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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Varathron - Walpurgisnacht
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23/11/2018
( 2053 letture )
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Volendo descrivere per sommi capi cosa si intenda per black metal ellenico e volendo incisivamente riassumerne le peculiarità -senza limitarci all’evocazione di nomi fatali quali Rotting Christ, Necromantia, Thou Art Lord e Varathron- potremmo parlare di un sound viscerale in senso stretto, attingente la propria linfa vitale dal profondo legame con la propria terra. Non si ritrovano qui i frenetici e glaciali ritmi degli scandinavi, tutto è trasfigurato da mefitici allentamenti e da un’oscurità tutta mediterranea, popolata tanto da figure dell’epos quanto da maligni insondabili, ammantati da un impianto melodico seducente. Ed è di tali elementi che è profondamente imbevuta la seconda creatura in studio dei Varathron, Walpurgisnacht, pervasa dall’urgenza di portare a rinnovata e matura consapevolezza quanto eccelsamente già realizzato nello splendido esordio, His Majesty at the Swamp , insuperato manifesto del “canone” greco.
L’opener Tleilaxu (The Unborn Child) spariglia immediatamente le carte in tavola, facendo seguire al garrito dei gabbiani ed allo spumeggiare delle onde marine un deciso blast beat, permeato da armonizzazioni epiche, qua e là vergato da ieratici intrusioni tastieristiche. Non bisogna tuttavia cedere all’equivoco di trovarsi dinanzi ad una composizione monocorde: un mid-tempo, seguito da un allentamento sinfonico giunge a rimarcare quanto i Nostri amino giocare con le dinamiche delle proprie partiture nonché come l’impatto atmosferico possa più delle pure e semplici implosioni di doppia cassa e tremolo. E se in Cassiopeia’s Ode affiorano suggestioni heavy/thrash, nel massiccio riffing che ne sostiene l’impianto, in The Dark Hills affiorano suggestioni doom/goth anni 90, partendo dall’orecchiabile e travolgente riffing che la dischiude, assieme ad un caldo e corposo protagonismo delle quattro corde sino alla prova vocale -ondeggiante dallo spoken word a ruvide clean- che ne accarezza i versi. La sontuosa introduzione tastieristica di Mestigoth avvia invece un brano diviso tra un riffing graffiante e seduzioni sinfoniche ammantate di mistero, tanto essenziali quanto efficaci. Fa seguito l’energica Birthrise of the Graven Image, nella quale sono questa volta i solismi chitarristici ad avvolgere in un’aura tanto epicheggiante quanto ancestrale le partiture. La melanconica cesura pianistica strumentale ricca di riverberi, rappresentata da Redeunt Saturnia Regna, fa da antefatto ad Under the Sight of Horus permeata da melodie dall’afflato folkloristico ben presto aggredite da progressioni in mid tempo spesso precipitati in intermezzi atmosferici ricchi di pathos, affidati agli strumenti cordofoni. Synth spettrali avviluppano l’ouverture Somwhere Beyond the Sea , anch’essa scandita da clean, questa volta intonanti il testo con piglio narrativo ed evocativo:
Forgotten memories from the past Turn around your head You remember and travelling To the endless seas of black earth
A farci prendere commiato dal platter è la strumentale Sic Transit Gloria Mundi, suggestivo intreccio affidato alle chitarre acustiche, dall’andamento misterico e suadente, troncatasi nel vuoto più totale, quasi ad incitare l’ascoltatore a premere nuovamente il tasto play per colmare nuovamente di gloria l’assordante silenzio che ne segue, e lasciando al redattore l’arduo compito di passare al setaccio la caleidoscopica grana del secondo lavoro in studio dei Varathron.
Si tratta indubbiamente di una release meno lugubre e, soprattutto, dilatata in misura minore rispetto all'esordio. In essa a prevalere è l’anima più epica dei Nostri, pur sempre ammantata da drappi di malignità mefitica che costituiscono uno dei marchi di fabbrica più noti del monicker- ma non per questo non notevole o avvincente. Walpurgisnacht si giova inoltre di una produzione che, pur essendo maggiormente definita e chiara, resta decisamente raw e fascinosa, non guastando affatto l’impatto atmosferico del full-length. Per tali ragioni un lavoro come questo non dovrebbe mancare nella collezione di qualsiasi appassionato di black metal. Pur non avendo difatti la notorietà e la fama di His Majesty at the Swamp , ne conserva spirito e sostanza, sebbene trasposti in composizioni più ricche e dinamiche ma mai prolisse e scontate.
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8
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D' altronde per imparare bene l' italiano ci vuole costanza nello studio.... Anzi, forse no. Li mortacci. |
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7
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Inefftti le prime 10 righe della reensione non vogliono dire praticamente un c***o.
Leggermente macchinose... |
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6
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Bello il caprone greco Varathron. Li ho sempre ammirati, il sound rimarca le atmosfere alla Non Serviam dei maestri Rotting Christ. Walpurgisnacht, esempio black di melodia e atmosfera cupa da possedere. Fantastica l'epica cover-art rispetto alla repress. 85 |
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5
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I migliori Varathron, evocativi e magnetici. Voto 86 |
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4
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La sintassi dell’ultimo periodo, ora, è ineccepibile. 🤜 |
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3
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Oddio che rispolvero questo! Album storico, nel periodo più importante per il genere, molto bello ! |
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2
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La sintassi dell’inizio dell’ultimo capoverso barcolla. |
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1
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Brava Costanza ad averlo ritirato fuori dalla cantina. Altro album molto importante per la scena ellenica, giusto un pochino sotto Il debut ( che fine ha fatto?...).
E per quanto mi riguarda Stefan anche con l'ultimo ha buttato fuori uno dei Top del 2018. A proposito già che ci siamo, ci sarebbe pure quello dei Katavasia di qualche anno fa ( dove c'è sempre Stefano). Ciao |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Tleilaxu (The Unborn Child) 2. Cassiopeia's Ode 3. The Dark Hills 4. Mestigoth 5. Birthrise of the Graven Image 6. Redeunt Saturnia Regna 7. Under the Sight of Horus 8. Somewhere Beyond Seas 9. Sic Transit Gloria Mundi
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Line Up
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Necroabyssious (Voce) Pyrphoros (Chitarra, Basso) Adrastos (Tastiera) Musicisti Ospiti
Sotiris Vayenas (Chitarra)
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