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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mithotyn - Gathered Around the Oaken Table
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( 2596 letture )
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Il disco di cui vi parlerò oggi è intenso e allo stesso tempo crudele: se da un lato, come vedremo, si resta completamente avvolti dal susseguirsi delle canzoni, dall’altro quest’opera pone fine ad uno dei gruppi più importanti di tutta la scena viking metal, ovvero gli svedesi Mithotyn. Considerando anche i demo, Gathered Around the Oaken Table è la settima release in sette anni e mostra una maturità stilistica e compositiva sempre più marcata ed evidente. In pochissimo tempo si è passati dal grezzo In the Sign of the Ravens a King of the Distant Forest, album che unisce black e viking con uno stile affascinante, creando probabilmente il capolavoro della band. Il cd che verrà trattato nella recensione è dunque l’ultima manifestazione artistica di un combo di musicisti che in parte andrà a formare i Falconer (continuando con un’impressionante costanza nella pubblicazione di materiale) e più recentemente i King of Asgard.
Una caratteristica molto importante di questo Gathered Around the Oaken Table è il fatto che sia perfettamente distinguibile rispetto al lavoro precedente, nonostante non sia passato poi così tanto tempo tra un’uscita e l’altra. Il sound è più pulito e legato al metal classico, infatti il tutto è incentrato attorno alla chitarra di Stefan Weinerhall, vero protagonista della scena per quasi un’ora di durata. La sua grandissima prova musicale consiste, tanto per cominciare, nella varietà e nella bellezza del riffing, ma quello che veramente colpisce col passare dei minuti è il gran numero di temi che vanno a comporre l’album. Dal punto di vista melodico Gathered Around the Oaken Table è qualcosa che nel viking ha veramente pochi rivali, non si può far altro che complimentarsi con questo musicista e restare in silenzio ad ascoltare. Allo stesso modo il drumming si dimostra sempre azzeccato e preciso, donando durezza ai riff con qualche cavalcata di doppia cassa e utilizzando svariati cambi di tempo in grado di impreziosire il comparto sonoro. Infine, non si possono non citare le voci, forse ciò che è più cambiato rispetto al lavoro precedente assieme alle chitarre. Innanzitutto le parti cantate in pulito e quindi anche le parti corali, sono visibilmente aumentate, segno che le composizioni sono più ragionate ed elaborate rispetto al passato dove magari l’atmosfera era una quasi una conseguenza, mentre in quest’opera i Mithotyn sono perfettamente consci e in grado di creare determinate ambientazioni e di far scaturire particolari sensazioni nell’ascoltatore. Abbandonate le voci in clean, passiamo a scream e growl: è possibile notare come anche queste abbiano subito alcune modifiche, infatti sono molto più “grattate” ed acide, ma alla fine dei conti la sostanza è sempre la stessa, ovvero che il risultato finale è tutto tranne che deludente. Come al solito, la musica dei Nostri scorre con grande piacere e non ha bisogno di un numero eccessivo di ascolti per essere capita, ma a parte questo il tutto continua a migliorare a distanza di molti anni ogni volta che lo si inserisce all’interno del lettore.
Le canzoni non hanno certo bisogno di grandi presentazioni, la qualità generale del disco è infatti indiscutibile, anche se nonostante tutto continuo a preferire il tocco gelido e freddo dell’album precedente. Bisogna comunque ammettere come Gathered Around the Oaken Table sia più vario e offra ogni volta nuovi ed interessanti spunti. Ad esempio l’opener Lord of Ironhand trasforma i propri mid-tempos in rapide sfuriate di stampo black, mentre In the Clash of Arms rilascia un sound più che mai oscuro facendo ampio uso di cavalcate di stampo heavy, arricchendo il tutto con un’ispirata alternanza vocale tra scream e clean vocals. All’interno di Imprisoned e Guided by History compaiono diversi accenni di derivazione puramente folkloristica (raramente presenti tra le tracce); Hearts of Stone, dotata di una melodia incredibile, e The Well of Mimir, più improntata sul carattere roccioso dei propri riffing, offrono un contrasto decisamente niente male. Inoltre The Guardian merita una menzione particolare, canzone di punta del platter grazie ad una parte strumentale indescrivibile, messa ancora più in evidenza dalla scarsa presenza delle voci, in questo caso giustamente ridotte al minimo.
Ancora una volta consiglio la lettura dei testi per entrare al meglio nel mondo dei Mithotyn, per sentirsi anche solo per un’ora parte di quel tavolo raffigurato in copertina, dove per l’ultima volta vengono alzati i corni in onore di questo gruppo indimenticabile. Alla fine dei conti il punteggio è leggermente inferiore rispetto a King of the Distant Forest, ma in sostanza queste sono piccole sottigliezze di carattere prettamente soggettivo, l’unica cosa sicura è che Gathered Around the Oaken Table è un grandissimo album, indispensabile per tutti gli appassionati del genere e, perché no, ottimo anche per chi non è esattamente il più accanito ascoltatore di viking metal.
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9
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Chiusura del cerchio sempre ad alto livello.. Ritengo a mio gusto che i Voti dati su questo Sito ai tre Album, rispecchino il loro valore. |
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8
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Niente da dire......il mio gruppo preferito di sempre Tutti i loro lavori mi hanno preso fim dal primo ascolto e ancora oggi sono quelli che ascolto costantemente.........VOTO 100 |
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7
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Il loro miglior album resta il primo... |
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6
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LOL! Influenzato ho scritto anche io norvegesi nel commento, ahahah! |
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5
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@Lord lapsus mio ahaha, grazie per averlo segnalato... correggeremo il prima possibile  |
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4
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Niente giri di parole: possono vantare una discografia di capolavori, c'è solo l'imbarazzo della scelta e personalmente ritengo King of the distant forest e Sign of the raven superiori di un soffio a questo, ma comunque si parla di dischi monumentali, la storia del cosidetto "Viking metal" passa anche e soprattutto di qua. Poi purtroppo si sono sciolti dando vita ai Falconer, ma preferisco non esprimermi in merito. PS: non erano forse svedesi i Mithotyn? |
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3
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Mi ha tagliato il commento, comunque dicevo: grande rispolverata questa, era immancabile. Sul valore del disco c'è poco da dire, sta volta alzerei un pochino il voto, c'è però tutto sommato conta davvero poco a fronte di una recensione che spiega perfettamente tutto senza tralasciare nulla. Quindi onestamente non so nemmeno cosa aggiungere, se non che scegliere il migliore dei Mithotyn tra questo ed il precedente e quasi impossibile. Forse anche io, come Giacomo, preferisco davvero impercettibilmente il precedente "King Of A Distant Forest", anche se la qualità di questo -purtroppo- ultimo capitolo della immacolata discografia dei norvegesi, oggettivamente non ha punti deboli ne canzoni inferiori alle altre. La maturità complessiva del disco e del gruppo è sublimata in questo disco, ancor più che nel precedente, e non era facile! |
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2
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Ma va. Voto basso, per me almeno 95, è il loro album migliore. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lord of Ironhand 2. Watchmen of the Wild 3. In the Clash of Arms 4. Hearts of Stone 5. The Well of Mimir 6. Chariot of Power 7. Nocturnal Riders 8. The Guardian 9. Imprisoned 10. Guided by History 11. The Old Rover
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Line Up
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Rickard Martinsson (Voce, Basso) Stefan Weinerhall (Chitarra) Karl Beckmann (Tastiera, Chitarra, Voce) Karsten Larsson (Batteria)
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RECENSIONI |
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