Infância Armada è il secondo full-lenght degli italo/brasiliani Amassado. Al secondo disco, solitamente, si chiede di confermare quanto di buono presentato all’esordio, oppure di migliorare una situazione non proprio positiva. Prima di ascoltare questo Infância Armada, mi sono dilettato nell’ascolto del precedente Coraçao Enterrado, trovando un disco fresco, interessante e molto godibile anche se, forse, i brani e i loro concetti si sarebbero potuti approfondire maggiormente.
Il secondo lavoro degli Amassado non si discosta di molto dal primo. Le canzoni si susseguono in un insieme forsennato, veloce e violento, sull’ispirazione di ciò che è stata la scena death-grind del paese latino dagli anni ’80 fino ad oggi, che consta di alfieri quali Sepultura, Asesino e Brujeria, gruppi dalle cui pieghe gli Amassado pescano a piene mani, rinnovandone motivi e ispirazioni. Dopo una breve intro (Iniciaçao), l’ascoltatore è, infatti, travolto in un vortice violento e confuso, turbinante ma tuttavia maestoso che è capace di trascinarlo in un mondo di violenza e di odio. Le tracce, infatti, come ho già avuto modo di dire poco fa, mutano e si sostituiscono l’una all’altra come parti di un unico grande insieme, curato fino all’inverosimile. I suoni, pure nelle parti più confuse e intricate, risultano sempre molto nitidi e, ad ogni strumento, è lasciato lo spazio che merita, pur se raramente il gruppo scada in inutili tecnicismi. Così, la voce di Caspàr si arrampica sapiente lungo le impalcature ritmiche imbastite dalla chitarra di X-Coc, ben supportata dallo sferragliare ferroso e, allo stesso tempo, possente e grave del basso di Vazquez. L’insieme, come abbiamo detto, risulta curato sotto ogni aspetto. Infatti, gli Amassado tendono ad esplorare al massimo le possibilità che tale genere può offrir loro. Così, l’ascoltatore è turbinato in assalti veloci, quali di Turismo da violencia, ma anche parti più ragionate e di natura più oscura ed evocativa, quale lo stupendo intro da cui si schiude Biblia do desgrasado o l’interludio di Sem dente; ritmiche più sincopate, in canzoni come la già citata Sem dente, e Final inizial; e, infine, intermezzi di natura più comica ed elettronica. Nota di merito, inoltre, anche al finale, letteralmente inquietante, di Neve no rio
Ogni cosa risulta dosata e curata, perfettamente inserita nel contesto generale con lucido pensiero. Se, forse, il primo disco difetta di una durata piuttosto esigua, trovo che questo Infância Armada, che comunque si attesta su una lunghezza di poco superiore alla mezzora, risulti più completo e approfondito. La monolitica coesione delle tracce, inoltre, pure tra le sue differenze interne, rende ancora più interessante e godibile il lavoro alle orecchie dell’ascoltatore.
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