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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Moonspell - Darkness and Hope
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( 4562 letture )
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Dopo aver esordito con due masterpiece del calibro di Wolfheart e Irreligious, considerati tuttora i loro migliori lavori in studio, i portoghesi Moonspell rilasciarono sul mercato due dischi controversi -il secondo soprattutto- che fecero tornare coi piedi per terra anche la schiera dei fan più appassionati del gruppo. Sin/Pecado e The Butterfly Effect rappresentano infatti due virate significative all’interno di una carriera densa di importanti testimonianze musicali e artistiche, che ha elevato la formazione originaria di Amadora a colonna portante del gothic metal europeo già dalla metà degli anni Novanta. Certo, per alcuni quei due dischi sono letti come il tentativo da parte dei Moonspell di sperimentare inserendo nuovi elementi, come l’elettronica, ad un tipo di musica già di per sé caratteristica e originale. Il sound dei portoghesi è sempre stato ben identificabile, tanto nei primi dischi della loro carriera quanto negli ultimi, grazie alla voce bassa e suadente del leader Fernando Ribeiro, a delle linee di chitarra e di tastiere atmosferiche, cariche di rimandi alle melodie della madrepatria, per finire con una sezione ritmica dal forte groove, avvolgente e pesante al punto giusto. Anche nei due dischi precedenti a Darkness and Hope, nonostante tutto, si percepisce forte l’essenza di base dei Moonspell, le tinte oscure e decadenti tipiche di ogni loro disco, il calore tutto particolare delle note emesse dai vari strumenti e dalla voce del singer. In questo quinto album in studio, però, i Nostri fecero capire fin da subito di prediligere nuovamente un approccio meno sperimentale e più naturale, proprio come agli esordi, seppur con un sound più levigato rispetto a prima, ben lontano da quel gothic/black ruvido e a tratti grezzo che caratterizzò in special modo Wolfheart. Sei anni dopo l’uscita del loro primo album i Moonspell si possono ritenere a tutti gli effetti tra i maggiori esponenti di un intero genere musicale, dopo essere passati da un periodo "di prova" ed aver capito quale fosse la strada migliore da intraprendere per la propria carriera.
L’oscurità e la speranza del titolo ci accolgono nell’opener nonché titletrack, in cui l’interpretazione della band raggiunge vette d’intensità altissime. La malinconia delle liriche si fonde con un incedere potente ma cadenzato, a demarcare la vera anima di questa formazione. Partenza col botto per Firewalking, che mostra un’altra faccia della stessa medaglia, grazie a dei ritornelli energici a dispetto di strofe piuttosto lente. La contrapposizione tra l’oscurità e la speranza, tra buio e luce, torna più forte che mai in Nocturna, canzone che fatica un po’ a decollare soprattutto per via dei refrain poco riusciti, durante i quali emergono tutti i limiti vocali di Ribeiro, abile nel cantare su tonalità basse, ma spesso -come in questo caso- esasperando il risultato finale. Ritmi blandi anche per Heartshaped Abyss, nonostante una sezione ritmica vivace che ci mantiene sull’attenti fino alla fine. Decisamente di altro peso, almeno dal punto di vista della velocità esecutiva, la successiva Devilred, su cui il batterista si prodiga in alcune accelerazioni col doppio pedale quasi inaspettate. È vero, la canzone procede principalmente come un classico mid-tempo, ma basta poco per farle cambiare faccia e renderla tra i pezzi più accattivanti di questa fase iniziale di ascolto, nonostante anche qui il cantato non riesca a pungere nel modo migliore. Strana ma curiosa è la melodia portante di Ghostsong, canzone orecchiabile e dal facile approccio che funge per certi versi da ballad di metà disco, seppur presenti delle caratteristiche che non le permettano di rientrare appieno in questa categoria. Ne viene comunque fuori un pezzo che si lascia ascoltare molto volentieri. Un giro semplicissimo di tastiera è invece quel che basta per rendere il brano seguente tra i più apprezzabili; Rapaces, questo il titolo, dimostra l’innata capacità da parte della band portoghese di creare delle atmosfere accattivanti, che catturino facilmente l’attenzione dell’ascoltatore. Assai mediocre, quasi fine a sé stessa, risulta tuttavia l’ottava traccia, Made of Storm, che fa così tornare il livello qualitativo medio nella norma. Due ottimi brani sono ancora How We Became Fire e la conclusiva Than the Serpents in My Arms. La prima, riprendendo la malinconia iniziale, si fa avanti a piccoli passi e raggiunge l’apice emotivo durante i soli di Ricardo Amorim, facendoci peraltro capire una volta per tutte su quali aspetti del proprio sound avrebbero dovuto puntare principalmente i Moonspell. La seconda è una canzone senza troppe aspettative, nella media del disco, che ci trasporta però nel modo giusto verso la fine di un ascolto lungo ed emozionante. Nelle diverse versioni in cui venne pubblicato l’album tre furono le cover registrate: Os Senhores Da Guerra dei Madredeus, un gruppo folk portoghese attivo fin dalla metà degli anni Ottanta; Mr. Crowley di Ozzy Osbourne e Love Will Tear Us Apart dei Joy Division. Scelte non casuali e che, in un modo o nell’altro, rientrano sapientemente nel mood generale del disco.
Darkness and Hope è un album inevitabilmente oscuro, volutamente avvolto da una coltre di nebbia nera come la pece dietro la quale però si celano flebili e pallide speranze. La musica dei Moonspell rappresenta un’esperienza di ascolto atipica ma significativa, pregna di ottimi spunti nascosti dietro a composizioni apparentemente banali ed immediate. Una scultura con viso d’angelo, coperta da un semplice drappo di seta scura e bagnata da piccole e fredde gocce di rugiada. Questa l’immagine ideale per rappresentare le atmosfere del disco. Oscurità e speranza, mai termini furono più adatti.
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5
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Disco più che discreto che cerca di tornare a sonorità più simili a quelle di "Irreligious" (o ai brani meno elettronici di "Sin/Pecado"), dopo le sperimentazioni di "Butterfly Effect". Un po' troppo altalenante soprattutto nella seconda parte. |
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4
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un buon disco ma non lo riprendo molto , i capolavori di questa band sono altri ma cmq si fa ascoltare mi trovo daccordo con il recensore voto 80 per me |
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3
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un buon album. non sono tra i miei gruppi preferiti ma questo lo ascolto ogni tanto. Firewalking mi è rimasta in testa subito. per me voto 74 |
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2
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Un altro ottimo album dei moonspell!! |
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1
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Il disco dei Moonspell che mi piace di meno, a parte un paio di brani non sono mai riuscito a farlo mio, non un brutto disco ma non trovo brani da ricordare o impennate qualitative comunque presenti sugli altri dischi, mi è piaciuto di più The Butterfly Effect giusto per restare in quel periodo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Darkness and Hope 2. Firewalking 3. Nocturna 4. Heartshaped Abyss 5. Devilred 6. Ghostsong 7. Rapaces 8. Made of Storm 9. How We Became Fire 10. Than the Serpents in My Arms
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Line Up
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Fernando Ribeiro (Voce) Ricardo Amorim (Chitarra) Pedro Paixão (Tastiere, Voce) Sérgio Crestana (Basso) Miguel Gaspar (Batteria)
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