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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Spock`s Beard - Spock's Beard
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( 8817 letture )
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In tutte le cose c’è sempre un prima e un dopo. È così, è sempre stato così e sarà sempre così. La musica non fa eccezione a questa ‘regola’. C’è sempre un evento, un punto di rottura col passato ‘glorioso’ che raramente è anche l’inizio di un futuro altrettanto ‘glorioso’. Degli esempi? Pensate ai Maiden senza Dickinson, ai Priest senza Halford, solo per citare alcune delle band che hanno perso o sostituito i loro frontman in passato. Difficilmente ci si rialza quando si perde un pezzo da novanta come quelli citati prima. Gli Spock’s Beard hanno attraversato la stessa situazione. La parabola ascendente della carriera degli americani, vide il suo vertice nel doppio magnifico concept Snow, che purtroppo allo stesso tempo rappresentò anche il punto di rottura col passato, Neal Morse decise di lasciare il gruppo in seguito ad una ‘crisi mistica’ che lo porterà ad intraprendere una carriera solista all’insegna del ‘Christian Prog’. Un brutto colpo per il gruppo. Proprio nel punto più alto della loro carriera gli Spock’s Beard persero una pedina fondamentale, un pezzo da molti considerato (anche da chi scrive) insostituibile. Per fortuna molto spesso la critica sbaglia (io compreso), e così gli Spock’s Beard si ripresero alla grande dalla dipartita con Neal Morse, sfruttando le proprie risorse, dato che lo sostituirono col batterista Nick D’Virgilio, già egregio dietro le pelli. Poi arrivarono due album molto buoni, Feel Euphoria e Octane che affermavano a voce alta che gli Spock’s Beard non erano morti. Dopo questa breve cronistoria prendiamo in analisi il presente, perché gli Spock’s Beard sono tornati con questo omonimo album, che rappresenta la maturazione perfetta di questo secondo capitolo della vita del gruppo americano. Un album maturo, ricercato e di classe. Quattordici canzoni compatte, ma allo stesso tempo eclettiche, nessun filler, e una qualità diffusa dei pezzi davvero superiore alla media. Si comincia con uno dei pezzi migliori, On A Perfect Day, song trascinante e azzeccatissima nel ritornello, molto bello il break centrale di chitarra acustica di Alan Morse davvero in stato di grazia. Subito una canzone di quasi otto minuti, quasi a voler far capire che qui ce n’è di prog, e di quello buono pure. Cosa ho scritto? Prog? Allora beccatevi Skeletons At The Feast sei minuti e mezzo di adrenalinico, strumentale, vivo e puro prog rock come solo gli Spock’s Beard sanno fare. Un pezzo ‘cattivo’ quanto basta, anche se non si perde mai di vista la melodia. Si corre a mille con la blueseggiante Is This Love, accattivante e melodica quanto basta. Al quarto posto arriva la prima Spock’s ballad, All that’s Left canzone ricercata e intimista, dove sono ancora Morse e Okumoto con il suo pianoforte a farla da padroni. With Your Kiss è la canzone più varia ed eclettica. Inizio in sordina, con un ritmo lento da ballata, che sfocia in un gran lavoro di Morse alla chitarra, fino ai sei minuti, poi improvvisamente parte un ritmo da samba, per poi finire sugli arpeggi di chitarra che accompagnano la voce (bellissima) di D’Virgilio in un crescendo di emozioni che termina ancora una volta con un bellissimo assolo di Alan Morse. Arriviamo nella zona calda del platter, e gli Spock’s Beard dimostrano di saper pianificare in modo esemplare anche la track list di un disco. Sometimes They Stay, Sometimes They Go , The Slow Crash Landing Man e Wherever You Stand sono tre splendide canzoni, ma il fatto che siano state messe in questa sequenza non è casuale, tre pezzi diversi che proprio per questo riescono a tenere desta l’attenzione dell’ascoltatore. Ancora echi di blues nella prima del terzetto, ritmo più cadenzato e disteso per la seconda, e ritmi elevatissimi per Wherever You Stand in classico stile Spock’s. Piccola ‘pausa’ dopo il ciclone appena passato, Hereafter vi cullerà con la dolcezza della voce di D’Virgilio ed il pianoforte di Ryo Okumoto. Bella, davvero bella. La suite As Far As The Mind Can See inizia con Dreaming In The Age Of Answers, ed inizia col botto, continua con Here’s A Man altro pezzo variegato. Sulla stesse coordinate si muove They Know We Know. Si continua con Stream Of Unconsciousness, un vero e proprio fiume in piena inarrestabile che travolge ogni ostacolo. Si chiude forse con il pezzo migliore del disco. Rearrenged si snoda nei suoi sei minuti senza un calo di tensione, senza passaggi a vuoto, proprio come questo Spock’s Beard. Amanti del Prog Rock non rimarrete delusi…
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ottimo disco, intriso di ottimi momenti... ma i dischi del periodo Neal Morse non torneranno... Apprezzo motlo rearranged con la sua melodia solare, all that's left con la sua malinconia,e la tecnica effimera di skeletons at the feast. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. On A Perfect Day 02. Skeletons At The Feast 03. Is This Love 04. All That's Left 05. With Your Kiss 06. Sometimes They Stay, Sometimes They Go 07. The Slow Crash Landing Man 08. Wherever You Stand 09. Hereafter 10. part 1 - Dreaming In The Age Of Answers 11. part 2 - Here's A Man 12. part 3 - They Know We Know 13. part 4 - Stream Of Unconsciousness 14. Rearranged
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Line Up
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Nick D’Virgilio – Vocals, Drums Alan Morse – Guitar Dave Meros – Bass Ryo Okumoto – Keyboards Link e Contatti:Spock's Beard @MySpace
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RECENSIONI |
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