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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Soulburn - Earthless Pagan Spirit
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22/01/2017
( 1363 letture )
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Chiunque abbia familiarità con la scena death dei primi anni Novanta, proverà senz’altro più che un senso di déjà-vu scorrendo la line-up dei Soulbourn. Tale formazione si configura infatti come la creatura di Daniels e Bagchus, forti di una lunga militanza nelle fila degli olandesi Asphyx, band olandese di assoluto spicco e rilievo che ha, in questa sede, bisogno di ben poche presentazioni. La proposta dei Soulbourn, del resto, lungi dal prendere definitivamente le distanze dall’illustre exemplum dal passato dei membri fondatori, ha sempre fatto proprio un death/black primigenio e viscerale -accostabile alla produzione di formazioni quali Celtic Frost e Venom. Ed Earthless Pagan Spirit, ultimo lavoro in studio di Daniels e soci, sembrerebbe, ancora una volta, tenere ben salde tali coordinante, stemperandole occasionalmente con soluzioni quasi doomegianti.
A dischiudere il full-length è l’energica e godibilissima Where Splendid Corpses Are Towering Towards the Sun, imperniata su un riff in up tempo in chiave minore -indubbiamente memore della lezione dei Darkthrone di Transilvanian Hunger- variamente sospeso ora da infernali slow tempo ora da repentine accelerazioni sostenute da una sezione ritmica corposa e robusta. The Blood Ascendant costringe, a mo’ di stenosi, il ritmo frenetico che ci saremmo aspettati dopo un esordio tanto trascinante mediante un putrido mid-tempo, frequentato partiture cordofone asfittiche nonché dall’ugola raggelante e mordace di Van Geel, interrelato a metriche maggiormente serrate nel consueto gioco di dilatazioni ed accelerazioni costituente la cifra essenziale del songrwriting dei Soulbourn. La successiva Howling at the Heart of Death -arricchita da una delle performance chitarristiche più intense e ben riuscite del disco- mostra al contrario un andamento maggiormente uniforme e piuttosto allentato laddove As Cold as Heavens' Slain riprende fedelmente tanto l’ispirazione quanto la formula enucleata nella traccia di apertura al punto che il riff sembrerebbe una pura e semplice variazione sul tema rispetto a quello contenuto nella stessa. Segue Withering Nights nella quale viene sorprendentemente inserita una voce femminile, con l’apparente fine di vivacizzare il tessuto della traccia nonché renderla maggiormente multiforme. Il lodevole intento resta tuttavia irrealizzato in quanto le sezioni affidate all’ugola dell’ospite sembrano semplicemente giustapposte e non armonicamente fuse al resto della composizione. The Torch, attraversata da penetranti riffing in tremolo di stampo quasi second wave è al contempo gravata da linee vocali piuttosto monocordi e poco incisive: sebbene lo scopo del combo fosse probabilmente veicolare una performance raggelante ed asettica, l’esito risulta essere piuttosto deludente. La conclusiva Spirited Asunder, brano se vogliamo più catchy della produzione, si configura invece come una vera e propria highlight tanto per via del coinvolgente e non banale lavoro alle sei corde di Daniels quanto per l’intreccio -questa volta affatto fuori luogo- tra il tono acre di van Geel e il suadente cantato in pulito dello stesso.
Da tale disanima non può non trasparire come Earthless Pagan Spirit, pur essendo un lavoro incredibilmente promettente -da un lato per via della partecipazione di consumati professionisti al progetto, dall’altro in virtù delle release grossomodo soddisfacenti consegnate dai Soulbourn alla storia- non è esente da cali di qualità nonché da una tendenziale ripetività delle soluzioni qui impiegate. Oltre a ciò, ovunque i nostri abbiano voluto osare utilizzando stilemi più, per dir così, eterodossi rispetto alla produzione precedente, tale sforzo creativo ha raramente innalzato la qualità delle tracce. Queste criticità fanno di Earthless Pagan Spirit un lavoro soddisfacente solo in parte il cui ascolto può essere vivamente consigliato ai fan di lungo corso della band nonché a chiunque sia disposto a tralasciare le pecche del full-length al fine di godersi semplicemente cinquanta minuti di death/black old school egregiamente realizzato.
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2
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Riascoltato stasera. Buon album, anche se il precedente è un filo superiore. I pezzi più cadenzati, come Spirited Asunder o Howling at The Heart of Death, fanno sempre la loro porca figura. Niente di innovativo, ma tre quarti d’ora belli neri e arrabbiati. Voto 80 P.s.: Niente male nemmeno l’ultimo Noa’s D’Ark. |
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1
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Mi è piaciuto davvero tanto, mi ha preso molto..Per me il voto è 75 . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Where Splendid Corpses Are Towering Towards the Sun 2. The Blood Ascendant 3. Howling at the Heart of Death 4. As Cold as Heavens' Slain 5. Withering Nights 6. The Torch 7. Spirited Asunder 8. Diary of a Reaper
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Line Up
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Twan van Geel (Voce, Basso) Remco Kreft (Chitarra) Eric Daniels (Chitarra) Bob Bagchus (Batteria)
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RECENSIONI |
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