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Hardline - Human Nature
13/10/2016
( 3009 letture )
Io amo la voce di questo ragazzo. Svisceratamente, senza confine. Johnny Gioeli è un cantante con le contropalle barbare, ricordo ancora quanto mi sconvolse con l’album d’esordio degli Hardline, CD pelato vivo dalla voce urticante, abrasiva ed assassina di questo singer magnifico. I tempi di Double Eclipse, uscito nel ‘92, sono ormai andati, e la superband che comprendeva calibri assoluti quali lo straordinario Neal Schon (chitarra solista), Todd Jensen (basso) e lo sfondapelli Deen Castronovo (batteria) non esiste più, ma il singer, con il patrocinio della label Frontiers, ha mantenuto in vita il monicker, sfornando negli ultimi anni dei dischi validi e significativi.

Chiaramente i tempi sono cambiati e l’evoluzione si è manifestata, quindi se vi attendete copie carbone del fantasmagorico esordio rimarrete di creta, ma gli Hardline continuano a solcare i mari del hard con proposte di qualità notevole. E anche questo spaccato circa la “natura umana” colpisce nel segno. La line-up ormai è per tre quinti italianissima con tanto di pedigree e vede Anna Portalupi alle quattro corde, Francesco Jovino dietro il drum-kit e Alessandro Del Vecchio alle tastiere; lui produttore assai quotato, pronto a dirigere anche questo platter. Dalle note biografiche ci viene spiegato che questa ultima fatica discografica nasce con l’intento di riprendere il mood e il feeling selvatico di quel esordio stellare; chiaro che Double Eclipse, a parere nostro, rimarrà ineguagliato e ineguagliabile, ma va anche tenuto conto che sono passati 24 anni e le cose si trasformano in maniera fisiologica. Mai come stavolta riff e sviluppi rimembrano e richiamano brandelli di quel mitico album d’esordio, e lo si evince ascoltando con attenzione tutte le 11 tracce che compongono questo nuovo capitolo. Where Will We Go From Here apre i giochi con una poderosa steccata di class rock con l’apporto delle keys, le chitarre di Josh Ramos sparano che è un piacere, arrangiamenti di lusso, coralità piene e la solita voce sbriciolante di Gioeli, un abbrivio compatto e impattante, senza dubbio. Il riff poderoso di Nobody’s Fool secca anche le ultime mosche in volo, regalando una song anthemica nel ritornello e che dona sensazioni assai ottantiane, nel miglior significato del accezione, sia chiaro, siamo al cospetto di una bella saetta che si conficca fiammeggiante nel target. Pianoforte melanconico per Human Nature che poi si trasforma in una semiballad che mi ricorda una song dei grandi Damn Yankees, High Enough, una gran bella resa e suoni de luxe, solo della chitarra da applausi e fischioni. Trapped In Muddy Waters è una sorta di capolavoro con tante sfumature presenti, ombreggiature di blues, chitarre potenti, riff scalzanti tastiere raggianti, abbassamenti di ritmo, insomma non si può mai prevedere cosa accadrà subito dopo, un vero colpo di classe cristallina. Con un solo-guitar di blues elettrico che si fionda nel hard rock roccioso. Se Running On Empty ricalca lo stilema del esordio mitologico con richiami nel riff alla fantastica Rhythm from a Red Car, le chitarre spezzate in apertura di The World Is Falling Down non inanellano però un ritornello memorabile; meglio la ballad Take You Home, per solo piano e voce, una “cruditè” che mette in evidenza la composizione percorsa dalla voce, a volte doppiata, di questo grande performer. Where The North Wind Blows, dopo un breve intro di tastiere, parte spedita verso la meta, sciorinando il puro spirito del ’92, il magico punto di incontro tra AOR e hard rock di lignaggio superiore, con spunti luminescenti e un solo incrociato di tasti d’avorio e ascia infuocata che fa godere, mentre la seguente In The Dead Of The Night si rivela una bordata che fa sfolgorare gli arrangiamenti duri, tra stacchi e controstacchi e la voce che traccia un sentiero dominante, come sta nelle corde vocali del nostro. Penultima traccia, United We Stand è composta da diverse anime, tra tastiere e chitarre penetranti che fanno trasparire accenni funky qui e là e un solismo bruciante di Ramos, poi Fighting The Battle sigilla il lavoro con uno spaccato che mostra il quintetto in bilico tra il passato e gli ultimi lavori da studio; forse si poteva chiudere con uno scampolo più duro ed evocativo ma questi sono gusti personali.

Gli Hardline sono tornati con un disco piccante, grintoso, che lascia un segno importante, un combo che saprà farvi ancora una volta apprezzare per l’hard congeniato con palle fumiganti, Tutti gli elementi in line-up sanno il fatto loro e poi quella voce… Johnny Gioeli è davvero un gigante nel ruolo. Songwriting, attitudine, dinamica e produzione sono di altissimo livello, avanti così con questa “linea dura” da alto gradimento.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
85.4 su 5 voti [ VOTA]
Wingo
Domenica 2 Maggio 2021, 20.26.48
8
Dei tre album degli Hardline recensiti su questo sito, probabilmente Human nature è quello che qualitativamente si colloca un pelino al di sotto degli altri due,ma sia ben chiaro che si tratta di tre grandi dischi, purtroppo sconosciuti ai più. Perché gli Hardline, per vari motivi, non sono mai riusciti a raccogliere quanto avrebbero meritato,al contrario di altre band decisamente sopravvalutate.
Aceshigh
Venerdì 12 Giugno 2020, 15.41.01
7
Finito adesso di riascoltarlo. Ottimo album, un gradino sotto Danger Zone (qualitativamente più costante secondo me), ma anche qui siamo su livelli molto alti. L’opener o In The Dead of The Night sono lì a dimostrarlo. Gioeli mattatore ma tutta la band è in grande spolvero; suona tutto molto compatto, convinto e potente. Voto 81
Philosopher3185
Lunedì 26 Marzo 2018, 18.13.31
6
Gran bella album!fa piacere vedere qualche altra band che continua a suonare AOR nel 2000.
Argo
Mercoledì 25 Gennaio 2017, 17.54.16
5
Del Vecchio... calciatore? Forse ti confondi con il vero Delvecchio... ad ogni modo, con gli Hardline sono arrivato al terzo cd, e mi fermo a quello: portare avanti il nome della band storica non ha molto senso. Gioeli comunque sempre ottima voce.
Voivod
Lunedì 17 Ottobre 2016, 9.15.55
4
Grande band! Non vedo l'ora di ascoltarlo! Cantante immenso, ottimo chitarrista, l'ottimo Del Vecchio alle tastiere ( e cori!) e la sublime, splendida, favolosa, dea...ah... . ... ok...sono innamorato di Anna, lo ammetto...
LAMBRUSCORE
Venerdì 14 Ottobre 2016, 16.03.26
3
Del Vecchio, dopo essere stato un buon calciatore, se la cava bene anche con le tastiere, certo. Di questo disco ho ascoltato qualche pezzo, non mi sembra male, la cosa però che non sopporto, è che in certi passaggi mi ricorda un po' un gruppo che io detesto profondamente ...solo il nominarli...Bon Jovi...
lux chaos
Venerdì 14 Ottobre 2016, 13.24.50
2
Vado controcorrente. Per me l'ennesimo disco che ripropone stilemi usati e straabusati, il che non è per niente un male di per sè, ma non riesce a renderli esaltanti a causa di un songwriting ordinario, nonostante la buona performance dei partecipanti, per primo Gioeli...ma è lo stampo frontiers, con pro e contro. Lo sfruttamento di un monicker che diede vita a un capolavoro assoluto ma non c'entra più nulla con quel monicker e la spremitura di Del Vecchio prima o poi arriverà alla fine, come successe per Hughes e Karlsson prima di lui...non ci siamo, ordinario, buono ma freddo, senz'anima IMHO, come tanti altri progetti fatti a tavolino
InvictuSteele
Venerdì 14 Ottobre 2016, 12.02.13
1
Disco di incendiario hard rock. Grande ritorno degli Hardline, trascinati da un Gioeli in formissima, ancora oggi uno die migliori vocalist in circolazione. Voto 82
INFORMAZIONI
2016
Frontiers Records
Hard Rock
Tracklist
1. Where Will We Go From Here
2. Nobody’s Fool
3. Human Nature
4. Trapped In Muddy Waters
5. Running On Empty
6. The World Is Falling Down
7. Take You Home
8. Where The North Wind Blows
9. In The Dead Of The Night
10. United We Stand
11. Fighting The Battle
Line Up
Johnny Gioeli (Voce)
Josh Ramos (Chitarra)
Alessandro Del Vecchio (Tastiere, Cori)
Anna Portalupi (Basso)
Francesco Jovino (Batteria)
 
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