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Varathron - Patriarchs of Evil
26/04/2018
( 2988 letture )
Ai più attenti osservatori della scena black metal, e in particolare dello sviluppo attinente all’area mediterraneo-egeica, il nome Varathron non suonerà certo nuovo. E a piena ragione. Il combo imperversa infatti nel panorama estremo greco sin dal 1988, detenendo uno status pionieristico assieme ai più affermati colleghi Rotting Christ e Necromantia.
Sebbene il fondatore Stefan Necroabyssious abbia per un consistente periodo tenuto da solo le redini della band, avvalendosi di turnisti esterni per le studio session e i live, la stabilità nella line-up è stata raggiunta nel 2004, in concomitanza con le preparazioni dell’album Crowsreign, con l’arruolamento del drummer Haris e del chitarrista Achilleas C., da quel momento sino ad oggi divenuti fidati collaboratori del mastermind ellenico. A distanza di quattro anni da Untrodden Corridors of Hades, la competente Agonia Records prosegue la partnership contrattuale con la stampa di Patriarchs of Evil, terzo platter sotto le effigi della scuderia polacca, considerando l’EP intermedio del 2015 The Confessional of the Black Penitents.
La lunga carriera ha mostrato, nel corso dei diversi lavori susseguitisi, un costante mutamento del black metal proposto da questa formazione, naturalmente evoluto col tempo in differenti accezioni, a dimostrazione di un’idea musicale mai adagiata sui medesimi schemi. Il discorso di quest’ultima fatica si riconnette dunque a quanto offerto dalle precedenti release, mostrando però nel presente caso una maggiore inclinazione verso le peculiarità dell’heavy classico che emergono con decisione in queste otto tracce nuove di zecca.

L’opener Tenebrous svela immediatamente le linee portanti del disco: un sound roccioso di matrice ottantiana, guidato da un tema chitarristico portante ed ispirato, che cresce di intensità sino a deflagrare in un black metal melodico di grande impatto. Risulterà presto chiaro nel prosieguo dell’ascolto come il songwriting abbia seguito un processo tutt’altro che unidirezionale, riuscendo nel tentativo di creare un amalgama eclettico senza andare oltre un preciso seminato.
Si cambia quindi registro con Into the Absurd, un deciso incedere thrash metal dai richiami statunitensi, mostrato anche nel solismo al fulmicotone, acquietato nella sezione centrale da ritaglio atmosferico e solenni interventi corali. Sono i primi accenni di una epicità che trova slancio in Luciferian Mystical Awakening: il suo incipit cadenzato presenta difatti un pezzo con evidenti venature atmosferiche e sinfoniche intelaiate su ottimi fraseggi di chitarra, questi ultimi senza ombra di dubbio i veri punti di forza della release. L’idea di un sound aggressivo in ogni caso non viene mai totalmente relegata in secondo piano e la successiva e vigorosa Saturnian Sect ben si candida ad una ipotetica scaletta dal vivo grazie al suo energico sviluppo armonico di rimando ad un certo metal svedese. A conferma di quanto appena affermato, nonostante ci si trovi in area mediterranea, è possibile respirare tra le note un’aria prettamente nordica, come in Remnants of the Dark Testament, brano cadenzato che si snoda chorus di bathoriana memoria ad affiancamento di un cantato antemico.
Si torna a ritroso nel tempo con il più classico metal di Hellwitch (Witches Gathering), articolato su rapidi cambi di tempo e divagazioni progressive che ne diversificano la struttura, e Orgasmic Nightmare of the Arch Desecrator, costruita su un guitar work granitico ed incalzante.
Echi della già citata creatura di Quorthon si ripropongono infine nel preambolo della conclusiva Ouroboros Dweller (The Dweller of Barathrum), introducendo un pezzo diviso in due parti. La prima, lenta e intarsiata da marziali ricami di tastiere, mentre la seconda concede maggiore libertà a sortite più tirate, riassumendo in chiusura i mood prevalenti di questo riuscito lavoro.

Il ritorno sul mercato dei Varathron si attesta dunque su ottimi livelli, un balzo qualitativo in avanti rispetto al comunque apprezzato predecessore. Certamente classificare Patriarchs of Evil semplicemente come black metal potrebbe essere fuorviante alla luce di quanto detto nella presente disamina. Le composizioni, finemente articolate, scorrono piacevolmente, facendosi apprezzare per il raggiunto equilibrio tra l’aggressività propria del metal estremo, espresso in molteplici sfaccettature, e una ricerca melodica vincente, da sempre il discriminante del sound degli ellenici. È interessante inoltre notare e sottolineare una ben chiara volontà di declinare la musica in chiave epica, proponendo una ulteriore chiave di lettura comunque affine al genere di appartenenza.
In definitiva, si tratta di un platter che sorprenderà senza deludere i più fedeli fan, il cui ascolto è consigliato anche ai fruitori abituali di sonorità heavy, estreme e melodiche realizzate con spirito e attitudine old school.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
81.6 su 10 voti [ VOTA]
Spirit Of The Forest
Domenica 4 Febbraio 2024, 15.21.53
7
Scena greca non sempre metabolizzabile in ambito black,causa sconfinamenti di genere che la rendono come qui piuttosto autarchica, con spunti heavy e citazioni varie,non sempre iscrivibili alla nera fiamma.Anche buono lui,ma per i più puristi e incorruttibili non proprio il massimo direi.
Beta
Sabato 21 Luglio 2018, 19.15.02
6
Ho ascoltato vari pezzi dei Varathron e tutto questo disco per curiosità, dal momento che è da circa un paio d'anni che mi sto interessando al black (genere che per anni non avevo considerato) e ho trovato una band che si addice molto al mio gusto, senza contare che si tratta di musicisti davvero capaci. Concordo con la rece, che ha sottolineato tutte le sfumature di questo disco, e anche con il voto. Non posso fare molti paragoni con altre band black, ma il loro sound esoterico mi è piaciuto. Visti dal vivo ed è da lodare la professionalità e la bravura di questi musicisti, oltre che le doti artistiche nel creare atmosfere dark. Ottimo acquisto.
Alessio
Sabato 28 Aprile 2018, 14.41.27
5
Me lo sono andato ad ascoltare. Che dire, sono d'accordo con la rece. Il voto e' giusto. E' un gran bel disco, che finalmente restituisce i Varathron al vero suono ellenico, quello piu epico caldo e in grado di dare emozioni con le classiche atmosfere che gli appartengono. Decisamente mi piace non poco di piu del precedente che si, era ben fatto e tutto, ma poco Varathron e troppo Death oriented. Gran ritorno davvero, da comprare.
Pacino
Sabato 28 Aprile 2018, 11.56.03
4
Voto 70
Pacino
Sabato 28 Aprile 2018, 11.55.31
3
Altro album dei Varathron che hanno deciso di recuperare un pò di tempo perduto con la prolificità nelle uscite. Però mi pare un piccolo passo indietro rispetto al precedente, in cui forse avevano qualche asso nascosto tra le composizioni non pubblicate, ma composte nella loro lunga carriera, alcune sembrano b-sides di tale album.
Alessio
Venerdì 27 Aprile 2018, 13.59.52
2
Ottima recensione. Dalla descrizione mi sembra un ottimo album. Come ebbi modo di dire in una news mi piacerebbe anche risentire qualche traccia sulla falsariga di His Majesty at the swamp...Quindi quell'aria sulfurea. Ma se questi sarà il risultato ben venga. P.s. Il penultimo era molto buono ma per me suonava poco Varathron. Ripasso dopo un approfondito ascolto.
lisablack
Giovedì 26 Aprile 2018, 22.15.06
1
L'ho ascoltato e me lo compro..grandi Varathron, bel ritorno son proprio contenta!
INFORMAZIONI
2018
Agonia Records
Black
Tracklist
1. Tenebrous
2. Into the Absurd
3. Luciferian Mystical Awakening
4. Saturnian Sect
5. Remnants of the Dark Testament
6. Hellwitch (Witches Gathering)
7. Orgasmic Nightmare of the Arch Desecrator
8. Ouroboros Dweller (The Dweller of Barathrum)
Line Up
Stefan Necroabyssious (Voce)
Achilleas C. (Chitarra)
Sotiris (Chitarra)
Stratos (Basso)
Haris (Batteria)
 
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