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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Type O Negative - Life Is Killing Me
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06/05/2017
( 5816 letture )
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Naturalmente io non sono un ingenuo e scuso il dottore di vedere nella vita stessa una manifestazione di malattia. La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. Sarebbe come voler turare i buchi che abbiamo nel corpo credendoli delle ferite. Morremmo strangolati non appena curati. (La Coscienza di Zeno, Italo Svevo)
Perle di saggezza infilate tra una sigaretta e l'altra. Molto si può criticare alla “coerenza” di Zeno, ma non il suo inquadrare lucidamente questo imperfetto paragone tra vita e malattia e il rimanergli sostanzialmente fedele. Che La vita è una malattia mortale da cui non esce vivo nessuno è una semplificazione inaccettabile, e se aveste necessità di conferme in merito: sappiate che è anche una citazione di Fabio Volo. Non è la vita in sé ad essere una patologia e la morte non ne è certamente il coronamento. “Semplicemente” attraversiamo il poco tempo concessoci su questo granello di polvere insignificante nella vastità del cosmo combattendo. Contro i nostri demoni, contro la natura, contro gli altri uomini e contro un mondo che andrebbe (e andrà) avanti tranquillamente anche senza di noi. È naturale essere qui a combattere ed è umano cercare di esorcizzare il nostro nemico, perché se lui può renderci la vita un inferno, allora noi avremo anche il diritto di ridergli un po' in faccia.
God if you love me, then why won't you set me free I don't have call-waiting, hey, was that you pranking me?
Peter Steele ha smesso di combattere sette anni fa ormai, eppure come mai siamo ancora qui a parlare di lui e dei suoi compagni d'arme, Kenny Hickey, Josh Silver e Johnny Kelly? Non soltanto perché i sette dischi dei Type O Negative rimangono tutt'oggi -musicalmente parlando- un caposaldo del gothic metal, ma anche perché il quartetto di New York ha passato la propria carriera a mettere in musica quella guerra contro le difficoltà della vita, con un piglio diretto ed ironico (quando non addirittura sarcastico) che molti hanno provato ad imitare senza successo, perché se vuoi farti beffe dell'inferno, devi prima vederlo con i tuoi occhi. Life is Killing Me in questo non fa eccezione: riesce a passare con una tranquillità disarmante da una canzone come How Could She?, che racconta l'amore -stranamente non ricambiato- di Peter per le “sex symbol” televisive dei suoi tempi (va bene il Tenente Uhura, ma Wilma Flinstone?) ad un'altra come Nettie, che in meno di cinque minuti riassume tutte le contraddizioni del rapporto di Steele con sua madre Annette:
Nettie, no need to cry Let me wipe those tear drops from your eyes
Nemmeno a farlo apposta, Nettie è anche una di quelle canzoni perfette come esempio inequivocabile delle immense capacità dell'ugola di Peter, di cui molto si è già detto in passato. Nell'apertura -accompagnata dallo sferragliare del suo quattro corde accordato in B- è la sua voce cavernosa ed ammaliante a quasi raggiungere i limiti inferiori del suo range da basso (registro rarissimo da trovare in un genere affollatissimo di baritoni), ma non basta: nel crescendo della canzone Steele sviluppa -quasi- ogni possibilità della sua estensione, andando a raggiungere anche vette incredibili per un basso, come il B4 nel ritornello, tre ottave piene sopra il B1 della parte iniziale. Al di là degli aspetti più tecnici, non solo siamo davanti ad una voce naturalmente espressiva e malleabile, ma ad una capacità interpretativa che gli permette di passare -senza nessuna difficoltà- da cori profondi ed oscuri a cantati aggressivi con un approccio quasi punk (ascoltare la “poco politically correct” I Like Goils per credere), senza però far mancare approcci più “riflessivi” (...A Dish Best Served Cold) o più heavy (Life is Killing Me), per non parlare della voce apatica in Anesthesia. Proprio tale varietà d'approccio è ancor più valorizzata dal fatto che questo penultimo album dei Type O Negative si apre alla melodia ancor più che in passato. L'elemento melodico ha sempre fatto parte del sound del quartetto di New York, ma Life Is Killing Me eleva ulteriormente questa attitudine, con una sequenza di canzoni che -in un turbinio di riferimenti heavy, gothic, doom e punk- fa letteralmente volare l'ora e un quarto di durata del disco. Chiaramente, la riuscita dell'album è anche soprattutto da imputare al lavoro magistrale degli altri musicisti, perché per quanto sia difficile stare a fianco ad una figura iconica come Steele, senza di loro non ci sarebbero stati i Type O Negative. Alla sei corde Kenny Hickey si dimostra un autentico camaleonte, c'è tutto nella sua interpretazione: il riffing forsennato del punk (Angry Inch, su cui peraltro contribuisce con dei controcanti parecchio riusciti), il funereo incedere di power chord (Anesthesia per citarne un caso), i brevi ma azzeccatissimi momenti solisti (How Could She?) e arpeggi da manuale del gothic doom fatto con classe. Il tutto con un sound sporco come la perversione e caldo come le ragazze tanto care a Peter, diretto e riconoscibile, direttamente dal caro vecchio amplificatore zanzaroso della sala prove, con tanto di wah wah “maltrattato” (The Dream Is Dead) per completare l'opera. Che dire poi del lavoro alle tastiere di Josh Silver? Diretto ed ispirato. Poche tracce, pochi suoni ricercati e quasi nessun tecnicismo, ma un orecchio per la melodia e una capacità di costruire canzoni fuori dal comune. Non sono pochi i pezzi dei Type O Negative che si ricordano proprio grazie ai suoi giri di tastiera ammalianti, tra grezzi suoni d'organo, pianoforti “spenti” e archi dissonanti. Sua la produzione di tutti i dischi della band, con una cura dei dettagli che traspare dai perfetti bilanciamenti all'interno di un sound sporco e con scelte ardite che hanno arricchito le canzoni di influenze anche atipiche, come il sitar in Less than Zero (<0). A chiudere il cerchio troviamo un reparto ritmico guidato dalla mano pesantissima di Johnny Kelly, che si spende per creare un perfetto manifesto del drumming heavy/doom: intensità, forza e fantasia, sia nei pezzi più tirati (How Could She?) che in quelli più tranquilli. Il tutto con uno stile al servizio delle canzoni e con un approccio quasi da live, con tanto di quarti battuti in apertura di molti dei pezzi. Al basso invece Peter completa la “spina dorsale” del sound, con linee essenziali e quadrate, che -in coppia con il riffing di Hickey- trascinano perfettamente le canzoni. Steele si prende anche qualche spazio per passaggi un po' più solisti (nei limiti della sua tecnica) o più serrati con l'uso di accordi e distorsore.
Life is Killing Me rappresentò un ennesimo, riuscitissimo, rimescolamento del sound di un act che aveva fatto di provocazione e mix di generi i propri cavalli di battaglia, senza però mai rinnegare l'approccio sardonico e il loro voler convivere in maniera “dissoluta” con i propri problemi. A quattordici anni di distanza da questa release e a sette anni dallo scioglimento del gruppo, i Type O Negative continuano a rappresentare qualcosa di imprescindibile per la scena gothic e non solo, è facile intristirsi pensando alla loro conclusione, ma come cantava qualcuno che non voleva “essere se stesso”:
Please don't dress in black When you're at his wake Don't go there to mourn But to celebrate.
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#Buried Alive - provo ad aiutarti ma non so se riesco. Il pezzo non mi sembra derivativo dai Beatles, comunque direi : ritmo "im the walrus"; melodie "Dear Prudence"; fiati "Penny Lane + For No One". |
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dopo october rust, per me meglio i carnivore, cover copiata dai Virginia Wolf |
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Immenso album, come tutti quelli di questa band meravigliosa. Chiedo un piccolo aiuto: "(We Were) Electrocute" mi pare abbia espliti richiami ai Beatles, qualcuno può dirmi quale canzone? Non sono un gran conoscitore dei Fab 4 ma mi pare proprio di sentirci più di qualcosa di beatlesiano. |
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World Coming Down è un disco da 99 al pari di Slow, Deep and Hard. World Coming Down perfeziona lo stile TON con quello che è senza dubbio il loro lavoro più intimo ed ostico. Slow, Deep and Hard è un lavoro unico, irruento e fresco che presenta una commistione incredibile di generi musicali. E' un lavoro di un'originalità deflagrante che si è meritato il suo posto nella storia della musica (poi, vabbé, preferisco ascoltare sia Bloody Kisses che October Rust, ma questo è un altro discorso...). |
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Anche io difendo il 90 a World coming down, per me il loro più bello, anche se faccio fatica a scegliere un disco su tutti. Hanno pubblicato sei capolavori. |
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Tornando al disco, ai tempi dell'uscita lo trovai abbastanza "sciocco"..però, a distanza di anni, dovrei riascoltarlo! Mentre, a "World Coming Down" mi affezionai fin da subito (forse, anche perché era il primo che presi in diretta..) e, ricordo che lo ascoltavo molto spesso perché, riusciva a creare delle atmosfere molto particolari. Però, se dovessi recensirlo e vorrei darli un voto molto alto, chiederei alla redazione di alzare prima quelli che penso siano migliori..oppure, glielo darei un filo più basso!  |
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Sì, lo so: le ho lette le interviste a Peter nel corso degli anni. A lui piaceva stare a casa sua a fare i pesi.. (?) Però, mi sembra più una scusa..anche perché, son sempre stati dei perfezionisti in studio! C'è anche da dire che, non è che siano passati spesso di qua.. Comunque, è probabile che la verità stia nel mezzo e che abbiano avuto degli scazzi sia per un motivo che per l'altro. |
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@nonchalance: da quel ricordo Sal lasciò perché fondamentalmente voleva andare in tour e suonare tanto dal vivo anche per questioni economiche, mentre Peter all'epoca non voleva staccarsi dal suo lavoro a Central Park, cosa che poi alla fine fu costretto a fare lo stesso. Che è più o meno lo anche uno dei motivi della fine dei Carnivore. |
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@Gian: può essere tutto, Silver e marciano sperimentavano molto in tal senso. @Undercover: il 90 a Wcd è mio e lo difenderó tutta la vita anche se mi rendo conto di essere particolarmente di parte con quel disco. In fondo sono solo pareri e per quanto mi riguarda li amo tutti i dischi dei TON, quello forse di più  |
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Sui voti, anch'io concordo..ma, purtroppo, va così! Per quanto riguarda la drum-machine, probabilmente Sal Abruscato lasciò la band proprio per quel motivo lì. |
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Concordo in toto con il primo post di Diego, disco spesso sin troppo sottovalutato in maniera ingiusta, numericamente però non ci siamo, continuo a comprendere il fatto che i recensori siano diversi, ma leggere 88 a questo e 85 a Bloody Kisses e 88 a October Rust, per non parlare dell'assurdo 90 a World Coming Down, rende anche la migliore delle recensioni fuorviante. |
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Effettivamente il suono in Dead Again è diverso, però diciamo che ci sono voci contrastanti online in merito all'uso della drum machine nei dischi precedenti. Come giustamente ricordavi, Pete aveva detto qualcosa del genere, però nel suo caso era sempre abbastanza difficile distinguere le affermazioni reali dalle prese in giro xD. Quello che ho potuto capire informandomi un po' (e ovviamente ascoltando) è che sia stato fatto un largo uso di trigger, però una drum machine pura e semplice mi sembra meno probabile. Poi con loro non si può mai dire per carità, però la batteria qui ha un suono molto più realistico di tante altre produzioni suonate da batteristi veri (poi troppo compressi in mix). |
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Va detto che il suono di batteria su Dead Again è diverso, quindi è molto probabile che abbiano comunque usato uno tecnica o strumentazione differente per registrarlo rispetto ai tre precedenti. |
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anche sulla biografia di Pete uscita qualche anno fa' parlavano dell'uso della drum machine , ci sono riscontri anche in rete ... misteri dei TON  |
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@Flv: La storia della drum-machine pare sia stato uno dei soliti scherzi di Peter! In realtà si tratta perlopiù di una voce, ma il drumming qui è abbastanza naturale, se fosse stata una drum-machine, a meno di usi veramente miracolosi, sarebbe stato abbastanza evidente. Tieni anche conto che -come molti altri dischi metal- già dall'inizio degli anni 90 esistevano i trigger, che permettono di registrare un batterista vero dando poi la possibilità di post-produrre il lavoro (per il citato perfezionismo), conservando comunque delle dinamiche relativamente naturali. |
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altro grandissimo disco , piu' melodico dopo il monolite World coming down . Una nota curiosa : in questo disco e nei due precedenti pare sia stata utilizzata una drum machine per le manie di perfezionamento e controllo da aprte di Josh e Pete . Johnny Kelly ha materrialmente suonato la batteria solo sull'ultimissimo Dead again , perlomeno e' quello che dice la band |
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"I don't wanna be me" è davvero un manifesto di bipolarità. Uno dei miei pezzi preferiti dei Typo, anche il video merita un'occhiata. |
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X trucido... Esatto.  |
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Vabbè anche Dead Again e chiudi il cerchio  |
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X Netal Shock. Rimedia anche con WCD. Da avere assolutamente.  |
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Disco della band considerato minore, ma solo perché circondato da capolavori, farebbe la fortuna di qualsiasi altro gruppo. Va considerato anche il periodo, con Peter forse nel momento peggiore della sua dipendenza e venne fuori un disco a tratti più divertente rispetto al solito e sicuramente meno negativo rispetto al precedente. Lo ascolto spesso con molto piacere proprio per questo, anche se il suo apice è proprio Nettie dedicata alla madre, in procinto di lasciare questo mondo. |
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@Galilee: magari all'epoca non lo avevo valutato come dovevo, rimedierò! |
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6
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Band unica e immensa, ogni loro album è praticamente un capolavoro. Life is Killing me è quello più votato al punk, con brani più veloci e meno ossessivi, il doom claustrofobico e depressivo di World coming down (Per me il loro disco migliore) viene rimpiazzato da sonorità più sparate e da testi più ironici. Forse questo è il loro album minore ma un album minore dei Type è sempre un capolavoro. Mi manca tanto Peter!!!! Voto 83 |
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5
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Male Metal Shock. I dischi dei Type sono tutti da avere. Per me disco fantastico. Ritorno alle sonorità di bloody kisses dopo il difficilissimo WCD. E la cosa non mi era dispiaciuta. |
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4
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Mi pare che con Life Is Killing Me i TON si siano lasciati alle spalle le asperità di World coming down per riavvicinarsi alla eleganza di October rust. E così infilano una serie di brani eccellenti in cui nessuno prevale sull'altro. Cito solo How could she? perché mi ha sempre fatto venire in mente un George Harrison alle prese con il punk. 77 |
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3
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Album che non ho ascoltato piu` di tanto, coi Type mi ero fermato piu` che altro ad October rust. Magari gli daro` un`altra possibilita`. |
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2
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non il loro migliore, ma la loro classe aleggia anche in queste note, band mai troppo rimpianta. Voto 82 |
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Sicuramente inferiore ai precedenti ma comunque un buon disco di questo artista straordinario e imdimenticato |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thir13teen 2. I Don't Wanna Be Me 3. Less than Zero (<0) 4. Todd's Ship Gods (Above All Things) 5. I Like Goils 6. ...a Dish Best Served Coldly 7. How Could She? 8. Life Is Killing Me 9. Nettie 10. (We Were) Electrocute 11. IYDKMIGTHTKY (Gimme That) 12. Angry Inch 13. Anesthesia 14. Drunk in Paris 15. The Dream Is Dead
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Line Up
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Peter Steele (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera) Kenny Hickey (Chitarra, Cori) Josh Silver (Tastiera, Cori) Johnny Kelly (Batteria, Cori)
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RECENSIONI |
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