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Archgoat - Whore of Bethlehem
31/03/2018
( 2374 letture )
Divenuti con il tempo uno dei gruppi più seguiti e di riferimento del black/death più marcio e blasfemo, i finlandesi Archgoat non hanno avuto un inizio di carriera tanto facile. Quello che oggi appare come un gruppo saldo e sempre attivo con uscite che spaziano tra album, EP e split, ha in realtà un passato piuttosto complesso; formatisi nel 1989, e nel 1993 pronti debuttare, è soltanto nel 2006 che arriva Whore of Bethlehem. Quello che sembra un dettaglio da poco, è in realtà la dimostrazione di quanto i tre siano stati in grado di lasciare il segno nonostante un lungo silenzio.

Cosa sarebbe cambiato se questo disco avesse visto la luce nel 1993, ovvero nel pieno degli anni d’oro della musica estrema? A più di dieci anni dalla data di uscita, possiamo dirlo: nulla. La grandezza del lavoro, dimostra il tempo, è stata e viene comunque riconosciuta sia dagli ascoltatori che dalle band che si ispirano ai finlandesi sotto ogni aspetto (musica, immagine). Whore of Bethlehem si è imposto quindi da subito come uno dei dischi più importanti e riusciti di quel black/death blasfemo, violento e che non lascia spazio a qualsivoglia contaminazione. Meno folli dei Blasphemy e per certi aspetti più quadrati, il trio di Turku è riuscito a crearsi uno stile riconoscibile dalla prima nota. Si può parlare di ritmiche semplici, che spaziano tra gli assalti sostenuti da blast beat a momenti più contenuti e in cui le chitarre si avvicinano a dei mid-tempo mai troppo lenti; c’è ovviamente spazio per dei rallentamenti che rendono l’ascolto ancora più demoniaco, complice anche una produzione che esalta i suoni grezzi delle chitarre ed il caratteristico growl di Lord Angelslayer, che con il passare del tempo diventerà ancora più singolare. Un sound primitivo ma che proprio per questo rende dei brani particolarmente “catchy”, facili da memorizzare dopo pochi ascolti. Si sentono ovviamente le influenze di gruppi quali Blasphemy e simili, ma i tre, come detto, sono stati molto abili nel metterci del loro. A prova di quanto detto ci sono brani che rientrano nei più rappresentativi come Angel of Sodomy, le lugubri Dawn of the Black Light, Luciferian Darkness e Black Crusade in cui l’incrocio tra tastiere, campane e ritmiche controllate è semplicemente perfetto nella sua semplicità. A queste si aggiungono quelli che probabilmente sono i due pezzi più noti del gruppo, Whore of Bethlehem e la distruttiva Hammer of Satan, i cui titoli tendono a chiarire, manco ce ne fosse bisogno, il livello di disprezzo delle tematiche trattate nei testi. Inutile andare ad analizzarle.

Quello che sembrava un gruppo destinato a non lasciare il segno, è invece riuscito a fare il contrario e tutt’oggi si dimostra di essere in grado di regalare grandi soddisfazioni agli amanti del genere. Con il passare del tempo, lo stile degli Archgoat andrà migliorando, le scelte compositivo diverranno sempre più interessanti (The Apocalyptic Triumphator, 2015), confermando quanto detto qualche riga sopra. Bestiali.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
71 su 5 voti [ VOTA]
LucaNekrowizard88
Lunedì 25 Dicembre 2023, 18.38.08
5
Il debut degli Archgoat è sempre stato assolutamente il mio preferito. Certo, il loro stile è rimasto sempre immutato, aggiungendo qua e là qualcosa di \"diverso\" in termini di riffs (a volte più morbosi), ma grossomodo il loro fenomenale sound è sempre rimasto coerente e lo stesso ad ogni uscita, tutti album di livello elevatissimo se si cerca del VERO marcio, mefitico e sepolcrale black metal... ma in termini di songwriting questo l\'ho sempre ritenuto il loro picco massimo e quello più iconico, dove si trovano pezzi favolosi (e tra i loro più noti) come \"Angel Of Sodomy\", \"Lord Of The Void\", \"Luciferian Darkness\", \"Desecration\", \"Hammer Of Satan\" (questo pezzo è un pò il loro simbolo). Riff primitivi e ferali, ritmiche ora velocissime in blast ora più cadenzate e mortifere, e la voce di Lord Angelslayer che è sempre stato il loro marchio assoluto, un vero e proprio demone dell\'inferno. Le atmosfere diaboliche che gli Archgoat hanno sempre saputo creare con i loro \"inni\" (come vengono chiamati i pezzi sul retro del disco) sono un qualcosa di favoloso! Una band (e un disco) che ho nel cuore!
duke
Sabato 7 Aprile 2018, 16.31.46
4
spazzatura alla pari dei blasphemy o beherit....ma come mai ancora non trovo la recensione dei letters from the colony....band piu' interessante di sta monezza?
Pacino
Sabato 7 Aprile 2018, 10.54.20
3
Il loro primo sulla lunga distanza, ferale e bastardo, con i successivi affineranno l'efficacia, ma l'inizio non è stato affatto male. Voto 76
Alessio
Sabato 31 Marzo 2018, 12.38.40
2
Concordo col commento di Enry, nient'altro da aggiungere. 8
enry
Sabato 31 Marzo 2018, 12.12.39
1
Disco di ottimo livello, feroce, ispirato e mai noioso. Voto giusto.
INFORMAZIONI
2006
Hammer of Hate Records
Death / Black
Tracklist
1. Invocation
2. Angel of Sodomy
3. Lord of the Void
4. Dawn of the Black Light
5. Luciferian Darkness
6. Desecration
7. Black Crusade
8. Whore of Bethlehem
9. Grand Marshall of the Black Tower
10. Hammer of Satan
Line Up
Lord Angelslayer (Voce, Basso)
Ritual Butcher (Chitarra)
Sinsiterror (Batteria)
 
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