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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Walls of Jericho - No One Can Save You from Yourself
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23/04/2016
( 2751 letture )
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Tra le scene più famose ed apprezzate del panorama metalcore c’è senza dubbio quella americana, dai Killswith Engage agli As I Lay Dying spaziando per una miriade di gruppi minori. Quello che prendiamo in esame oggi è l’ultima fatica in studio di un gruppo longevo e piuttosto noto, anche per la presenza alla voce di una donna, fatto piuttosto raro e curioso quando si canta sporco e si pesta sull’acceleratore come degli ossessi.
Non c’è niente nei Walls of Jericho che li distingua veramente e radicalmente da altre band simili del nuovo continente e la scelta di iniziare il disco con due intro (quella ufficiale è solamente la prima, ma il brano successivo è tanto breve da avermi spinto a verificare che non ci fosse un problema nel lettore) non aiuta di sicuro il gruppo ad attirarsi la mia attenzione. Insomma, che comincino a suonare e vi dirò chi sono. Detto fatto, la rabbia della cantante viene scatenata nell’opening assassino della traccia che funge da titolo del platter, un brano rapido ma sapientemente rallentato quando serve. I riff sono generici, ma suonano granitici e solidi quanto basta a far muovere i colli. Certo, anche senza essere mostri di bravura in inglese coglierete una certa trascuratezza nel testo, ma è un brano energico e spensierato e molti saranno più che soddisfatti di non trovarsi di fronte al tipico gruppo melodico e tenero creato ad arte per trasfigurare il metal in una sua versione zuccherina ed ammiccante. Da citare l’intro scoppiettante e marcia fino al midollo di Cut Bird, brano solido e trascinante che nasconde dietro alla sua maschera di violenza un significato profondo e commovente, infatti è dedicata alla scomparsa del fratello della cantante a causa di un cancro al cervello. Un altra canzone da menzionare qui è Beyond All Praise, forte di un chorus ipnotico e di un groove niente male, da mosh pit nudo e crudo ai live. Se la struttura non colpisce certo per azzardi vari, c’è da dire che il brano non stanca e non si ferma un attimo, lasciando poco spazio alla riflessione tecnica e portandoci all’inferno con sé. Anche il testo è leggermente più elaborato e riflessivo del piattume generale a cui ci abitua il resto del disco, puntando sulla voglia di riscatto e sul potere salvifico della forza spirituale nei nostri animi; rimane un fondo di auto-celebrazione e di frasi fatte degne del peggior hip hop, ma l’impronta della filosofia di vita da vecchio saggio si sente e fa sempre piacere.
Ammettiamolo, c’è di meglio e il metalcore dev’essere più aperto alle influenze moderne ed agli influssi del passato se non vuole sedimentarsi nel suo solito brodo, quello che somiglia più ad un pantano che ad una fonte di vita per il genere in questione, costituito da particelle di rabbia esternata senza idee ed altre di accondiscendenza ad un mercato oramai saturo. Queste tinte aggressive e punkeggianti iniziano ad essere un tributo stantio ad un genere del passato piuttosto che elementi propri della band. I fan sfegatati del cuore duro e senza derive sperimentali del core troveranno pane per i loro denti, grazie ai riff vecchio stampo ed alle vocals brutali prive di sfumature pulite tanto attaccate dai puritani. Per finire, il disco non merita la sufficienza per mancanza di idee e di picchi qualitativi veri e propri, che amplificano la sensazione noiosa e fastidiosa di già fatto e già sentito, anche se alcuni elementi viscerali come la furia cieca e la pesantezza del sound potrebbero di sicuro portare a nuovi spunti in futuro, se ben supportati da innovazioni.
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3
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Osceni ! Se la cantante è bella io sono gesù sceso in terra. Se vi piacciono le donne col fisico di rambo credo abbiate problemi di eterossessualità. |
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2
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Secondo me pretendere innovazione da un gruppo come i WoJ è come pretendere innovazione dai Mothorhead, sono in giro dal 98, hanno plasmato loro il genere assieme ad altre, poche, band del periodo quindi...il disco non lo valuto in quanto non ancora ascoltato |
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1
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Finalmente qualcuno che li critica, giuro che negli ultimi 10 anni non ho mai sentito nessuno dire 2 parole contro questo gruppo ,che ho visto anche live e che mi annoia alla grande, certo che la gnocca che canta conta molto, quando si parla bene di una band... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Illusion of Safety 3. No One Can Save You from Yourself 4. Forever Militant 5. Fight the Good Fight 6. Cutbird 7. Relentless 8. Damage Done 9. Reign Supreme 10. Wrapped in Violence 11. Anthem 12. Beyond All Praise 13. Probably Will
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Line Up
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Candace Kucsulain (Voce) Mike Hasty (Chitarra) Chris Rawson (Chitarra) Aaron Ruby (Basso) Dustin Schoenhofer (Batteria)
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