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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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23/10/2015
( 964 letture )
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Oggi, 21 ottobre 2015, gli aficionados del genere salutano (o avranno già salutato, a seconda di quando venga pubblicata questa recensione) direttamente dal 1985 l’arrivo di Marty McFly nel suo futuro, che sotto alcuni punti di vista non è proprio come se lo sarebbe immaginato ma sotto altri è proprio come molti hanno visto nella saga di Ritorno al Futuro. Nel frattempo in Canada, più precisamente a Joliette,in Quebec, ci sono tre ragazzi giovanissimi che sono riusciti a compiere il viaggio inverso, cioè un salto indietro di trent’anni suonando senza se e senza ma il thrash metal che a loro piace di più, quello di scuola Kill ‘Em All per intenderci, e dandosi il nome di Warsenal sono arrivati alla pubblicazione sotto Punishment 18 del loro primo album, intitolato Barn Burner.
Verso la fine del primo episodio del suo viaggio temporale Marty McFly si ritrovava su un palco a suonare la chitarra per il ballo della scuola nel 1955, improvvisando addirittura un assolo infinito che lasciava tutti i presenti a bocca aperta, visto che non avevano mai sentito nulla di tale portata fino a quel giorno.Beh, provate a immaginare con quale goduria ed estrema soddisfazione possano aprire l’album gli Warsenal eseguendo una Dying On Stage che davvero sembra figlia del periodo d’oro di metà anni ’80, quasi fosse una registrazione grezza perduta e riscoperta oggi tanto è il sapore di scarpe da tennis, jeans attillati e maglietta ignorante che si respira al suo interno: voce sguaiata, ritmi indiavolati quanto basta, batteria semplice e diretta ma dannatamente efficace e da party selvaggio, immancabile solo di chitarra con le scale che tutti conoscono ma che fanno sempre la loro figura e via andare. Senza nemmeno il tempo di rifiatare si passa a Let Me Out, altro up-tempo sfociante nel canonico “tupa-tupa” in cui si denota la precisione del bassista Francis Labine e il completo immedesimarsi nella parte del Lars Ulrich di turno di Antoine Turcotte alla batteria, che sembra davvero abbia rubato pure il modo di suonare allo storico batterista dei Metallica. Discorso a parte merita il cantante chitarrista Mathieu Rondeau, che in fase ritmica propone idee che tutti noi abbiamo già sentito ma sotto una luce assolutamente personale, peccando però in fase solista dove la parte scolastica ha il sopravvento e nella resa vocale, decisamente troppo forzata e becera per risultare soddisfacente. Certo è che non bisogna dimenticare, aldilà dell’illusione da salto temporale, che questi ragazzi non sono del 1985, ma del 2015, e che quindi è evidente il loro intento di tributare in tutto e per tutto quel periodo, fregandosene di risultare anacronistici e “senza mercato”, come direbbe il “Professor Fedez” di X-Factor, ovvero il vostro programma musicale preferito (grassa risata di sottofondo). E dunque giù con il gas a tavoletta grazie a Hit ‘n’ Run, cioè il seguito naturale della Hit The Light che tutti noi conosciamo e che in questo caso ha solo un po’ la voce fuori luogo, ma per il resto non perde un colpo a livello di tributo al genere. Con Conquer, se possibile, gli Warsenal spostano di poco il baricentro sul versante Megadeth periodo Killing Is My Business...e assestano un bel colpo sotto la cintola con una canzone degna del miglior Mustaine di quei tempi, con continui cambi di tempo indiavolati e dal ritmo assolutamente sguaiato ma sincero, illudendo sempre di più l’ascoltatore sulla vera annata di questo Barn Burner. Via via scorrendo le song il deja vu è spesso dietro l’angolo, non tanto per la somiglianza con i già citati album dei numi tutelari ma soprattutto per la mancanza di un marchio di fabbrica di riconoscimento che li distingua proprio da loro: cosi si passa dalla sempre più megadethiana Stab You One By One, passando attraverso Unstoppable (un nome, un programma), l’infinita Wars e i suoi continui scambi di assoli tra basso e chitarra, una Nightstalker davvero degna di stare sul primo masterpiece dei Megadeth tanto la devozione ai particolari del genere è fedele che quasi non se ne intuisce le differenze, e la conclusiva Minefield Game, in questo caso davvero “rubata” ai The Four Horseman di Frisco in alcune parti.
A livello tecnico nulla da dire, questi ragazzi ci sanno fare davvero anche nella semplice riproposizione degli stilemi del genere, sembrano proprio nati nella decade sbagliata e danno quasi l’illusione di voler tornare fisicamente indietro nel tempo per vivere sulla loro pelle quel periodo emozionante per il thrash metal. Per questo mi auguro che trovino da qualche parte, magari coperta da un vecchio telo polveroso in un garage fatiscente, una mitica DeLorean che li faccia viaggiare proprio fino al 25 ottobre 1985, perchè è lì che meritano di stare; oggi sembrano quasi una cartolina sbiadita anche se ancora molto suggestiva e affascinante. Incoscienti e coraggiosi.
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3
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Piace molto anche a me, Speed & Thrash suonato con grinta e convinzione. un bel 75 per i pivelli canadesi. Continuate pure così, per suonare come tanti gruppi moderni con suoni pompati e quasi artificiali, è meglio un disco come questo con una produzione che sarà anche old style ma è anche più 'umana' e sincera. |
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2
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Sebbene che siano definiti derivativi a me questo album piace. Thrash metal old school suonato bene e prodotto come se fosse stato registrato proprio a metà degli anni 80. Come detto da @jek si potrebbe 'spacciare' questo disco come una release 'dimenticata'. Tutte le tracce scorrono che è un piacere ed è bello aver scoperto questo cd grazie alla review di metallized. Grazie anche per gli exekuter, exalter e hammerfight. |
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1
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Certo GHOST se avessi infilato questo disco nella sezione "album rispolverati" e lo spacciavi come gruppo semi sconosciuto dei primi anni '80 ci sarebbero cascati quasi tutti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dying On Stage 2. Let Me Out 3. Hit ‘n’ Run 4. Conquer 5. Stab You One By One 6. Unstoppable 7. Wars 8. Nighstalker 9. Minefield Game
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Line Up
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Mathieu Rondeau (Voce, Chitarra) Francis Labine (Basso) Antoine Turcotte (Batteria)
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RECENSIONI |
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