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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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24/04/2021
( 977 letture )
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Fondati nel 1977 dall’immenso Mark Shelton, dopo i primi anni di gavetta, tra piccoli concerti e passaggi tra le radio locali, ben presto i Manilla Road giungono alla formazione che li porterà nel 1983 alla pubblicazione di uno dei dischi più belli della storia dell’epic metal, Crystal Logic. Con la medesima formazione, qualche anno prima, nel 1980, debuttarono con quello che è l’album oggetto della recensione, Invasion, pubblicato dalla piccola Roadster Records, etichetta con la quale quale rimasero legati fino al secondo album uscito nel 1982, Metal, album che in qualche modo prosegue quello che si può sentire in Invasion. Infatti, ovviamente prima di raggiungere la formula e affinare il loro epic-metal, genere di cui sono diventati delle vere e proprie icone, la loro musica mostrava un forte legame con l’hard rock anni ‘70 e sotto certi aspetti con il prog-rock (un po’ alla Rush).
Proprio all’insegna del rock si apre Invasion che con le prime tre canzoni, The Dream Goes On, Cat and Mouse e Far Side of the Sun, mostra la grande capacità compositiva del gruppo, che unisce un suono grezzo e ruggente a strutture già abbastanza elaborate e degne di nota. Con la traccia di apertura si sente un Mark Shelton accompagnato da riff energici, il tutto con un gusto anni ‘70. Si rallenta un po’ con Cat and Mouse, brano in cui Shelton ruggisce come sempre, alternandosi a grandi spazi strumentali, un po’ come accade per Far Side of the Sun, con le sue cavalcate di basso e chitarra, o in Street Jammer, in cui si sperimenta ancor più nei suoni, creando atmosfere leggermente più scure. Si chiude con l’hard-rock e il prog con Centurian War Games. Questa canzone, completamente accompagnata dalla chitarra acustica, crea un vero stacco dal punto di vista sonoro rispetto ai primi quattro brani. Il tutto ovviamente non solo per il passaggio da un suono cupo e distorto a uno pulito e sognante, ma anche dal punto di vista lirico, compositivo: su Centurian War Games, si può vedere uno dei primi momenti “epic” dei Manilla Road, specie leggendo il testo, che è uno dei primi in cui il trio statunitense abbraccia argomenti bellici, epici. Dopo questa prima rottura con l’inizio del disco ne avviene una seconda, con il brano conclusivo, The Empire. Qui oltre che nelle tematiche i Manilla Road cercano di dare un tocco magniloquente alla loro musica, mostrando immense capacità, costruendo quindi un brano di quasi quattordici minuti, con atmosfere dal gusto prog abbastanza oscure, che si snodano tra parti più lente, arpeggi, cavalcate furibonde e assoli taglienti.
Invasion è un disco grezzo, in cui il gruppo sperimenta e gioca a mostrare un po’ le proprie carte, tra rock anni ‘70, prog e abbozzando un po’ di epic. I suoni e la produzione ovviamente sono figli degli anni ‘70/’80 e non sono di livello altissimo, non sono super puliti e lavorati, ma in ogni caso a distanza di anni si lasciano ascoltare tranquillamente, conservando un certo fascino, una certa naturalezza e restituendo al meglio l’idea di musica rock-metal di chi la suonava all’epoca, che ai nostri tempi, tra mille produzioni super pompate, compresse e appiattite tra loro, un po’ viene a mancare. Le composizioni per una band emergente tra l’altro sono assolutamente di livello e per essere un disco di debutto non si possono far tante critiche, probabilmente nel metal pur non essendo un disco molto conosciuto può essere considerato tra i migliori dischi d’esordio. Nei dischi successivi i Manilla Road faranno passi da gigante, tirando fuori una personalità che qui non c’è (o si intravede a sprazzi) e composizioni ancor più raffinate e iconiche, ma l’ascolto di Invasion non può che essere consigliato, anche per le sue buone qualità sul piano musicale, ma ancor più per la sua importanza storica, per poter ripercorrere la storia dei Manilla Road e capirne a pieno la loro evoluzione e crescita.
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Come fa intuire la recensione (con cui sono in sintonia perfetta, per concetti e anche voto finale), qui i Manilla Road sono ancora alla ricerca di una vera e propria identità stilistica. Quest’esordio ha ovviamente un valore storico, anche se siamo lontani dai livelli di un Open The Gates. Mediamente le prime quattro tracce non sono certo eccezionali, ma con Centurian War Games e The Empire le cose cambiano e non poco (a prescindere dalle tematiche epiche), certamente i Manilla Road maturi qui si intravedono bene. La lunga The Empire, pur profumando ancora di anni ‘70, mette già in campo atmosfere che ritroveremo anche nei futuri capisaldi. La splendida Centurian War Games poi è l’archetipo di tutti i brani acustici che ritroveremo nella discografia dei Manilla Road, anche quella più recente (penso a una The Fountain, o una Behind The Veil). Già solo per questi due pezzi un ascolto varrebbe la pena darlo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Dream Goes On 2. Cat and Mouse 3. Far Side of the Sun 4. Street Jammer 5. Centurian War Games 6. The Empire
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Line Up
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Mark Shelton (Voce, Chitarra) Scott Park (Basso) Rick Fisher (Batteria)
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