente ondeggiante tra mid-tempos e subitanee accelerazioni. La splendida Our Hounds, Our Legion, sullo sfondo della quale Dolk fa i suoi ringraziamenti ai fan, conclude, è il caso di dirlo, in bellezza l’esibizione. I Kampfar si consacrano irrimediabilmente quali una delle migliori formazioni black attualmente esistente. Ne è indice non soltanto una qualità del songrwriting -presentante, dal 1994 ad oggi, ben poche indecisioni e nessun passo falso- ma, soprattutto, un altissimo livello della performance live, in grado di coinvolgere, intrattenere ed ammaliare come ben pochi artisti prima ad ora. E’ il caso dirlo, lunga vita ai Kampfar!
SETLIST KAMPFAR
1. Intro: Valgalderkvad
2. Gloria Ablaze
3. Ravenheart
4. Troll, Død Og Trolldom
5. Swarm Norvegicus
6. Hymne
7. Til Siste Mann
8. Vettekult
9. Tornekratt
10. Mylder
11. Our Hounds, Our Legion
Foto a cura di Costanza "Nattleite" Marsella
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6
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I Kampfar non li ho mai visti invece mannaggia,ma se sono headliner e hanno ventidue anni di carriera mi sa che live non perdono un'oncia rispetto all'album |
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5
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Eh tw credo,li ho visti live qualche anno fa quando erano probabilmente all'apice della carriera,visto che di Transilvania in questo genere non se ne parla poco loro che ci vivono partono già genuini  |
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4
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E fai bene Fabio a non farlo xkè hanno spaccato di brutto!!\m/ |
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3
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Mamma miache combo,se la prossima volta queste band tornano nel nord italia non me le perdo di sicuro...non capisco il chiacchericcio durante i Negura Bunget,mah |
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1
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Brava Costanza hai tutto bene. Poche cose da aggiungere se non grandi Selvans, non mi stanchero' mai di vederli ancora. Ho preso pure l'album..Neguta Bunget idem, ammetto che non ero li x loro, ma mi hanno smentito con un buon concerto. Kampfar che gli vuoi dire...i migliori e basta. Oltretutto Dolk mi faceva ammazzare col suo modo pacato di parlare, prima di scatenarsi dietro al microfono. Di sicuro loro mi hanno regalato uno degli show piu coinvolgenti a cui mi e' capitato di assistere ultimamente. |
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