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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Skepticism - Stormcrowfleet
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( 3976 letture )
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L'archivio di Metallized ad oggi consta di ben oltre 10.640 recensioni e, nonostante il numero possa sembrare enorme, all'appello mancano ancora parecchi nomi importanti della storia della musica estrema e non. Oggi colmeremo un vuoto enorme andando a parlare dell'esordio discografico degli Skepticism, band che non ha bisogno di presentazioni in ambito doom estremo e considerata tra i pionieri assoluti del genere. La loro storia inizia nel lontano 1991 quando, ancora alle prese con un death metal rozzo e brutale, diedero alla luce il 7” Towards My End e, due anni più tardi, il demo Aoethe Kaear; queste pubblicazioni procurarono loro parecchia notorietà ed un contratto discografico con la giovane Red Stream, Inc. dalla quale non si staccarono mai, pubblicando negli anni ben 7 release. Oltre all'inscindibile sodalizio discografico, la band ha anche il primato di aver mantenuto una line-up stabile negli anni senza i classici avvicendamenti che finiscono per rivoluzionare le formazioni da un album all'altro. Difatti la band nacque nel 1991 con la formazione stabile di Jani alla chitarra, Lasse alla batteria e Matti alle vocals oltre i quali, ai tempi del 7 pollici, era in forze un altro chitarrista successivamente allontanatosi. Con il demo Aoethe Kaear entro in formazione il tastierista Eero ed un session al basso in prestito dai defunti Lihtede che rimarrà fino alle registrazioni di Stormcrowfleet. Dopo la sua dipartita gli Skepticism si stabilizzeranno come quartetto e così rimarranno per circa vent'anni.
Se gli esordi li resero celebri per il loro death metal cupo e cadenzato, per certi versi accostabile a quello dei primissimi My Dying Bride e Paradise Lost, con il debutto Stormcrowfleet i nostri aggiustano il tiro e ci consegnano uno dei lavori più oscuri che la Finlandia abbia mai partorito. Le accordature delle chitarre scendono di un paio di toni, il cantato già decisamente oscuro assume toni catacombali, mentre ai classici synth viene sostituito un tetro organo che diventerà uno dei trademark distintivi del loro dei Nostri. L'album si apre con la nerissima Sign of a Storm, brano lentissimo dalle atmosfere quasi sacrali che nella parte centrale sprofonda in una suite ultra slow realmente da brivido, anticipando di diversi anni l'avvento del cosiddetto funeral doom. La successiva Pouring è tratta dal demo del 1994, completamente riarrangiata in chiave funerea e mette in evidenza come la band abbia fatto un restyling radicale ed assolutamente vincente. Ogni suono, ogni nota ed ogni vocalizzo presenti su questo album sono unicamente votati all'oscurità più assoluta. Si prosegue con la lugubre By Silent Wings, caratterizzata da un organo semplicemente angosciante che via via porta il brano quasi a spegnersi per poi esplodere in una lenta processione, greve e pesante ma allo stesso tempo sognante grazie all'intelligente uso dei synth. Tocca a The Rising of the Flames che -insieme alla conclusiva The Everdarkgreen- risale anch'essa ai tempi del demo e divenute ormai dei classici della loro discografia. Quest'ultima comparirà anche nella storica compilation The Cold, the Silent della Dragon Flight.
Ascoltare oggi questo lavoro, a quasi vent'anni dalla sua pubblicazione, è come riaprire un libro di storia e rimanerne ammaliati. I siti specializzati li hanno definiti come una delle band più deprimenti della storia, c'è bisogno di aggiungere altro? Forse i più esigenti storceranno un po' il naso riguardo alla produzione un po' caotica ma è innegabile che questo lavoro rimanga una pietra miliare del funeral doom. Tutto il resto sono chiacchiere.
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10
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Lo sto riascoltando proprio ora in attesa del nuovo album.
Spettacolo puro...il voto ci sta alla grande.
Arriverà anche il 24 settembre!!!! |
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9
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D' accordo. Ma in questo caso anche la contestualizzazione serve a poco. I Thergothon pubblicarono "Streams..." un anno prima, e quell' album è molto migliore di Stormcrownfleet: pur con i suoi passaggi a vuoto è molto più variegato e con idee davvero belle e sviluppate in maniera più decisa. Era possibile fare di più. Tanto di cappello agli Skepticism per averci provato ed aver contribuito a questo sottogenere, ma la qualità di per sè non è un granchè. |
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8
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E' bene sempre ricordare che l'album è uscito esattamente vent'anni fa e che certe osservazioni fatte oggi devono essere contestualizzate al momento in cui è uscito il lavoro. |
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7
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Passi l' importanza storica, ma a me non ha fatto tutta sta megaimpressione quest' album, anzi inizialmente mi aveva parecchio deluso, poi un pò s' è ripreso. Qualche riff carino qua e là, una produzione cruda e torbida che getta una discreta dose di oscurità sull' album... ma davvero, niente di che. I tratti migliori sono per me nelle prime due canzoni. Trovo particolare quelle tastiere così morbide, tenui, che contrastano e stemperano (ma in un modo positivo, efficace) la crudezza degli altri strumenti... ma quello che ho apprezzato di più è il lavoro di batteria. Minimale fino all' impossibile, eppure sia nel primo che nel secondo brano c' è un lavoro di piatti e di tom/timpano particolare, che creano una specie di sospensione percettiva: questi pattern creano nel complesso un effetto, diciamo così, "tribalistico", o meglio, cerimoniale, come se dovesse preparare il tutto allo svolgimento di una funzione per l' appunto cerimoniale... In ogni caso, resta poco cosa. Un 65 glielo dò, ma non oltre. |
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6
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Indiscutibilmente bello anche se pure io gli preferisco LAA e Alloy (non Farmakon). Onestamente nemmeno io lo ritengo deprimente. Direi piu' "solenne"... |
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5
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Io a dir la verità non è che mi ci rilasso tanto, lo trovo un macigno di oscurità, anche se i successivi sono sicuramente più opprimenti...Comunque, inezie a parte questi non hanno mai sbagliato un colpo, erano e sono al vertice della scena Funeral insieme ad altri pochi eletti. |
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4
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Assolutamente non deprimente anzi, come dice Vecchio, rilassante. Di una bellezza rara. 90 pieno. |
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3
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Capolavoro assoluto, punto. |
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2
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Soffocante e cupo come pochi, forse LaA mi piace un pelo di più, ma il disco è tassativo per tutti i fan del Funeral Doom più estremo che sicuramente l'avranno già in casa. |
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1
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Doom "ambientale" lo definirei io, capolavoro e voto per me giustissimo, anche se, rispetto ad altri dischi del genere e della band, non lo trovo così deprimente, anzi, devo dire che il suo essere atmosferico mi rilassa. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sign Of A Storm 2. Pouring 3. By Silent Wings 4. The Rising Of The Flames 5. The Gallant Crow 6. The Everdarkgreen
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Line Up
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Matti (Voce) Jani Kekarainen (Chitarre) Eero Pöyry (Tastiere) Lasse Pelkonen (Batteria)
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