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STRANGER VISION - Faust, o della Contradditorietà Umana, in Due Atti
24/11/2024 (154 letture)
Tornano ad affacciarsi sulle nostre colonne gli italiani Stranger Vision: nel 2022, in occasione del centenario del poemetto “The Waste Land” di T. S. Eliot, ci avevano raccontato il loro ultimo disco di allora, “Wasteland”; adesso, Ivan Adami e Riccardo Toni – rispettivamente cantante e chitarrista del combo modenese – si sono detti disponibili a svelarci le profondità della loro ultima fatica in studio, “Faust. Act I: Prelude to Darkness”, il primo atto di un doppio concept album dedicato alla celebre e imponente opera goethiana. Buona lettura!


McCallon: Ciao ragazzi, benvenuti – anzi, bentornati! – su Metallized! Ci siamo sentiti due anni fa per il vostro Wasteland, ed ora eccoci qua con la vostra personale versione del Faust, in due atti. Tra intermezzi orchestrali, sperimentazione elettronica e liriche in latino, si può dire che questo sia il progetto più ambizioso e magniloquente della band finora?

Riccardo Toni: Ciao Simone e grazie per averci di nuovo qui. Direi che Faust è certamente il nostro progetto più complesso e sfaccettato, ma anche quello che [più] ci ha sfidato a livello umano e creativo. Abbiamo giocato con elementi che fino ad ora erano rimasti latenti nel nostro stile: orchestrazioni più stratificate, elettronica che non funge solo da contorno ma da vera narratrice, e una struttura narrativa che si intreccia profondamente con la musica. Faust non è solo un disco; è un’opera che vuole far riflettere, disturbare e, al contempo, incantare.

McCallon: Quali aspetti dell’opera di Goethe vi hanno più spinto a comporre un disco in suo onore?

Ivan Adami: Goethe ci ha ipnotizzati con la sua capacità di esplorare la natura umana in tutta la sua contraddizione. Faust è una figura tormentata, quasi mitologica nella sua modernità, che incarna la sete di conoscenza e il vuoto dell’insoddisfazione. Siamo stati attratti dalla sua dualità: un uomo che oscilla tra vette spirituali e abissi terreni, ma che, in fondo, resta profondamente umano. L’idea di tradurre questi temi in musica ci ha sedotti. Non volevamo solo narrare la storia, ma renderla viva, percepibile nelle note, nei testi e persino nei silenzi tra una battuta e l’altra.

McCallon: A questo proposito, mi è parso di trovare sonorità complessivamente più oscure rispetto a Wasteland, espresse anche da un cantato che in alcuni momenti si avvicina quasi al growl: è dovuto alle tematiche del testo originale?

Riccardo: Assolutamente. Goethe non ha scritto una storia di intrattenimento, e sarebbe stato un tradimento non riflettere quella profondità nell’atmosfera musicale. Abbiamo voluto creare un paesaggio sonoro che fosse un riflesso del tumulto interiore di Faust: ritmi che si contraggono e si espandono come il respiro di un uomo in preda all’angoscia, linee vocali che passano dalla delicatezza alla brutalità, quasi come se stessi ascoltando le voci nella sua testa. Anche l’uso di un cantato più aggressivo, ad esempio, non è stato casuale; è un linguaggio primitivo, viscerale, perfetto per rappresentare il dialogo con il male che alberga in ognuno di noi.

McCallon: Trovo che sia la miglior definizione di “growl” che abbia mai sentito! Restando in tema, Prologue in Heaven, Dance of Darkness e altri momenti vedono, come dicevamo, parti elettroniche ed effetti vocali in misura maggiore rispetto a quanto si è potuto ascoltare sui vostri album precedenti. Può essere un tratto del vostro sound che si amplierà in futuro o è una scelta precisamente legata a questo disco?

Ivan: La tentazione di dire “sì” è forte, perché ci siamo divertiti molto a esplorare queste sonorità, ma la verità è che il nostro sound si evolve di album in album. In Faust, l’elettronica è stata uno strumento per creare una dimensione altra, un luogo dove il sacro e il profano, il moderno e l’arcaico potessero coesistere. In futuro, chi lo sa? Forse la abbandoneremo del tutto, o magari diventerà centrale. Per ora, posso dire che la musica risponde sempre alle esigenze narrative del concept, e non viceversa.

McCallon: Veniamo ad un altro punto che già in precedenza mi aveva incuriosito: le vostre illustri collaborazioni! Se su Wasteland presenziavano Hansi Kürsch [cantante dei Blind Guardian, ndr] e Tom Englund [voce di Evergrey e Redemption, ndr], sulla vostra nuova fatica in studio spicca certamente la presenza di James LaBrie; come è nata questa collaborazione con la storica voce dei Dream Theater?

Riccardo: A volte, i sogni sembrano irraggiungibili fino al momento in cui non li vedi materializzarsi davanti ai tuoi occhi. La collaborazione con James è stata uno di quei momenti magici. Quando abbiamo iniziato a lavorare su Faust, ci siamo resi conto che la sua voce era perfetta per rappresentare certe sfumature del personaggio principale. Lo abbiamo contattato attraverso il nostro management, e, con nostra grande sorpresa, ha subito manifestato interesse. James ha un modo unico di interpretare i testi, come se desse vita non solo a un personaggio, ma a un intero universo emotivo. La sua partecipazione è stata un onore e una lezione.

McCallon: Veniamo poi alla collaborazione con Angelica Patti, che presta la sua voce a Two Souls. Com’è stato lavorare con lei e quale è stato il suo apporto alla canzone?

Ivan: La collaborazione con Angelica è stata molto intensa: la sua voce è pura e vibrante, ma al contempo possiede un’intensità drammatica che rende ogni parola un atto performativo. In Two Souls, Faust e Wagner dibattono sulla dualità della conoscenza e dell’anima, [e] la sua presenza ha aggiunto un’atmosfera radicata in un’emotività che cattura. Non è stata solo una “guest”, ma una co-narratrice che ha contribuito a dare vita alla visione che avevamo in mente.

McCallon: Molto bene. Avete pubblicato il disco in maniera indipendente, con una vostra etichetta, la Wasteland Records! Ce ne vorreste parlare? Come funziona e cosa vuol dire per una band disporre anche di una casa discografica?

Riccardo: Fondare Wasteland Records è stato un salto nel vuoto. Da un lato, ci ha dato la libertà di non scendere a compromessi, permettendoci di curare ogni dettaglio del progetto. Dall’altro, ci ha imposto una serie di responsabilità che vanno ben oltre la musica: logistica, distribuzione, marketing. È un equilibrio delicato tra passione e pragmatismo, ma ci permette di preservare l’integrità della nostra visione artistica. È come camminare su un filo teso, ma il panorama è spettacolare.

McCallon: Ci avviamo verso la conclusione… Se è normale al giorno d’oggi girare videoclip per i propri singoli, penso che sia significativo avere avuto modo di lavorare con lo stesso regista, Matteo Ermeti, e lo stesso gruppo di attori per intrepretare di volta in volta il Faust, Dio e Mefistofele. Ci raccontereste com’è stato lavorare a questa parte audiovisiva della produzione del disco?

Ivan: La collaborazione con Matteo è stata un viaggio parallelo a quello musicale. Lui ha compreso immediatamente l’essenza di Faust, traducendola in immagini che oscillano tra il reale e il simbolico. Lavorare con lo stesso cast per più video è stata una nostra scelta: volevamo creare una continuità narrativa e visiva che accompagnasse l’ascoltatore in un’esperienza immersiva. Vedere i personaggi di Dio, Faust e Mefistofele prendere vita sullo schermo è stato incredibile, come se stessimo osservando i frutti delle nostre idee prendere forma in un’altra dimensione.

McCallon: Un’ultima domanda che immagino vi steste aspettando: ci potete già dire qualcosa sul secondo atto, sul secondo capitolo di questo vostro progetto?

Riccardo: Sì, possiamo darvi qualche indizio. Il secondo atto rappresenterà una discesa ancora più profonda nei dilemmi e nelle ambizioni di Faust, con un’attenzione particolare alla sua relazione con Margherita e alle conseguenze devastanti delle sue scelte. Musicalmente, esploreremo toni ancora più intensi e dinamiche più drammatiche, spaziando tra orchestrazioni imponenti e momenti di intimità struggente. Sarà un viaggio emotivo e narrativo che non vediamo l'ora di condividere.

McCallon: Abbiamo concluso. Ancora una volta, vi ringrazio per il vostro tempo e la disponibilità! A voi un piccolo spazio per salutare come preferite i nostri lettori…

Ivan: Grazie a voi per lo spazio e per le domande. Vogliamo ringraziare tutti i lettori per il supporto che ci dimostrate sia online che ai nostri live. È fantastico sapere che il nostro lavoro riesce a raggiungervi e, speriamo, ad emozionarvi. Continuate a seguire la nostra avventura musicale, perché ci sono ancora molte storie da raccontare. E come sempre, “Stay Metal”!



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