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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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IMMINENCE + GUESTS - Circolo Svolta, Rozzano (MI), 28/01/2020
03/02/2020 (1972 letture)
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E’ una serata di fine Gennaio fredda e umida come solo il pieno Inverno Milanese può essere. Poco importa agli avventori della serata, che al mio arrivo al Circolo Svolta sono già in buona parte presenti seppur ben imbacuccati in sciarpe e cappotti, e poco importa che sia un martedì sera: gli Imminence sembrano occupare un posto d’onore nei cuori dei metalcoreheads italiani, e per buona ragione grazie al loro alternative metal core/modern metal corredato di violino, poesia, rabbia e pura espressività. Dopo essere tornati in Italia varie volte, si presentano questa volta come headliner, supportati dagli inglesi Acres e dai tedeschi The Oklahoma Kid durante tutto il tour, con l’aggiunta degli italiani Drops Like Waves per questa specifica data, organizzata a puntino dalla Versus Music Project.
La serata si accinge a cominciare intorno alle ore 20, sfortunatamente non potrò assistere allo show dei Drops Like Waves per una buona causa, ovvero una speciale intervista con gli Imminence ; in ogni caso al mio rientro il mood dentro al Circolo Svolta sembra quello giusto, speriamo di rifarci la prossima volta!
THE OKLAHOMA KID È il turno della band di apertura per questo tour europeo, un’ensemble di metalcore /industrial caustico e dissonante ma corredato da parti sospese e frame sognanti e delicati. È la loro prima volta in Italia e lo annunciano con fierezza, nonché vi rendono giustizia con un set efficace: sanno come farsi sentire e apprezzare con momenti hardcore punk veloci, in your face e scatenati e breakdown pesanti. Ben fatto!
ACRES Nel mentre il Circolo Svolta è abbastanza gremito alla faccia del martedì sera, e dopo un breve cambio palco siamo pronti per gli Acres, con il loro emotional post hardcore che mischia feelings e aggressività, intro interiori, arpeggi puliti e risuonanti alternati a riff taglienti, parti di voce pulita e harsh vocals fra yelling grave e growl, per un risultato intenso, rabbioso e segnante. Un bel lavoro di emozioni per preparare i presenti agli headliner tanto attesi.
IMMINENCE Un cambio palco un po’ più sostanzioso fa trepidare ancora più gli astanti, già accalcati intorno al palco. Il monicker IMMINENCE si staglia vanitoso sul retro del palco già dall’inizio della serata, su di un bellissimo banner che riprende l’artwork delicato dell’ultimo lavoro Turn The Light On: splendidi fiori in toni pastello e acquarellati, che rappresentano benissimo la bellezza poetica e decadente che questa band porta nel suo retaggio musicale, lirico e artistico in generale. Vengono montate sul palco le luci e provati i fumi, cosicché il Circolo Svolta è già pervaso da un alone obnubilante, quando i Nostri salgono sul palco. Una band dall’aspetto variegato che vede la sua punta di diamante nell’efebico singer Eddie Berg, con il suo look anni 20 e il suo violino: sarà proprio il suo alternarsi nel cantare con harsh vocals, voci pulite e suonare il violino con movenze soavi, ma anche con sicurezza e savoir faire che renderà caratteristica e unica la loro performance.
E’ così, con gli Imminence inaspettatamente ci si catapulta in atmosfere ben diverse dal solito, sensazioni d’altri tempi, romantiche, drammatiche, quasi baudelairiane. C’è poesia e maledizione, c’è bellezza e melanconia nella loro musica. Sarà il suono di quel violino che evoca sentimenti antichi, corroboranti e commoventi, saranno le scelte melodiche toccanti e le parti vocali strazianti, ma l’intero set è pervaso di autentica emozione e pathos. Si comincia con Erase - non a caso visto che si tratta della opening track del nuovo lavoro - dolorosa e intensa soprattutto sul finale che ripete più volte il verso e titolo dell’album Turn The Light On, e che il pubblico già canta partecipe. Infatti si proseguirà per lo più con pezzi dal nuovo album, che i presenti paiono già conoscere a memoria, cantando sognanti e all’unisono stretti sotto il palco, con apice sui singoli Saturated Soul e Lighthouse, che alternano interiorità, strazio e passione. L’atmosfera è resa ancora più esclusiva grazie ai fiotti di fumo a tempo coi momenti clou delle canzoni, nonché dai notevoli giochi di luci, che spaziano fra varie tonalità violacee/blu, sanguigne, verdi dando ancora più impatto visivo a quella che è una presenza scenica già segnante. Eddie ha qualche difficoltà a parlare – in quanto in convalescenza a causa di una bronchite- ma ciò nonostante non ha alcuna evidente defaillance canora, eseguendo quasi alla perfezione non solo le parti più estreme ma anche le parti pulite e acute, mostrando dunque una ferrea padronanza delle sue tecniche vocali. Inoltre non viene meno a dimenarsi e riempire il palco prendendo e lasciando il suo violino. Non da meno gli altri componenti della band, soprattutto il chitarrista Harald Barret che ha dalla sua la sua fluente chioma corvina e che oltre a suonare contribuisce alle parti vocali estreme con aggressività e trasporto. Il palco sarà suo e del frontman Eddie a breve, quando il set svolterà sulla parte più intima e delicata della serata, ovvero due pezzi acustici, quali la versione del loro classico This Is Goodbye, nonché la cover di Crawling dei Linkin Park, in cui interviene anche il resto della band e che il cantante presenta con molto affetto e rispetto. In ogni caso uno dei momenti più travolgenti della serata, seppur più calmo, o forse proprio in quanto tale: una scelta stilistica molto interessante, che merita tantissimo soprattutto non solo grazie all’esecuzione perita ma anche per la consapevolezza emotiva della band, e ciò che vogliono trasmettere al loro pubblico. Si ritorna al loro alternative metal core con il noto pezzo The Sickness, accolto con ovazione dai presenti, per poi proseguire con Disconnected, in cui vengono perpetuati i contenuti del nuovo lavoro. Nel frattempo fra gli astanti vi è pura contemplazione e il vero e proprio moshpit si riduce a uno o due episodi isolati. Il trasporto e il sing-along saranno comunque totali sulla tanto attesa Paralyzed in cui gli Imminence danno il meglio di sé e altrettanto fanno i fan. Quella che pare essere l’ultima canzone della serata è Death Of You, ma sarà subito seguita dalla richiesta a gran voce dell’encore, e al grido “ONE MORE SONG” i Nostri non possono esentarsi da tornare sul palco: eseguiranno ancora Infectious, in cui il violino e un senso di decadente poesia fanno da padroni, e il classico ora in versione originale This Is Goodbye, assolutamente perfetta per salutarci.
Ennesima serata a pollice bene in alto per Versus Music Project, e soprattutto uno show che lascia tutti con l’animo pieno di malinconica bellezza: espressione di sentimenti umani in tutte le sue forme, tramite la musica, e gli Imminence hanno nel loro corredo la capacità di esprimere ciò.
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