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ALTER BRIDGE - Dove sono finiti gli eroi, in questo mondo?
21/12/2016 (3010 letture)
Monky: Ciao Scott, benvenuto su metallized.it! Come stai?
Scott Phillips: Ciao Davide, sto molto bene, grazie! Tu come stai?



Monky: Sto bene anche io, grazie! Allora, come sta andando il tour?
Scott: Ah, è un tour meraviglioso! Abbiamo ancora tre date inclusa quella di questa sera, e siamo stati in giro per sei settimane. Siamo pressoché alla fine della nostra avventura, la stiamo chiudendo e posso dirti che è stato un viaggio bellissimo.

Monky: E come ci si sente ad essere tornati di fronte ad un pubblico italiano?
Scott: E’ grandioso. L’Italia è sempre stato un grande paese per noi, in termini di pubblico. Lo possiamo dire grazie alla gente che abbiamo incontrato ai meet & greet o alle persone che abbiamo incontrato per strada. Abbiamo un sacco di fan in questo paese e so già che quello di stasera sarà una delle migliori folle per cui avremo la possibilità di suonare.

Monky: Parlando proprio di questo tour, tiriamo in ballo i Gojira. Loro sono sicuramente una band di livello assoluto ma, se personalmente avessi dovuto pensare ad una opener band per gli Alter Bridge, non sarebbero stati di sicuro i primi a venirmi in mente. Puoi raccontarci cosa c’è dietro questa scelta?
Scott: Beh, diciamo che per noi è stata una scelta fatta per offrire qualcosa di diverso ai fan. Ci sono molte band da opener che suonano similari, però noi siamo sempre stati grandi fan dei Gojira in generale. Lo eravamo anche prima di avere la possibilità di incontrarli. L’occasione si è presentata da sé ed è stato grande. Sappiamo di avere alcuni fan in comune, ma penso comunque che sia bello sapere che ci sono dei loro fan che magari diventano consapevoli della nostra proposta o dei nostri fan che diventano consapevoli della loro ed avere una chance di vedere entrambi. Penso che sia un’ottima scelta per un concerto. In Inghilterra abbiamo avuto anche i Volbeat che propongono ancora un genere differente e mi è sembrato che fosse un’idea molto bella che la gente potesse gustarsi un qualcosa che non fosse quattro ore dello stesso genere musicale. Sembra che la cosa abbia funzionato bene, ci sono stati moltissimi fan per tutte le band e pare che abbiano apprezzato questa scelta.

Monky: Visto che è la prima volta che vedo dal vivo sia loro che voi, anche per me la scelta è stata azzeccata! Ora, spostiamoci sul vostro ultimo disco: The Last Hero è uscito ormai da un paio di mesi. Siete soddisfatti dalle opinioni ricevute dai fans, dai media e dalle riviste?
Scott: Si! Abbiamo letto un sacco di recensioni, abbiamo sentito le reazioni dei fan. Lo senti sempre quando i fan ti dicono la verità e ti fanno i complimenti sull’ultimo album dicendoti che è uno dei tuoi lavori migliori. Noi abbiamo sempre cercato di rimanere su un nostro standard da quando abbiamo pubblicato Blackbird che è anche un po’ individuato come l’inizio del nostro "vero" sound, anche come stile di songwriting e come direzione che la band ha intrapreso… non che One Day Remains non fosse così, ma per quel disco le cose erano state un po’ più diverse. Da lì noi abbiamo cercato di andare avanti e di migliorare, registrazione dopo registrazione e sentiamo che questo ultimo album è stato sicuramente il passo giusto da compiere.
Monky: In questo disco avete inserito molti più riferimenti politici rispetto agli altri album della vostra discografia. Anche l’artwork ha questo tocco propagandistico che conferma il tutto. Quale è stata la ragione dietro questa scelta?
Scott: Penso che molto abbia avuto a che fare con tutto quello che succede nel mondo. Non parlo solo necessariamente degli U.S.A., ma nel periodo in cui è stato scritto l’album si parlava ovunque della Brexit, come della campagna elettorale negli Stati Uniti o qualsiasi altra cosa che capita nel mondo e che lascia intendere che come società si vada avanti come un branco di pecore, non ci sia una direzione, non ci sia nessuno che riesce a fornire una direzione giusta per il popolo. E credo che questo sia stata una delle cose preponderanti nella composizione dei testi mentre i brani prendevano forma…anche se non è tutto politico, non stiamo prendendo una posizione netta, stiamo semplicemente lanciando domande su questo mondo. Sull’artwork, Myles è venuto a stare a casa mia e abbiamo discusso per un po’…lui ha avuto questa idea sullo stile-propaganda e quindi siamo andati sul computer a cercare qualche manifesto propagandistico. Abbiamo dato questa idea al fratello di Mark, Dan, che si occupa degli artwork ed è arrivato con questa cover molto bella, secondo noi adatta all’album. Lo stesso è valso per i video che stiamo portando in giro per l’Europa da implementare il live-show, ed è davvero bello vedere che queste cose vengono anche apprezzate.

Monky:The Last Hero è anche il primo album che avete rilasciato sotto Napalm Records. Come mai scegliere proprio loro come etichetta discografica, dopo tutti questi anni di collaborazione con la Roadrunner Records?
Scott: Noi abbiamo avuto un fantastico rapporto con la Roadrunner. Il nostro contratto ci ha permesso di pubblicare AB III, Fortress ma quando è stato il momento di decidere se rinnovarlo, si è deciso poi di cambiare. Molte persone che erano nella Roadrunner quando noi abbiamo iniziato, non erano più alla Roadrunner. Abbiamo parlato con molte di queste persone ed i contatti erano condivisi con la Napalm Records e ci è sembrata una scelta interessante per noi. Loro sono molto ferrati sulle scene metal ed hardcore ed a loro questa è sembrata una possibilità di ampliare un po’ le scelte. Ed è una gran cosa, sono persone fantastiche ed è bello lavorare di nuovo con coloro che erano alla Roadrunner e che adesso sono alla Napalm Records.



Monky: Avete qualche piano già per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci dal sound futuro degli Alter Bridge? Continuerete ad elaborare il vostro sound in maniera più "heavy" oppure un po’ più "morbida"?
Scott: Eh, questo non lo so. E’ un po’ troppo presto per dire dove andremo a parare. Se diventeremo più "heavy", nel modo in cui gli Alter Bridge fanno "heavy", o se si lavorerà più sulla dinamica rispetto all’hard rock/heavy metal o sulle ballad. Non ti so dare qualche dettaglio certo, al momento.

Monky: Come nasce un album degli Alter Bridge? È qualcosa che coinvolge tutti voi allo stesso momento, oppure qualcuno arriva con le idee principali e poi arrangiate il tutto insieme?
Scott: La maggior parte delle idee iniziano da Mark e Myles. Scrivono davvero un sacco durante i momenti liberi, anche quando Myles va in tour con Slash o Mark quando lavora al suo progetto solista, scrivono costantemente tante idee, riff e melodie, catalogandole. Poi quando iniziamo a lavorare seriamente su un album, ci si trova in una stanza e Mark o Myles dicono "ho questa idea per la strofa" piuttosto che "ho questa idea per il ritornello" e si discute, si prova e si lavora su queste principali direttive, cercando di perfezionarle nello stile della band, passando prima da ritornello e strofa, quindi sul bridge. Comunque passiamo davvero tanto tempo insieme ad arrangiare ed a rendere il prodotto finale quello che si sente su disco.
Monky: Come riuscite a trovare il tempo di gestire gli Alter Bridge con gli altri side-project? Tu hai i tuoi Projected, Myles registra e va in tour con Slash, Mark ha il suo progetto solista…
Scott: Può essere piuttosto difficile. Quando abbiamo iniziato questo ultimo album, io, Mark e Brian eravamo impegnati nella tour della reunion dei Creed, Myles era impegnato con Slash. Abbiamo finito tutti allo stesso momento e ci siamo potuti trovare per lavorare come Alter Bridge, quindi ci è andata piuttosto bene come tempi di organizzazione. Il discorso su Fortress è un po’ diverso perché il nuovo album di Slash è uscito più o meno negli stessi mesi, quindi è stato più difficile anche come tour. Ma ce l’abbiamo fatta ed è andato tutto per il meglio. Ora che Slash e gli storici Guns N’ Roses sono di nuovo una "realtà", staremo a vedere cosa accadrà nel 2018. Sappiamo che tutto il 2017 sarà dedicato al loro tour e ad un album, quindi staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro!

Monky: Ora andiamo un po’ indietro nel tempo. Ti va di raccontarci brevemente con tu, Brian e Mark vi siete conosciuti in passato, quando avete dato vita ai Creed? E, anche di come si sono formati gli Alter Bridge quando Myles si è unito a voi?
Scott: Certo! Allora, io ho incontrato Mark e Scott Stahp ad una festa universitaria in Tallahasse, Florida. Noi andavamo all’università lì. Avevamo conoscenze in comune e ci siamo incontrati mentre loro provavano con un mio amico, un bravo ragazzo, un buon batterista ma era un po’ fuori dai canoni del genere.Mark stava facendo una jam su un pezzo che conoscevo bene, un brano dei Living Colour e allora abbiamo provato per caso la prima volta. Poi ci siamo trovati altre volte, Scott e Mark mi hanno chiesto ed abbiamo deciso di fondare una band. Abbiamo avuto alcuni bassisti, amici di amici, ma alcuni non funzionavano. La scena underground di Tallahasse sembrava piccola, ma in realtà era piena di band e abbiamo sentito Brian suonare con la sua e abbiamo detto "ehi, questo ragazzo è piuttosto bravo". Gli abbiamo parlato, raccontandogli del nostro progetto e sembrava piuttosto interessato. Qualche mese dopo la sua band si è sciolta e allora lo abbiamo contattato, lo abbiamo invitato a casa mia ed abbiamo provato. Questa è stata la storia di noi tre, come ci siamo incontrati, i Creed sono nati così. Poi ad un certo punto, mi sembra l’inverno del 2003, abbiamo capito poi che non avrebbe più funzionato con Scott (Stapp, ndr). Brian non faceva più parte dei Creed in quel momento, Mark voleva continuare a fare musica insieme a me, allora abbiamo chiamato Brian e lui è stato contento di tornare a suonare con noi. Abbiamo iniziato la ricerca per un altro cantante dove abbiamo parlato con un altro amico in comune, che ci ha fatto il nome di alcune persone, tra cui Myles. Già lo avevamo incontrato nel 1998 quando la sua band, i The Mayfield Four ha aperto un concerto dei Creed; non ci conoscevamo molto bene, ma sapevamo che era un gran cantante ed un gran chitarrista, quindi Mark ha creato alcuni pezzi su Pro Tools lo ha contattato dicendogli "Ehi, ho già registrato alcune parti vocali e melodiche su queste tracce, ma se ti va registraci pure sopra e rimandaceli". Lui era interessato, ha registrato e ci ha rimandato il file indietro. Il risultato è stato incredibile ed è diventato il nostro cantante.

Monky: E ora ti faccio un’ultima, classica domanda. Se dovessi scegliere il tuo album preferito degli Alter Bridge, quello che ti rende più orgoglioso, quale sceglieresti?
Scott: Molto probabilmente…sarebbe Blackbird. Fortress sarebbe subito dopo e poi anche The Last Hero, anche se è un po’ fresco e le canzoni devono ancora crescere. Credo comunque che, come ti ho detto prima, Blackbird abbia basato i nostri standard e per questo motivo si merita il primo posto in questa mia scelta.

Monky: La nostra intervista è finita. Ti ringrazio molto per la tua gentilezza e per il tempo che ci hai concesso. Hai qualcosa da aggiungere per i vostri fan italiani e per i nostri lettori?
Scott: Grazie mille a te! E a tutti i nostri fan, specialmente quelli italiani, va il nostro ringraziamento per la passione e per il supporto. Apprezziamo davvero moltissimo tutto il vostro calore e lo stiamo sentendo anche in questo tour. Grazie!



Monky
Venerdì 23 Dicembre 2016, 23.34.17
2
@Rob Fleming: concordo con te. Quella risposta mi ha un po' spiazzato, nel senso che mi aspettavo una classica replica da "ultimo lavoro che è quello che sponsorizziamo". Invece Scott si è veramente rivelato una persona onesta e grandiosa, sotto tutti i punti di vista. Tanta stima sia per lui che per gli altri tre Alter Bridge
Rob Fleming
Venerdì 23 Dicembre 2016, 12.23.12
1
Scott Phillips è uno che in carriera ha "solo" venduto una trentina e oltre milioni di dischi con i Creed e potrebbe mettere il pilota automatico e farla cadere dall'altissimo. Ed invece alla classica domanda su qual è il suo album preferito dice: "Blackbird. Fortress sarebbe subito dopo". E quello per cui sta facendo promozione ora arriva terzo. Non c'è che dire: standing ovation e 20 minuti di applausi.
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