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LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO

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ARCI BELLEZZA, VIA G. BELLEZZA 16/A - MILANO

STRINGS 24 - Seconda Parte: Rock E Gormiti
17/05/2009 (2844 letture)
Ecco a voi la seconda parte dell'intervista con Frank Caruso degli Strings 24...

Khaine: Lion Music è sicuramente, come dicevi tu prima, l’etichetta leader, per certi aspetti e generi di musica, nel mercato europeo. I vostri rapporti con l’etichetta di che tipo sono? Sono rapporti umani o sono freddi e distanti perché loro stanno a 3.000 chilometri di distanza?
Frank Caruso: Questa è una cosa interessante, e provocatoriamente raccolgo quello che dici: non so se la distanza chilometrica possa essere un mezzo di confronto rispetto alla qualità del tipo di rapporto, perché potrei dirti che ci sono editori a Milano con cui ho rapporti molto più difficili. La Lion Music l’ho conosciuta quando feci il mio primo disco solista, il titolo era Kaleidoskope, pubblicato nel 2007 su una mia folle idea e spinto da mia moglie; lei mi disse che dovevo fare un disco solista e io avevo già qualcosa come venti tracce pronte da cinque anni, che avevo già utilizzato per pubblicità e colonne sonore –per capire di cosa si tratta, la settimana scorsa erano su Striscia La Notizia, sono le musiche che ci sono sotto i servizi di Brunelli. Ho messo insieme queste cose, lavorandoci sopra e alla fine componendo degli inediti: faccio il cd, cerco un editore in Italia e non lo trovo... oppure lo trovo e mi dice che mi stampa il cd ma che, in cambio, io gli devo comprare 500 copie (ancora risate generali, ndr)

Khaine: Lo paghi per farti pubblicare il cd!
Frank Caruso: Bravissimo! E allora mi sono inventato produttore: quel disco l’ho prodotto io e, non avendo vincoli editoriali con nessuno, ho trovato due grandi opportunità, una in Europa e una in America. In Europa era Lion Music, che mi ha detto “Il cd te lo distribuisco io perché è un bellissimo lavoro”, mentre in America era Guitar 9, che tutt’ora mi sta vendendo i CD -e me ne sta vendendo veramente tanti. Quello è stato il mio primo contatto con Lion Music; poi, passati due anni, il titolare di Lion Music, parlando del cd degli Strings 24, mi disse di mandargliene una copia così che potesse sentirlo; una volta sentito mi disse che a causa della situazione della pirateria la Lion aveva deciso di non produrre più cd (e se vai sul sito di Lion Music questa cosa la trovi scritta: dicono esplicitamente di non inviare demo perché loro non stamperanno niente di nuovo) però il nostro prodotto gli piaceva e gli sarebbe piaciuto produrlo. Io sono rimasto colpito da questa cosa perché, come dici tu, da 3.000 chilometri di distanza qualcuno ha avuto il tempo, la voglia e il coraggio di ascoltare e di rischiare su questa cosa. Potrei dirti che ci sono delle case discografiche di Milano che questo non l’hanno fatto… non gliene faccio una colpa, però posso dire che se c’è la giusta sintonia mentale, grazie alle tecnologie di oggi si può essere più sulla stessa frequenza a 3.000 chilometri che non a 25 chilometri di distanza, quando a separarti è un mondo culturale.

Khaine: Anche su questo mi trovo d’accordo con te. Se tu ora potessi esprimere un desiderio che riguarda gli Strings 24, quale sarebbe?
Frank Caruso: Il desiderio che ho per gli Strings 24 è che facciano qualcosa che rimanga, che lasci un piccolissimo segno nel tempo: questa sarebbe la mia più grande soddisfazione. Ovviamente vorrei anche che ci sia un seguito… io l’ho già anticipato, sono certo che ci sarà un seguito: di fatto ci scontriamo con una situazione difficile dal punto di vista discografico e artistico però noi abbiamo cambiato le carte in tavola, dicendo “Noi non facciamo questa cosa perché dobbiamo guadagnarci da mangiare, perché per nostra fortuna abbiamo già casa, moglie, famiglie e macchine"... questo non è quello che ci dà il pane, questa è una cosa che facciamo perché, ci tengo a dirlo, ci piace farla e continueremo a farla, quindi sicuramente ci sarà un seguito.

Khaine: Mi fa piacere vedere che quello che muove il vostro spirito musicale non è l’esigenza economica… io credo che il vero artista sia quello che fa arte non per ottenere qualcosa in cambio, ma per il puro istinto di farlo, per me è questo che fa la grossa differenza perché non devi scendere a compromessi.
Frank Caruso: Bravissimo! Poi, devo dire la verità, ci vuole la possibilità per poterlo fare; io non sono un miliardario ma posso fare il musicista grazie a scelte che ho fatto in passato; posso raccontare un aneddoto banalissimo: negli anni '90 io già scrivevo pubblicità per grossi network televisivi. Non avevo uno studio di registrazione però mi chiamavano come autore e dovevo appoggiarmi di volta in volta ad uno studio e questo era un costo: dovevo pagare gli studi, gli arrangiatori e i sound engineer per produrre il prodotto finale. Ad un certo punto mi dissi che dovevo fare uno sforzo per saltare questo passaggio, mettendo una struttura mia di produzione musicale in modo da poter eliminare i costi. Fu uno sforzo grosso ma che, veramente, ringrazio il Cielo per averlo fatto, perché a tutt’oggi posso permettermi di registrare – attenzione: parliamo di 15 anni fa, quando non c’era il PC con la scheda audio; parliamo di mixer analogici, registratori a bobina quindi delle cose con dei costi molto alti. Questo mi mise nell’ottica di saltare un passaggio, arrivando dal produttore (che ero io) all’utilizzatore, che in quel caso era l’emittente televisiva saltando tutto un passaggio di intermediari. Questo è quello che mi ha permesso di produrre musica ininterrottamente per dieci anni, per Arachnes, per la televisione senza dover spendere dei soldi in costi di produzione ma semplicemente investendoli in una struttura: questa è anche un po’ la logica che ha permesso agli Strings 24 di arrivare ad un grande editore internazionale.

Khaine: Molto bene. allora facciamo un ultimo paio di domande: intanto, quali sono i cinque artisti che hanno maggiormente influenzato il chitarrismo moderno e per quale motivo?
Frank Caruso: Allora, io qui devo darti una risposta parziale perché sono presente solo io (risate generali, ndr): cercherò di dartene tre miei e due degli altri. Dunque, chitarrismo moderno… non saprei se dirteli in ordine cronologico o altro… forse è meglio in ordine casuale, o forse di importanza: io ritengo Joe Satriani un enorme bagaglio di scienza e conoscenza; lui è stato, ed è tuttora, non solo un bravo chitarrista ma un innovatore, perché ha trovato un ruolo della chitarra moderna, un suono ed un ruolo del chitarrista moderno, che era una cosa veramente difficile da fare dopo un Van Halen ed un Malmsteen, quindi anche in un momento storico particolare. Ho già fatto altri due nomi importanti (Van Halen e Malmsteen), ma facendo un passo indietro è ovvio che la chitarra moderna non avrebbe potuto nascere se non ci fosse stato un Jimi Hendrix: potremmo fare partire la chitarra moderna da lì (anche se qualcuno potrebbe considerarla antica), però io ritengo che se non ci fosse stato un Jimi Hendrix non ci sarebbe stato un Ritchie Blackmore e non ci sarebbe stato neanche un Malmsteen, motivo per cui credo che queste tre figure siano concatenate tra loro. Di fatto ci sono figure parallele come Joe Satriani e come Van Halen che hanno, secondo me, dato quel colore, quel ruolo ad uno strumento che nessuno poteva immaginare: quando Joe Satriani faceva dei timbri improbabili con la chitarra nessuno poteva pensare che ci si potesse ancora inventare un suono con la chitarra. Qualcuno dirà che l’ha fatto anche Steve Vai: io non sono d’accordo, non credo che abbia inventato qualcosa di nuovo ma piuttosto che abbia trovato un nuovo modo di proporlo, sicuramente più accattivante e, da un certo punto di vista, anche più tecnico. So di essere controcorrente...

Khaine: Beh io in effetti la penso in maniera un po’ diversa… diciamo che, forse, mentre Joe Satriani è un’interprete della chitarra Steve Vai è un interprete della tecnica, degli arrangiamenti con tanti strumenti e con tanti parti...
Frank Caruso: Su questo non ci piove. Il punto è che credo che un Steve Vai non potrebbe esistere senza un Joe Satriani!

Khaine: Hai assolutamente ragione su questo.
Frank Caruso: poi potrei metterne altri… io credo che anche Zakk Wylde abbia, a modo suo, un mondo da raccontare e una parte di chitarrismo rappresentativo e molto importante da mandare avanti, perché il fraseggio di quei chitarristi americani (come Zakk Wylde o Andy Timmons o una serie di altre persone) è per molti aspetti oggi fondamentale; non so se abbiano fatto la storia della chitarra, questo no. Non me la sentirei di mettere sullo stesso livello un grande innovatore come Satriani con un grandissimo chitarrista come Tony MacAlpine: questo perché io credo che Joe Satriani entrerà nella storia della chitarra mentre MacAlpine, anche se questo mi dispiace molto, probabilmente no, perché semplicemente non ha portato innovazione.

Khaine: Capisco. Tu che consigli daresti ad un neofita della chitarra che vorrebbe imparare a suonare come i più grandi nomi del rock?
Frank Caruso: Dovrò dare dei consigli impopolari perché io vengo dalla scuola classica! Se con voi questa sera ci fosse stato Sebo vi avrebbe detto: “Suona che ti passa”. Con tutto l’amore che abbiamo per questa filosofia, noi che ci scherziamo sopra… beh, io vengo da un concetto di musica intesa come “sangue e dolore”, per cui essere musicisti è una cosa faticosa, per cui soffrire e gioire nella propria sofferenza: ho un concetto romantico della musica, nel senso letterario del termine, fatto di passione, sofferenza e grande soddisfazione. Il consiglio che dò è di credere in quello che si sta facendo: il punto principale è la motivazione, per cui se io credo di poter arrivare a fare una cosa allora ad ogni costo ci devo arrivare. Non si possono estromettere gli strumenti: io non sono assolutamente d’accordo sulla musica “fai da te”: la musica è una scienza, una disciplina, un’arte; come tale ha delle regole, bellissime e condivisibili, da respirare e da vivere, ma che pur sempre rimangono delle regole. In queste regole ci sta anche l’istintività: non pensiamo che la regola sia necessariamente la negazione dell’istinto perché grandi artisti (ed è stato dimostrato nella pittura e nell’architettura), hanno espresso il loro io artistico pur rispettando quelle che erano le regole di un’arte, di un’architettura e di un tempo. La musica si deve muovere nello stesso modo: la musica è conoscenza e bisogna conoscerne gli strumenti. Ai miei allievi ho sempre insegnato il solfeggio, le scale: loro devono sapere a memoria le alterazioni, quali sono i diesis e i bemolle ecc. Perché la conoscenza ti dà la possibilità di poterti esprimere, consapevole di poter parlare un linguaggio universale: questo è il mio concetto di conoscenza della musica, non di pura regola applicata. Così come noi oggi stiamo parlando la stessa lingua, lo facciamo perché conosciamo lo stesso alfabeto, la stessa sintassi ecc. Per la musica dev’essere lo stesso: non si capisce per quale motivo si possa pensare che si debba studiare la grammatica ma non la teoria musicale. No, è una forma di linguaggio e in quanto tale anche la teoria musicale va studiata, va applicata e casomai superata, corrotta: ma semplicemente e solo dopo la conoscenza.

Khaine: Bene dai: caro Frank, ti ringrazio molto...
Frank Caruso: Beh a me ha fatto molto piacere, ma spero di non averti tediato con le mie chiacchiere...

Khaine: No no, vai tranquillo: per me c’è la soddisfazione di parlare con una persona il cui lavoro mi è piaciuto veramente molto. E poi sei stato anche molto gentile e disponibile, quindi...
Frank Caruso: Tu dici che sono disponibile, ma ecco... io ho trovato di una grandissima disponibilità i grandi artisti con cui ho lavorato. Ho lavorato al Guitar Day con Paul Gilbert dei Mr. Big, a cui abbiamo fatto da opener; eravamo entrambi in camerino a cambiare le corde della chitarra, della serie “Mi manca un mi cantino, tu ce l’hai uno in più?”; con Andy Timmons abbiamo fatto lo stesso, abbiamo fatto da opener per lui. Con Steve Lukather ci siamo visti l’anno scorso perché avevamo organizzato degli eventi in comune; ho visto come da parte dei grandi ci sia quest’approccio che loro definiscono “easy & short”, come dire, “molto tranquillo”. Devo dire che in Europa questa cosa è ancora un po’ difficilotta: c’è solo da imparare da questi grandi, ad essere semplici e...

Khaine: E a tirarsela un po' meno, no?
Frank Caruso: E si perché poi ti trovi a parlare col gruppetto che ha suonato all’oratorio (grasse risate generali, ndr), del tipo “Oh, stasera è la mia serata eh!”

Khaine: “Oh, guarda che c’erano quaranta persone eh!”
Frank Caruso: Esatto! Hahaha! Poi ti trovi a lavorare con queste persone… guarda, a dicembre ho registrato una musica per i Gormiti, che era tra quello che capitava nei miei lavori per la televisione; mi hanno dato un cantante che, per me, era un mito, nel senso che era la voce (a parte essere uno dei coristi di Vasco Rossi e di Sanremo) di Goldrake. Per cui una voce storica, che ha fatto una serie di cartoni animati… allora, questo cantante doveva venire a cantare un mio brano: è arrivato e mi chiede in tutta umiltà se avevo la partitura. Allora quando lavoro con questi grandi personaggi, che mi rendo conto essere persone normali, porto a casa qualcosa di più. Devo dire la verità: ad alti livelli è veramente così; è proprio il livello medio e medio-basso che è fatto di invidie e, forse, di proiezioni di se stessi verso immagini che non esistono più di tanto.

Khaine: chissà che chi ci legge possa trarre spunti illuminanti da questa tua osservazione… comunque, vuoi lasciare un messaggio di chiusura per salutare i lettori?
Frank Caruso: Lo lascio sicuramente: ringrazio voi e, naturalmente, ringrazio i Lettori. L’augurio che dò è di credere in quello che si fa, ascoltando la musica e alzando il volume del proprio amplificatore perché se siamo convinti che quello che stiamo suonando è una cosa buona allora la dobbiamo fare assolutamente sentire. Credeteci anche di fronte a porte chiuse: io ne ho viste tante, anche di case discografiche; cominciamo a pensare che il mondo non è la nostra nazione, la nostra regione, il nostro quartiere, perchè dobbiamo fare le nostre scelte, scegliendo se essere il re del quartiere o qualcuno, qualcosa, nel mondo: è questo che ci farà fare delle scelte diverse.



Khaine
Mercoledì 20 Maggio 2009, 9.05.01
3
Denghiù!
Raven
Mercoledì 20 Maggio 2009, 8.11.12
2
Mi associo
Rob
Mercoledì 20 Maggio 2009, 0.16.14
1
Intervista davvero molto interessante! Bravissimo Khaine!
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