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Manilla Road - The Courts Of Chaos
( 2939 letture )
Attivi, fra una pausa e l’altra, addirittura dal 1977, gli immarcescibili Manilla Road hanno attraversato indenni diverse fasi della storia del metal, contribuendo peraltro a scriverla in prima persona: da sempre considerati fra i padri dell’esaltante epic metal, nel corso della loro lunga carriera hanno tuttavia prodotto anche lavori più propriamente heavy, ma anche thrash e persino prog, subendo certamente l’influenza dei vari movimenti musicali che si sviluppavano nel corso degli anni, ma senza mai rinunciare alla propria ben precisa identità. The Courts of Chaos, rilasciato nel 1990, agli albori di eventi fondamentali per la storia del rock quali la pubblicazione di Metallica e Nevermind, incarna appieno le deviazioni più thrash-oriented della band di Wichita, già palesate nel precedente, notevole Out of the Abyss; tuttavia, non rinuncia certamente a momenti più ragionati ed atmosferici, anzi varia sapientemente la mistura, impedendo all’ascoltare di annoiarsi. Del resto, Mark Shelton e soci non sono certo novellini e non lo erano neppure allora, con una carriera già decennale alle spalle.

L’album, che presenta una copertina evocativa, se non propriamente bellissima, si apre con la strumentale Road to Chaos, che appare per l’appunto come una lenta ed inesorabile discesa verso il caos: lugubri tastiere scandiscono la prima parte, poi interviene la batteria e, infine, la chitarra contribuisce a velocizzare il tutto, in un brillante zenit finale che ci accompagna per mano verso la spettacolare Dig Me No Grave: la chitarra tesse un riff simil-thrash non velocissimo, mentre la batteria si produce in variazioni sul tema intriganti, senza ricorrere per un attimo al mero “tupa-tupa”. Il chorus è fatto apposta per esser cantato sul vivo, ma certamente non è commerciale, anzi suona piuttosto lugubre, grazie alla voce maligna del frontman e chitarrista. Un brano davvero notevole, non c’è che dire, per quanto la produzione non perfetta ne smorzi un po’ il tiro. La successiva D.O.A., cover dei rocker texani Bloodrock, si adatta perfettamente allo stile dei Manilla Road, con le sue tastiere ed il suo mood psichedelico, ma scompare di fronte al classico Into the Courts of Chaos, con il suo inizio evocativo ed il suo progressivo appesantimento. Il medesimo gioco di alternanza sonora prosegue anche su From Beyond, che accelera progressivamente fino a sfociare nel thrash, con la voce di Shelton più graffiante che mai. Si giunge così ad un altro pezzo da novanta, la lunga e mastodontica A Touch of Madness: più cupa delle precedenti, vede tuttavia dopo circa tre minuti una improvvisa accelerazione dettata da chitarra e batteria, che tessono un sottofondo semplicemente devastante. Volevate la velocità? I nostri ve la servono su un piatto d’argento, prima di rallentare nuovamente, ma poi tornano a colpirvi senza compromessi con Vlad (The Impaler): se detestate le cose a metà, questo è il brano che fa per voi, dato che non vi sono rallentamenti o momenti meno veloci, questo è un brano thrash dalla prima all’ultima nota e trasuda classe e cattiveria al tempo stesso. Le tastiere si riprendono il loro trono nella successiva, bellissima The Prophecy, che presenta anche un assolo di chitarra da applausi da parte del leader del gruppo. Per la conclusione dell’album, infine, i Manilla Road pensano in grande e compongono un brano diviso in tre parti, intitolato The Books of Skelos: la prima parte è melodica e vagamente maideniana, poi, come ci hanno abituato, i nostri accelerano ed immettono nuova violenza nella loro musica, velocizzandosi sempre di più fino all’esplosiva conclusione. Un finale più che buono per un bell’album.

Non ha molti difetti, in fin dei conti, questo The Courts of Chaos: ci sono forse un paio di brani sottotono, che comunque si lasciano ascoltare più che volentieri, ma per il resto le canzoni sono eccellenti, con alcune perle. Il problema maggiore dell’album, verosimilmente, è proprio la produzione cui facevamo riferimento prima, un po’ impastata, che non consente ai suoni, batteria in primis, di emergere in tutta la sua potenza. E’ un peccato, considerando le notevoli abilità tecniche dei nostri, abili tanto a creare atmosfere quanto a suonare, nel senso più puro del termine. Non si tratta forse del primo, vero capolavoro dei Manilla Road, come ebbe a definirlo Mark Shelton, ma resta ciò nonostante un buonissimo album da ascoltare più e più volte.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
84.8 su 20 voti [ VOTA]
LucaNekrowizard88
Venerdì 19 Maggio 2023, 16.55.39
6
Album monumentale... non il mio preferito dei Manilla Road, ma ci va davvero vicino! A livello di testi, copertina e sound in generale, lo definirei il loro lavoro più oscuro e criptico. Qui ci sono canzoni che emanano un\'epicità maligna ed evocativa che non ha pari, come la simil doomeggiante \"Dig Me No Grave\", la favolosa e surreale \"Into The Courts Of Chaos\", la magniloquente \"The Prophecy\", oppure la finale \"The Books Of Skelos\"!
Max1
Lunedì 28 Maggio 2018, 8.30.49
5
Come ben detto prima, la sola title track vale non solo tutto l'album ma a mio avviso anche l'intera discografia di moltissime altre band molto più celebrate!!
ELIO MARRACCINY
Lunedì 28 Maggio 2018, 1.50.39
4
Into the courts of chaos e The books of skelos da sole valgono tutto l'album, anzi valgono troppo. Fanno passare totalmente in secondo piano gli altri seppur ottimi pezzi. Sarò anche troppo di parte ma queste due canzoni insieme a The Deluge, Mystification e Dragon star sono gli apici del Trio.
fra
Domenica 8 Ottobre 2017, 21.57.33
3
Purtroppo ha una produzione delle chitarre veramente troppo zanzarosa, ma pezzi come The Book Of Skelos, la Titletrack, Vlad (The Impaler), e From Beyond ripagano il tutto. Complimenti Mark. 83.
metallo
Martedì 10 Marzo 2015, 20.11.25
2
Ottima recensione, voto tuttosommato giusto,si e' vero ci sono un paio di brani non proprio al 100% convincenti e un po sottotono, e la line-up cominciava a scricchiolare, pero' per me una parla sola: Epico.
ROB 75
Martedì 10 Marzo 2015, 18.58.37
1
ottimo album nonostante il fatto che la line -up stava esplodendo per via dei litigi fra Scott e Randy.
INFORMAZIONI
1990
Black Dragon/Iron Glory
Epic
Tracklist
1. Road To Chaos
2. Dig Me No Grave
3. D.O.A. (Bloodrock cover)
4. Into The Courts Of Chaos
5. From Beyond
6. A Touch Of Madness
7. (Vlad) The Impaler
8. The Prophecy
9. The Books Of Skelos
I - The Book Of The Ancients
II - The Book Of Shadows
III - The Book Of Skulls
Line Up
Mark Shelton (Voce, Chitarra)
Scott Park (Basso)
Randy Foxe (Batteria, Tastiere)
 
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