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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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A 5 anni di distanza dall’uscita di un disco fondamentale, divenuto presto un riferimento per la scena rock statunitense, i Tool, dopo vari rinvii, “depistaggi”, ritardi e dopo due dischi e mezzo (e tanti dischi di platino) targati A Perfect Circle tornano sulle scene e lo fanno con un nuovo album ed un probabile tour mondiale. Inutile ri-sottolineare quanto grande sia stata l’attesa per l’uscita di questo lavoro. Persino qui da noi, dove la band più “avanti” nei propri generi di riferimento riescono rarissimamente a fare breccia nel cuore commerciale del pubblico più vasto, l’attesa per il nuovo lavoro della band californiana è stata palpabile e diffusa. 10,000 Days dovrebbe uscire ufficialmente il 2 Maggio 2006 in Europa e, negli ultimi mesi, anche la stampa specializzata ha messo del suo nella confusione generalizzata che ha, per molti versi, caratterizzato l’attesa per questa release. Del resto, sarà capitato a molti lettori di trovare, spulciando su internet, false recensioni di questo disco, in cui se ne descrivevano le caratteristiche in modi abbastanza chiaramente incoerenti, ove non paradossali o ridicoli. Noi stessi ne avevamo parlato con diversi colleghi della band statunitense che avevano avuto modo di ascoltare il raw mix dell’album, magari ancora privo delle linee vocali. L’attesa è comunque finita, e 10,000 Days sarà presto a disposizione del nostro pubblico, appena in tempo per celebrare l’arrivo in Italia, dopo molti anni, della band di Keenan, mentre è già da qualche giorno disponibile nell’homepage di Toolband.com l’ascolto del (probabile) primo singolo Vicarious. Partiremmo subito da Vicarious per soddisfare la curiosità dei più impazienti. La canzone vanta una durata ed un’intro decisamente “alla Tool”, con l’iniziale classico arpeggio di Re Do e Mi che ha reso la band, prima una novità ed una caso, e poi un “must” nella scena statunitense; dopo questo primo minuto di riscaldamento il gruppo entra, senza ulteriori preamboli, nella sua dimensione più caratteristica e propone quella che, in molti, riconosceranno immediatamente come la sua musica, fatta di lancinanti arpeggi minori, suggestive fughe batteristiche e meraviglie vocali, addensate dal solito basso “grande come un palazzo” e dalla consueta produzione impeccabile ed inimitabile, in questo abbastanza omologabile a quella di Lateralus, se si eccettuano il suono della cassa, leggermente più metallico e distinguibile, e quello dell’elettronica, che mi ha personalmente fatto riandare con la memoria ad alcuni ottimi remix che mi era capitato di ascoltare dei brani degli A Perfect Circle. I Tool non si peritano di ri-mettere in evidenza le carenze di gran parte dei loro contemporanei in fatto di arrangiamento e dinamica dei brani, e puntualmente al minuto 5 e 30 di questa opener ci propongono uno dei loro consuetissimi bridge sincopati in crescendo che trova nella voce di Keenan e nella ritmica asimmetrica della chitarra di Adam la sua logica ed inevitabile soluzione, più o meno due minuti più tardi, proponendo, da quel momento in avanti, quello che risulterà, a mio modestissimo avviso, il miglior passaggio dell’intero disco, davvero degno dei momenti migliori della band californiana. La successiva Jambi parte subito con uno dei tratti distintivi -seppur di matrice chiaramente “Lateralusiana”- di questo platter, ossia velocissimi fraseggi di chitarra “palm-mutata”, per capirci meglio, è possibile ascoltare qualcosa di molto analogo durante la parte finale di The Grudge. Jambi è come si diceva un brano di “sapore Lateralusiano”, propone le stesse alternanze e la stessa capacità di gestirle, si segnala per alcune differenze il cantato di Keenan, che risulta certamente influenzato dal grosso progetto sviluppato in questi anni con Billy Howerdel e soci. L’accoppiata Wings For Marie/10,000 Days è di quelle che fanno pensare come mai i Tool, nonostante il loro successo, non siano mai diventati una band per tutti: i due brani sfiorano complessivamente i diciotto minuti, e rappresentano un autentico disco nel disco, hanno le loro proprie atmosfere, la loro propria bellezza, ed il loro proprio senso, rimane appena da osservare che mantenere la qualità del songwriting così alta per tanti interminabili minuti, è una caratteristica che ci sembra a panneggio di poche altre band statunitensi in circolazione. Uno dei pochi veri inediti del disco è rappresentato dall’intro vocale della successiva The Pot, in cui Maynard sembrerebbe cantare dopo aver inalato diversi decimetri cubi di elio; difficile capire come l’effetto sia stato ottenuto effettivamente, ferma restando l’acclaratissima esistenza di alcuni noti settaggi di plug-in software che riproducono il tipico effetto “gassoso”. Lipan Conjuring ha la tipica funzione di intermezzo condivisa anche con altri brani dei dischi precedenti, ma è realizzata in modo affatto differente, proponendo una sorta di pratica divinatoria indiana o sciamanica. Lost Keys è anch’essa un intermezzo, in larga parte strumentale e conduce alla successiva Rosetta Stoned, altro grosso “act” della release, dal minutaggio molto esteso, in cui la band dà fondo a tutti i propri mezzi ed al proprio intero stile, realizzando un brano che rafforza l’impressione generale lasciata dal disco fino a questo punto. La successiva Intension è un pezzo molto più riflessivo ed “intimistico”, in cui la voce e le atmosfere elettroniche e percussive (realizzate davvero ad altissimo livello) fanno la parte del leone. Right In Two risulta essere la vera ultima traccia del disco, nella misura in cui la successiva Viginti Tres rappresenta un episodio quasi puramente elettronico-rumoristico (seppur tutt’altro che banale) che semplicemente conduce l’ascoltatore “fuori” dal disco. Right In Two rappresenta dunque il vero commiato dei Tool dall’ascoltatore, ed è un commiato in grande stile, con la parte dal minuto quattro in avanti fino al successivo “obbligato” finale, in cui le percussioni conducono l’ascoltatore nell’abisso da sempre caro e familiare alla band statunitense, divenendo una sorta di “salvacondotto” che porta chi ascolta dove la coscienza di sé si fa più incerta e rarefatta. Alla fine del lungo viaggio, pur essendo 10,000 Days un disco che merita con ogni probabilità ascolti più che mensili per essere apprezzato a fondo, rimangono alcune sensazioni abbastanza nette. Tra queste proporremo, quella che ci sembra candidarsi a probabile causa delle più diffuse opinioni generate in futuro dal disco stesso. L’album non si allontana affatto da Lateralus: non abbiamo trovato in nessun punto ed in nessun passaggio di arrangiamento una discontinuità o una frattura che rivelasse l’intenzione della band di deviare dalla strada tracciata con il capolavoro del 2001. Ciò ci sembra destinato a generare reazioni opposte in varie tipologie di pubblico. Chi temeva che la band non sapesse riproporsi sugli standard di Lateralus, tirerà un sospiro di sollievo e si preparerà a passare altri (lunghi?) anni di attesa, centellinando il piacere di queste undici belle tracce nuove “fiammanti”. Chi ha apprezzato nei Tool la capacità costante ed ininterrotta di ri-creare ed innovare un linguaggio inedito, forse rimpiangerà il piccolo shock o disorientamento provato ad ogni precedente uscita, e la sensazione di ascoltare una band che sapesse andare sempre “oltre se stessa”, mai appagata da quanto raggiunto con un disco, per quanto bello o di successo potesse risultare. Noi ci riconosciamo maggiormente nella seconda macro-categoria, soprattutto perché non siamo del tutto persuasi che un’attesa di cinque anni sia indispensabile per compiere la transizione tra Lateralus e 10,000 Days. Rimane il fatto che 10,000 Days è un disco di alto, alto livello che, tra l’altro, si sente in un modo incredibile; probabilmente non mancherà di essere premiato ampiamente dal pubblico e dalla critica, soprattutto statunitense e, per fare un esempio relativo ai nostri più ristretti confini, non mancherà di rinfocolare il fenomeno delle cover band involontarie/inconsapevoli di cui si è parlato diffusamente nelle recensioni dei dischi precedenti. Il senza voto è giustificato da queste e da moltissime altre considerazioni; i lettori sapranno certamente indicare quale delle due correnti di pensiero sia destinata a risultare preponderante sull’altra.
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VOTO LETTORI
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88.05 su 416 voti [
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Un passo verso sonorità meno mistiche e più onoriche. Pezzi clamorosi: Jambi, Right in two, Rosetta stoned. |
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The pot la mia preferita del disco, il basso di chancellor in questa traccia è qualcosa di inumano, davvero pazzesco. Commoventi wings for marie part 1 e 10.000 days e stupenda anche la coppia iniziale vicarious e jambi. Grande album di una band stratosferica |
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3 parole: RIGHT IN TWO! |
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Secondo me il migliore della band |
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Per ora questo e' il mio preferito insiema a "Aenima" |
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Disco molto sopravvalutato per me, estremamente inferiore ai precedenti. Gli unici pezzi che mi sono piaciuti sono Vicarious, Jambi e Right in Two, e comunque stanne spanne sotto le loro hits. Il resto sa molto di già sentito, molto mestiere e poca cratività |
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Ennesimo grande album, lo riascoltavo giusto in questi giorni: Vicarious, Jambi, Wings 1 e 2, The Pot, Rosetta Stoned, Right in Two, tutti grandissimi pezzi. Certo il sound arrivati al quarto album non è più una novità, ed è in parte debitore dei due capolavori precedenti ma secondo me non ci arriva molto distante, anzi lo reputo inferiore solo per essere uscito rispettivamente 10 e 5 anni dopo Aenima e Lateralus. Voto 90 |
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Bello ma inferiore ai due precedenti capolavori. Li vedro’ dal vivo al Firenze Rock |
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Ci dev'essere un errore nel commento #65 Giax, il T9 deve avere inavvertitamente scritto Led Zeppelin al posto di non so quale band noiosa, capita  |
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Leggendo i commenti dal 61 al 77 ho provato un desiderio insano di estirparmi i bulbi oculari. |
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Io dico solo, che se nel 2018 siamo ancora qui a commentare evidentemente è perché, come tutti gli lp dei tool, stiamo parlando di una pietra miliare,. |
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@lux chaos Credo ci sia una contraddizione in quello che hai scritto, in quanto un' opinione oggettiva non prevede la valutazione del gusto personale, quindi OGGETTIVAMENTE non possono PIACERE i Tool; quindi non penso che qualcuno possa scrivere nulla del genere. Infatti i Tool oggettivamente sono apprezzati dalla maggior parte del mondo del rock proprio perché la qualitá del loro lavoro e l' apporto che hanno dato all' evoluzione del genere, non si puó trascurare. Sono stati gli ultimi a scomporre gli elementi fino a quel momento conosciuti, per poi ricomporli a modo loro, scrivendo una piccola parte di storia(credo che insieme ai Neurosis siano stati i padri fondatori del POST, o almeno cosí viene definito). Non parliamo poi del sound, della produzione, della tecnica musicale, degli artwork, dei video, perché sennó staremmo qui giorni.
Soggettivamente possono non piacere perché molti li trovano pallosi, ma non ho mai sentito nessuno parlar male di loro, di una band si riconosce il valore pur non ascoltandola. Personalmente i Tool sono il mio gruppo preferito, inarrivabile, intoccabile. Per quanto riguarda il disco, non riesco purtroppo ad essere totalmente oggettivo nella valutazione, reputando ogni loro album, da Untertow, portatore di un messaggio ogni volta diverso e in continua evoluzione alchemica, un percorso non ancora terminato, forse (si spera, visto che oramai sono passati 12 anni da questo platter). Ascoltando gli ultimi lavori degli APC ho un po' paura, visto la piega un catchy e "patinata" che Maynard ha deciso di imporre. Si spera che una band unica con i Tool non possa mai deluderci, fino ad ora un' autentica macchina da guerra. |
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Ai commentatori negativi, dico solo che non siete all'altezza dei Tool. E morta lì. |
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Il nuovo album é finito al 90%. Tra un lustro dovrebbe uscire |
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Rosetta Stoned, Right In Two, Jambi, Wings pt 1 e 2... E la magistrale The Pot! Che canzone incredibile! Un vero piacere avere ripescato i Tool dai miei scaffali, mi mancavano. Certo però che 11 anni senza release iniziano ad essere tantini. Potrebbero fare qualcosa di assurdo, come pubblicare 3 dischi in 3 giorni... Se non hanno scritto niente e non hanno trovato l'ispirazione in questi 11 anni non penso la ritroveranno più, quindi l'attesa non può che fa salire l'hype, ma anche i dubbi. Staremo a vedere. |
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Sopravvalutati da intellettualoidi brufolosi? è un ipotesi non un'affermazione... |
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Assolutamente @Giaxomo, anche io ho una lista di album comprati ancora da ascoltare che la metà basta Sui Down concordo in pieno, 3 album validissimi, di cui il primo capolavoro |
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@lux chaos: sui Superjoint non mi espongo perché non li ho mai approfonditi ma, anche se non c'entra, i Down sono oro colato per me. NOLA è uno dei miei punti di riferimento di sempre e da sempre Sicuramente li ascolterò in futuro! (Scusate OT) |
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@lux chaos: sì le attese sono snervanti per ogni loro album, però con tutto quelle che esce oggigiorno e con gli arretrati che devo recuperare degli ultimi 2-3 anni e dei grandi classici del passato (ultimamente sono infognato con gli 80's) riesco ad ingannare egregiamente l'attesa. Quando uscirà l'album nuovo dei Tool, conoscendomi, non ascolterò altro per un bel pezzo, se non gli album precedenti dei Tool per fare i giusti confronti  |
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Ciao ragazzacci! A perfect circle, boom, altro grande gruppo! Per il resto concordo con voi su tutto, anche le virgole! forse avrete letto quante litigate e insulti mi sono preso solo perchè ho detto che qualcosa mi faceva cagare (ultima telenovela sotto i Superjoint se non erro)...ma su questo io non retrocedo di 1 cm, i gusti sono sacrosanti! E chissà caro @Giaxomo se vedremo mai un altro album dei Tool prima della fine del decennio ....@Invictu sto seguendo la diatriba sui Cure, e in sottofondo mi ascolto Disintegration  |
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@InvictuSteele: comincia da Lateralus o dal primo e se Keenan non ti convince nemmeno in questo caso ascolta il primo degli A Perfect Circle (a momenti supera sé stesso ), nel caso non lo conoscessi P.S.: ENORMI URIAH HEEP! |
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Comunque, tornando all'album dei Tool, quasi quasi lo rispolvero. Non lo ascolto da anni, chissà, magari stavolta scossa la scintilla... con alcuni album mi è successo così, dopo anni e anni di distacco ho scoperto magari dei gioielli che, in precedenza, avevo sottovalutato. |
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Io invece non impazzisco per i Deep Purple, ad esempio e tra i padrini dell'hard rock preferisco gli Uriah Heep a tutti eheh |
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@InvictuSteele: dinnanzi all'opera complessiva dei Led e al loro personale contributo alla causa "rock" (e non solo) mi tolgo il cappello. La musica deve piacerci a primo impatto, non perché lo dicono gli utenti o i libri di storia della musica. Su questi vedo che siamo tutti e tre. L'importante è riconoscerne la perizia tecnica, fantasia compositiva e la freschezza del sound 47 anni fa, e non 7 È un peccatoo perché i Black Sabbath sono la mia Bibbia e anche i Deep Purple girano fin troppo spesso in macchina, nello stereo e in cuffia..eppure con i Led niente da fare  |
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@Lux come al solito apprezzo la tua diplomazia e anche la tua franchezza... è ciò che penso pure io ma al popolo dà fastidio quando si toccano certi nomi. E' il caso dei Maiden, che io ho sempre reputato sopravvalutati rispetto a tante altre band e mi sono attirato le antipatie di molti, e lo stesso penso dei Tool, mai piaciuti fino in fondo. Il gusto è soggettivo, l'importante è riconoscere il valore di un album o di una band. Io ho sempre riconosciuto il genio dei Tool, trovo che i loro lavori siano molto affascinanti e complessi, freschi e originali, ma così come ho detto più volte che reputo sì i Maiden una band sopravvalutata da morire, ma non ho mai negato la bellezza dei loro capolavori e del loro talento. Per i Led Zeppelin sono divinità, invece, ma accetto il giudizio di @Giaxomo, l'importante è rispettare l'artista e la carriera che ha sulle spalle attraverso critiche costruttive e razionali. Tipo invece quello, di cui non ricordo il nome, che ha demolito i Cure e tutto il movimento dark-wave definendoli pop band inutile e che ha sempre fatto musica di cacca, bè quello non va bene. |
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@luxchaos: ciao vecchio mio Sono d'accordo con te su tutto quello che hai detto. Potrei elencare una miriade sterminata di motivi sui Led: la voce mi irrita, troppo tediosi in certi frangenti e ad emergere è la noia e non il pathos di Plant o Page e così via. In sintesi salvo qualche canzone E ogni maledettissima cosa suonata da Bonham. Ho lasciato qualche anno fa un commento su Lateralus e da allora la mia opinione non è ancora cambiata e credo (mai) cambierà. L'amore che provo per questa band lo definirei maniacale. Basterebbe la traccia d'apertura del primo album per mettere d'accordo un po' tutti, no? Io suonavo la chitarra fino alla fine delle superiori e ciò che mi ha stupito di questa band sin dalla prima loro canzone che ho ascoltato è stato il fatto che combinano riff e strutture chitarristiche relativamente semplici a delle ritmiche malate e contorte (escludendo gli assoli che sono pura follia E psichedelia ed imitabili e riproducibili solo dal compositore stesso). Da questo mix di elementi, senza sottovalutare i testi, ne derivano quattro capolavori, e se Dio vuole (in questo caso Dio è scorporato nei quattro membri dei Tool), il prossimo anno (forse) avremo il quinto. |
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Uuuuuuuuhhh ragazzi, con questi commenti potreste attirarvi miriadi di commenti dove vi diranno che un conto sono i gusti, un conto è che OGGETTIVAMENTE se non piacciono i Tool o i Led non capite un cazzo di musica ...con me sfondate una porta aperta, apprezzo i Tool ma penso sia esattamente il classico gruppo che in molti si sono sforzati di farsi piacere perchè se non li ascoltavi (cito Havismat) "non ne sapevi abbastanza"...a mio parere la musica è solo soggettività, un fenomeno percettivo che deriva da moltissimi fattori differenti, quindi di OGGETTIVO (tranne aspetti tecnici) non c'è proprio un cazzo, se non i gusti. Ad esempio io ho scatenato le ire dei fan a dirmi che non capisco un cazzo perchè ho detto che The end complete degli Obituary (gruppo che adoro) è molto noioso per me ...attitudine e gusti, nothing else |
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Eh vabbé stai parlando con uno che non riesce ad ascoltare due canzoni di fila dei Led Zeppelin, qui è proprio questione di gusti e attitudine personale perché io sto discriminando la miglior (?) rock band di sempre e tu la band più geniale (?) in campo alternative degli ultimi 20 anni (?)  |
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Infatti ho scritto "riascoltato". I loro dischi li ho ascoltati tutti per intero più volte, anche perché, all'epoca di Aenima e Lateralus, quando con i miei amici si ascoltava Nu Metal dalla mattina alla sera, se non apprezzavi i Tool, voleva dire che "non ne sapevi abbastanza"; poi provavi a fargli sentire, ad esempio, un Images & Words e ti dicevano che non gli piaceva... Lo so che mi attirerò il biasimo di molti, ma, per me, sono molto sopravvalutati. Fanno i complicati e gli "ermetici", ma di idee valide ce ne sono ben poche; a me trasmettono solo una grandissima rottura di palle. |
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D'accordissimo con nonchalance, anche se spezzo una lancia in favore ad Havismat: reputo questo album il "peggiore" della discografia dei Tool. Passatemi il termine "peggiore", ovviamente. |
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@Havismat: Gli album vanno ascoltati interamente per poter essere capiti..poi, se non piacciono è un altro conto! |
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Ho riascoltato qualche brano di questo disco ieri. Che dire? Boh... ancora faccio fatica a capire tutto l'entusiasmo che gira attorno a questa band. Sopravvalutati. |
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mi piace,ma qui non si parla di musica,qui si parla di un'esperienza mistica che un ascoltatore compie,pochi gruppi sono cosi straordinariamente inarrivabili!!Voto:90 |
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Il loro disco meno accessibile. Ascoltandolo sembra quasi che i Tool volessero dire "non ce ne frega niente di piacere al pubblico,noi facciamo ciò che ci pare e piace". |
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Il loro capolavoro. Dalla copertina alla musica alla prestazione vocale di Keenan , ogni cosa è letteralmente stupefacente. Però adesso son passati dieci anni, quindi su, dai, non potremo mica continuare ad abbeverarci alla sorgente dei surrogati (Hurt e Soen) per quanto splendidi. 90 |
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Ennesimo capolavoro, di poco meno bello di Aenima e Lateralus. 97. |
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Uno dei pochi dischi di cui adoro ogni singola traccia. La title track vale da sola il prezzo dell'album. |
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lo riascoltavo oggi.....grazie di esistere Tool, inarrivabili |
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L'album dei tool che riesce meglio di tutti a portarmi in un mondo parallelo.. |
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Concordo con Rudra the Howler, anche per me 10000 days fu una mezza delusione. Intendiamoci: anche il disco meno bello dei Tool rimane sempre una spanna sopra il 99 per cento di tutti i dischi dello stesso genere, però considerata l'attesa alla quale immancabilmente il gruppo ti costringe a soffrire tra un disco e l'altro, quando poi il disco arriva è lecito aspettarsi il massimo. Lateralus, pur rimanendo, a mio parere, inferiore ad Aenima, era riuscito comunque a soddisfare in pieno le aspettative. In 10000 days ho avvertito invece un evidente ristagno di idee. Tutto già sentito, tutto già fatto ( e meglio) in Aenima e Lateralus. Alcuni hanno parlato di quest'album come un passo falso dei Tool, io lo giudicherei più come una battuta d'arresto, una pausa di riflessione, se vogliamo. In ogni caso un lavoro non completamente riuscito, anche se, come già detto, rimane un disco dei Tool , un gruppo che, anche quando non centra il bersaglio, riesce comunque sempre a coinvolgere ed emozionare l'ascoltatore come pochi sanno fare. Ora mi aspetto veramente tanto da prossimo disco. |
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Amo i Tool sin dal loro primo ascolto, continuo ad apprezzarli oramai da più di dieci anni, tutto il repertorio prima però del 2006, anno di uscita di 10000 days. Già: ricordo la delusione fortissima che rappresentò per me questo album, son passati anni ed io che di solito sono avvezzo a cambiare idea - in positivo - riguardo un ascolto, per questo album non ho mai cambiato idea. Si dà il caso che sia un disco con delle idee buonissime, come il dialogo batteria-basso nella title track, però mal supportate, i pezzi mi risultano in generale poco coesi, e di conseguenza troppo lunghi per quello che devono dire. Il brano più coeso è Vicarious, che però non mi ha mai fatto impazzire, soprattutto Maynard è piuttosto deludente. I Tool sono qui persino un po' troppo manieristici, di "mestiere". Ho smesso di sperare anche nell'album che dovrebbe uscire il 2014, nel frattempo continuo a godermi i capolavori precedenti che solo quelli fanno, per me, di questa band, la migliore mai esistita. |
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voto 100 e detto da uno che ascolta death metal! adoro questo cd! |
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la discografia dei Tool potrebbe essere definita (quasi) tutta come un unico concept, almeno per quanto riguarda le tripletta AENIMA - LATERALUS - 10.000 DAYS |
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E' quasi un delitto dover dare un voto a un inestimabile capolavoro. Qui la genialità, la qualità compositiva, gli arrangiamenti e le emozioni che ne derivano non si sprecano. INESTIMABILI - VOTO 100 e lode - |
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1 tra i 30 album migliori di sempre.Voto 100 su 99 |
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qualcuno sa dirmi che fine hanno fatto sti geniacci pazzi? |
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il naturale proseguimento di lateralus, quest'album probabilmente è ancora meno canonico del precedente, 100 e lode ancora una volta |
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esoterismo musicale sconsigliato ai portatori sani di paraocchi e paraorecchi |
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disco effettivamente particolare, un mix di ambient/prog/metal ma comunque un gran bel lavoro... l'ho comprato sulla fiducia dopo aver letto i vari commenti positivi su questo sito e non me ne sono pentito -tralasciamo il fatto che ho sborsato solo € 7 per un CD "usato" che più nuovo non si poteva trovare. ascoltandolo trasmette rilassatezza, forse dirò un'eresia ma ho trovato certe convergenze con gli album degli AIR (un duo francese che fa musica elettronica di classe) però in "versione metal"; le atmosfere sognanti ed eteree si fondono con schitarrate pesanti al punto giusto, uno stile tutto particolare. disco davvero valido, grandi Tool |
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premetto che sono un fan sfegatato dei tool, e li ascolto dal lontano 1998. I loro dischi li ho consumati e dopo 6 anni di attesa dall ' ultimo lateralus, ecco 10.000 days. Ascoltandolo ripetutamente (anche nei mesi a seguire) posso affermare che è il più "scarso" della loro carriera. Le canzoni migliori sono vicarious, the pot, right in two e poche altre. la maggior parte sono abbastanza sconclusionate Voto 80 solo per la grande stima che ho per loro. |
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allora ragazzi non so se vi siete accorti che la somma dei tempi di "wings for marie" e "viginti tres" è uguale alla durata di 10000 days. bene procuratevi un programma per sovrapporre le tracce e sentirete lo splendore di questo gruppo che è tornato con una cosa geniale che in pochi potrebbero pensare |
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10.000 Days... Cuffie... Spengo le luci... Chiudo gli occhi... Viaggio... A disco finito, a luci accese ed occhi aperti, sorrido all'idea che c'è chi si fa di acidi per provare certe esperienze... Band veramente indescrivibile, capace di superarsi con ogni uscita. Sono certo che il prossimo sarà ancora un passo avanti. Il problema è che a 10 anni da Lateralus nessuno è ancora riuscito a riprendere quel passo... |
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ho comprato oggi (a scatola chiusa) la special edition a 11,90 euro |
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Nuovo esaltante capitolo per una band che non ha rivali, sempre capace di scioccare e sorprendere favorevolmente con quanto proposto e di raccogliere i favori di molti, con riconoscimenti artistici di ogni specie. Gusto e follia per comporre un capolavoro. Gioiello! Voto: 95 |
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la sola right in two merita un 100. album veramente stupendo |
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Quest' album è un capolavoro. PUNTO. Chi lo critica negativamente è solo perché non lo capisce. Lo stile è simile a quello dei predecessori (stessi musicisti che suonano..hem), ma lo spettro emotivo è differente.., maggiore rispetto a Lateralus. Menno intricato e fisico, più musicale e mentale. Non mi sembra tanto difficile da cogliere quest' aspetto. |
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Mai fini a se stessi, mai gratuite ed accademiche esibizioni senza costrutto... La musica che ti prende e ti proietta dove la vostra mente non riuscirebbe mai ad andare... Sognando ad occhi aperti...le vostre più intime fantasie... .. Grazie Tool - CAPOLAVORO ASSOLUTO ( voto 99 ) |
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beh è passato molto tempo da quando è uscito questo album, se ancora lo ascolto un motivo ci sarà...per me è un capolavoro, per voi sia quel che sia.... meno difficile di lateralus sicuramente , i testi sono molto + "piantati a terra" rispetto al suo predecessore, che denotava un misticismo quasi eccessivo, angosciante e direi a volte manieristico...detto questo lateralus mi piace per i suoi contrasti rabbiosi, quasi fosse il lamento di un'anima in prigione...da secoli. 10000 days invece è la luce in fondo al tunnel, è la stessa anima che nella sua prigionia ha avuto modo di pensare ,riflettere senza essere in balia del suo stesso istinto. Tralascio il discorso prog o non prog, i paragoni coi gruppi quali king crimson etc, perchè non mi interessano e perchè onestamente non sono un esperto del genere....i Tool sono i Tolol, è inutile star li a tribolare coi generi |
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andro' contro corrente...per me il miglior disco dei tool.....de gustibus.. |
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Grande disco ma inferiore a Aenima e Lateralus. |
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L'avrò ascoltato 10 volte di seguito ma non riesco ad assimilarlo come avevo fatto per Lateralus, s.v. non è mai stato più degno di così |
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questo album non riesco ad assimilarlo.. SV è proprio il voto giusto... non saprei cosa altro dare.. |
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Ecco l'ennesimo capolavoro targato tool,un cd che nn mi stanca mai, d'altronde un capolavoro non può mai stancarti, mastodontiche opere come 10,000 days, lateralus, aenima, opiate o undertow andrebbero pubblicate sui libri di storia e fatte studiare ai ragazzi tutti i giorni, perke' i tool hanno fatto e fanno tutt'ora la storia della musica,proprio non riesco a trovare una band all'altezza dei tool, i testi, il sound,la strepitosa voce di sir Keenan,non credo possano essere mai eguagliate da altri artisti. In una sola parola DIVINI |
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viene letteralmente trasportati in quello che può essere dolore, un viaggio verso il "Paradiso" attraversando l'"Inferno", in questa canzone si potrebbe quasi mettere in discussione il valore stesso della "fede", della "vita". I Tool con questa canzone hanno raggiunto la Musica: un linguaggio a parte, che trascende i riff di chitarra o i giri di batteria, che trascende perfino il ritmo. In quest'armonia di suoni, chiudendo gli occhi in questo misto di chitarra, basso, batteria e voce ipnotica, veniamo trascinati letteralmente in un viaggio, il dolore provato da un figlio che vede la madre morire agonizzante. E qui, questa canzone, coglie in pieno. Questa canzone è un cd dentro al cd, è un'esperienza "altra" che resterà epr sempre la "perla" dei Tool, esperienza "a-musicale" secondo gli stilemi classici della musica, ma chi segue questi stilemi, ascoltando i Tool, in verità dei Tool non ha capito proprio niente. |
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confrontarli agli A Perfect Circle. Ovvio, i Tool sono pur sempre i Tool, non sono diventati i Korn, per cui ci saranno delle somiglianze tra gli stili musicali (la batteria ritmica e a-ritmica di Carey, la chitarra ridondante di Jones, l'ipnotismo di Keenan...) ma come si può parlare di The Grudge vs Vicarious? Questo album, come gli altri, i Tool in generale sono sempre da guardare con occhi da bambino, perchè allora sì che potremo essere realmente trasportati nel loro viaggio musicale, se restiamo focalizzati su Parabola (ineccepibile, inteso), non saremo mai trascinati da 10000 Days. E anche qui: leggo e rileggo migliaia di recensioni, ma rarissime volte vedo un degno "studio" di Wings For Marie-10000 Days. Questa, ragazzi, è un'esperienza sensoriale, uditiva e quasi tattile completamente "nuova": oltrepassando la "mera" sfera musicale, lasciandosi andare alla concettualità della canzone (cocsienti anche delle ragioni che l'hanno creata e chi non le sa è un cane) si vie |
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Io non capisco perchè bisogna sempre fare dei riferimenti ai vekki componimenti dei Tool. Parole come "laterulisiana" io proprio non capisco come possa essere inserita dentro a 10000 Days. E tantomeno non posso proprio capire come si possa parlare degli A Perfect Circle parlando di Tool: essi non hanno niente, NIENTE a che spartire (se non la genialità di Keenan che come dimostrato scaturisce diversa da una band all'altra, molto diversa). I Tool sono indipendenti, il loro è un viaggio all'interno della musica e della vita come musica che vede un passo dietro l'altro, ma non per questo ogni passo precedente deve ritornare ridondante sul prossimo, come dire che ogni volta che fanno un passo avanti ne devono prima fare uno indietro: i Tool sono un continuo evolvere e questa ne è l'ennesima prova. Sono un'evoluzione del suono, della musica, dell'esperienza musicale, dell'esperienza. Fare confronti con il passato secondo me è la cosa più sbagliata che si possa fare, così come conf |
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wings for marie 1 e 2 raggiungono vette inavvicinabili, da ascoltare riascoltare fino a farsi male, chiudendo gli occhi in una stanza buia innalzando inni al signore per questo incredibile capolavoro...mi dispiace solo x tutti quelli che non riusciranno ad apprezzarlo come meriterebbe. io c'ero! |
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...ancora tanto da insegnare, se qualcuno davvero prendesse nota. |
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metal. Nessuna atmosfera suggestiva, mistica né tantomeno epica, come mi era stato detto. Ho letto su un articolo che qualcuno li ha avvicinati addirittura ai primi Pink Floyd di Syd Barrett...dico, scherziamo? Il povero Syd si sarà rigirato nella tomba. E la voce? Ah, perché qualcuno sta cantando? Giuro, non me ne sono accorto, a meno di non definire canto quei flebili vagiti che si sentono. Eppure ho ascoltato il CD varie volte in cuffia, con la massima attenzione, e non riuscivo a crederci...Uno zero. Questa è musica che non va da nessuna parte, che non dà energia né commuove. Niente di niente. Lasciamo perdere anche il ridicolo tentativo di fare dell'elettronica che si ascolta nella traccia che chiude l'album. Credo che sia segno dei tempi. Tanta mega produzione, tanto chiasso per mascherare il vuoto, l'assenza totale, di tutto, di idee vere, profonde, che restino. Ormai va così...Perciò, io torno a sentire il mio rock anni '70, ma anche quello degli anni '80, che avrebbe an |
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Premetto subito che non sono un patito del metal, anzi, lo detesto, in ogni sua forma. I miei gusti sono proprio altri, partendo da quello che oggi viene chiamato prog degli anni '70, ELP, Pink Floyd, Genesis, per arrivare all'elettronica (e non la techno intendiamoci bene) dei migliori Tangerine Dream. Ma un giorno mi sono deciso a comprare questo 10.000 Days, perché mi piace pensare di rimanere elastico, senza pregiudizi, e poi hai visto mai, che nel genere si nascondesse una gemma? L'ho trovato, usato, e l'ho comperato...e devo aggiungere per fortuna che era usato! Ora, niente da dire sulla recensione, molto ben scritta, e da una persona competente, ma...di quale disco stiamo parlando? De gustibus, evidentemente, perché di bello, interessante ed insolito questo disco dei Tool ha solo la copertina. La musica...dov'è? Non ho trovato nessuna idea, nessuna, a parte due o tre spunti che rimangono tali e col passare del tempo vengono rovinati dalle atmosfere tipiche (mi dicono) del |
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Quindici anni di carriera, cinque capolavori e un costante tentativo di eludere i generi (rock alternativo? metal? progressive?), non per sfuggire alla categorizzazione ma per porsi al di sopra di essa.La musica dei Tool da sempre riporta questa arte ai suoi primordi, le restituisce la sua + corretta definizione: un'arte effimera, intangibile se non con l'ascolto o visibile attraverso l'immaginazione. 10.000 Days è semplicemente il nuovo nato in casa Tool ed è un album stupendo. |
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Dopo anni e anni(10.000 giorni circa)è nata la nuova The End:10.000 days è scritta dai Tool ma dettata dall'immortale quartetto californiano anni '60 |
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dopo aver letto la recensione non posso che esprimere un giudizio su questo splendido ultimo capolavoro dei tool.. come altri anche io non sono daccordo con l'affermazione "poche o nessune innovazioni" anche perk l'album lo trovo di una bellezza unica.. amo questo gruppo e tutte le sue sfaccettature che realmente non riesco + a notare in nessun album da qualche anno a questa parte.. un voto 100 e lode non sarebbe stato sprecato.. anche perk al giorno d'oggi trovare un album che duri quasi 80 minuti con 11 tracce tutte belle non penso sia possibile.. uno dei pochi che merita l'acquisto.. |
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Magnifico album. Vicarious meriterebbe di essere trasmessa più e più volte in radio, per liberare i teenager dalla tossicodipendenza di Finley e band simili. Avete visto il video?... superbo, come tutte le cose firmate Tool e A Perfect Circle. Però per certi punti Aenima e Lateralus rimangono irraggiungibili. Il mio Oscar va a Viginti Tres, canzone/tempesta in cui non si capisce niente (solo un vago rumore di lamiera) e che invece ha un suo seppur brevissimo testo. Geniale. La nota dolente invece si chiama Jambi. Non mi è piaciuta proprio, e a mio parere si salva solo l'inizio, con la schitarrata lateralussiana. Danny Carey mi ha commosso ancora una volta con le sue balenanti rullate (superbo in Rosetta Stoned e Vicarious), ma mi resta a questo punto un dubbio: questi poemi targati Tool sono composti sotto l'effetto dell'LSD? Solo questa droga può dare una tale bravura e genialità.... bravi, bravi, bravissimi. Aspetterò con ansia il prossimo album (scommetto fra cinque anni!). |
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E' un buon disco, ma dire ottimo è esagerato..e sinceramente lo immaginavo. L'esperienza dei A Perfect Circle ha rotto qualcosa nei Tool..mia opinione personale (a parte thirteenstep discreto).. Credo che sia troppo difficile arrivare ai livelli di Aenima e soprattutto Lateralus..ormai il meglio i Tool l'hanno dato,ma guardiamoci intorno..non c'è molto di meglio. |
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per me, insieme a lateralus, e'il miglior disco dei tool.e penso sia sbagliatissimo commentarlo dopo pochi ascolti.ci vuole del tempo per assimilare a pieno le fantastiche vibrazioni di ogni singola canzone,la perfetta resa sonora(nessuna band oggi in circolazione e' capace di tanto).i tool come sempre riescono a rapire e condurre l'ascoltatore verso un lungo e fantastico viaggio emozionale.da ascoltare ad occhi chiusi....e soprattutto da acquistare ad occhi chiusi!!voto?10,000 e lode. |
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Devo dire che dopo averlo messo tutte le sante mattine per una settimana, alla lunga, mi ha penetrato come sperato. Inutile dire che un album aspettato ansiosamente per 5 anni non può soddisfare subito e a priori; la primssima sensazione è stata uella di un Undertow più tecnico, blues e distorto, con le parti "ipnotiche" e intrecciate a fare da intermezzo, una sorta di blues pinkfloydiano, ma più claustrofobico spinto ed ossessivo; del resto questi sono i Tool, ma, dicevo , cazzo quanto è bello!le ritmiche e gli intrecci sono fantastici!Intension è una festa del pejote musicale e right in two è una canzone dei Radiohead tradotta.Mi aspettavo quasi la perfezione da questo disco; perfetto non lo è, ma ancora una volta divini... |
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Questo disco è un altro CAPOLAVORO. Punto. Basta parlare di Lateralus! Dovreste spaere che ogni disco dei Tool è un episodio a sè e va ascoltato senza pensare al passato della band (è difficile, ma va fatto, lo dicono i Tool stessi). Tra l'altro non sono assolutamente d'accordo sul fatto che alcuni non notino un cambiamento/evoluzione rispetto a Lateralus. Avete sentito l'iniziodi The Pot? La voce è davvero inusuale per i Tool. I suoni della batteriasono differenti, la voce di Maynard è più melodica e romantica rispetto a Lateralus, e l'intero album è pervaso da un aura più esplicitamente vicina ai sentimenti dei musicisti in questione. Una bella differenza rispetto all'affascinante freddezza di Lateralus. Basta anche leggere i testi di 10,000 days per capire le differenze di stile con Lateralus. |
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Volevo solo ringraziare per la loro attenzione tutti i lettori (siete davvero in tanti) che hanno letto l'articolo. Grazie a tutti. .ilsegugio. |
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non so che dire, la recensione è giusta, proprio perché lascia decidere a chi ascotla trovo sia un disco che sposi perfettamente l'emotività di chi lo ascolta, grandioso cioé come gli altri. Stupefacente il cesello di basso chitarra e batteria. Emotivamente possente. Inutile far confronti e parlare di evoluzione. La musica vive l'attimo. E poi, trovo che invece riproponga certe cose vecchie... andando per cui ad involvere (se proprio volgiamo usare il termine). Da ascoltare a tutto volume. Picco del disco (opinione tutta mia) il giro di basso verso il 7 minuto della title track...). |
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credo che sta storia dei Tool eroi del prog metal sia una grossa balla. Immaginatevi i Pink Floyd vestiti di pelle borchiata che suonano i Melvins con la batteria dei Meshuggah, i riffs di Prong e Helmet, la pazzia degli Swans e la voce di un Jeff Buckley schizoide. Trovatemi un gruppo Prog che si avvicini a qualcosa di simile. Molti tendono a classifficarli prog perchè 1) i loro album sono dei concept, 2) fanno canzoni che superano i 7 minuti. Bisogna ricordare un'altra cosa dei Tool: non esistono gruppi cloni (sebbene Chevelle e 10 Years ci abbiano provato). Sono troppo avanti. |
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Sinceramente mi immaginavo qualcosa di diverso, o meglio, nn riuscivo ad immaginarmi nulla visti gli album precedenti. In effetti anch'io pensavo ke avrebbero fatto un passo in avanti ma, sinceramente, dopo Lateralus era difficile fare di meglio. Forse, e lo spero, hanno voluto fare davvero un lavoro di transizione per qualcosa di più ampio respiro ke ci colpirà in futuro. In attesa di questo ipotetico futuro nn si può nn dire che sia un album fantastico. Come tutti gli album dei tool da ascoltare e riascoltare infinite volte per apprezzarlo fino in fondo. Ci si vede a Bologna  |
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Sinceramente mi immaginavo qualcosa di diverso, o meglio, nn riuscivo ad immaginarmi nulla visti gli album precedenti. In effetti anch'io pensavo ke avrebbero fatto un passo in avanti ma, sinceramente, dopo Lateralus era difficile fare di meglio. Forse, e lo spero, hanno voluto fare davvero un lavoro di transizione per qualcosa di più ampio respiro ke ci colpirà in futuro. In attesa di questo ipotetico futuro nn si può nn dire che sia un album fantastico. Come tutti gli album dei tool da ascoltare e riascoltare infinite volte per apprezzarlo fino in fondo. |
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Trovo che la recensione sia molto dettagliata ed efficace, anche se personalmente non mi sento di appartenere nessuna delle due categorie. Il disco è secondo me sensazionale per molte ragioni, prosegue il discorso iniziato con lateralus, ma lo amplifica e sicuramente lo rende molto più articolato e in un certo senso "difficile". La mia grande paura è che ormai maynard consideri i tool come side project e gli a perfect circle come la prima band, e spero davvero che non sia così. |
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presto per dare un giudizio.La cosa certa è che i tool non si sono seduti sul loro successo;cercano sempre vie nuove anche a costo di sembrare più diretti e concreti del solito.A me l'album piace moltissimo.Non sono d'accordo con chi lo definisce un'interruzione del loro percorso artistico,tutt'altro,questo disco ci riporta sulla terra,è un inno diretto al dolore e alla riconciliazione.di certo è il più cupo fra tutti. |
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ma cosi' non è stato. Vedo questo album come un lavoro di transizione, troppi pezzi che sembrano versioni riuscite male di loro precedenti lavori, e al contempo qualche timida apertura verso una melodia più umana e diretta. Per me questo album non è un capolavoro alla luce della discografia dei Tool. Potrà piacere o non piacere, potrà essere considerato un album di gran classe, ma non deve essere glorificato, non se lo merita secondo me. |
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Non sono soddisfatto di questo album, per molteplici motivi. Interrommpe l'evoluzione dei Tool, i Tool album dopo album hanno sempre aggiunto un tassello alla loro musica, fino a giungere a Lateralus... il culmine, in cui il loro approccio progressive univa 20 anni di storia di rock-alternative-metal americano. Questo nuovo album interrompe bruscamente il loro percorso... per cosa? Non ci sono idee nuove, a tratti si sono spogliati della loro attitudine progressive per ricercare melodie più dirette.. più umane. Purtroppo molte canzoni sembrano più della jam session, degli scarti di album precedenti. Può essere considerato lodevole, per certi aspetti, il loro tentativo di non essere più i Tool.. con canzoni come 10.000 days, però al contempo ci sono pezzi talmente standard che sono imbarazzanti... penso a Vicarius, Jambi, the pot. Preso atto che non potevano continuare quel discorso di evoluzione a cui sempre hanno fatto riferimento... potevano solo fare un brusco cambiamento, ma c |
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3
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Grandissimo album... personalmente nn mi ha colpito come gli altri 2 precedenti.. ciò nn toglie che sia un lavoro magistrale. |
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ottima la recensione! vorrei particolarmente sottolineare il paragrafo dove si riflette sul fatto che 5anni di attesa forse sono eccessivi. il disco è bellissimo ma si percepisce un minimo di staticità, qualche passaggio tutt'altro che nuovo. Insomma dopo 3capolavori questa volta alla fine dell'ascolto non si è totalmente persi nella grandezza, come nel passato. Detto questo da acquistare assolutamente!!! |
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1
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Non ho ancora avuto modo di ascoltarlo, ma complimenti per la rece. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Vicarious 2. Jambi 3. Wings for Marie (Part 1) 4. 10,000 Days (Wings Part 2) 5. The Pot 6. Lipan Conjuring 7. Lost Keys (Blame Hofmann) 8. Rosetta Stoned 9. Intension 10. Right in Two 11. Viginti Tres
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Line Up
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M. James Keenan - vocals Adam Jones - guitar Justin Chancellor - bass Danny Carey - drums, percussions
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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