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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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The Black Dahlia Murder - Nightbringers
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29/07/2018
( 3373 letture )
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Contraddistinti da uno stile piuttosto personale ed eclettico, anche se ormai con gli anni consolidato, i Black Dahlia Murder tornano a dire la loro ancora una volta. Si tratta dell’ottavo album in studio della loro carriera. Inizialmente non troppo semplice da digerire, Nightbringers ama svelare le sue carte nascoste un po’ per volta, un ascolto dopo l’altro. Dote rara, riservata perlopiù alle opere artistiche di un certo rilievo. Non sto con questo affermando che l’album qui esaminato sia un capolavoro, questo no di certo; ne siamo anzi davvero lontani. Però non vi sono dubbi che il quintetto di Detroit abbia dalla sua almeno un paio di chiavi vincenti: quella del talento verso i generi di musica estremi e quella (sempre importantissima) della duplice esperienza in studio e dal vivo.
Non un capolavoro, dicevo. Non lo è perché manca una considerevole dose di elementi innovativi in grado di trasformare ancora una volta la musica del gruppo. Lo stile personale, appunto. Già questo potrebbe essere una plausibile spiegazione del motivo per il quale la band non osi più sperimentare ulteriormente: vi sono troppe cose oramai consolidate, cose che “funzionano già perfettamente bene così come sono”, e che permettono ai cinque musicisti di Michigan di lasciare il solco a ogni loro passaggio. Un solco distintivo, chiamato, ovviamente, originalità. Dunque, lo stile è quello che ogni fan dei Black Dahlia Murder si aspetterebbe di sentire da parte loro: un veloce melodic death metal farcito di riff taglienti e ritmi martellanti. Fin qui tutto bene, certo, anzi: benissimo. Ma poi il punto debole, segnato dal fatto che tutto ciò non sembra bastare nel soddisfare le esigenze del gruppo, il quale sfocia sovente nel deathcore e in tutta la sua energia deflagrante. Accade così che le linee vocali si assestano un po’ troppo spesso in uno scream prolungato e talvolta fastidioso, tipico appunto di generi quali metalcore e deathcore, e il growl gutturale della grande tradizione death finisce relegato in seconda posizione soltanto. Sebbene non siano presenti cambi di tempo e passaggi maggiormente granitici, i musicisti riescono comunque a fare pieno sfoggio delle loro abilità tecniche che incontrano il loro picco massimo negli assoli di chitarra. Questi ultimi sono frequenti e sempre molto ispirati, risultando così essere delle vere e proprie sezioni fondamentali in ogni brano. Belli anche i riff, che si ritrovano però a dover pagare eccessivamente la tendenza della band ad “andare sempre avanti spedita come un treno”, senza rallentare mai. Qualche rallentamento qua e là avrebbe di certo permesso alle parti ritmiche di risaltare maggiormente, magari sfociando in qualche bel groove poderoso.
Nightbringers è sicuramente un album eccellente e ben curato sotto ogni aspetto. Non sembrano esserci dei riempitivi e l’ascolto fila liscio fino in fondo terribilmente presto, senza mai annoiarsi o distrarsi. Anche se, va notato, la sua lunghezza è piuttosto contenuta: trentatré minuti. È importante, come detto già in apertura, ascoltare più volte, anche in successione, l’album, perché ogni traccia è così densa e veloce che sicuramente molte sfumature sfuggono ed è bene recuperarle con l’ascolto successivo. Un ascolto discreto, nulla più, nulla meno.
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5
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Riposare in pace Trevor. Ci hai colto tutti di sorpresa. E addolorati. La tua musica rimane. |
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4
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Questa band non ha mai scritto un vero capolavoro, ma è molto riconoscibile, non la considero deathcore ma una band death che copre tutto con uno scream continuo (il growl non si sente) e va via veloce-veloce-veloce dimenticando qualcosa per strada |
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3
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Comunque, a parte la classificazione in death melodico che mi trova assolutamente in disaccordo , bella recensione che condivido abbastanza. Buon lavoro dei TBDM! Evviva! |
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2
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Melodic death... ma che melodic death??? |
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1
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Tra i miei dischi preferiti dell'anno scorso, non siamo sicuramente ai livelli di nocturnal ma ci si avvicina abbastanza, un disco ottimo in tutti i suoi punti a mio parere : dalla voce, alle chitarre, alla sezione ritmica, hanno fatto centro con questo disco . Un 80 da me se lo prende tutto . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Widowmaker 2. Of God and Serpent, of Spectre and Snake 3. Matriarch 4. Nightbringers 5. Jars 6. Kings of the Nightworld 7. Catacomb Hecatomb 8. As Good as Dead 9. The Lonely Deceased
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Line Up
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Trevor Strnad (Voce) Brian Eschbach (Chitarra) Brandon Ellis (Chitarra) Max Lavelle (Basso) Alan Cassidy (Batteria)
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