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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Pelican - Forever Becoming
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( 2893 letture )
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Giunti al quinto capitolo della loro rapida carriera, i Pelican con Forever Becoming confezionano forse l'episodio più accessibile della loro discografia, nel quale sono le influenze post-rock, shoegaze a far da padrone, su un album che spazia tra kraut-rock, stoner e psichedelia. Nati nel 1999 come side project dei Tusk, i tre grinders di Chicago mettono in piedi questo progetto che in breve tempo raggiunge una notorietà ben superiore al main project, guadagnandosi la partecipazione al Primavera Sound Festival 2014 di Barcellona, in compagnia di Pixies, Aphex Twins, Boris, Merzbow e tanti altri.
Purtroppo nella carriera di ogni artista, per raggiungere la fama bisogna scendere a compromessi con il cosiddetto mainstream, così il terzetto mette in atto una scrematura del suono, alleggerendolo dalle pesanti escoriazioni stoner di Australasia, riducendo al minimo le divagazioni psichedeliche e puntando tutto sulle influenze shoegaze e post-rock che tanto sono di moda negli ultimi anni. Il risultato è una manciata di brani strumentali abbastanza piacevoli, con una forte dose di melodia, alle volte decisamente commerciali (Deny The Absolute) che, nonostante non abbiano un accompagnamento vocale, si fanno apprezzare senza grandi pretese.
La critica accusa i Pelican di non aver saputo mantenere alto il livello qualitativo dei brani che caratterizzò il loro esordio, limitandosi a vivere di rendita per un successo arrivato molto in fretta, cercando di cavalcarlo più intensamente possibile con album piacevoli ma non certamente fenomenali. Non sono mai stato un grande fan di questo tipo di sonorità, troppo “easy” per essere accostate alla musica estrema, ma decisamente ostiche al grande pubblico per essere considerati commerciali. Un ibrido che impedisce una collocazione stilistica e che finisce per rendere questo lavoro né carne né pesce. Non sono più una band stoner e non sono ancora una band commerciale; a chi deve interessare un album simile? Inutile anche un'approfondita descrizione track by track, che nel caso di lavori strumentali come questo, si ridurrebbe ad un inutile descrizione di esecuzioni tecniche che annoierebbero a morte i lettori.
Non c'è dubbio che la base di partenza sia rintracciabile nei seminali capolavori dei Kyuss ed a tutta la scuola stoner più visionaria, dai quali ahimè i Pelican non hanno ereditato quella vena di acida bellezza che rese celebre quei lavori, declassando dunque le composizioni dei Pelican ad una manciata di demo afone. Le mode vanno e vengono, mentre la classe rimane immutata nel tempo e purtoppo i Pelican devono fare ancora parecchia strada prima che si possa usare questo termine per la loro musica.
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A me è piaciuto parecchio, è un album la cui semplicità è molto infingarda. Non è certo un album estremo ma non ho trovato tutta quella vena commerciale di cui si parla nella recensione: si respira un'aria un pò più semplice e meno intricata rispetto al passato, quello si, ma l'album da un punto di vista sonoro non è affatto leggero, e in generale le canzoni (su tutte cito "The Tundra" e "Vestiges" dall'impressionante crescendo finale) mantengono un livello qualitativo piuttosto alto. Da parte mia un 77 se lo merita tutto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Terminal 2. Deny The Absolute 3. The Tundra 4. Immutable Dusk 5. Threnody 6. The Cliff 7. Vestiges 8. Perpetual Dawn
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Line Up
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Trevor Shelley de Brauw (Chitarre) Dallas Thomas (Chitarre) Bryan Herweg (Basso) Larry Herweg (Batteria)
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RECENSIONI |
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