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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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David Bowie - The Next Day
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08/10/2017
( 4170 letture )
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La morte di David Bowie per molti è stato un trauma improvviso e ancora non del tutto superato e non è un caso che la maggioranza dei fan di Bowie e degli amanti della musica siano ancora adesso, a quasi due anni dalla sua uscita, a ricercare i sottotesti con cui il Duca Bianco ha infarcito il suo ultimo, magnifico, album Blackstar. Riferimenti alla sua stessa morte, alla malattia che l’ha decretata, ma anche messaggi più sottili: occultismo, uso di linguaggi cifrati (come il Nadsat o il Polari), insomma, molti segreti e molte teorie al limite del complottismo. Ma facciamo adesso un piccolo passo indietro e torniamo nel 2013, quando Bowie interruppe un silenzio lungo dieci anni pubblicando The Next Day, primo dei due capitoli di una rinascita fin troppo breve.
Diciamocelo, gli anni novanta non furono il periodo migliore per Bowie, a meno di non essere dei fan accaniti difficilmente riuscirete a ricordare titoli come Outside o Heartling, l’ultimo dei quali proponeva anche degli esperimenti non del tutto riusciti con drum and bass e techno. Non erano mancati certo dei piccoli colpi di reni come Black Tie White Noise o la colonna sonora Buddha of Suburbia, entrambi contenenti alcuni momenti degni dei grandi lavori del Duca, ma le cartucce migliori sembravano ormai esser state sparate anni prima. Forse questo è quello che pensò Bowie stesso nel 2003, quando, complice anche una pericolosa operazione al cuore, decise di prendersi una pausa che durerà dieci anni, mai così lunga prima d’ora, e di sparire quasi completamente dalle scene. Nel 2013 rieccolo apparire nel giorno del suo sessantaseiesimo compleanno, pubblicando Where Are We Now?, primo singolo di The Next Day. Si tratta di una canzone malinconica, dai toni compassati ma meravigliosamente riusciti, il racconto di un uomo che sta invecchiando e si chiede dove sia finita la sua generazione. Bowie disse di averla scelta come primo singolo proprio per questa sua caratteristica malinconia, così da dare modo ai fan di abituarsi più facilmente ad un ritorno così improvviso. Where Are We Now? è però l’unica canzone che presenta delle tinte così dark, se escludiamo la traccia conclusiva Heat che per certi versi –soprattutto per quanto riguarda la registrazione della voce– anticipa le sonorità di Blackstar. Il resto dell’album infatti presenta sonorità che si rifanno molto al rock di Lodger e Scary Monsters… e Bowie non cerca più di tenere il passo con le mode del momento con risultati alterni, ma torna a fare ciò che gli riesce meglio. Questa decisione non è però da vedersi come una rinuncia alla sperimentazione, The Next Day è sia un ritorno al passato che qualcosa di nuovo. The Next Day è Bowie che si rende conto dei suoi sessantasei anni e getta uno sguardo malinconico al mondo e vede che le cose non sono cambiate: lo scorrere inesorabile del tempo, i falsi miti, le tragedie, il decadere delle relazioni interpersonali. Quando a fare queste riflessioni non è un giovane rancoroso ma un artista che ormai da anni ha lasciato da parte i costumi e le stravaganze, la voglia di essere al centro dell’attenzione e i flirt, un artista che ha già iniziato a fare i conti con l’età e si ricreato un’immagine curata e civile, il tutto risulta ancora più minaccioso e inquietante. Valentine’s Day è all’apparenza una ballata bolaniana dolce e glam ma evolve in un mantra febbricitante che però non perde la sua brillantezza ballabile, non è una sorpresa venire a sapere che il testo riguarda uno dei tanti attentati nelle scuole americane. È un Bowie che si cita da solo ma senza mai essere autoreferenziale, missione quasi impossibile per chiunque altro. La sua voce ormai non è più potente come una volta ma non tenta di camuffarla, è una voce che mostra i segni del tempo e che perciò risulta affascinante e credibile, che dona alle canzoni un senso d’urgenza non comune. (You Will) Set the World on Fire è un inno rock’n’roll dei più classici ma non per questo suona datato, pur rifacendosi al glam dei periodi migliori, con tanto di assolo di chitarra. The Stars (Are Out Tonight), secondo singolo estratto, si fa strada nel cervello dell’ascoltatore con accordi sognanti e un ritornello da lacrime. Boss of Me e Dirty Boys con i loro innesti black e jazz arricchiscono l’album prima dell’arrivo di You Feel So Lonely You Could Die, altra amara ballata piene di disincanto e amarezza. Come già detto non manca il rock energico, basta ascoltare i gelidi riff di Love Is Lost e la psichedelia robotica dal sapore berlinese di How Does the Grass Snow?.
Tony Visconti, lo storico produttore del Duca, affermò che il lavoro all’album era iniziato due anni prima della sua uscita ed era costato diversi mesi di registrazione e ore di lavoro ogni giorno, con una costanza e impegno che mancavano dai tempi di Young Americans, e non è difficile crederlo. The Next Day è un grande album tuttora ma soprattutto è stato un grande ritorno sulle scene di un artista che in troppi davano per finito. Si sente che ogni canzone è stata studiata nei minimi dettagli e difatti ognuna di loro risulta, a modo proprio, memorabile. Non ci si potrebbe aspettare di meno da un album firmato David Bowie.
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9
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Adoro questo disco a cui darei un 80 tranquillo ma ho voluto mettere 99 perchè trovo allucinante che i lettori lo considerino da 53 |
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8
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"1.Outside" è un capolavoro profondo, una coraggiosa riflessione sull'arte e la figura dell'artista; preveggente allarme circa la disumanizzazione, la paura della morte, la crisi d'identità, la pericolosa ricerca di un paganesimo senza etica né pietà; un thriller nichilista nerissimo ricco di pathos e trovate musicali inconsuete quanto efficaci, molto pensato e insieme ispiratissimo.
Heartling è una scorribanda frivola quasi a esorcizzare l'enorme sostanza tragica del precedente lavoro.
Buddha of Suburbia si colloca appena sopra lo scadente Reality.
Blackstar procede con epica grandezza, terrificante grottesco testamento ateo e pessimista in 7 tracce superbe, straziante nostalgia, ironia tombale, ambigua liberazione nel niente dell'illusione di salvezza e rinascita nel cieco ricordo di quanto realizzato artisticamente in vita. La title-track, da sola, surclassa l'intero The Next Day(buono, vario, a tratti emozionante, godibile...insomma l'ultimo divertissement prima del meraviglioso abisso del capolavoro Blackstar).
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7
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Veramente Outside e Heartling sono considerati più o meno all'unanimità (e secondo me a ragione) tra i pezzi migliori della produzione di Bowie che, se qualche battuta di arresto ha avuto, andrebbe invece ricercata nel periodo di maggior successo commerciale: never let me down o (molto) peggio "Tonight". |
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6
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Ps. Outside e earthlings sono ottimi |
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5
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Quando uscì ero titubante, non solo per i tanti anni di assenza ma perché temevo un'operazione nostalgia come Bob dylan, Neil Young, Aerosmith, ac/dc ecc... che hanno fatto dischi pietosi ( ma nessuno lo dice perché sono dei grandi ). Invece il duca bianco mi ha sorpreso , next days é un disco equilibrato e intelligente , mai autoreferenziale o scontato. Ottimo. |
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4
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In questo disco sembrava che Bowie volesse tirare le fila di quanto fatto fino a quel momento prima della nuova (ennesima) svolta con il meraviglioso Blackstar. Il risultato fu un disco molto bilanciato che deficitava solo dell'effetto sorpresa (ma questo non è per forza un difetto), a parte quella che fu la sua uscita (non era trapelato nulla fino al giorno della pubblicazione del primo singolo). Ecco se proprio un difetto lo si vuol trovare (o almeno io), risulta un tantino prolisso. Comunque mi associo con chi ha giudicato "1.Outside" e "Earthling" due gran bei dischi. |
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3
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A mio avviso, il vero testamento musicale del Duca, con tutto il rispetto per il pur ottimo Blackstar! |
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2
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Come già detto in altro commento: Outside e Heartling disconi da paura. Questo mai ascoltato. |
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1
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Ognuno ha i propri gusti. Considero aoutside uno dei dischi più riusciti di Bowie. Heartling in effetti era meno valido ma aveva dei pezzi molto estremi musicalmente parlando. Questo non l'ho ascoltato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Next Day 2. Dirty Boys 3. The Stars (Are Out Tonight) 4. Love Is Lost 5. Where Are We Now? 6. Valentine's Day 7. If You Can See Me 8. I'd Rather Be High 9. Boss of Me 10. Dancing Out in Space 11. How Does the Grass Grow? 12. (You Will) Set the World on Fire 13. You Feel So Lonely You Could Die 14. Heat
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Line Up
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David Bowie (Voce, Chitarra, Chitarra Acustica, Tastiere, Percussioni) Janice Pendarvis (Voce su tracce 3, 9, 12, 13, 17) Ear Slick (Chitarra su tracce 2, 6, 12) David Torn (Chitarra su tracce 1, 3, 7, 10, 11, 13-15, 17) Gerry Leonard (Chitarra su tracce 1-5, 7-15, 17, Tastiere su traccia 15) Steve Elson (Sassofono baritono su tracce 2, 3, 9, Clarinetto contrabbasso su traccia 3) Henry Hey (Piano su tracce 5, 13) Gail Ann Dorsey (Basso su tracce 1, 3, 4, 10, 11, 13, 14, 17, Voce su tracce 3, 7, 9, 11-13, 17) Tony Levin (Basso su tracce 2, 5, 7-9) Zachary Alford (Batteria su tracce 1-5, 7-11, 13-17, Percussioni su traccia 7) Sterling Campbell (Batteria su tracce 6, 12, Tamburino su traccia 12)
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