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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Decrepit Birth - Diminishing Between Worlds
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( 7065 letture )
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Era nell'aria. Sentivo che presto sarebbe accaduto, eppure stento ancora a credere alle mie orecchie.
Sono anni che la scena techno-death ci delizia con produzioni di grandissimo livello, che siano di natura brutal o più inclini al prograssive estremo. Eppure il vuoto venutosi a creare nel 13 Dicembre del 2001 con la prematura scomparsa del leggendario Chuck Schuldiner resta tutt'ora incolmato, e con tutta probabilità incolmabile. Difatti la pesante eredità di The Sound of Perseverance è ancora lì a giacere nelle profondità degli abissi, ove nessuno abbia mai tentato la fortuna, se non ad appannaggio di una elite meramente benedetta (o maledetta, che dir si voglia) di riflesso dallo splendore dell'immenso tesoro abbandonato. Oggi un manipolo di eroi sembra esser riuscito nel miracolo, spingendosi dove altri non hanno mai osato, o più semplicemente miseramente fallito: i Decrepit Birth sono riusciti ad avvicinarsi così tanto alle ricchezze da accarezzare il sogno e restare illuminati d'immenso.
Tanto più se l'impresa arriva da chi meno te lo aspetti. Gli statunitensi infatti nascono come una band brutal, si estremamente tecnica, ma dai pochi compromessi, fedele al trend stelle e strisce; riascoltare per credere il buon esordio ...And Time Begins del 2003, affine alle tecniche dei portabandiera Suffocation. Inoltre su queste stesse pagine, nella scorsa stagione, ho elogiato le medesime virtù dei side-proget Odius Mortem ed Element, che vedevano impegnati diversi componenti del combo e per l'appunto non si discostavano dal filone appena sopra enunciato. Nonostante le voci della vigilia del master mind Matt Sotelo, il quale a onor del vero preannunciava sostanziali cambiamenti per il futuro nascituro, tutto era riconducibile a l'ennesima carneficina. A smentire la mia ipotesi ci ha pensato Diminishing Between Worlds, act con il quale la scena dovrà da qui in avanti inevitabilmente confrontarsi. Le coordinate stilistiche sono ora individuabili in quel death metal evoluto che trova nei Death e Atheist i maggiori esponenti; ciò non toglie che i legami con il passato sono ancora percettibili, in particolare nelle linee vocali di Bill Robinson, sempre potentissime se pur meno profonde rispetto alla prima uscita. Ed è proprio la consapevolezza di un background parallelo che permette al quintetto di Santa Cruz di eludere ogni puerile paragone. La struttura dei brani è mirabolante, grazie ad una serie pressoché infinita di arrangiamenti, unici per forma, ma estremamente articolati e complessi. La sfumature sono così tante e disparate, circolari nella loro espressione, che non concedono spazio alla minima distrazione. Non è presente un solo passaggio a vuoto, o un irritante esercizio di stile in grado di compromettere la personalità delle note. Autorità appunto, che affiora da ogni singola vibrazione: assalti marziali e riff galoppini, spezzati da melodie inaspettate e armonizzazioni improbabili. Tutto e il contrario di tutto, per una simbiosi che prende forma da singolarità duali in un continuo processo di rinnovamento, al fine di ottenere una nuova materia evidentemente plasmata a piacimento. Semplicemente divino KC Howard, non solo fautore di drumming assassino, ma co-protagonista di una ritmica chirurgica, snodata in una serie interminabile di blast-beat, break e accelerazioni da capogiro, esplicata in eleganti battiti e giri di basso da antologia, i quali si infrangono come un'onda d'urto tra le linee disegnate da un guitar work incommensurabile. Mai come in questo caso, inutile citare un brano a favore di un'altro: undici gioielli incastonati in un unico e pregiato artefatto il quale può essere ammirato esclusivamente nella sua totalità.
Per quanto espresso è vano concludere sottolineando ancora una volta le qualità di Diminishing Between Worlds: è fin troppo chiaro che siamo al cospetto dell'uscita dell'anno, e non solo. Preferisco congedarmi con una provocazione, augurandomi che gli Atheist e i Cynic si confermino tali raccogliendo il guanto di sfida lanciato: prese per vere le insistenti voci circa un loro imminente come-back, inteso naturalmente come uscita di nuovo materiale, è bene che questi siano pronti a scrivere nuove pagine di storia per reggere il passo dei Decrepit Birth.
Da tramandare ai posteri!
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11
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piú lo ascolto piú mi innamoro degli assoli, c'è una grande devozione a chuck shuldiner, peró il tutto è interpretato in modo personale.
io personalmente gli do un 92/93 su 100 |
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10
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Ascoltato più e più volte, continuo a non vedere niente di quello di cui parlano tante e tante recensioni entusiastiche...tutta questa passione, questo sentimento, questo calore e l'abbondante melodia che dovrebbero permeare il disco nonostante la brutalità, non le vedo, sento solo un continuo piri piri sfiancante. L'accostamento ai Death, letto ovunque, in particolare a TSOP, mi sembra sacrilego al solo pensarlo...questi mi sembrano i cugini monchi dei Death, preparatissimi ma accademici. Non sarà il genere adatto a me...però ogni volta che ascolto TSOP lacrimo... |
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9
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@Arekusu: La musicalità dei Decrepit Birth (o di altre band simili) non si basa su una struttura "classica" (intro-strofa-rit. ecc..) ma su un movimento continuo... un paragone (MOLTO azzardato) potrebbe essere fatto con le composizioni di musica classica a mio avviso |
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8
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Un bel disco sicuramente, ma credo che il gruppo che più "candidabile" ad essere considerato come eredi dei Death siano i Necrophagist. |
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7
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Premetto che il disco in questione a me piace molto, ma una piccola provocazione la lancio: secondo me, con un tasso così elevato di cambi, si rischia di perdere un pò di vistà la musicalità del tutto. Che ne pensate? |
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6
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Concordo anche io, prima di apprezzarlo al meglio bisogna sentirlo tantissime volte. Però una volta capito lo si ama; certo i Death sono i Death, però questo disco non sfigura accanto a quel nome. Comunque secondo me si poteva dare anche qualcosina di più rispetto 90. PS: Bella rece! |
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5
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una sterzata stilistica quasi radicale rispetto al debutto ...And Times Begins. con questo Diminishing Between Worlds i Decrepit Birth riprendono il discorso lasciato in sospeso dai Death era Sound Of Perseverance, riproponendo il pensiero Schuldiner da un punto di vista molto, molto più brutale. il risultato è disarmante: un album immenso, estremo ed emozionante quasi quanto l'ultimo sigillo di Chuck. la caratura tecnica dei musicisti, come già dimostrato in passato, è smisurata, le strutture sapienti, il songwriting ispiratissimo. in alcuni momenti, se ascoltato col cuore come si ascolta Sound Of Perseverance, si arriva a commuoversi. che altro dire, una band che diventerà davvero importante... 90/100 |
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4
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Mamma mia!!! Mi spiace per il recesore, ma questo disco merita solo 100. |
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3
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Questo disco è incredibile, per me merita il massimo dei voti.....110 e lode. |
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2
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Ad un primo ascolto li avevo considerati senz'anima... ma ora concordo con il nostro "ragno"... va metabolizzato, signori. Va metabolizzato! |
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1
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splendidamente mostruosi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. The Living Doorway 02. Reflection of Emotions 03. Diminishing Between Worlds 04. Dimensions Intertwine 05. The Enigmatic Form 06. A Gathering of Imaginations 07. Await The Unending 08. Through Alchemy Bound Eternal 09. ...And Time Begins 10. Essence of Creation 11. The Morpheus Oracle
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