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27/04/25
THE LUMINEERS
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Decrepit Birth - Axis Mundi
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31/07/2017
( 3469 letture )
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Era da ben sette anni che i Decrepit Birth non rilasciavano materiale. L’ultimo lavoro, quell’acclamato Polarity che li ha affermati definitivamente a livello internazionale, risale addirittura al 2010. Sette anni sono un’enormità nel mercato musicale odierno, ma a ben vedere, non si può certo dire che Sotelo e compagni siano stati con le mani in mano. Tra tour sempre più grossi, messa in commercio di gadgets particolari e soprattutto, l’entrata di Bill Robinson nei Suffocation (anche se solo per quanto concerne ai concerti).
Trattandosi di un gruppo ormai sulla bocca di tutti, che ha fatto parte sia di quell’ondata di “brutal” death di inizio anni 2000 con lo splendido ... And Time Begins che di quell’ondata di tech death più virtuoso, le aspettative e la curiosità erano più che alte. Ancora più alte se si pensa a quanto sia stato amato Polarity, album che segnava ormai il distaccarsi completo dalle sonorità più brutale e da quella via di mezzo trovata con il secondo album Diminishing Between Worlds. Tra aspettative e curiosità, vi era però la certezza che il discorso musicale intrapreso sarebbe stato lo stesso dell’ultimo album, o quanto meno, ci si aspetterebbe che la linea sarebbe stata quella. Ma non è andata proprio così. Axis Mundi appare da subito intenzionato a riprendere alcune soluzioni vicine al primo album per rimescolarle con altre più recenti, ma a stupire, è che di quanto sentito su Polarity, resta molto poco. Da quanto detto verrebbe da pensare ad una via di mezzo tra brutalità, melodia e tecnica, ma non è esattamente così; più che di una mediazione, si tratta di confusione, di non aver ben chiaro cosa voglia il gruppo e quale sia l’approccio scelto. Le canzoni sono infatti costruite su riff più diretti, ma da un momento all’altro ci si imbatte in riff tecnici, stop n’go repentini e altre soluzioni virtuose tipiche di Sotelo che ovviamente, dato l’approccio compositivo ben diverso dal precedente album, suonano fin troppo forzate. Questa considerazione nasce anche dal fatto che i riff, pur essendo carichi di groove, suonano macchinosi e meno fluidi. Naturale quindi che le melodie vengano a mancare e che i brani sembrino andare avanti con il freno a mano. Più che evolversi e di continuare sulla strada intrapresa sette anni fa, i nostri pare abbiano deciso di regredire (e a confermare l’intenzione di avvicinarsi ad un sound passato ci sono le dichiarazioni dei membri) portando Axis Mundi ad essere un disco troppo altalenante; sia chiaro, non mancano momenti validi e in grado di far colpo sull’ascoltatore (Spiritual Guide, Hieroglyphic, Trascendental Paradox, Ascendant), ma più che di brani si tratta di momenti. Ci sono poi due fattori che caratterizzano questo lavoro, se in meglio o peggio lo decide chi ascolta: voce e produzione. Robinson ha infatti optato per un growl più gutturale e diverso dal passato, e se almeno inizialmente potrebbe lasciar stupiti, è qualcosa a cui ci si abitua con il passare degli ascolti. Per quanto riguarda la produzione invece, abbiamo a che fare con dei suoni freddi, con chitarre e basso tanto presenti nel mixer quanto privi di dinamica e una batteria che puzza fin troppo di digitale. E anche qui, la sensazione è quella della confusione: approccio vecchia scuola, suoni che sono completamente l’opposto.
Axis Mundi non è quindi un album brutto o non riuscito, è semplicemente confuso e altalenante. Se Polarity aveva quanto meno reso chiare le intenzioni del gruppo pur scontentando qualcuno, questa volta il gruppo rischia di deludere anche chi aveva apprezzato la decisione. I quaranta minuti (quasi sessanta se contiamo anche le tre cover finali) di Axis Mundi scorrono tra alti e bassi, e dopo ben sette anni, era lecito aspettarsi qualcosa di più.
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9
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Ma come si fa a fare sta recensione e dare 63 a questo capolavoro? Poi vedo che è lo stesso recensore che ha dato 76 all'ultimo (minimo da 83), bellissimo, dei Deeds of Flesh. Allora dico, fategli recensire i prosciutti a sto scribacchino qui, per favore. |
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8
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Dopo tempo lo trovo un gran bell album, nella scena techdeath sono una spanna sopra tutti (con Deeds of Flesh e pochi altri). Poi oh, trovatemi una band techdeath che non sia stata influenzata dai Death, io le influenze le sento eccome. |
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7
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Paragonare loro ai Death vuol dire non aver mai ascoltato né gli uni ne gli altri. |
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6
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Si @Lambru, confermo, lo si legge anche in alcuni commenti sul sito al disco DBW...io avevo detto già la mia sul gruppo in un commento proprio a quel disco 5 anni fa, e lo confermo...il piri piri death non fa per me , i Death sono un altro piantea, come dici a se stante, e irraggiungibile per chiunque |
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4
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@Tira... davvero qualcuno li ha paragonati ai DEATH??? I Death non hanno paragoni, lo sappiamo -quasi- tutti, per me i Decrepit sono un ottimo gruppo in studio, tecnica da vendere, il genere dopo un po' mi stufa, forse problema mio... |
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3
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Gran recensione, uno dei gruppi più sopravvalutati della storia del death, ma finalmente se ne stanno accorgendo un po tutti sul web, quando leggo i paragoni coi Death mi fa male la pancia dal ridere. Sufficienza stiracchiata e fora de bal |
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2
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Parte bene ma poi diventa noioso... Per adesso il loro disco meno bello. |
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1
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ma che disco hai ascoltato?! 85 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Vortex of Infinity – Axis Mundi 2. Spirit Guide 3. The Sacred Geometry 4. Hieroglyphic 5. Transcendental Paradox 6. Mirror of Humanity 7. Ascendant 8. Epigenetic Triplicity 9. Embryogenesis 10. Orion 11. Desperate Cry 12. Infecting the Crypts
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Line Up
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Bill Robinson (Voce) Jeff Sotelo (Chitarra) Sean Martinez (Basso) Sam Paulicelli (Batteria)
Musicisti ospiti:
Paul McGuire (Voce sulla traccia 2)
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