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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Tribulation - The Children of the Night
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( 4269 letture )
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Attivi dal 2001 come Hazard, gli svedesi Tribulation nascono di fatto nel 2004 e, dopo qualche cambio di line-up, arrivano al debutto su full-length con The Horror, nel 2009: un violento, ma abbastanza scialbo e prevedibile, connubio tra death (quello dei Morbid Angel in particolare) e black metal (nei soliti riff in tremolo in alcune sezioni e nel cantato), immerso in un'atmosfera vagamente spettrale. Un miglioramento, non così drastico, ma sicuramente evidente, si ha nel secondo lavoro, rilasciato nel 2013: il più atmosferico The Formulas Of Death ripresenta l'accoppiata death/black metal dell'esordio, ma risulta più ispirato e raffinato e con qualche traccia almeno degna di nota, come Spectres (che in alcuni punti sembra citare addirittura i grandi Deathspell Omega), la psichedelica e doom-oriented Suspiria e la lunga Apparitions.
Due anni dopo, la band arriva alla pubblicazione del terzo album in studio con la label Century Media, intitolato The Children Of The Night e che annovera in formazione Johannes Andersson alla voce e al basso, Adam Zaars e Jonathan Hultén alle chitarre e Jakob Ljungberg alla batteria. I Tribulation ripartono dalle sonorità del capitolo precedente, privandole però completamente della componente black (se non fosse per il cantato, che ancora ricorda lo stile esibito dai vocalist thrash/black) e riducendo anche l'influenza del death metal: più che ai Morbid Angel, com'era avvenuto in particolare in The Horror, qui la band svedese si rifa ad act come Katatonia (probabilmente il debito stilistico più evidente) e Anathema (soprattutto quelli più decadenti di The Silent Enigma), diminuendo notevolmente la velocità complessiva dei pezzi e rinunciando alle sfuriate chitarristiche ed ai blast beat della batteria in favore di lunghi ed onirici arpeggi ed atmosfere più distese e dal retrogusto gotico (caratteristiche che, negli anni '90, fecero la fortuna della scena doom/death europea).
Le diverse sfumature stilistiche che contraddistinguono The Children Of The Night e che lo confermano più o meno allo stesso discreto livello qualitativo di The Formulas Of Death, sono, allo stesso tempo, la causa di uno dei difetti più evidenti (oltre alla produzione di certo non eccezionale): in molti frangenti, l'album sembra infatti privo di una direzione concreta, e quella che vorrebbe essere un'eterogeneità voluta finisce per dar l'impressione di essere semplicemente una mancanza di idee personali (debolezza accentuata dalla durata totale: quasi un'ora, distribuita in 10 brani). Già dai ritmi cadenzati dell'oscura Strange Gateways Beckon, sono evidenti le intenzioni del quartetto. Passando per le melodiche acrobazie chitarristiche di Melancholia e per le solite atmosfere evocative e mai troppo aggressive di In the Dreams of the Dead (dalle tinte prog) e di Winds, si arriva a Själaflykt, una quasi esplicita citazione (e piuttosto ben riuscita) alle parti più distese del capolavoro Brave Murder Day. Le restanti tracce, a partire da The Motherhood of God (dove vengono rievocati -soprattutto nell'intro ma, in generale, in gran parte del pezzo- anche i Novembre degli esordi), fino a Music from the Other, non si differenziano più di tanto dallo stile esibito nei brani precedenti.
Un album come The Children Of The Night, seppur con le sue innegabili mancanze, non potrà che piacere agli amanti del metal meno brutale e più sognante.
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15
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70? Ma per favore. Questo e Down Below sono spettacolari. 90 ad entrambi |
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14
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Cazzarola quanta roba c'è qua dentro: metal, NWOBHM, hard rock, stoner, vocals di stampo black...il tutto miscelato e interpretato in modo molto personale e azzeccato. Bello, ma devo ascoltarlo ancora perchè mi dà l'idea di poter crescere vertiginosamente nel tempo. |
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13
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Ci mancherebbe, ovvio che bisogna contestualizzare il disco, ma io stavo parlando esclusivamente di voti, visto che sembra che piacciano tanto: se il voto va da 10 a 100, e se Unquestionable Presence è 90/95, questo per la sua qualitá arriva a 70/75. Per come la vedo non si può sparare 90 al primo album "ben fatto", semplicemente perché non ci sarebbe più nessuna coerenza con le votazioni. Per le influenze doom: a me son parse evidenti, sia nei lunghi arpeggi, sia nell'atmosfera oscura, sia nella cadenza ritmica lenta. Sjalaflykt potrebbe benissimo essere una mezza rivisitazione delle parti melodiche di 12 dei Katatonia. Poi oh, visioni diverse, oppure probabilmente sarò semplicemente troppo giovane  |
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12
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70= provincialismo.... anche no... ed essere indipendenti è ancora un pregio, se non ti dispiace. Poi si può essere più o meno d'accordo, magari motivando, invece di nascondersi dietro la presunta valutazione della stampa estera (e sticazzi, aggiungo, dato che è molto più provinciale ritenere che siano più autorevoli perché sono "esteri"). |
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11
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GraMya, ma no che centrano Atheist e Neurosis? Bisogna contestualizzare il genere e il periodo storico in cui esce un disco, non scherziamo! E poi citando Anathema e Katatonia sei proprio andato fuori strada, ma proprio tanto! Fai paragoni che non stanno ne in cielo ne in terra. Troppo giovane? |
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10
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"The Formulas of Death" non mi era piaciuto per niente quindi rinuncio volentieri ad ascoltare questo nuovo disco. |
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9
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Son convinto che con delle buone clean vocals alternate al growl sarebbe stato al confine del capolavoro. Rimane un album fresco, ispirato e con la giusta dose di varietà e imprevedibilità. |
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8
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Non è questione di provincialismo o meno, è questione che dando 80-90 a questo (per carità, buon album, ma per quanto mi riguarda lì rimane), a roba come Unquestionable Presence o Through Silver in Blood quanto bisognerebbe dare? 150? |
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7
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in tutta europa viene considerato il disco dell'anno... 70 = provincialismo redattori di metallized (già ma voi siete indipendenti). |
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5
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Me lo hanno prestato, ascoltato 2 volte, veramente un bel disco. |
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3
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Comprato anche io, gran disco. |
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2
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Uno dei più deischi del 2015 unione di molti generi e penso che il non avere una direzione sia il punto di forza per una volta in un mondo troppo dettato dalla estrema compartimentazione dei generi. Comprato senza sapere nulla e ad oggi un disco col botto invece. |
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1
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un connubbio perfetto di heavy metal classico , horror rock/metal prog rock anni '70 di quello piu' acido psichedelico e logicamnete extreme metal . Produzione fantastica ed assolutamente adatta alla proposta per uno dei migliori dischi dell'anno . 90 pieno |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Strange Gateways Beckon 2. Melancholia 3. In the Dreams of the Dead 4. Winds 5. Själaflykt 6. The Motherhood of God 7. Strains of Horror 8. Holy Libations 9. Cauda Pavonis 10. Music from the Other
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Line Up
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Johannes Andersson (Voce, Basso) Adam Zaars (Chitarra) Jonathan Hultén (Chitarra) Jakob Ljungberg (Batteria)
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