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SOILWORK - Parla Björn "Speed" Strid
25/09/2007 (3444 letture)
A poco più di un mese dall’uscita dell’ultima fatica degli svedesi ecco l’opportunità di fare una chiacchierata con il leader della band, alla scoperta dell’universo “Soilwork”. Tra recenti problemi di line-up e il solito rifiuto per classificazioni e paragoni, signore e signori, Mr. Björn Strid…


Ciao Speed, come stai?
Non mi posso lamentare, e tu?

Molto bene, grazie, cominciamo?
Certo…

Dunque, il vostro nuovo album uscirà il 19 di ottobre, ti va di parlare di “Sworn To A Great Divide”?
E’ un album piuttosto solido, penso che siamo riusciti a catturare alcuni degli elementi più thrash del nostro passato, insieme alle armonie a due chitarre e roba del genere. Inoltre siamo riusciti a mescolare meglio il groove e la potenza. Direi che suona esattamente come un album dei Soilwork, con tutti gli elementi che hanno caratterizzato la band, ma allo stesso tempo abbiamo raggiunto un nuovo livello.

Ti ritieni soddisfatto del sound di “Sworn To A Great Divide”?
Assolutamente!

Quanto è stato importante il lavoro di Devin Townsend sull’album?
E’ stato veramente importante per me poter registrare di nuovo con lui, ho sempre voluto farlo, sin da Natural Born Chaos. E’ stato molto importante registrare con Devin le parti vocali perché lui sa veramente come tirare fuori il meglio dalla mia voce. E’ stato rilassante registrare, ho cantato davvero al massimo e credo che le parti vocali siano le più potenti di sempre.

Devin compare sul vostro album anche come cantante?
No, sfortunatamente no. Non gli piace più cantare…(risate)

E’ ovvio che per un’artista ciò che conta è l’intero album, ma se dovresti nominare una canzone della quale sei veramente orgoglioso, in “Sworn To A Great Divide”, quale sarebbe?
Ce ne sono un paio… Ma direi che la titletrack è veramente cool, con delle ottime parti vocali. In “Sick Heart River” c’è la nota più alta che abbia mai cantato, con delle parti vocali veramente pazzesche: sono molto orgoglioso anche di quella canzone. E poi “Your Beloved Scapegoat”, un’altra ottima canzone, molto rock, con un tocco piuttosto “metallico”.

Cosa mi dici dell’artwork? E’ piuttosto strano…
Si, se lo intendi in maniera positiva. Credo che sia piuttosto interessante, è qualcosa che salta subito all’occhio e personalmente adoro i colori della copertina. Volevamo qualcosa che non fosse troppo minimalistico, perché non apprezziamo molto quel genere di tocco moderno-minimalistic. Volevamo qualcosa che non fosse esattamente come qualsiasi altro album death-metal, qualcosa che saltasse all’occhio, e credo che sia proprio così.

Cosa mi puoi dire degli ultimi cambi di line-up?
Beh, Peter (Winchers, n.d.r.) ha lasciato la band circa due anni fa. Naturalmente c’è voluto del tempo per poter andare avanti, però credo che ne siamo usciti rendendo questa esperienza qualcosa di positivo. Abbiamo sentito di avere molto più da dare, abbiamo preso tutto nel migliore dei modi e così l’ispirazione ha ricominciato a fluire.

E’ stato difficile trovare un valido sostituto?
Lo è stato. Sicuramente. Abbiamo avuto audizioni con diversi chitarristi, alcuni dei quali sono venuti in tour con noi, ed erano veramente degli abili musicisti oltre che grandi persone, però Daniel Antonsson, credo che abbia quel qualcosa… Ha un grande senso della melodia, è un ottimo riffer, un vero metallaro ed anche un bravo ragazzo con un gran cuore.

Credi che l’arrivo di Daniel abbia portato ad un cambiamento nel sound dei Soilwork?
No, davvero. Voglio dire, non ha nemmeno avuto bisogno di modificare il suo modo di suonare per scrivere musica con i Soilwork, perché è stato assolutamente naturale per lui. Ciò che ha fatto credo sia stato portare una ventata di freschezza insieme a nuove fonti d’ispirazione: abbiamo come riconnesso la band dopo tutto ciò che era successo, e in tutto questo Daniel ha avuto un ruolo importante.

Vi sentite ancora con Peter?
Assolutamente! Parlo con lui quasi ogni settimana e rimane sempre un mio grande amico.

I vostri ultimi 5 album sono usciti via Nuclear Blast. Siete tutt’ora soddisfatti del vostro rapporto con questa etichetta?
Sì, siamo molto soddisfatti, abbiamo un ottimo rapporto con loro e possiamo sempre essere piuttosto diretti gli uni con gli altri. Penso che abbiano fatto davvero un lavoro incredibile in questi anni e ne siamo felici.

Quando scrivi una canzone pensi alle reazioni del pubblico o semplicemente fai ciò che ti piace?
Voglio veramente fare musica che piaccia prima di tutto a me stesso. Ovviamente il pubblico è sempre lì, che tu lo voglia o meno, ma la cosa importante è che a me e alla band piaccia ciò che facciamo. La gente pensa che, semplicemente perché scriviamo musica piuttosto “catchy”, vuol dire che ci siamo venduti e che lo facciamo per piacere al pubblico e per fare soldi. Il fatto è che ci piace realmente ciò che facciamo, non potremmo mai fare lo stesso album due volte e le evoluzioni a cui andiamo incontro, come la sperimentazione di tracce vocali pulite o roba del genere sono qualcosa che vogliamo. Ci interessa fare musica “catchy”, non trendy ma comunque “catchy”.

I Soilwork hanno sempre usato un approccio melodico al death metal in ogni loro brano, ma vi è una canzone, particolarmente lenta e melodica, che può essere quasi considerata una ballata per voi. Sto parlando di “Departure Plan”, la consideri una canzone come le altre o racchiude un particolare significato?
Sicuramente quella canzone ha un grande significato. Per me in particolare è stata una sfida riuscire a fare qualcosa del genere: la strofa è piuttosto “nuda”, ci sono solamente basso, batteria e voce e per me è stato complicato, ma allo stesso tempo uso questo genere di sfide per portare la mia voce e la mia musica ad un livello superiore.

Credi ci sarà posto per un’altra -chiamiamola “power ballad”- nella vostra discografia?
Non ne sono certo. Facciamo buona musica: può essere, oppure o no… Può essere una canzone molto soft, oppure una canzone molto pesante, però deve avere un significato profondo. Ci sono un mucchio di band là fuori che semplicemente adottano uno stile senza preoccuparsi di altro. Per quanto riguarda i Soilwork le canzoni hanno sempre un significato particolare, c’è sempre qualcosa dietro…

Cosa mi dici del rapporto che avete con i membri degli In Flames? Nei video di “Rejecting Role” e “Trigger” sembrate perfetti nemici, come funziona nella realtà?
Nella realtà siamo ovviamente amici. Credo che entrambe le band non sopportino più il fatto di sentirsi nominare insieme. Voglio dire, siamo partiti da un genere comune ma credo che oggi esprimiamo la nostra musica in una maniera completamente diversa. Nella scena svedese tra la metà e la fine degli anni Novanta la maggior parte delle band suonavano molto simili ma ogni band, o comunque gran parte di esse, ha sviluppato il proprio stile personale. Parlo dei Dark Tranquillity: hanno il loro stile, gli In Flames hanno il loro stile ed i Soilwork hanno il loro stile, non c’è bisogno di fare alcun paragone. Non siamo affatto rivali, anzi siamo amici, ma ci da parecchio fastidio il fatto di dover sempre sentire parlare di Soilwork e In Flames, Soilwork e In Flames, Soilwork e In Flames… Non ha senso!

Sono perfettamente d’accordo… Quando avete pubblicato il vostro primo album nel 1998 avresti mai pensato che un giorno saresti stato annoiato da tutto queste interviste? Voglio dire, avresti mai pensato alla band come un modo per raggiungere il successo?
No… Beh, in realtà non mi aspettavo nulla allora: abbiamo ottenuto il primo contratto, iniziato a suonare qui e la, e le cose hanno cominciato a crescere sempre più velocemente. Il tempo è passato in fretta, voglio dire, ho 29 anni e questo è il settimo album… è davvero pazzesco se ci pensi. Sai, a me piace fare quello che faccio, è questa è la cosa più importante.

C’è qualcosa che rimpiangi dai tempi di “Steelbath Suicide”?
No, non direi. Siamo molto cresciuti come songwriter. Continuo ad essere orgoglioso di “Steelbath Suicide”, è un album incazzato ed eravamo veramente giovani, ma siamo cresciuti e migliorati sviluppando un nostro stile, e questa è una cosa di cui sono più che orgoglioso.

Non rimpiangi nulla nemmeno per quanto riguarda la tua vita privata?
Vita privata… Beh, una volta che tutto questo genere di cose accade, è difficile essere un metal fan come lo eri prima, perché sei in tour… sei nel bel mezzo del business! A volte questo è qualcosa che mi manca: il fatto di essere solo un fan e non un musicista.

Quanto sono importanti i testi aggressivi nel vostro modo di fare musica?
Non scrivo testi aggressivi, semplicemente dico la verità. La verità riguardo a me stesso, scrivendo in maniera piuttosto personale. Scrivo riguardo a ciò che vedo, riguardo alle mie impressioni, come un osservatore. A volte tiro fuori testi pieni di odio ma c’è sempre una più ampia prospettiva. Non riesco a pensare a me stesso come ad una persona carica di odio. A volte è facile diventare in qualche modo misantropo, perché l’umanità sta divenendo peggiore di giorno in giorno. Cerco solo di scrivere ciò che vedo, non sono una persona aggressiva, credo semplicemente che ci siano diverse maniere di scrivere canzoni.

Oggi la scena melodic-death sta crescendo velocemente con nuove band e nuovi fan. Dev’essere un onore per voi che siete state tra le prime band a portare in giro per il mondo questo genere musicale.
Si, è un onore. Quando è uscito “Natural Born Chaos”, non credo che capissimo quale incredibile impatto avrebbe avuto su molte band che sono arrivate in seguito. Abbiamo in qualche modo inventato qualcosa inserendo la voce pulita in quella maniera. Adesso ci sono delle band che sono influenzate dalla nostra musica, io ho solamente 29 anni, siamo al settimo album e tuttto ciò è piuttosto “cool”.

Ma non avete mai pensato che avrete presto bisogno di qualcosa di veramente nuovo per essere riconoscibili in questa enorme moltitudine di band simili?
E’ sempre stato un nostro obiettivo quello di creare qualcosa di personale, e non semplicemente adottare uno stile. E’ stato il nostro obiettivo fin dall’inizio e non ero così sicuro che ci saremmo riusciti, ma data la nostra provenienza da background musicali così diversi e data la volontà che ci spingeva, non sono così sorpreso dal fatto che siamo comunque riusciti a tirare fuori qualcosa che abbia sostanza e che sia in grado di risaltare.

Consideri il sound che risalta dai vostri ultimi album come uno stile americano di fare melodic death metal svedese?
No, davvero. Solo uno stile “cool” di fare metal, uno stile interessante. Voglio dire, siamo influenzati da qualsiasi cosa sia buona, non ci focalizziamo sull’America o altro. Scriviamo solo ciò che ci sentiamo di scrivere, siamo influenzati tanto da band americane quanto da band europee, non ha importanza: è solo metal ed è buona musica, con sostanza.

Secondo te per quale motivo i Soilwork sono diventati una band così importante nella scena metal?
Perché siamo stati aperti (“open-minded”), senza aver paura di giocare con il nostro sound e di fare qualche gradino in più.

Parlando di te, che genere di musica si può trovare sul tuo lettore Mp3? C’è spazio per altri generi all’infuori dell’heavy metal?
Assolutamente sì, c’è ogni genere di roba. Sono prima di tutto un metal guy, quella è la mia spina dorsale, ma posso ascoltare qualsiasi cosa che va dagli Abba ai Behemoth…

Se dovessi scegliere un artista?
Beh, al di fuori del metal… Credo Elton John! Ha scritto un sacco di buona musica, specialmente negli anni Settanta. Non ho una sola preferenza, è difficile da scegliere, ma se devo fare un nome, direi Elton John. Lo vedo un po’ come la versione non-metal di Devin (Townsend, n.d.r.)… Anche se è un paragone un po’ stano! (risate) Li vedo simili nel loro fare qualcosa di unico, in grado di generare una reazione nel pubblico, che sostanzialmente è sempre stato un obbiettivo anche per i Soilwork.

Suppongo fossi un appassionato di heavy metal fin da giovane. Quindi se ti chiedessi di scegliere tra Iron Maiden e Metallica, cosa risponderesti? Per favore non dire “ i Soilwork”?
(Risate) Difficile da dire… Hanno entrambi inventato parecchio, però credo che direi Iron Maiden, per il fatto che il mio primo album rock è stato “The Number Of The Beast”. Avevo sette anni, sono uscito con mia madre in auto e ci siamo fermati in un benzinaio. Ho visto quella cassetta e la copertina mi ha colpito a tal punto che ho costretto mia madre a comprarmela. L’ho messa nello stereo dell’auto e la mia vita è cambiata in due secondi. Quindi devo dire Iron Maiden.

Cosa mi dici dei vostri progetti futuri?
Saremo in giro ad ottobre per L’Eastpak Antidote Tour con Dark Tranquillity, Caliban e Sonic Syndicate. Saremo anche in Italia, anche se non ricordo di preciso dove. (Milano, Alcatraz - 16 Ottobre, n.d.r.) Sarà un bel tour…

Molto bene, per me questo è sufficiente, c’è qualcosa che vuoi dire ai nostri lettori?
E’ un piacere poter tornare in Italia, perché non abbiamo avuto la possibilità di suonarci parecchio recentemente. Sarà sicuramente “cool”…



silvereagle
Lunedì 21 Settembre 2009, 19.24.37
4
nn impazzisco x il gruppo in questione,bene o male senti sempre gli stessi lavori...peccato ,mi piace la grinta del singer,ke ha condizionato anke il sound dei disarmonia mundi...
Syd
Sabato 6 Ottobre 2007, 17.33.15
3
Abbiamo qualcosa in comune... Anch'io da bambino sono stato colpito da una cassetta dei Maiden dal titolo "Powerslave"...
Thomas
Venerdì 28 Settembre 2007, 11.59.15
2
Gran bel lavoro, davvero interessante. Bjorn si piace proprio come cantante ... in effetti non è male. Son curioso di sentire l'ultimo album e quasi quasi me li vado a vedere all'alcatraz il 16.
Il Mentalista
Martedì 25 Settembre 2007, 23.46.47
1
Direi un'intervista molto "cool"
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