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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hail Spirit Noir - Mayhem in Blue
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06/03/2017
( 3516 letture )
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Che gli Hail Spirit Noir non fossero dediti ad un black di matrice tradizionale improntato alla lezione dei grandi nomi della scena ellenica -come le origini tessalonicesi lascerebbero invece intendere- è ormai assodato sin dall’esordio dei nostri, Pneuma, seguito dall’eccellente Oi Magoi. Sebbene lo sguardo della formazione sia per certi versi volto al passato non è, se non limitatamente, fisso su quella prima decade degli anni novanta nel corso della quale presero vita lavori come Non Serviam o His Majesty at the Swamp.
La proposta degli Hail Spirit Noir attinge difatti a piene mani al progressive rock settantiano, temerariamente avviluppato a sprazzi di black primigenio. Ed in Mayhem in Blue è proprio quest’ultima componente a venir ulteriormente ridimensionata in favore delle componenti più psichedeliche ed oniriche del sound della combo greca. Ciò sembrerebbe non essere immediatamente palese in quanto l’energica e concisa opener, I Mean You Harm, presenta un perfetto equilibrio tra un’anima indubbiamente black n’roll, un riffing a tratti velatamente hawkwindiano venato da una spessa coltre di hammond ed una sezione ritmica frenetica, indugiante persino in blast beats. E’ tuttavia con la lunga titletrack che l’ascoltatore è trascinato nel vivo del platter: la superficie meditabonda e visionaria del brano -trafitta da mellotron tradenti il mai troppo celato debito nei confronti dei King Crimson- risulta essere soltanto limitatamente increspata da frangenti in cui a farla da padrone sono il ruvido screaming di Theoharis e la vorticosa irruzione di ritmiche maggiormente serrate. La successiva Riders to Utopia è animata da cima a fondo da un riffing cupo ed irresistibile nonché da un refrain subdolo ma incredibilmente catchy in grado di imprimersi indelebilmente della mente dell’ascoltatore. Lost in Satan's Charms, dischiusa e, circolarmente, conclusa da una progressione folkeggiante – a tratti carnevalesca- costituisce probabilmente il brano più affascinante del lavoro. In essa sono ricondotte ad armoniosa sintesi tutte le polarità che caratterizzano la produzione degli Hail Spirit Noir, dal piglio rockeggiante e dinamico delle pelli inseguenti hammond e synth lisergici, all’eccellente prova degli strumenti cordofoni, impegnati in virtuosismi dal sapore marcatamente seventies sino all’istrionismo delle linee vocali, oscillanti tra un pulito diafano ma mai monocorde ed uno screaming a dir poco abrasivo. E proprio nel momento in cui avevamo coltivato l’illusione di essere riusciti ad inquadrare con precisione la matrice compositiva di Mayhem in Blue, il trio di Salonicco seguita a sorprenderci con la levità di How to Fly in Blackness, nella quale non si fatica a scorgere un omaggio alla creatura di Åkerfeldt e soci tanto nell’impostazione dell’ugola di Theoharis quanto nell’elegante lavorio delle chitarre acustiche accompagnanti la composizione nella sua chiusura in dissolvenza.
La terza fatica degli Hail Spirit Noir ci mostra dunque una formazione che, nonostante sia giunta alla propria più compiuta maturità artistica, è ben lungi dal ripercorrere instancabilmente sentieri già battuti in precedenza. Gli atti che compongono il platter pur essendo dotati di una ben precisa individualità e di strutture pressoché eterogenee si dispiegano senza soluzione di continuità, quali capitoli di un racconto allucinato ed immaginifico. I fan della prima ora saranno dunque difficilmente delusi da Mayhem in Blue e, allo stesso modo, chiunque voglia approcciarsi per la prima volta alla produzione della combo di Salonicco potrà far propria tale release, ulteriore conferma dell’estrema bravura di un trio fin troppo sottovalutato.
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5
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Album molto bello. Stamattina ho ascoltato 'Oi Magoi', molto interessante anche questo. Gran bel gruppo. |
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4
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Per qualche motivo un album che fatico a metabolizzare, rispetto ai due precedenti. Sebbene le atmosfere e le soluzioni adottate siano di base le stesse, questi brani mi prendono meno, forse in ragione della loro maggiore apertura e dispersività di fondo... |
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3
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Anche per me una delle migliori uscite del 2016, uno di quei casi dove la 'contaminazione' fra generi diversi ha prodotto risultati eccellenti...Bravissimi. |
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2
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Concordo con la recensione e il commento sotto, 3/3, tre uscite da divorare una dietro l'altra! |
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1
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Disco che ho praticamente consumato, lo ritengo una delle migliori uscite del 2016 e band che non mi ha praticamente mai deluso, tre uscite, tre album da avere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Mean You Harm 2. Mayhem in Blue 3. Riders to Utopia 4. Lost in Satan's Charms 5. The Cannibal Tribe Came from the Sea 6. How to Fly in Blackness
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Line Up
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Theoharis (Voce, Chitarra) J. Demian (Basso) Haris (Tastiera)
Musicisti Ospiti: Dimitris Dimitrakopoulos (Voce) Ioannis Giahoudis (Batteria)
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