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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 3704 letture )
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Tears to fill the despair dreams to hunt forever so fill up my cup with emptiness again and chase those blackenened dreams on more time...
Sogni, lacrime... Sono due parole che non sempre vorremmo leggere accostate all'interno di una stessa frase, soprattutto considerando quanto sia raro di questi tempi vedere sogni realizzati e lacrime di gioia. Difficile pensare di toglierci delle soddisfazioni in una vita che spesso e volentieri ci taglia le gambe e aspetta il nostro patetico tentativo di rialzarci per giustiziarci nuovamente, lasciandoci come sempre a stringere forte tra le dita il nulla più assoluto. Sono quei momenti in cui sprofondiamo in abissi talmente neri da credere che nemmeno la luce possa più esistere, momenti in cui vogliamo fortemente aggrapparci a qualcosa, scoprendo sorprendentemente, che l'appiglio più forte si trova in qualcosa di immateriale e di intangibile. Una mera successione di vibrazioni dell'aria che adeguatamente percepite ci tiene in piedi e ci lascia nel buio della nostra stanza, malinconici, forse angosciati ma vivi.
Martyre è uno di quei dischi da avere con sé in ogni momento. Proprio perché non possiamo mai sapere quando avremo bisogno di un momento di conforto per distrarci dalla vita di tutti i giorni. È una di quelle perle che deve trovarsi obbligatoriamente nella collezione di ogni appassionato ascoltatore di doom metal e non solo, uno dei soli -ma enormi- pilastri della discografia della band danese. L'opera seconda che, in quell'ormai lontano inizio del nuovo millennio, non faceva che confermare la genialità del sestetto di musicisti che aveva scritto Paradise Belongs to You e che negli anni successivi avrebbe prodotto altre due gemme intitolate Veronika Decides to Die e Saturn in Ascension.
Martyre ci mostra una band con le idee chiare che riesce in maniera sapiente a mescolare componenti che richiamano act come Paradise Lost, Katatonia e My Dying Bride in un sound particolare e piuttosto riconoscibile per l'estrema varietà. Si parte dalla solida intelaiatura di chitarre ritmiche creata dalla coppia Poulsen / Larsen, che -con un riffing monolitico e dai ritmi assolutamente doom- ci induce in uno stato quasi ipnotico, non mancano chiaramente intarsi con arpeggi spesso armonizzati decisamente più cattivi e momenti solisti, che dimostrano anche la capacità tecnica dei chitarristi danesi in questo fondamentale aspetto e anche il loro buon gusto nello scegliere melodie che risulteranno difficilmente dimenticabili come quelle di Loss (In Memoriam). Si potrebbe aprire un capitolo quasi a parte per quanto riguarda i suoni puliti e acustici, che hanno una parte preponderante (basta ascoltare pezzi come A Poem o Thou Art Free) e decisamente per un buon motivo: le chitarre acustiche infatti portano avanti delle melodie memorabili, tutte costruite con pochi accordi, arpeggi dalle plettrate molto lente e un sapiente uso di riverberi e – più sporadicamente- delay. La sezione ritmica è di prim'ordine, con Brian Hansen che fa storia a sé anche nei momenti più intensi di riffing delle chitarre, imponendo delle linee di basso magari non particolarmente tecniche, ma assolutamente calzanti, piantando nel mezzo dei nostri padiglioni auricolari quella tonica profonda e tellurica così importante per un disco così crepuscolare. Dietro le pelli Jesper Saltoft propone un drumming solido e possente, non infarcito di orpelli tecnici, ma creando comunque un tappeto ritmico in grado di far perfettamente adagiare il resto del sound, mettendo filler più complessi nei momenti più scarichi e trascinando con più sobrietà i momenti più concitati. Potrebbe invece sembrare più in secondo piano l'operato di Anders Ro Nielsen, ma in realtà buona parte delle atmosfere sarebbero totalmente monche senza i suoi inserti di tastiere (immaginatevi Empty Handed senza il caratteristico giro di synth per capire cosa intendo). Anche la scelta dei suoni è estremamente vasta e valida: dagli inserti di piano perfettamente armonizzati con alcuni dei migliori passaggi di chitarra acustica, sino all'organo inquieto di Lost My Way. Alla voce il grande protagonista è Thomas AG Jensen, cantante dal timbro estremamente particolare e forse non immediatamente apprezzabile, soprattutto quanto canta con quel suo growl ruvido e gutturale o nei passaggi in pulito volutamente sgraziati e sofferenti. Anche i numerosi narrati sono messi nel posto giusto e tramite la loro freddezza impostata riescono a trasmettere ulteriormente il disagio che i Saturnus vogliono farci percepire. Da non dimenticare nemmeno l'apporto del bassista Hansen che ha fornito la sua ugola per le backing vocals, più sporadiche ma assolutamente ben fatte, come si sente chiaramente in Lost My Way e i suoi inserti a tonalità più alte che apportano un'ulteriore e gradita variante al pezzo.
Ottima la produzione, curata – come tutti i dischi dei danesi- dal loro compatriota Flemming Rasmussen, esperto ed abile produttore di alcuni dei più importanti dischi di band come Metallica e Blind Guardian (solo per citarne alcune). I suoni sono infatti realistici nelle dinamiche e ben caratterizzati nella loro voluta rudezza, caratteristica che non li ha comunque resi meno potenti considerando l'impatto delle basse frequenze di basso, cassa e fusti della batteria. Insomma tutto ben udibile ma senza una patina stile loudness war odierna che si frappone tra l'ascoltatore e la band, cosa che tutto sommato risulta molto apprezzabile in un disco del genere.
Difficile rendere in un voto numerico il valore di questo disco (come del resto della discografia dei Saturnus d'altronde), l'unico consiglio che posso dare a chi non avesse ancora ascoltato Martyre è di rimediare all'errore e scoprirlo, magari in una di queste notti d'autunno che tanto ci inquietano ma anche tanto possono ispirarci.
The world slips away and the madness dies In your shining eyes In the shining of your eyes The starres and the path have light The pain goes away for another day In your shining eyes In the shining of your eyes
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8
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Più dinamismo nelle melodie e nelle ritmiche,meno introspezione bucolica rispetto all\'inarrivabile esordio,ma il frutto rimane eccelso per impatto emotivo, liriche e struttura dei brani.Grandi. |
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7
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Conservo con cura un cd autografato dai Saturnus come ricordo del concerto di Brescia. Quattro capolavori, Martyre e Veronika decides to Die sono la mia personale terapia per due diversi stati d’animo.. |
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6
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Verissimo; questa è una band fortemente sottovalutata che ha sempre dato alla luce solo grandi lavori. Dal vivo poi sono veramente meravigliosi, oltre ad essere delle persone squisite. Grandissimo album, anche se non il mio preferito del sestetto. |
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5
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ok ho letto la recensione, i miei complimenti, è molto ben fatta e ha il merito di valorizzare ogni singolo membro della band, dando quindi l'idea di un sound dove nulla è messo a caso o tralasciabile. ottimo lavoro quindi e ora carico martyre sullo stereo.... |
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4
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visti anch'io a brescia, fra i miei preferiti, proprio lì ho comprato la mia copia di martyre ....tornate presto in italia per l'amor del cielo! |
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3
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Mostruosi, monumentali, imprescindibili per chiunque ami aggirarsi per le spire più nere del metal panorama. Verissimo, il cantato di Thomas AG non è tra i più "immediati" del genere, ma appena si entra in sintonia col suo growl ci si rende conto che il doom ha trovato il suo nume tutelare. Visti a Brescia a inizio anno, semplicemente strepitosi anche live e, nonostante i cambi di formazione, come ha detto enry non hanno mai sbagliato un album. L'unico rammarico sono i tempi biblici tra un disco e l'altro, ma se questo è il prezzo da pagare per la qualità....  |
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2
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Quoto, sottovalutati, li adoro |
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1
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Il mio disco preferito di una band che non ne ha mai sbagliato uno. Considerata la qualità media dei loro dischi per me restano un po' sottovalutati. Grande band. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. 7 2. Inflame Thy Heart 3. Empty Handed 4. Noir 5. A Poem (Written in Moonlight) 6. Softly on the Path You Fade 7. Thou Art Free 8. Drown My Sorrow 9. Lost My Way 10. Loss (In Memoriam) 11. Thus My Heart Weepeth for Thee 12. In Your Shining Eyes
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Line Up
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Thomas AG Jensen (Voce) Peter Poulsen (Chitarra) Kim Larsen (Chitarra) Anders Ro Nielsen (Tastiere) Brian Hansen (Basso, Backing Vocals) Jesper Saltoft (Batteria)
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