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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Colonnelli - Come Dio Comanda
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28/03/2018
( 3104 letture )
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A volte tornano. Per fortuna verrebbe da dire, almeno questa volta. Tornano a far parlare di sé i Colonnelli, talentuosa band di Grosseto che aveva ben impressionato col primo album Verrà la Morte e Avrà i tuoi Occhi. Un ritorno forse non proprio a stretto giro, visto che sono passati quasi tre anni dalla precedente uscita, ma che gode senza dubbio del credito concretizzato col pugno di canzoni edite nel 2015. La formazione è rimasta la stessa, così come la centralità compositiva di Leo Colonnelli, autore di tutti i brani e dei testi, mentre di squadra è il lavoro di arrangiamento e finalizzazione delle canzoni. Stavolta a comporre gli undici brani, oltre ad un intro e un interludio, troviamo anche una cover, Festa Mesta dei Marlene Kuntz, brutalizzata fino ad essere quasi indistinguibile dallo stile dei Colonnelli, tanto nella musica quanto nel testo e nella resa vocale di Colonnelli.
Per chi aveva apprezzato la prima uscita della band toscana, sarà una piacevole conferma trovare le caratteristiche che avevano colpito anche nel debutto esaltate nuovamente dal lavoro dei tre. Se possibile, infatti, Come Dio Comanda risulta ancora più compatto, omogeneo e rabbioso del precedente album. Il thrash/groove della band è assolutamente spietato e, anche stavolta, Colonnelli centellina gli assoli, sempre comunque brevi e inseriti nel corpo della canzone. La trama dei brani che deriva da questa compressione si conferma ancora letale e martellante, arrivando anzi a lambire una intransigenza ai limiti dell’hardcore più nero. Influenza quest’ultima che, come nel primo album, si manifesta anche nella ghost track a chiusura del disco, che comunque sfodera alla fine il classico riffone panteriano di Domination, che non guasta mai. Anche in questo caso, si va dritti al sodo, senza troppi fronzoli e sparati sull’obbiettivo, quasi a voler annichilire, ma i brani restano comunque decisamente intellegibili e alla fine piacevoli all’ascolto senza però forzare in alcun modo una “facilità” di accesso che sembra davvero lontana dagli intenti del gruppo. Colonnelli conferma la sua qualità di singer che passa da melodie quasi alternative ad urla rabbiose, con una ottima capacità di coniugare aggressività e melodia, mentre intinge di nero le sue liriche. Non c’è nessun passo indietro in questo senso in Come Dio Comanda rispetto al debutto e anzi tutta l’esasperazione e il nichilismo del debutto sono risputati fuori con la medesima feroce lucidità. Così se, dopo l’intro, Amleto è l’opener perfetta, con una melodia quasi cantabile ed un testo che più incazzato si fa fatica ad immaginare, la titletrack è un missile di odio incontenibile sparato ad alta velocità, fino al vero e proprio muro di cemento eretto dall’ottima ritmica imposta da Minciotti e dall’adrenalinico Bernando Grillo, vero e proprio mattatore, tempestatore di pelli e doppio pedale, che lancia l’ennesimo testo al vetriolo condito da cori hardcore:
Finché tutte le mie paure Saranno vive e vegete Lo sarò anch’io. Anch’io, guerra su guerra Come Dio comanda in Terra
Stessa aggressione cieca e furibonda che si scioglie solo all’altezza del refrain offrono anche le successive V.M. 18 e Sangue ad Alti Ottani, missili sparati ad altezza stomaco, che si aprono a mosh furiosi nei ritornelli urlati al cielo, fino al fuoco e fiamme invocati nel finale della seconda:
Sarò anche un po’ spregevole Ma almeno sono vero E che ci posso fare Se io ne vado fiero
Una tensione che non sembra doversi placare neanche in Demoni e Viscere e nel Blues del Macellaio, entrambi pezzi di vecchio thrash nella strofa, che si aprono nel primo caso invece ad un ritornello decisamente più melodico dei precedenti, mentre non sembrano trovare pace l’insofferenza e il dolore dei testi. Difficile anche trovare degli appigli alla noia, nonostante la coerenza assoluta dei brani, costruiti all’incirca attorno alle stesse coordinate; eppure, vuoi per la brevità, vuoi per le melodie riuscite, vuoi per i testi che calzano alla musica come poche volte capita di ascoltare in Italia in lingua originale, vuoi per la genuina ferocia delle parole, tutto scorre senza che sia possibile opporre alcuna resistenza e, prestando attenzione, si sente che ad esempio Il Blues del Macellaio cela qualche influenza appena più diversificata dalle altre. Nella parte finale del disco, a parte l’ottima resa di Festa Mesta, riuscitissima personalizzazione nella quale affiora appieno quel sarcasmo salvifico che stempera la seriosità del disco senza fargli perdere di cattiveria, colpiscono il testo appena più disteso di L’Impeto del Frastuono, con tanto di finale noise e, soprattutto, l’ottima Lochness. Quest’ultima è senza dubbio la composizione più articolata e completa del disco ed offre una “lunga” coda strumentale esaltata ancora una volta dall’ottimo riffing e dallo strabordante lavoro di Grillo.
Come Dio Comanda è insomma una riuscita conferma delle qualità dei Colonnelli. Senza dubbio, il debutto godeva dell’effetto sorpresa e di qualche canzone vincente in più nel complesso, ma questo secondo disco ha una compattezza davvero invidiabile ed è forse ancora più aggressivo e spietato, spinge ad ascolti ripetuti e carichi di soddisfazione, visto il buon lavoro di arrangiamento e di produzione realizzato. Il sound è veramente potente e pieno, senza per questo risultare artefatto e dà ampio sfogo a tutti e tre i musicisti, esaltando al contempo la parte vocale, centrale nella riuscita dei brani e del disco, vista la giusta enfasi riservata ai testi. Come più volte sottolineato, la rabbia espressa nella musica e nelle parole è davvero contagiosa e il contrasto con le melodie riuscite e ben delineate del cantato non fa che esaltarne la capacità di penetrazione. Nel complesso, i Colonnelli si confermano quindi come una delle giovani band più interessanti uscite negli ultimi anni in Italia e l’ennesima formazione di spessore in ambito thrash. Meritano tutta l’attenzione che il pubblico vorrà loro dedicare, anche solo per la genuina vena iconoclasta che li pervade. Impossibile rimanere indifferenti di fronte a loro ed è un bene che sia così.
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Devo ammettere che all'inizio suona un po' strano del thrash metal in italiano, ma superato questo senso di leggero spiazzamento iniziale, i pezzi spaccano di brutto. Bravi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Amleto 3. Come Dio Comanda 4. V.M.18 5. Sangue ad Alti Ottani 6. Demoni e Viscere 7. Il Blues del Macellaio 8. L’Impeto del Frastuono 9. Interludio 10. Festa Mesta 11. Lochness
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Line Up
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Leo Colonnelli (Voce, Chitarra) Andrea Alunno Minciotti (Basso) Bernardo Grillo (Batteria)
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