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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Warlord - Rising Out of the Ashes
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24/09/2016
( 3013 letture )
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Per molti appassionati di heavy metal il termine epic metal ancora oggi è oggetto di accesi dibattiti: c’è chi lo considera un semplice sinonimo di heavy metal (e di tutta la corrente di sottogeneri ad esso riconducibili), mentre altri lo vedono come un vero e proprio genere a sé stante. Oggettivamente si può constatare come nei lavori delle prime band considerate fondatrici di questa particolare corrente fossero presenti forti rimandi al metal di fine anni ‘70 ed inizio anni ‘80, con brani pervasi di riff dai toni (per l’appunto) epici e tematiche ispirate a leggende e mitologie di varia natura. I Warlord, con il loro lavoro Deliver Us, datato 1983, sono un esempio di quanto appena affermato. Considerati tra i padri fondatori dell’epic metal, ebbero invero una storia molto travagliata, che li portò a due scioglimenti e conseguenti reunion. Fu proprio in occasione della prima reunion del 2001 che la band diede alle stampe l’album Rising Out of the Ashes, contenente per lo più materiale già presente nei precedenti lavori che il chitarrista e fondatore William J. Tsamis pubblicò con i Lordian Guard (gruppo fondato con la moglie alla voce, con il quale pubblicò due album nel periodo compreso tra il primo scioglimento degli Warlord e la reunion di cui sopra), qui registrato con il batterista originale della prima formazione, Mark Zonder, e Joacim Cans dei ben noti Hammerfall alla voce.
Il disco si apre con Battle of the Living Dead, classica cavalcata epica con melodie accattivanti ed un riffing serrato, inframezzato da fraseggi ed assoli. Ed è subito chiaro chi la farà da padrone, con la chitarra di Tsamis in primo piano, ora con riff duri ma ispirati, ora con assoli davvero ben studiati, mai banali, come le spesso insipide scale al fulmicotone tanto care a molti altri chitarristi, ma piuttosto pregni di fraseggi con un gusto ed uno stile davvero piacevoli da ascoltare. Apprezzabile anche l’atmosfera più minacciosa della seguente Enemy Mind, con le sue melodie cupe ed il particolare cambio di tempo durante la strofa cantata, reso alla perfezione grazie alla sezione ritmica capitanata da uno Zonder davvero in forma dietro le pelli, mentre il basso, sempre eseguito da Tsamis, tende ad essere piuttosto poco presente. Con Invaders si torna alle atmosfere epiche, con ancora una volta Tsamis in prima linea con un lungo ed ispirato assolo. Interessante anche la performance vocale di Joacim Cans, il cui timbro acuto e limpido, vero e proprio marchio di fabbrica del cantante svedese, ben si amalgama con il resto delle composizioni e conferma l’ispirazione che il cantante ha tratto dal primo Damien King, singer originale dei Warlord. Dalle cavalcate piene di pathos di War In Heaven e della arabeggiante Achilles Revenge si passa alle atmosfere magniloquenti e misteriose di My Name Is Man, per poi rituffarsi nei canti di guerra di Sons of A Dream e della classica Lucifer’s Hammer (brano fra i più rappresentativi dei Warlord, proveniente direttamente da quel famoso primissimo lavoro della band californiana).
Rising Out of the Ashes non fa prigionieri, sfoggiando una scaletta piena di brani nel complesso piuttosto validi, sostenuti da una produzione decisamente curata ed in grado di rendere giustizia ad ogni composizione. Se ascoltato da chi non conosce il precedente operato della band che Tsamis fondò con la moglie, Rising Out of the Ashes risulta essere un buon disco di chiara matrice heavy/epic metal. Le atmosfere epiche sono ben marcate e si fa notare in particolare la buona qualità della produzione, mentre su tutto spicca la performance chitarristica di Tsamis, con riff catchy ed assoli invero piuttosto curati. A conti fatti si può affermare che il vero grande difetto di questo album sia il fatto di non essere realmente del tutto inedito, ma piuttosto di riproporre materiale già sentito, in maniera comunque piuttosto valida. Se questo sia o meno sufficiente per una band con alle spalle una storia come quella dei Warlord, sarà il pubblico a giudicare.
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6
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Hanno avuto Cans degli Hamnerfall alla voce, possono suonare anche senza E PER Tsamis. Anche perché è tutto materiale suo.
Certo la differenza si nota ma dopo gli Angra senza Matos, i tallica senza Cliff, i Maiden senza Bruce, i Judas senza Rob o gli ac/dc senza Brian. Ho fatto corazza su ste cose.
La canzone comunque è sufficiente. |
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5
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Di per sé quest'album si ascolta più che volentieri. Le linee chitarristiche di Tsamis sono sempre ispirate e Mark Zonder dimostra anche qui di essere un batterista immenso. Certo va detto però che il 60% del disco consiste in un rifacimento di pezzi dei Lordian Guard (dove cantava la compagna di Tsamis e non il fiacchetto Cans) e degli stessi Warlord... Per carità, qui tutto suona decisamente meglio (nei Lordian Guard c'era la drum machine), però a me questo continua a sembrare -come all'epoca della sua uscita- un prodotto un po'... "paraculo". |
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4
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Lo comprai aspettando qualcosa sulla falsariga di Deliver Us, ma quando Cains comincia a cantare mi cade la mascella a terra. L'ho forse ascoltato un paio di volte, ma quella voce, in questo contesto, proprio non la digerisco. |
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3
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Un gran bel disco di Epic. L'entrata di Cans fu una sopresa vera e propria. bel disco, lontano certamente dalla perfezione di Deliver us ma certamente un buon "ponte" per il più recente Holy Empire! Voto 80 |
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2
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Buon disco epic con Cans degli Hammerfall alla voce, ricordo quando uscì e mi sorprese subito. Certo è che Deliver Us era un'altra cosa. |
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1
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Non male 'sto ritorno ricco di momenti altissimi come Battle of the living dead, Winds of Thor, Son of a dream ed il mid tmepo di Achilles revenge. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Battle of the Living Dead 2. Enemy Mind 3. Invaders 4. Winds of Thor 5. War In Heaven 6. My Name Is Man 7. Lucifer’s Hammer 8. Sons of A Dream 9. Achilles Revenge
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Line Up
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Joacim Cans (Voce) William J. Tsamis (Chitarra, Basso) Mark Zonder (Batteria)
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RECENSIONI |
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