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ABORYM - CULTURA DEL CHAOS - La biografia degli Aborym
06/12/2024 (1453 letture)
Folli, malvagi, anticonformisti. Gli Aborym hanno per decenni rappresentato queste e altre caratteristiche che ne hanno fatto una delle realtà estreme italiane più conosciute e apprezzate. Una carriera, la loro, non avara di lavori di altissimo livello e di traiettorie sempre nuove, ma anche tante e dense vicende e avvicendamenti interni che ne hanno segnato il percorso, e che hanno reso in qualche modo necessario e di interesse per molti riannodare le fila della carriera di questa affascinante creatura musicale.

È proprio questo il fine che si è preposto Mariano Fontaine nello scrivere Aborym – Cultura del chaos, uscito quest’anno per la Tsunami edizioni, vera e propria biografia realizzata in stretta collaborazione con Fabban su tutti e che consta di ben 325 pagine ricche di storie, aneddoti e analisi e immagini che ripercorrono tutta la storia del combo.
La disamina dell’autore muove agilmente tra il piano “storico” e quello strettamente musicale seguendo sostanzialmente tre direttrici che si intersecano: la prima, quella che fa un po’ da filo conduttore a tutta l’opera, segue le vicende personali di Fabban (alias Fabrizio Giannese, colonna portante del progetto); una seconda sposta di volta in volta il focus sulle vicende che più in generale hanno riguardato gli altri componenti ma anche la band nel suo evolvere musicale, dall’elaborazione e la fondazione fino alle fasi di composizione e registrazione dei vari dischi; la terza, infine, si concentra specificatamente sull’analisi delle singole opere della band, con analisi anche track-by-track che si avvalgono di dichiarazioni e spiegazioni inedite.
La narrazione dei fatti e delle vicende personali rivestono però indubbiamente il fattore più importante e innovativo del lavoro di Fontaine, che ricostruisce il corso degli eventi con dovizia di particolari e avvalendosi spesso della “viva voce” degli stessi membri della band, Fabban in primis; dai difficili esordi di Giannese nel tarantino, passando per il decisivo trasferimento a Roma, la vita sregolata e i primi successi discografici e le esperienze live, i contatti e i rapporti con la scena estrema dell’epoca, fino alle evoluzioni più recenti e ad una finalmente raggiunta stabilità nella vita e nei rapporti. Una storia, quella di Fabban e degli Aborym che risulta interessante perché svela retroscena i cui esiti spesso poi hanno influito sulla produzione musicale dei Nostri, e indubbiamente particolare per l’unicità che la caratterizza come qualsiasi vicenda artistica e umana, specialmente in un mondo come quello del black metal, pervaso da visioni del mondo e stili di vita estremi e stravaganti. E infatti nonostante questa unicità, le vicissitudini degli Aborym non mancano dei classici cliché: tra le pagine del libro c’è tanta musica, ma anche tanta droga e vita notturna, relazioni che sbocciano e amicizie che svaniscono, amori instabili, traiettorie artistiche che si congiungono e carriere che si dividono. Insomma le più vaste e al contempo più classiche combinazioni di rapporti umani e stati d’animo, fatti a volte di particolari e circostanze persino insignificanti, come ammesso in certi passaggi dagli stessi protagonisti, ma che spesso hanno un impatto anche sul proseguo della carriera artistica di Fabban e degli altri. La narrazione di questi fatti quasi intimi per certi versi, che necessariamente occupa una buona parte del primo quarto del libro, che si concentra sulla genesi della band prima del debutto con Kali Yuga Bizarre, si fa leggermente più sfumata man mano che le vicende musicali in senso più stretto si fanno chiaramente più significative, ma occupa sempre un ruolo consistente, diventando di fatto il motivo portante della narrazione. E se alcuni particolari potranno apparire persino morbosi a taluni, è indubbio che il ritratto che l’autore fa della band e delle sue evoluzioni, sia fedele e accattivante: gli Aborym conducono un’esistenza quasi nichilista, da veri clubber e raver, immersi in ambienti in cui non solo assumono quantità e varietà abnormi di psicotropi ma in cui sul loro background intriso di black norvegese si innesta la cultura cyber, alternative, hard-techno e industrial, con evidentissimi riverberi sulla musica e sull’immaginario che la band adotterà negli anni. Ed è quasi sorprendente scoprire come la band riesca a districarsi dalle difficoltà in cui si invischia per trovare sempre motivazione ed ispirazione per la musica. Molta enfasi viene posta in più momenti sul ruolo della band come inventori tout-court dell’incontro black-elettronica, cosa non del tutto vera considerando che, tanto per fare un esempio, 666 International viene pubblicato lo stesso anno di Kali Yuga Bizarre. D’altra parte è stato giusto dare atto a Fabban e compagni di aver portato questo connubio ad un livello forse mai raggiunto da altri, grazie ad una risonanza internazionale e ad intensi contatti soprattutto con la scena scandinava, fatti di per sé tutt’altro che scontati soprattutto per una band italiana. Insomma gli Aborym, in un caos orgiastico in cui i Mayhem, gli Emperor e i Mysticum si incontrano con la trance, la techno e la cultura club londinese, appaiono a ragione, con la loro estetica hard e irriverente e la loro energia caotica ma avanguardistica, come una delle realtà più intriganti apparse a cavallo tra i due millenni.
Gli eventi e le disamine musicali si dipanano piacevolmente grazie alla prosa ordinata e minuziosa dell’autore, che non si risparmia giudizi su alcuni particolari più discutibili, ma che coglie in pieno lo stile estremo, “shocking” e controverso della band, spezzando di tanto in tanto il tono più alto, giornalistico, con passaggi dal linguaggio più colorito che riescono a rendere quell’effetto quasi di narrazione in presa diretta.
Inoltre la narrazione schietta dei fatti, soprattutto quando si entra in territori più eminentemente musicali, è arricchita da una massiccia raccolta di dati e informazioni inedite e di primissimo livello per chi si volesse addentrare in una sorta di esegesi dell’opera dei Nostri. In particolare è pregevole il lavoro fatto nel recuperare numerose interviste e apparizioni dei vari componenti su riviste, fanzine, e webzine (sì, c’è anche Metallized!) che fotografano perfettamente gli stati d’animo e lo status della band nel tempo, nonché la precisione con cui sono riportate le strumentazioni adoperate per le varie registrazioni, particolari abbastanza interessanti per una band che ha fatto di un sound peculiare, asettico e malvagio uno dei suoi trademark.

Lavoro entusiasta e al contempo equilibrato e ben congegnato, Aborym – Cultura del chaos è un libro consigliatissimo per gli appassionati della band e degli ambienti musicali in cui essa cresce e si afferma, che fa luce sulle irrequiete traversie che ne hanno accompagnato la carriera discografica e che fa per primo chiarezza su molti punti grigi, interpretazioni complesse e fatti sconosciuti o solo vagamente noti nell’underground. Una lettura piacevole che rende i giusti onori a una delle realtà più originali e rappresentative del panorama estremo italico.

AUTORE: Mariano Fontaine
TITOLO: Aborym. Cultura del chaos
EDIZIONE: Tsunami, Gli Uragani 60, ottobre 2024
COPERTINA: Flessibile
PAGINE: 325
ISBN: 978-88-94859-82-9
PREZZO: € 24



Old Roger
Martedì 21 Gennaio 2025, 8.47.40
6
Per scrivere la biografia di questi , bastava un rotolo di carta igienica
Ni-ente
Martedì 24 Dicembre 2024, 13.21.41
5
Nel libro è presente anche Davide Totaro? In che misura vi ha partecipato? Grazie.
Duke
Sabato 7 Dicembre 2024, 21.54.50
4
....classica biografia...ricca di pallonate.....
Typhon
Sabato 7 Dicembre 2024, 15.24.08
3
Corretto, grazie della segnalazione!
Typhon
Sabato 7 Dicembre 2024, 15.23.43
2
Corretto, grazie della segnalazione!
Erekose
Sabato 7 Dicembre 2024, 15.10.08
1
C\'è un piccolo errore: Fabrizio Giannese non Fabio
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