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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Darkspace - Dark Space III I
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( 4841 letture )
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Balenato nell'etere del web grazie ad un codice morse, il quale a sua volta rimandava ad un DGT (date-time group), l'uscita di Dark Space III I non avrebbe potuto richiamare a sé più attenzione. Dal canto suo, in data 6 settembre, la Avantgarde Music ha immesso nel mercato 500 copie dei codici binari (andati immediatamente sold out) contenenti l'orizzonte degli eventi musicali firmato Darkspace, l'indefinita e creatrice polvere interstellare che si cela dietro questi angosciosi ed ipnotici lavori di ambient black metal.
Identificabile da un'apparente sequenza di numeri romani, la quarta Placca dei Pioneer lanciata nel cosmo dal gruppo elvetico continua a farsi fiera portabandiera di una particolare tradizione black metal made in Switzerland, profondamente contaminata dalla musica ambient e da prospettive di songwriting sconfinate, terrene o cosmiche, tra cui si annoverano i Paysage d'Hiver (figli del solo Wroth), gli Astral Silence, i Nychts, i Sun of the Blind e, più in generale, rappresentativa dell'intera scena mitteleuropea (dei tantissimi progetti di nazionalità tedesca a cavallo tra il black e l'ambient non si tiene più nemmeno il conto). Dark Space III I, in piena continuità ideale, riprende senza troppi stravolgimenti il viaggio nel vuoto gravitazione interrottosi con Dark Space III, pur risultando nel complesso meno estremo e caotico, ma maggiormente congetturato negli arpeggi e tremolo-picking delle chitarre, nell'inserimento di campionamenti industrial come pure nella resa e nella nitidezza del suono finale. Formalmente, inoltre, viene mantenuto lo schema crescente di numerazione delle tracce tipico della discografia del gruppo, come pure viene mantenuta ferma l'alternanza tra la presenza di sette o tre tracce nei loro lavori (ad eccezione del debut demo Dark Space -I).
La musica, per altro, resta fascinosamente minimale, espressione annichilente di un Timeo cosmologico che ha smesso di interrogarsi sull'esistenza della provvidenza umana. L'impalpabile formula alchemica degli svizzeri imprigiona un ronzante, inesauribile ed insostenibile spazio di brusii e riverberi digitali, arricchito da una base massiccia di synth, i quali dettano gli ipnotizzanti cambi d'atmosfera dei brani, sui quali si adagiano esasperati power chords e schizofrenici palm muting ripetuti all'infinito dalle chitarre ultra-effettate, un quattro corde borderline su confini di frequenze appena percepibili dall'orecchio umano, il tutto sostenuto da cibernetiche mazzate ritmiche di blast beat. Agli amanti del tecnicismo sfrenato, viene elargita qualche variazione rispetto all'arcano palcoscenico musicale, tramite sparuti cambi di accordi rispetto al tema principale entro desolate ed interplanetarie distese ambient, respiri affannati e convulsi eco dell'universo originati dalle strozzate linee vocali del trio, le quali emergono e spariscono spettralmente nel nulla armonico più assoluto, e qualche alterazione di bpm della batteria. Ed eppure, la potenza claustrofobica del sound è talmente evocativa da lasciare impietriti lungo brani interi che superano l'orizzonte dei venti minuti. Qui risiede la genialità dei Darkspace. L'immaginario del gruppo viene, infatti, perfettamente rappresentato in tutta la sua immensità e mancanza di significato escatologico. Pare di stare in apnea di fronte a collassi di stelle senza aver neppure avuto la coscienza di essere stato un essere umano, senza aver neppure avuto la coscienza di aver contato qualcosa nell'inconcepibile vastità del cosmo. Nessuna analisi track-by-track ipotizzabile, nessuna razionalizzazione del contenuto pensabile. Solo un annichilente silenzio, spettacolari cluster di galassie ed una mortale quiete cosmica.
Insomma, a distanza di sei anni i Darkspace innovano poco, ma fanno di nuovo centro. La musica degli elvetici torna a sembrare fluida ed intangibile, ma al tempo stesso in grado di atrofizzare le membra di chi ascolta. Schiacciato e risucchiato nel wall of sound cosmico del gruppo, al pari di una stella entro un buco nero, l'ascoltatore sente su di sé il peso dell'infinità del cosmo, spaventosamente ineluttabile e divina, mentre il proprio giaciglio spaziale va a brandelli. Si può solo sperare che dall'ammasso globurale di Ercole qualcuno ci abbia sentito... "La ripetizione è una forma di cambiamento" disse un giorno un tale inglese il quale, pur non avendo mai studiato granché di teoria musicale, della musica aveva capito tanto. Senza sapere che le alienate menti dei Darkspace, qualche decennio dopo, avrebbero follemente rielaborato questo insegnamento nel modo più claustrofobico possibile per l'umanità.
CURIOSITA' L'infrasuono più grave registrato fino ad ora è stato emesso da un buco nero che si trova nella galassia di Perseo. Si tratta di un Do 57 ottave più basso del Do centrale del pianoforte. Per rendersi conto di quanto si stia parlando di suoni al nostro cervello inconcepibili, basti pensare che si è già oltre la soglia uditiva umana a 48 semitoni dal Do centrale, e cioè, per l'appunto, quattro ottave al di sotto. Su tali frequenze, solitamente, il cervello umano percepisce le armoniche del suono e "ricostruisce" il timbro della nota fondamentale. Ebbene, se continuerete a dimezzare questi 16,35 Hertz (bizzarria: questa è anche l'accordatura del Do centrale dell'ottobasso) per altre 53 volte, potrete solo vagheggiare con la mente circa quanti zero dopo la virgola e quanti milioni di anni dovreste aspettare per una singola oscillazione. Ma non fatelo sapere ai Darkspace, non si sa mai.
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19
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La colonna sonora perfetta mentre si leggono gli eventi astronomici previsti nella Cronologia del Futuro Lontano (che invito a consultare, la si trova anche su wiki). La recensione ha colto alla perfezione le sensazioni che questa musica e quella lettura da me indicata restituiscono al fruitore. Un trip assoluto. Devastante. |
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18
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Non ho ascoltato i precedenti, ma questo è veramente bello e inquietante: restituisce davvero le sensazioni di spazio buio e gelido. Il black "classico" non è mai stato troppo nelle mie corde, ma quando vi è commistione di altri generi o è molto sperimentale come in questo caso attrae di più la mia curiosità, e qui ci sono dei passaggi veramente affascinanti. |
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16
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Bello! Meno estremo dei precedenti ma, proprio perche' piu' frujbile, diretto ed emozionante. |
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15
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chi è il tale inglese ? |
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14
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"4.19"... Lo stacco di elettronica vale da solo l'acquisto del disco. Il loro lavoro migliore, e non era certo facile. Capolavoro per me, siamo tra l'80 ed il 90 come voto, il tempo lo stabilizzerà... Disco consigliato a chiunque abbia voglia di del Black Metal atmosferico personale, coraggioso e sfacciato (ma che strizza un occhio alle sonorità più classiche talvolta). I tre svizzeri potevano portare a casa un lavoro già ottimo ripetendosi, così non è stato nella maniera più assoluta: hanno osato, superato loro stessi e la cosa ha totalmente ripagato per quanto mi riguarda. Tra i dischi migliori dell'anno senza dubbio. |
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13
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Disco stupendo, Darkspace che non deludono mai: sono rimasti sempre loro, nonostante un lieve cambio di stile. Il suond risulta più pulito, le voci si distinguono, i riff sono granitici e le tastiere si intrecciano perfettamente con gli altri strumenti, spiccando in alcuni punti. Voto: 87 |
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12
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Marchese, ho sentito tipo cinque minuti, quindi non so, ma a volte lo scopo di un tipo di genere, quale il black/indutrial in questo caso, non è propriamente quello di "dare piacere"... al contrario... |
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11
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Onestamente è di difficile digestione. Ascoltato più volte mi sembra un coacervo di suoni. Altri momenti ha degli spunti affascinanti. Diciamo che non è un ascolto piacevole, non mi ha preso. Au revoir. |
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10
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Devo ascoltarlo ancora molte altre volte prima di dare un giudizio, ma così su due piedi direi che i suoni sono troppo incasinati, alcune cose talmente basse che non si riesce nemmeno a sentirle, tipo le voci...insomma, un lavoro parecchio caotico ma sicuramente affascinante. |
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9
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Disco black dell'anno. Meno male che sono arrivati loro, perché contavo sui Blut Aus Nord che però mi hanno un po' deluso. |
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8
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Grandissimo album, come i precedenti, sicuramente uno dei migliori dell'anno nel suo genere |
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7
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Mi scusi Monsieur GioMasteR. Lettura frettolosa. Posso offrirle un bicchiere di Amarone 2008? Ottima annata... |
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6
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Grande gruppo e sono sicuro che questo è un grande disco. |
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5
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Agghiacciante, assieme a III degli Spectral Lore il miglior disco Black del 2014 |
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4
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Ritenti marchese, sarà più fortunato. |
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3
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Disco strepitoso, per quel che mi riguarda sara' forse il top dell'anno visto che dubito venga superato nei prossimo mesi, insomma: GRANDIOSI!!!! |
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2
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Il nichilismo puro sullo sfondo dello spazio sconosciuto.. I Darkspace non deludono neanche stavolta e ci sfornano un altro incredibile album di raw Black Metal/ambient, minimale e veramente underground. Cosa si può chiedere di più? Direi che, per il genere che propongono, è raro vedere una band così legata al passato, ma allo stesso tempo così innovativa, mentre il Black, oramai, ristagna in gran parte da 10-15 anni.. Il 90 è d'obbligo! |
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1
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Non vorrei sbagliarmi, ma ci deve essere un errore nella tracklist. Sembra un risultato da copia/incolla su Excel... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dark 4.18 2. Dark 4.19 3. Dark 4.20
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Line Up
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Zhaaral (Voce, chitarre) Wroth (Voce, chitarre) Zorgh (Voce, basso)
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