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ROCK THE CASTLE - DAY 1 - Castello Scaligero, Villafranca di Verona (VR), 05/07/2019
10/07/2019 (2084 letture)
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Giunge alla sua seconda edizione il Rock The Castle, festival estivo giovane, ma già conosciuto, al punto da essere considerato quasi l’erede dello storico Gods of Metal e da diventare un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di musica rock-metal. Nella giornata di venerdì si è aperto il festival con un bill importante e consistente, che ha visto come headliner i Dream Theater, massimi esponenti del prog metal a livello mondiale e icone del genere negli anni ’90, a precederli band come TesseracT e Haken. A rappresentare il prog nelle sue forme più moderne, Mono e Inglorious per spezzare leggermente il mood della giornata con un tocco di post rock e di sano hard rock e Kingcrow e Levania a rappresentare un po’ di realtà italiane.
LEVANIA Sono passati pochi minuti dalle 14:00 e si inizia con i Levania, band di Ferrara fondata nel 2007, con all’attivo alcuni demo e due album. Si tratta di un’aggiunta last-minute al bill, sono il gruppo minore della giornata e sono i primi a salire sul palco, in un orario in cui il caldo è devastante e il pubblico non è ancora numeroso (e che spesso e volentieri preferisce riposare un po’ all’ombra delle mura del castello piuttosto che prendere posto fin da subito nel prato sotto al palco). La proposta dei Levania è un ghotic metal sullo stile dei Lacuna Coil, Within Temptation e gruppi affini. A capitanare i Levania troviamo una voce femminile e una maschile: i due vocalist cercano di incitare e scaldare il pubblico che in qualche modo risponde. L’esibizione alla fine è godibile, prosegue senza grossi intoppi e ai Levania non si può recriminare più di tanto: come esibizione-aperitivo per aprire la giornata vanno più che bene.
KINGCROW La seconda band della giornata sono i romani Kingcrow. Dopo una mezzoretta dalla prima esibizione è il loro turno. Le cose iniziano a farsi serie: i Kingcrow salgono sul palco con un’attitudine, con dei suoni e con una proposta musicale in grado di competere con nomi ben più blasonati. Con la loro qualità potrebbero tranquillamente non sfigurare da headliner. Il loro progressive rock è seducente, a tratti straniante, sempre oscuro e cupo, ma contraddistinto da una scorrevolezza e con un songwriting invidiabili. Il pubblico, che probabilmente già li conosceva sicuramente ha apprezzato la loro esibizione: l’accoglienza è calorosa e l’attenzione è alta per tutta l’esibizione. I Kingcrow con soli cinque brani riescono a tirare fuori il meglio di sé, a regalare una performance viva, consistente, sia per la qualità delle canzoni che per la qualità dei suoni. Non c’è un intoppo, un momento morto o in cui i Kingcrow lascino perplessi: le canzoni suonate sono poche, ma il livello è altissimo, passando da alcuni dei pezzi fondamentali della loro carriera e ad altri estratti dal loro recente The Persistence, tutti ben differenziati, capaci di toccare svariate sonorità e sfumature, di dare ai presenti un’idea completa di cosa siano i Kingcrow. Suonando nel primo pomeriggio, quasi da outsiders, i Kingcrow si rivelano una piacevolissima sorpresa, non sfigurando affatto se confrontati con i nomi più grossi della manifestazione.
SETLIST KINGCROW 1. Drenched 2. The Persistence 3. Father 4. The Moth 5. If Only
INGLORIOUS Nel corso della precedente esibizione il pubblico ha iniziato a farsi avanti sotto al palco. A metà pomeriggio è il turno degli Inglorious, che si scosteranno radicalmente dalle sonorità tendenti al prog offrendo una bella mezzoretta di sano hard-rock. Il cantante Nathan James nel corso di tutta l’esibizione incita il pubblico, sfoggia acuti e mostra un discreto carisma: la band lo segue e suona come si deve, tra riff e assoli dallo stile anni ’70, anni luce dal resto del bill della giornata. La loro proposta è tutto sommato più abbordabile, di facile presa e inevitabilmente il pubblico inizia a farsi sentire, ad esaltarsi. Anche qui non ci sono grossissimi problemi, forse il volume non era all’altezza fin dall’inizio, ma nulla da dire sull’esibizione degli Inglorious, che fanno il loro lavoro alla grande senza alcun intoppo e facendo una buona impressione ai presenti.
MONO Dopo la coinvolgente carica degli Inglorious viene la volta dei Mono, gruppo post-rock giapponese. Nel soundcheck prima dell’esibizione si sente subito il volume mostruoso dei Mono, che rispetto alle esibizioni precedenti hanno una “botta” non indifferente. L’esibizione è straniante e anomala rispetto al resto della giornata: i Mono si esibiranno in cinque brani interamente strumentali, alla fine abbastanza monotoni nel loro essere strutturalmente decisamente simili tra loro (salvo per Ashes in the Snow in cui le melodie di glockenspiel cambiano un po’ il sound), senza badare troppo alla presenza scenica, all’interazione con il pubblico o qualsiasi cosa riguardi l’ambito live. I due chitarristi se ne stanno seduti e si muovono solo per interagire con l’effettistica, per cercare feedback e generare rumori, seguiti dalla bassista Tamaki Kunishi. Il noise/post rock dei Mono è indubbiamente interessante e particolare, non troppo adatto a un contesto live del genere, così come lo sono i loro modi di fare schivi e freddi. Alla fine, è un po’ il loro stile, che predilige l’interazione con gli strumenti che con il pubblico e nonostante abbandonino il palco senza spegnere gli strumenti, senza troppi saluti o ringraziamenti, senza dire una parola, gli applausi sono arrivati. La proposta dei Mono non è convenzionale (o perlomeno non troppo, visto che il noise-rock non è di certo una novità), ma riesce a creare un’atmosfera, a creare un bell’effetto. Si tratta di un qualcosa in più per questa giornata del Rock The Castle, di un’aggiunta magari non apprezzata da chi da un concerto si aspetta energia pura, ma di un qualcosa comunque di valore, che nuovamente si discosta dal resto delle proposte della giornata, che da adesso in poi si faranno più “importanti”.
SETLIST MONO 1. God Bless 2. After You Comes the Flood 3. Death in Rebirth 4. Ashes in the Snow 5. Com(?)
HAKEN Intorno alle 18:30 tocca agli Haken, gruppo prog moderno, estremamente tecnico, capace di unire elementi tipicamente prog a sonorità elettroniche (gestite abilmente dal tastierista Diego Tejeida), al punto da essere considerati gli eredi dei Dream Theater. La performance parte subito alla grande: le composizioni degli Haken sono estremamente complesse ma dirette e coinvolgenti. Le chitarre di Henshall e Griffiths sono mastodontiche, così come è impressionante il lavoro di Green al basso e di Hearne alla batteria, ma a far la differenza sono il vocalist Ross Jennings e il tastierista Tejeida, che si muovono con grandissima energia sul palco, coinvolgendo il pubblico allegramente, incitando il pubblico a unirsi ai cori (come nel caso di A Cell Divides) e sfoggiando esuberanti assoli di keytar. La scaletta dalla durata di un’oretta si snoda tra alcuni dei brani più importanti della loro carriera e per buona parte per canzoni estratte dal loro ultimo lavoro in studio, Vector. Si tratta sicuramente di una delle esibizioni più importanti, riuscite della giornata e apprezzate della giornata, dove ogni secondo è energia pura e dove la qualità è una costante immancabile.
SETLIST HAKEN 1. The Good Doctor 2. Puzzle Box 3. In Memoriam 4. Earthrise 5. A Cell Divides 6. Nil By Mouth 7. 1985 8. Veil
TESSERACT Calato il sole è il turno dei TesseracT, band prog inglese, piena di influenze djent. I TesseracT iniziano la loro esibizione con un problema per il bassista Amos Williams. Risolto questo tutto fila alla perfezione: i TesseracT mostrano grande carattere e professionalità, suonando con una precisione assoluta, fedelissimi ai loro lavori in studio, tirando fuori una discreta e sobria presenza scenica. La loro performance si rivela essere una delle più interessanti di quelle del festival, convincente nei suoni, nell’esecuzione e nella proposta della band, che spazia dai brani del loro primo album One a quelli del recente Sonder. Le chitarre di Kahney e Monteith sono possenti e il vocalist Daniel Tompkins riesce a offrire una grandissima prestazione, risultando a proprio agio sia nelle parti melodiche che in quelle sporche e aggressive, nello scream. L’esibizione è decisamente all’altezza e lo si percepisce istantaneamente: i TesseracT sono forse i migliori di questo venerdì per la qualità della loro esibizione.
SETLIST TESSERACT 1. Concealing Fate, Part 1: Acceptance 2. Concealing Fate, Part 2: Deception 3. Concealing Fate, Part 3: The Impossible 4. Luminary 5. Of Mind - Nocturne 6. Survival 7. Dystopia 8. Phoenix 9. Smile 10. King 11. Juno
DREAM THEATER A chiudere la giornata sono i Dream Theater: per loro non c’è veramente bisogno di alcuna presentazione. Già dalla sistemazione del palco prima dell’esibizione si capisce la pasta del gruppo: vedere entrare sul palco l’immensa batteria di Mangini fa sempre il suo effetto. Per le 21:30 si innalza il fondale del palco e viene introdotta la band: l’ingresso è sobrio, così come lo è il palco ma all’ingresso dei Dream Theather il pubblico è comunque estremamente caloroso e non si risparmia sugli applausi. Sulle qualità del gruppo non c’è assolutamente niente da dire: a livello tecnico siamo ai massimi livelli. Petrucci è come sempre maestoso, super acclamato. Non sono da meno Rudess e Myung verso i quali i fans provano indubbiamente grande affetto. Le qualità tecniche della band sono indiscutibili, ogni assolo di Petrucci lascia senza parole. Alla fine, anche LaBrie, spesso considerato come l’anello debole del gruppo, l’elemento che più è calato negli anni, fa il suo lavoro in maniera convincente: la sua prestazione è godibile e di qualità, magari non come venti anni fa ma senza gravi errori. Bisogna anche considerare che comunque il concerto non è lunghissimo (la durata è di circa un’ora e mezza) e che la band ha un ruolo veramente da protagonista, prendendosi grandi spazi, aiutando quindi a rifiatare LaBrie, non lasciandolo troppo esposto in situazioni da protagonista. In molti speravano nell’esecuzione integrale di Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory per il ventennale della sua uscita: in verità da questo album viene suonata solo Dance of Eternity, mentre il grosso della scaletta viene dall’ultimo uscito Distance Over Time. Non si tratta di un grosso problema: il concerto è molto “spinto”, incentrato sul lato più potente dei Dream Theater: la scelta non si rivela sbagliata anche se effettivamente qualche pezzo in più dai vecchi dischi, qualche classico brano più lento, male non avrebbe fatto, ma alla fine della fiera la proposta è ugualmente valida. Chiude il concerto As I Am, altro classico del gruppo, che lascia il palco tra l’ovazione del pubblico, fattosi decisamente numeroso per loro. Ci son poche considerazioni da fare sui Dream Theater: LaBrie non sarà al massimo della sua forma, alcuni spettatori si aspettavano qualcosa in più dalla scaletta e mille altre piccole critiche. La verità alla fine è una sola: i Dream Theater sono sempre loro e nonostante tutti questi piccoli difetti sono sempre i massimi esponenti del prog-metal nonché uno dei gruppi più tecnici al mondo. Pretendere magari una qualcosina di più è legittimo ma già così siamo a livelli decisamente sopra la media.
SETLIST DREAM THEATER 1. Untethered Angel 2. A Nightmare to Remember 3. Fall Into the Light 4. Peruvian Skies 5. Barstool Warrior 6. In the Presence of Enemies, Part I 7. The Dance of Eternity 8. Lie 9. Pale Blue Dot
---- ENCORE ----
16. As I Am
CONCLUSIONI La prima giornata del Rock The Castle è stata dal punto di vista musicale all’altezza e degna di nota: una giornata all’insegna del prog, del lato più elaborato e tecnico del metal, è sempre piacevole. Tutto è andato per il verso giusto, il bill è stato notevole e a livello di suoni non si sono avvertiti grossi problemi: dal punto di vista prettamente musicale il Rock The Castle si riconferma un punto di riferimento per il genere a livello nazionale.
Aprendo una piccola parentesi dal punto di vista organizzativo non si possono che rinnovare nuovamente i complimenti al Rock The Castle (che inciampa solo in una comunicazione non troppo trasparente e puntuale sulla scaletta dei Dream Theater e su piccoli dettagli). Il castello di Villafranca è una location sempre piacevole e i vari servizi al suo interno sono ben dimensionati per il contesto. I bagni sono numerosi e l’idea del bicchiere riutilizzabile (dal costo di €2) e ricaricabile gratuitamente nella zona fontanelle è ottima (forse non comodissima trovandosi nelle prime file, ma è comunque una buona soluzione considerato il divieto di introdurre bottigliette in plastica e vedendo il prato a fine concerto straordinariamente pulito). Tra gli altri servizi vanno citati i soliti furgoni di street food, bancarelle del merchandising e bar. I prezzi sono i soliti da concerto (€5 per una birra) ma non ci sono token (se non per i bicchieri) o altre trovate originali per far spendere di più e complicare un po’ tutto. Sotto al palco ovviamente non è presente il pit o cose simili, anzi a facilitare il contatto con gli artisti si sono svolti vari “meet and greet”. A tutto ciò bisogna aggiungere che per il paese i parcheggi si trovavano con facilità.
La portata del Rock The Castle non è da record e probabilmente tutto ciò aiuta a mantenere standard piuttosto elevati. Tolto questo i miglioramenti nel corso delle edizioni (o l’impegno nel migliorare) sono sotto gli occhi di tutti (problemi grossi non ce ne sono stati, al massimo si possono accusare piccole problematiche, piccoli miglioramenti, per esempio riguardo la collocazione dei vari servizi completamente sfasata sul lato destro del palco, lasciando un po’ scoperta la zona a sinistra, nulla di drammatico comunque). Con tutti i difetti che si possono registrare in Italia è difficile trovare una proposta simile nel genere di maggior qualità, pertanto il Rock The Castle non può che essere promosso a pieni voti e consigliato come appuntamento estivo a tutti gli appassionati di musica rock/metal.
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@Nic: certo capisco il tuo punto di vista e sono d'accordo su come hai scritto il report (in fondo sono un tuo ex collega e so come bisogna scrivere ). Resta il fatto che è stata una delusione per quelli che la pensano come me, sono contento almeno che vi siate divertiti. Ciao! |
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5
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Bella giornata e location stupenda, unica pecca il caldo asfissiante!
Le band che ho apprezzato di più sono stati Tesseract, Haken e i Kingcrow (che come citato nella recensione avrebbero meritato uno slot decisamente più prestigioso). |
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@HeroOfSand_14: Ciao e grazie per l'analisi! Ho riportato la questione per come l'ho vista e come l'ho seguita, dagli inizi ma senza troppo interesse, visto che a me francamente di sapere della scaletta prima del concerto non importava. Sul fatto di "Scenes From a Memory" non so che dirti, non saprei ricostruirti la questione dagli inizi o fare un'analisi impeccabile, visto che ho preso i biglietti nell'ultima settimana, quando ormai già da tempo era stata smentita dalla band la possibilità di sentire interamente "Scenes From a Memory". Sul fatto consumatori e l'aspetto legale non aggiungo nulla, capisco il tuo punto di vista (e mi spiace, alla fine si parla di una bella cifra per il biglietto più la frustrazione per la situazione, sicuramente non è un bel trattamento), alla fine l'equivoco all'inizio si è creato e non mi sembra siano state fatte rettifiche o trovate soluzioni (ora dovrebbe essere risolto nelle sedi opportune). Nell'articolo difatti ho riportato solo quello che ho potuto vedere con più facilità, ossia il fatto di schivare risposte (un po' su ogni questione a dire il vero), specie sui social, dove si alternavano risposte a monosillabi a silenzi inutili: bastava essere più trasparenti, tutto qua. Nell'articolo non mi esprimo sulla questione, sulla malafede, sull'equivoco e su dettagli che non so. Ho cercato di parlare di musica e di riportare anche questa questione senza andare troppo a fondo o esprimere giudizi o lanciare accuse, cercando di essere imparziale (senza trasformare il live report di un evento che al di là di questo è stato ottimo in una immensa polemica). Spero di esserci riuscito. Un saluto e alla prossima  |
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@Nic: la tua frase "(che inciampa solo in una comunicazione non troppo trasparente e puntuale sulla scaletta dei Dream Theater e su piccoli dettagli)" devo dirti che è totalmente errata. Sono mesi che io e altri utenti scriviamo agli organizzatori del festival ed al festival stesso per avere indietro i soldi visto che a dicembre l'evento dei DT era stato pubblicizzato con la dicitura "Playing Scenes From a Memory in its entirety". L'associazione consumatori ha detto che si tratta di pubblicità fraudolenta (fatta ovviamente per vendere più biglietti), quindi attenzione a quello che si riporta. La Vertigo e Rock The Castle non hanno praticamente mai risposto alle mail ed ai messaggi. Gran bel comportamento per una azienda sotto il mirino anche dei media (vedi servizi di Striscia La Notizia sul monopolio dei biglietti con Ticket One) |
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@Tino: stesso set la sera dopo a Torino... ci ha pensato la grandine (con annessi blackout e pezzo da capo) a fare giustizia! |
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neanche pull me under? inconcepibile, comunque spero abbiano risolto i problemi per gli approvvigionamenti di cibo e bevande che hanno flagellato l'evento (ottimo) dello scorso anno. |
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