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GODS OF METAL - Idroscalo, Milano, 02/06/2007
29/06/2007 (5153 letture)
Come ogni anno, torna nel primo weekend di giugno l’appuntamento Gods Of Metal. La giornata di sabato, stavolta, è stata innaffiata oltre che da fiumi di birra, da un vero e proprio temporale, per il disagio di molti e per la gioia di qualcuno, che sguazzando nel fango appariva divertito con una tipica aria “Woodstock”…. Arriviamo all’Idroscalo di Milano, anche quest’anno cornice del Gods Of Metal, intorno mezzogiorno, perdendo la performance di Planethard e Glyder, ma in tempo per lo show degli italiani Eldritch che ripropongono parecchi brani del loro ultimo lavoro, “Blackenday”, aprendo il concerto con “Why?”, e a seguire “The World Apart” e “Reverse”. Si prosegue con brani tratti da “Blackenday”, del tipo “The Blackened Day “ e “ The Deep Sleep”. Il gruppo toscano appare carico e interagisce col pubblico, in chiusura propone “From out of Nowhere” dei Faith No More, salutando il pubblico del GoM, come una sorta di prova generale per lo Sweden Rock Festival che li vedrà partecipare. Turno dei Tigertailz, ed è qui che sembra iniziare quel Gods Of Metal a base di glam vecchio stile che molti aspettavano.La band targata Galles sembra non aver subito il trascorrere degli anni, anche se il loro look appare rinnovato, la voglia di riportare in vita lo spirito anni ’80 c’è e si vede, riproponendo i vecchi cavalli di battaglia del tipo “Murderless”, “Noise Level Critical”, “Call of the Wind” e l’immancabile “Love Bomb Baby”. Cambia lo scenario, e siamo in America con i White Lion, che pure senza il loro Vito Bratta alle chitarre, riescono a conquistare il pubblico giocando alcune delle carte migliori, ovvero “Radar Love”, “Broken Heart”, “Wait”. L’attitudine è quella di sempre, una giusta carica che si appoggia per la maggior parte sul frontman Mike Tramp. Un altro gruppo, un altro sorriso sulle labbra dei presenti, che proprio non ne vogliono sapere di rimanere delusi da qualcosa, e fanno bene… Ore16, un tempo per noi abbastanza lontano era l’ora dei cartoni animati, oggi, 2 giugno 2007, è semplicemente l’ora degli storici Thin Lizzy, nati nel 1969, ma incredibilmente attuali, travolgenti, mai stancanti, e soprattutto energici tanto da far dimenticare a tutti la pioggia battente. Un vero e proprio salto nel passato, quegli anni d’oro, quegli anni del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma al contempo un’incredibile proiezione nel futuro di una band che non è mai finita nel dimenticatoio, e visti i presupposti non ci finirà mai. I pezzi su cui sognare sono “The Boys are Back in Town”, la fischiettata “Cowboy Song”, “Waiting for an Alibi”, “Jailbreak”, “Are you Ready”, “Don’t Believe a Word”....altro che cartoni animati!!! Scorpions. E’ così che vanno presentati. Il loro nome dice tutto, è il loro nome a bastare per ogni preludio, e sarebbe stato il loro nome a far correre chiunque verso il palco alle prime note del soundcheck, se solo qualcuno si fosse allontanato per una pausa. Tutti lì in prima linea per i mitici Scorpions, che davvero, hanno dato grande dimostrazione della loro sinergia, della loro funzionalità tutti insieme, abbattendo alcuni muri del pregiudizio, insegnandoci che c’è qualcosa che suona MEGLIO di un disco nello stereo: LORO DAL VIVO. “Big City Nights”, “The Zoo”, “Blackout”, “Rock you like an Hurricane” e “Still loving you” quelle che hanno reso tutti più vulnerabili e sensibili al fenomeno “Scorpions”. Ancora delirio tra i paganti del Gods Of Metal, con l’ingresso dei Velvet Revolver: un sogno fatto realtà per alcuni, l’angelica (??) visione di Slash, Duff e Matt Sorum. Una sorta di secondo tempo per chi, l’anno scorso, era al cospetto di Mr. Axl Rose, una specie di completamento visivo di quelli che un tempo tutti insieme erano i veri Guns n’ Roses, i bei tempi in cui non si dividevano le canzoni in base ai diritti d’autore. I simpatici Velvet Revolver sprizzano energia, mentre i simpatici fan sprizzano fango grazie ai loro utilissimi salti, il tutto accompagnato da sonorità appartenenti a buoni ricordi del calibro di “It’s so easy”, “Mr. Brownstone”, e qualcosa che non appartiene a loro, tantomeno ai Guns n’ Roses di Axel: “Wish you were Here” dei Pink Floyd, ben riuscita e ottimamente accolta. Ennesima novità sono i brani del loro ultimo disco “Libertad”, che non è nemmeno ancora uscito sul mercato italiano. Mentre il cielo ci ha permesso di guardare questo spettacolo “all’asciutto”, con più di un’ora di tregua dalla pioggia…. ma sarà solo un’illusione…… E come volevasi dimostrare, ricomincia la pioggia, e arrivano i Motley Crue. Protagonisti di questa serata, li rivediamo headliner al Gods Of Metal dopo due anni, ricordando la loro ultima apparizione a Bologna, nel 2005. Niente ricche scenografie(da ricordare i nani e l’ambientazione circense) stavolta, ma molti più fuochi d’artificio per degli effetti veramente sorprendenti, e soprattutto, per i fortunati tra le prime file, aria calda che con quel temporale rappresentava un attimo di oasi nel deserto (almeno per me) . Un Vince Neil non proprio riscaldato nelle prime canzoni, che però ha saputo riprendersi alla grande dopo qualche brano, Mick Mars piacevolmente protagonista con i suoi soli al centro palco, Tommy Lee in forma con colpi duri e precisi, e Nikki Sixx, chissà perché, stavolta un pochino nell’ombra. Giusti o sbagliati, i Crue sono sempre i Crue, e i loro fan sanno come accoglierli, tra flash e cellulari alla mano, pronti per la telefonata all’amico rimasto a casa o storie simili. Come potremmo dire in questo caso, la “Same ol’ Situation” (sesta canzone suonata in ordine), preceduta da “Dr. Feelgood”, “Shout at the Devil”, “Wild Side”, “Look that Kills”, “Live Wire”, e seguita da “Home Sweet Home”, veramente cantata bene con un’intro nelle mani della sola vibrante voce di Vince Neil, che ha sicuramente reso il pubblico protagonista di questo pezzo, grazie all’affidamento delle pause -tra un attacco e un altro- ai fan stessi, che con le loro urla hanno reso il tutto emozionante e carico di sensazioni. “Don’ t go away Mad” ha seguito la classica ballad Motley, per poi lasciare spazio a “Louder Than Hell”, “Primal Scream”, e la tanto attesa “Girls, Girls, Girls”, dove Vince Neil ha esortato tutti ad alzare il pugno in aria, e a girarlo a suon del motore della moto, intro della celebre canzone, più che per un’esperimento, per un grande effetto riuscito totalmente.Ultimo sforzo per tutti, ultima occasione per raccogliere le poche energie rimaste e sfogarsi sulle note di “Kickstart My Heart”, prima del saluto finale con “Anarchy in the UK”. Tutti bagnati e infreddoliti, ma tutti contenti: i fortunati sono tornati a casa, i più fortunati ancora torneranno domani per la seconda giornata del Gods Of Metal Part. I.


Slash 88
Sabato 10 Novembre 2007, 16.22.43
1
Bella recensione! Io sono uno strafan dei Guns e devo ammettere a malincuore che i Velvet mi hanno profondamente deluso. Slash ha perso quel suo suono e quel suo tiro che troneggiavano in Sweet child, Welcome to the jungle, Nightrain... a riprova di ciò posso dire che le uniche songs che quella sera mi hanno veramente fatto vibrare le budella sono state It's so easy e Mr. Brownstone. Sono quelle canzoni immortali e inconfondibili che nascono spontanee e che ricordano 5 ragazzetti per le strade di L.A. intenti a bere e scrivere tutto quel cazzo che passa loro in mente. Forse le mie aspettative erano un po' troppo alte, ma la delusione resta. Nonostante tutto Slash resterà sempre e comunque il mio artista preferito! Grandissimi invece Scorpions e Motley... show da paura e massima grinta: mi hanno dato davvero grandi soddisfazioni!!!
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