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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Darkspace - Dark Space III
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( 7232 letture )
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Cos’è quella brillante, sottile luce rossa che di tanto in tanto viene a contatto con le pupille irrorate dalle lacrime? Una coltre fiammeggiante ed irresistibile verso cui sono insistentemente attratto. Attendo col fiato trattenuto per giorni interi, quando d’un tratto, senza alcun preavviso, eccola comparire. Ed allora i polmoni si riempiono d’ossigeno, mentre lo sguardo rincorre la mira per comprenderne provenienza, consistenza, significato. Niente da fare. Appena mi spingo sussulta, si nasconde e scompare per ore, giorni, mesi… senza che la sua assenza possa essere spiegata da qualsivoglia logico periodare. Sa celarsi agli occhi; ma non è ancora capace di sviare il cervello, che consumato nel suo pallido bagliore, la ricostruisce durante le notti insonni, durante le attività oniriche, nei tanti momenti di bisogno.
Rendo pubblico questo enigma perché in modo del tutto simile mi tocca oggi fare i conti con un fenomeno dalla genesi altrettanto misteriosa. Spiego: qualche anno fa, siamo attorno al 2003, venni a contatto con il primo prodotto realmente commercializzato targato Darkspace, cioè l’omonimo volume d’esordio. Non so cosa mi convinse ad inserire nel lettore un disco (tra l’altro originale) inequivocabilmente antipodico alla mia consueta concezione musicale. Saranno stati i toni scuri della cover, la nomea cyber affibbiata alla band, la tracklist dalle sembianze “asimoviane” oppure, più banalmente, le 4 lettere iniziali del moniker; chi lo sa? Sta di fatto che da allora sono stato letteralmente travolto dal tornado sonoro scatenato da questo fantascientifico trio svizzero che ho anche avuto la fortuna di poter venerare in sede live (che voglia di rivederli). Il sound dei Darkspace è quanto di più particolare ed inintelligibile ci sia oggi nel panorama estremo, tanto per le scelte stilistiche che ne rendono praticamente impossibile una catalogazione precisa e condivisa, quanto per il devastante impatto emotivo che ogni ascolto è in grado di causare: calarsi nel turbinare (apparentemente) disordinato prodotto dalle urla dei musicisti e delle loro armi “spaziali”, computerizzate e non, è un’esperienza semplicemente sconvolgente; follia, perversione e immoralità sono sensazioni così evidenti da trasformare in un batter d’occhio la morbosa esaltazione iniziale in uno sgradevole turbamento psicologico: tale rigetto, che si manifesterà anche negli ascoltatori più avvezzi all’esagerazione, è provocato principalmente dalla difficoltà di isolare riferimenti precisi nel procedere dei vari brani (mai ricorsivi) e da quella di richiamare alla memoria tempi e melodie nelle varie partiture. Tuttavia questo “veleno” di origine elvetica è cinico e molto potente: la musica dei Darkspace, una volta varcata la soglia del vostro corpo, saprà destreggiarsi tra organi, neuroni, sinapsi, in modo da distruggere ogni possibile difesa e radicarsi nella vostra misera mente a cui non resterà altra via d’uscita che una patetica assoggettazione priva di senno. Detto questo considero Dark Space III un piccolo gioiello: proverò ora a spiegarvene i motivi, sempre che anch’esso non decida di scappare, improvvisamente, come quella brillante, sottile luce rossa.
A livello stilistico ci si muove ancora all’interno di un Ambient/Black costruito con la tecnica piuttosto insolita che aveva caratterizzato anche Dark Space I e Dark Space II: a differenza di quasi tutte le altre formazioni impegnate nella ricerca delle ambientazioni a sfondo nordico (Empyrium, Vinterriket, ecc…), i Darkspace non hanno mai abbandonato, ma nemmeno ridimensionato, l’utilizzo degli strumenti a corda e delle percussioni per affidarsi alla sola riproduzione elettronica; al contrario, essi basano la ricostruzione scenica della (loro) realtà proprio sullo scientifico “sovrautilizzo” degli strumenti “tradizionali” (chitarre, basso, tastiera) che forniscono un amalgama molto compatto e saturo su cui far impazzare i rintocchi sconsideratamente rapidi della drum-machine e le tre bellissime voci di Wroth, Zorgh e Zhaaral; le chitarre, con il basso a dare consistenza armonica, continuano a fornire quella base impenetrabile fatta di accordi tritonali iper-distorti; talvolta Wroth e Zhaaral si esprimono con un Death-feeling solo in parte inedito (fu infatti, meno evidente, anche di Dark Space I), mentre l’elettronica, anche se non più in modo esclusivo, fa (molto bene) il resto.
Altrettanto particolare l’interpretazione del cantato: Zhaaral martella con il suo Black-screaming dai toni altissimi, mentre Wroth produce uno “spelling” maligno e molto riverberato che si (con)fonde con la ritmica d’accompagno. Le grida più deliranti e strascicate sono invece della bella (?) Zorgh: non faticherete a riconoscere, tra gli altri, il suo femminino strillo di pazzia che vi torturerà come un innaturale, animalesco capriccio. Trio vocale dalle risorse impareggiabili, tuttavia non completamente sfruttato da una produzione che lo relega, attraverso volumi penalizzanti, ad un ruolo incomprensibilmente comprimario.
Tutti i brani inclusi nel platter (i cui titoli sono composti da una doppia numerazione progressiva sulla logica album.numero-brano) prescindono come sempre da una strutturazione ciclica e regolare, anche se questo terzo episodio della saga appare maggiormente strutturato e meno sperimentale di quanto non lo siano stati i due predecessori; il nuovo uso della sei corde che herr Tobias Möckl (Wroth per i fans) affianca al synth per la creazione dell’orrorifica melodia, aiuta sicuramente a rendere più accessibile la comunque difficile proposta. Volendo scendere al dettaglio negli episodi 3.11, 3.12 e 3.13 viene proprio esaltata questa nuova propensione stile ‘90ties, mentre in 3.16 e 3.17 la tastiera la fa da padrone sovrastando, come in passato, il resto dell’”orchestra”. 3.14 e 3.15 suonano invece più Ambient: tranquille e rarefatte (soprattutto 3.15) paiono un vero e proprio spartiacque tra i nuovi ed i vecchi Darkspace.
L’effetto più mirabolante di questo disco, ed uno dei motivi per cui riesco tranquillamente ad affiancarlo con costanza a tutti quei prodotti assurdamente fiacchi che accompagnano le mie giornate, è che nonostante la performance ipervelocistica dei tamburi computerizzati, l’album non pare eccessivamente incalzante. La spiegazione è molto semplice: le percussioni di Dark Space III (e più in generale dei Darkspace) non hanno alcuna finalità ritmica: il progredire sull’asse temporale degli strumenti a tono è infatti assolutamente indipendente dai rintocchi della drum-machine che per l’occasione viene programmata su tempi sovraccelerati. Insomma un’altra chicca per gli intenditori che vogliono far parte di quella ristretta schiera di blackster o doomster o più in generale metallari che non si accontentano della solita minestrina insipida e pure riscaldata. Ancora una volta mi tocca fare i complimenti alla Avantgarde Music, etichetta che sforna costantemente release eccezionali (solo pochi mesi fa ha immesso sul mercato il new Nortt). Consigliarvi il titolo appare scontato; d’altra parte non posso credere che rimanga in commercio una sola copia di Dark Space III, così come non posso immaginarmi una sola persona in grado di ignorarne i devastanti effetti.
Anche le cose apparentemente più incomprensibili possono trovare una spiegazione razionale: oggi quella brillante, sottile luce rossa si è fatta viva nuovamente. Dritta in mezzo agli occhi è poi scesa, rapida all’altezza del cuore, su cui ha fatto fuoco. Se anche fosse amore… che tormento!
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20
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Ho ascoltato l'album...e son corso subito sul sito della Avantgarde a ordinare il bundle con tutti i dischi! Uno dei lavori più originali che abbia mai sentito! |
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19
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Si può dire: perfetto? Ascoltare quest'album e i due precedenti è una vera odissea nel glaciale spazio profondo, dove i buchi neri non lasciano sfuggire nemmeno la luce. Il 100, mi dispiace, ma non è possibile, il Black degli anni '80-'90 rimane inarrivabile, ma comunque un bel 90-95 per questa trilogia sarebbe più che appropriato.. P.s. Ci sono decine di band con questo stile, che alcuni su YouTube chiamano in modo molto suggestivo "space black metal"; vi consiglio caldamente di ascoltare i capolavori semisconoscosciuti di questi artisti, rappresentano un più che degno futuro per il Black, sicuramente meglio di altri (tipo il post-black e menate simili).. |
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18
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Che discone, merita il 90. |
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17
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Questo disco è sublime, un viaggio nello spazio che, una volta cominciato, si vorrebbe non finisse mai. Per quanto mi riguarda classificarlo come ambient è fuorviante, qui stiamo parlando di Atmospheric black. Voto 90/100 e ottima la disamina di Giasse. |
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16
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Darkspace III è un capolavoro, soldi spesi bene non è per tutti ma visto che sono un fanatico di dark/ambient in particolare della Cold Meat Industry non ho fatto fatica ad ascoltare questo black/ambient. Mi sa tanto che mi procurerò anche i primi due cd di questo gruppo, sono FAVOLOSI questi alieni ))))))), è veramente un viaggio nelle profonde oscurità dello spazio. |
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15
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cosa dire? Stupendo uno dei migliori album che abbia mai ascoltato ti trasporta in mondi lontani e rarefatti un GRANDISSIMO al recensore che è riuscito a trasfigurare per iscritto questo grandissimo capolavoro |
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14
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E pure questo lo metto sulla lista della spesa... Sarà meglio non leggere più le rece di Giasse per un po' sennò mi svuoto il conto in banca! |
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il mio psichiatra ha detto che possiamo includere pure quello.  |
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manca l'alieno cannibale...  |
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11
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perfettamente d' accordo con te, Giasse.Un ascolto distratto e prevenuto,vista anche una produzione non eccelsa,porterebbe ad un giudizio affrettato.Musicalmente parlando poi, la proposta è per gente che sguazza nella putredine di notte,a piedi nudi, brandendo una scure ,con la schiuma alla bocca,ululando e pregando un vampiro che la morda.Rende l' idea? |
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10
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è un album fantastico. più lo ascolto più mi piace. ma non è roba per tutti... diciamocelo pure! |
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9
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un sepolcro alieno,dove sono tumulate creature maligne e pestifere ancora vive,ecco cosa è questo disco.85 meritato |
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8
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Sei proprio un amico... |
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Animo stilnovista,fisico culturista,fegato da barista |
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6
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Che? Non c'ho capito niente! |
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4
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Ossimoro  |
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grazie per il consiglio...illuminante! |
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2
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già propongono qualcosa di abbastanza ostico, se poi realizzano il tutto con un suono così confusionario diventa veramente arduo riuscire ad apprezzarlo... infatti è un black/ambient che non mi dice nulla |
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1
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Il Terzo loro capolavoro consecutivo. 90. Bellissima race giasse. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dark 3.11 2. Dark 3.12 3. Dark 3.13 4. Dark 3.14 5. Dark 3.15 6. Dark 3.16 7. Dark 3.17
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Line Up
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Wroth - Guitar, Vocals Zorgh - Bass, Vocals Zhaaral - Guitar, Vocals
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