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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Darkspace - Dark Space -II
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15/04/2024
( 932 letture )
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Per gli appassionati di certo atmospheric black metal i Darkspace sono certamente un nome noto e il loro ritorno sulle scene, dopo un’assenza decennale, era atteso da molti. Un nome che infatti ha acquisito notevole importanza durante gli anni Duemila e che ha contribuito a ridefinire e ad ampliare l’approccio “atmospheric” alla nera fiamma, che tanto poi si è andato diffondendo e, ahimè, come un po’ tutto, inflazionando.
La fama del gruppo è più che meritata: la musica dei Darkspace getta l’ascoltatore in un universo amorfo e ostile, e lo fa con rara intensità grazie ad un black sintetico, a tinte spaziali, in cui synth, batterie elettroniche, riff quasi drone e shriek inumani si fondono in un’orchestra cosmica e demoniaca allo stesso tempo, dove scienza e fantascienza, spiritualità e trascendenza si intrecciano. Un maelstrom stellare in cui convivono rimandi drone, industrial, ambient, DSBM, e l’atmosfera e il feel gelido delle tastiere si equilibra alla perfezione con la violenza primigenia delle chitarre, mentre voci e percussioni, alla bisogna, si fanno anch’esse o più fredde, sintetiche, o, viceversa, più malevole e impetuose. Questa è la formula che, pur con alcune piccole variazioni sul tema da un album all’altro, la band ha riproposto con successo sulla storica trilogia Dark Space I, II e III, e in misura leggermente minore anche con Dark Space III I, che modernizzò in parte il sound ma mantenendo sostanzialmente intatta la struttura sonora e riscuotendo buoni riscontri. Quel disco fu seguito però da un lungo silenzio discografico, durante il quale, nel frattempo, Wroth si è concentrato maggiormente sul suo altrettanto influente progetto solista, Paysage d’Hiver e la band ha persino ricevuto nel 2019 un premio statale riservato ai musicisti più influenti provenienti dal Cantone di Berna, ottenendo dunque riconoscimento a livello nazionale.
Lo iato viene quindi chiuso dieci anni dopo con il qui recensito Dark Space -II, la cui dicitura richiama addirittura la prima demo della band e il cui artwork riprende le classiche scale di grigio, astratte e informi, ma che presto si dimostra essere una rottura con il passato. Il trio, in cui frattanto nel 2022 Yhs ha preso il posto di Zorgh al basso, si ripresenta infatti con una sola lunghissima canzone di quasi cinquanta minuti, un unicum all’interno della discografia degli svizzeri: un brano in cui se l’atmosfera è sicuramente riconducibile ai gloriosi fasti del gruppo, il modo in cui essa è resa è stato completamente stravolto. Dark Space -2.-2, questo il titolo del brano, si protrae in maniera lineare per tutta la sua durata, esasperando il lato più ipnotico ed ossessivo del sound della band, eliminando quasi del tutto la componente black vera e propria, rinunciando persino a veri e propri riff e ritmiche di stampo metal, e dissolvendo le già labili strutture compositive in unico, quasi infinito flusso di coscienza. Sotto il persistente tappeto di tastiere, tra voci robotiche in lontananza e indefiniti suoni artificiali, le chitarre si limitano a pochi, lenti e rocciosi accordi che si ripetono carichi di riverbero e distorsione. Intorno al quarto d’ora, il brano sembra prendere finalmente una forma più completa, come se i primi minuti fossero stati solo un interminabile intro: le ritmiche, sempre dettate dalle gelide e-drums, costruiscono un solido low-mid tempo, le tastiere si fanno più coinvolgenti e sognanti, e un timido scream, quasi sussurrato, emerge come dalle profondità dello spazio. Dopodichè si precipita nuovamente nel caos del cosmo con una lunga parte di sola elettronica, senza percussioni, in cui l’ambient si fonde con il drone e il noise, per poi riprendere sostanzialmente il canovaccio iniziale. La chitarra torna sui suoi pochi accordi, variando solo nello strumming, che man mano che il brano va evolvendosi, crescendo e poi concludendosi, si fa più deciso e chuggy, in un modo che ricorda alcune soluzioni di Dark Space I, mentre l’atmosfera assume toni decisamente apocalittici, fino poi ad esaurirsi nelle interferenze del rumore cosmico.
Il risultato finale è però, dispiace dirlo, tutto sommato deludente: è evidente che la band abbia puntato completamente sul lato atmosfera a discapito di quello prettamente metal, di quelle scariche improvvise di tremolo e blast-beat che, sono sicuro, in molti hanno aspettato invano per molti minuti prima di rassegnarsi al fatto che non sarebbero mai arrivate. Non si vuole però giudicare il disco in base alle aspettative che lo circondavano, ma in base a ciò che è, e la verità è che Dark Space -II è abbastanza noioso. Non necessariamente un cattivo disco dunque: la mano degli svizzeri nel plasmare le atmosfere spaziali e allo stesso tempo oscure ed opprimenti si sente eccome e il loro modo unico di piegare l’elettronica al servizio di esse rimane sotto gli occhi di tutti, ma il disco manca semplicemente di idee. Le soluzioni sono proposte in maniera eccessivamente ripetitiva, quasi prevedibile, e per troppo tempo, rendendo alla lunga l’ascolto abbastanza difficoltoso. Il tentativo, dunque, di trasportare il classico feeling Darkspace dalle sue origini black metal ad un approccio quasi puramente elettronico e molto vicino al drone, decostruendo nel contempo anche la stessa forma canzone e creando un unico continuum sonoro etereo e cosmico, si può dire parzialmente fallito. L’atmosfera immediatamente riconoscibile e il lavoro comunque buono fatto nelle parti elettroniche salva il ritorno sulle scene degli svizzeri da una bocciatura peggiore, ma la ripetitività e la mancanza di idee lo relegano purtroppo alla categoria “insuccessi”. Un vero peccato.
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7
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Mah, non mi è dispiaciuto affatto, l\'ho trovato meglio dei precedenti, ci sento le cose che evidenzia @Moro qui sotto ma non ho il suo entusiasmo. Di black non c\'è nulla, è musica ambient/industrial, molto ripetitiva ovviamente, con l\'inserto man mano di voci differenti (le voci \"aliene\" dopo il ventesimo minuto, la voce narrante femminile etc) ed effetti diversi, che conducono all\'aumento del climax drammatico verso la mezz\'ora per poi calmarsi di nuovo alla fine. Io l\'ho ascoltato con piacere. |
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6
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Ho ascoltato live questa roba l'anno scorso. Pessimo concerto, e proposta non più interessante a mio avviso. |
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5
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Madonna per me questo disco è stupendo. è clamoroso. I Darkspace stanno facendo una specie di salto all\'indietro; con questo album è come se fosse descritta la struttura ancora umana del loro viaggio spaziale. L\'industrial, i ritmi lenti quasi da respirazione mantrica prima del viaggio spaziale. E\' un viaggio allucinante che porta alla morte ma prima porta allo scontro fra umano e alieno. é un continuo salire di tensione verso l\'alto. Riascoltatevi il demo dopo questo album. Quasi non si sente la batteria, è come se tutto il suono fosse ovattato prima di assestarsi nello spazio aperto. Voto 80 |
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4
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\"Non si vuole però giudicare il disco in base alle aspettative che lo circondavano, ma in base a ciò che è\".
Molto vero, peccato che sia dichiaratamente una deviazione dal percorso principale del gruppo: una sperimentazione interessantissima che forse avrebbe giovato di una postilla chiarificatrice recintante \"EP\", viste durata e forma, che per motivi commerciali non è stata esplicitata ma la cui mancanza non può di certo portare ad una stroncatura immeritata... |
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3
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A me gli ultimi due di Paysage d\'Hiver sono piaciuti molto, a differenza dei precedenti. |
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2
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In realtà non è diverso per niente dai precedenti, i beat elettronici sono quelli, i tre accordi in croce pure, il drone continuo in Do# minore pure, i lead pure, gli effetti cosmici pure, il palm-muting di scuola hardcore pure, i cambi di dinamica pure, tutto uguale a prima, giusto le voci (non so se sample o registrate) sono diverse. Semplicemente, nell\'anno 2024 d.c. e dopo la defezione di un membro, questo progetto sta lasciando il tempo che trova e non è più la \"novità\" che era prima (qualunque cosa voglia dire). Paysage d\'Hiver ugualmente inascoltabile, ma almeno il fondatore lì ha sperimentato di più coi suoni, con le tastiere e col songwriting (nell\'ultimo, più che altro), se parliamo di black metal minimale e claustrofobico, Vinterriket, ColdWorld, Lustre, None, Alrakis, Arkhtinn, Mare Cognitum e altri simili hanno sempre messo più sostanza in mezzo. |
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1
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Proverò ad ascoltarlo perché leggendo la rece si capisce che è diverso dai precedenti. Questo dovrebbe essere quasi solo drone ambient, a leggere la descrizione mi vengono in mente i Sunn O))). E quindi voglio dargli una possibilità perché invece i precedenti non ho mai capito per quale motivo fossero considerati così esaltanti, a me non hanno mai detto molto a differenza dell\'altro progetto Paysage d\'Hiver. |
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INFORMAZIONI |
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Line Up
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Wroth (Voce, Chitarra) Zhaaral (Voce, Chitarra) Yhs (Voce, Chitarra)
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