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Liege Lord - Burn to My Touch
26/09/2015
( 2946 letture )
Ogni particolare scena musicale non è fatta solo di stelle di prima grandezza, ma anzi per la maggior parte di carneadi e di personaggi e gruppi di media levatura i quali, in quest'ultimo caso, ne costituiscono spesso l'asse portante e non di rado si ritagliano lo status di cult-band o, perlomeno, rimangono nei cuori di molti. Altrettanto spesso la loro rivalutazione più di massa è postuma alla loro scomparsa, quando è un certo periodo storico nella sua interezza ad essere contestualizzato, facendo così da gancio di traino anche per realtà non di primo piano, che diventano semi-leggendarie più per il fatto di essere morte artisticamente durante anni divenuti poi importantissimi, restando così cristallizzati nella memoria di molti a perenne ricordo della loro giovinezza, più che per la loro musica. Nel caso dei Liege Lord, comunque, abbiamo a che fare con un gruppo valido, che ha sfornato solo tre album di stampo heavy/speed/U.S. power, manifestando però dei costanti miglioramenti durante il suo cammino e meritandosi, tutto sommato, di essere ricordato.

Nati nel 1982 a Stanford, nel Connecticut, i Liege Lord esordiscono nel 1985 con il discreto Freedom’s Rise (recensione alla quale vi rimando per maggiori note biografiche sul gruppo), per giungere due anni dopo all'incisione di Burn to my Touch. Pur essendo ancora produttivamente non al top nonostante l'intervento di Joe Bouchard dei Blue Oyster Cult (ad ogni modo niente di scandaloso, si tratta di un suono coerente con quello della maggior parte dei gruppi coevi), l'album evidenziava il miglioramento di quanto proposto dal disco dell'83, ossia sempre lo stesso stile pesante, nervoso ed aggressivo che li aveva portati alla ribalta, ma reso più concreto e leggermente più ricercato. Erano infatti in particolare i pezzi più frenetici, come Portrait of Despair, Black Lit Knights e Walking Fire a definirli qui maggiormente, col basso ancor più in evidenza -fatto probabilmente voluto da Bouchard- le chitarre sempre sottili e taglienti, la batteria a soffrire maggiormente delle carenze produttive, ma pesante come serviva, alcuni cambi di ritmo che innestati su un MS-Dos del gruppo che conteneva comandi in N.W.O.B.H.M. ed heavy, miscelati col Windows che il pubblico percepiva, produceva un risultato capace di scatenare un headbanging furioso mentre si cercava di seguire gli acuti di Andy Michaud. Proprio le parti cantate erano uno dei maggiori tratti distintivi dei Liege Lord, con Michaud in possesso di quel timbro acuto che era essenziale per fare musica in un certo modo e dotato di buoni polmoni, ma anche assolutamente grezzo. La sua vocalità incolta, ma graffiante, era infatti uno dei marchi di fabbrica degli statunitensi, forse il più riconoscibile, ma mostrava anche dei palesi limiti nelle parti in cui era necessario interpretare di più. Un fatto che nel 1987, ad ogni modo, non costituiva certo un grosso ostacolo e, spesso, nemmeno ora. Muscoli e gioia di suonare a profusione, quindi, con arrangiamenti più di una volta abbastanza intricati e soluzioni che, pur non essendo sicuramente il massimo dell'originalità, suonano ancora oggi molto piacevoli da ascoltare. Oltre ai pezzi già citati, vanno ad ogni modo ricordate almeno l'irruente Transgressor, la possente Birds Of Prey e la conclusiva Speed Of Sound, che dopo un avvio da ballad vera e propria si trasforma poi in anthem da concerto.

I Liege Lord daranno il meglio di loro stessi con il successivo Master Control, in concomitanza con l'entrata in formazione del cantante Joe Comeau, il cui nome è legato alla storia di Overkill ed Annihilator tra gli altri, per poi sciogliersi e riformarsi in anni molto recenti sull'onda lunga dei "risvegli" di varie realtà metalliche che si ritenevano morte e sepolte da tempo. Con Burn to my Touch, comunque, i Liege Lord ottennero un discreto successo in patria, che li portò a suonare con Hades, Overkill, Anthrax, Raven e Carnivore, ampliando di molto il loro consueto raggio d'azione, ed anche un altrettanto lusinghiero riscontro in Europa, per proseguire poi la loro storia come prima accennato. Anche in questo caso nulla di nuovo sotto il sole e gruppo che non produsse fratture nette nella storia del metal, per insinuarsi invece con un certo costrutto nel solco di quella già tracciata dai grandi. Eppure, i Liege Lord fecero il loro, per così dire, mettendo sul mercato tre album che sono un po' la cartina tornasole di un certo periodo, fatto come tutti gli altri di alcune stelle, tanti guitti e molti validi attori che forse non hanno mai concorso per l'Oscar, ma hanno partecipato a tanti film di successo, anche se pochi si ricordano del loro nome. Un po' come i Liege Lord.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
78.5 su 8 voti [ VOTA]
Marz
Martedì 28 Maggio 2024, 14.16.53
7
Album bellissimo, come gli altri due, ed altrettanto bella la frase agrodolce finale.
Amfortas
Mercoledì 4 Novembre 2015, 14.11.58
6
Non brutto, semplicemente anonimo, o appena più, tanto che mi sono ritrovato a darlo via. Non manca la tecnica, qualche buon riff qua e là, ma non ci ho trovato niente di davvero emozionante. Un pò come il primo degli Icon, anche se in questo caso con un pò di buona volontà (da parte mia) al 60 ci arriva.
Ulvez
Venerdì 2 Ottobre 2015, 18.14.54
5
conosco il primo e Master Control, questo non l'ho ancora ascoltato. rimedierò
Invictusteele
Domenica 27 Settembre 2015, 14.00.10
4
Superband con tre album devastanti. Voto 85 e non se ne parla piu'
metallo
Sabato 26 Settembre 2015, 23.04.36
3
Bella la voce di Michaud che risente di influssi vocalici di King Diamond, e bella presente in generalel'NWOBHM e dei Judas Priest e Omen,uno tsunami di note a tutta velocita' , un'ondata sonora che non lascia prendere fiato, chitarre veloci come untreno e taglienti come un rasoio, che non danno tregua,sezioni ritmiche veloci , vigorosamente energiche e compatte, e voce che da forza e anima il tutto in modo esemplare, insomma un heavy speed a stelle e strisce coi fiocchi, fantastica la tecnica e audacemente atroce Cast Out,l'irruenza devastatatrice di Transgressor,e Portrait of Despair la piu' potente del disco,la rockrolleggiante The Manic's Mask,la bella strumentale Walking Fire e la potente e vigorosa power-ballad finale Speed Of Sound.Per me un bel 88 se lo meritano.
Hard`n`Heavy
Sabato 26 Settembre 2015, 21.20.25
2
Metallo dagli Stati Uniti questa roba è cima, oro, comparabile a band più famose e fortunate. VOTO: 90/100
Hard`n`Heavy
Sabato 26 Settembre 2015, 12.12.53
1
Joe Comeau che voce pazzesca in Master Control
INFORMAZIONI
1987
Metal Blade Records
Speed Metal
Tracklist
1. Transgressor
2. Birds of Prey
3. Cast Out
4. Portrait of Despair
5. Black Lit Knights
6. The Manic's Mask
7. Legend
8. Walking Fire
9. Speed of Sound
Line Up
Andy Michaud (Voce)
Tony Truglio (Chitarra)
Paul Nelson (Chitarra)
Matt Vinci (Basso)
Frank Cortese (Batteria)
 
RECENSIONI
70
 
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