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Pelican - What We All Come To Need
( 5134 letture )
LA CITTA' DEGLI ECHI
Li avevamo lasciati sulle melanconiche spiagge di City Of Echoes sotto la timida luce del sole primaverile dell'Illinois. Era il 2007 e i Pelican avevano partorito il loro lavoro più controverso. Focalizzato sul tema della globalizzazione, l'album aveva avuto una decisa virata verso un sound più blando e riflessivo, acuendo in maniera esponenziale le loro anime post-rock. La mastodontica furia sludge di Australasia si era sempre più affievolita in un processo lineare di educazione del suono in cui la band aveva lentamente addolcito il proprio stile, a favore di un minutaggio molto meno esteso delle singole canzoni, che apparivano più facili e catchy (per quanto facile e catchy possa suonare un album strumentale). Insomma sempre più vicini ad una mentalità alla Slint piuttosto che alla Mastodon.

CIO' DI CUI TUTTI ABBIAMO BISOGNO (?)
Anno Domini 2009. Il Pellicano, intorpidito dai due anni di letargo, è tornato a volare.
What We All Come To Need segna il passaggio della band di Chicago dalla vecchia etichetta, l'Hydra Head Records di Aaron Turner (Isis) alla Southern Lord Records. Una separazione priva di conseguenze che non va ad intaccare lo splendido rapporto con gli Isis, tanto che lo stesso Aaron Turner sarà uno dei numerosi guests dell'album.
Controllati e piacevoli feedback ambientali ci proiettano all'interno del disco, quasi come un La orchestrale da cui tutto ha inizio, e sin dalle prime note di Glimmer (con la partecipazione al basso di Ben Verellen degli Helms Alee) cominciamo a capire che qualcosa è cambiato. I pesanti muri di suono sono tornati, in maniera molto più compatta e non più “fangosa” come in passato. Le chitarre infatti, se pur più heavy rispetto al precedente lavoro, mancano di quel mordente pieno di carica atavica proprio di Australasia e del suo successore The Fire In Our Throats Will Beckon The Thaw, ma il gusto per la melodia e per gli effetti non è variato di una virgola. Il buon Greg Anderson dei Sunn 0))) ci onora con la sua presenza nel successivo brano, immancabilmente introdotto da chitarre funeree e drone, che sfociano poi però in un pezzo molto standard,The Creeper, con molti richiami al desertico stoner dei Kyuss. L'album guadagnando in pesantezza ha tuttavia perso in dinamicità, come un immenso monolite dagli angoli smussati impossibile da sradicare. Intendiamoci, si alternano ancora momenti più potenti ad altri più magicamente riflessivi e introspettivi (Specks Of Light ne è un lampante esempio), ma sempre secondo una certa rigida schematicità che ha tarpato le ali ai voli pindarici di una volta. Seguendo la linea percorsa con City Of Echoes il platter presenta una maggior concentrazione nel songwriting e negli arrangiamenti, a discapito del riffage non particolarmente elaborato (il riff bluesy di Ephemeral sembra direttamente uscito dagli anni 70).
Le ultime due tracce sono i punti più gustosi e particolari dell'opera. La titletrack,che vede alla guest guitar Aaron Turner, nasce dalle ultime note della precedente An Inch Above Sand. E' un brano dall'effetto straniante dove melodie allegre e suadenti giocano su una base profonda e cupa, in un infinito inseguirsi di intrecci e ostinati. Ma la vera sorpresa è l'ultimo respiro di What We All Come To Need: The Last Breath. Per la prima volta in una uscita ufficiale della band una voce umana accarezza i nostri timpani. E' la spiazzante ugola di Allen Epley (The Life And Times) che fa timidamente capolino dal nulla, sposandosi alla perfezione con le pacate note del brano, in una performance sopra le righe, al confine tra Sonic Youth e My Bloody Valentine. Strano ma vero il pezzo suona dannatamente Pelican.

Ci troviamo di fronte all'album forse più accessibile della loro carriera, anche se non sono presenti strumenti acustici che avevano avuto molto spazio nelle precedenti release. La forma canzone dei brani si risolve spesso e volentieri in maniera molto classica, senza mai superare i 7 minuti, e di sicuro aiuta la produzione molto tonda e cristallina. Trovo e ho sempre trovato ogni singolo episodio della loro musica coerente, secondo un'evoluzione stilistica chiara e ben precisa, e What We All Come To Need non sfugge a questa regola. È ciò di cui tutti abbiamo bisogno?... Assolutamente no. Non è un opera trascendentale e in molti passaggi sfiora il banale e il già sentito, ma l'estetica dei Pelican possiede sempre una forte pulsione emotiva che mi lascia comunque soddisfatto, a volte di più e altre (come in questo caso) di meno, alla fine di ogni ascolto. Un disco che può crescere o regredire col tempo.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
50.11 su 27 voti [ VOTA]
Macca
Lunedì 27 Gennaio 2014, 10.03.10
6
Dopo qualche mese alzo il voto a 75, ci sono davvero ottime composizioni. Non è un lavoro esente da pecche, il sound dopo un pò diventa un pò stagnante (Final Breath) ma l'impatto atmosferico del lavoro è notevole, è molto ben suonato, i riff sono coinvolgenti e il tutto è avvolto da una patina di molinconia "positiva" che finisce per rapire. Parlando di pezzi, The Creeper e la title track sono stupendi. Un album che, nel mio caso, col tempo è cresciuto e a questo punto lo comprerò. Mi piace moltissimo questa band.
Macca
Lunedì 30 Settembre 2013, 18.11.54
5
A me non è dispiaciuto, anche se ha dei difetti e il più grande è che se la prima parte scorre lisica la seconda rischia di annoiare un pò (nonostante i pezzi siano buoni). Voto giusto, anche se ascoltandolo col piglio giusto un 70 si può anche dare.
Marco
Giovedì 14 Marzo 2013, 11.33.19
4
Meglio l'album Australasia. Voto:78
Emiliano
Lunedì 9 Novembre 2009, 12.18.39
3
THE CREEPER E LE ULTIME DUE TRACCIE LE MIE SONGS PREFERITE..SICURAMENTE NN è UN ALBUM ORIGINALE MA CMQ MOLTO EMOZIONANTE..
BURN
Giovedì 5 Novembre 2009, 14.29.51
2
d'accordissimo, ottima recensione \m/
Tiziano
Martedì 3 Novembre 2009, 19.01.43
1
Io non l'ho trovato particolarmente bello anche se è indubbiamente fatto bene, infatti concordo con il voto del recensore
INFORMAZIONI
2009
Southern Lord
Metal
Tracklist
01.Glimmer
02.The Creeper
03.Ephemeral
04.Specks Of Light
05.Strung Up From The Sky
06.An Inch Above Sand
07.What We All Come To Need
08.Final Breath
Line Up
- Trevor de Brauw - chitarra
- Laurent Lebec - chitarra
- Bryan Herweg - basso
- Larry Herweg - batteria
 
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