|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
Graham Bonnet Band - Meanwhile, Back in the Garage
|
20/08/2018
( 1747 letture )
|
Non ci ha fatto attendere molto il vecchio Graham! A meno di due anni di distanza dal primo lavoro della neonata Graham Bonnet Band torna a sfornare materiale inedito sotto l'egida della Frontiers, con qualche faccia nuova accorsa in suo supporto. Ci riferiamo in particolare al chitarrista Kurt James (presente in sostanza solo sul "bonjoviano" singolo Livin' in Suspicion ma accreditato come membro permanente) e soprattutto a Joey Tafolla (Jag Panzer), il quale ha di fatto registrato per intero le parti di chitarra, andando a sostituire quella che era stata una delle carte vincenti del precedente The Book, ovverosia il brasiliano Conrado Pesinato. Meanwhile, Back in the Garage è la degna prosecuzione del suo predecessore, seppur con qualche riserva dovuta perlopiù a del materiale "plastico", ben differenziato sul percorso ma difficile da smaltire durante il perdurante ascolto. Purtroppo l'estrema lunghezza del disco (66 minuti), porta talvolta alla costruzione a tavolino di tracks senz'anima, le quali sembrano poste più come riempitivo piuttosto che come vera espressione di un hard rock/heavy metal perfettamente rispecchiato in più frangenti ed in maniera esemplare dalla band dell'esperto singer.
Per l'appunto l'avvio affidato alla titletrack è talmente arrembante e propositivo da non poter lasciare indifferenti, con un Jimmy Waldo alle tastiere che fa il bello ed il cattivo tempo; egli si è fatto carico pure dell'intera produzione e registrazione dell'album assieme a Giles Lavery. L'opentrack ha un sound classico ma allo stesso tempo futuristico grazie al lavoro del synth: fortemente "purpleiana", con echi al compianto Jon Lord è certamente una delle tracce migliori. La stessa affermazione si può fare per The Hotel, la quale rispecchia i canoni ottantiani della vecchia produzione di Bonnet, perciò l'hard rock inoffensivo che ne esce, con tanto di coretti enfatizzanti sul ritornello, rende il brano pregevole. Le altre canzoni degne di nota sono The House: uno spaccato ricco di pathos, variante intensa piena di dolore con una prestazione vocale emozionante. Segue a ruota Sea of Trees, song tendente all'heavy che riprende la recente produzione solista di Ozzy Osbourne sia per i refrain alla Zakk Wylde, sia per il chorus robotico. Da citare assolutamente America... Where Have You Gone: sui ritmi serrati della sezione ritmica e i riff pedissequi della chitarra si scaglia l'hammond, il quale apre e sostiene il chorus e la voce del frontman. C'è spazio ancora per una piccola perla, ovverosia Past Lives. Arriva inaspettata con la sua strofa veloce e dura, dove si sente la sapiente mano di Tafolla (si sfiora addirittura la composizione power metal); il ritornello fa gioire, col singer soltanto adesso finalmente libero di esplodere la propria voce, finora contrita dai numerosi effetti apportati. L'assolo mantiene la concentrazione metallica del pezzo ed il finale se possibile la aumenta con un Bonnet persino esagerato. È questa la Graham Bonnet Band che vogliamo ascoltare e non quella di alcuni episodi della prima parte di LP che "vivacchia" nella media, senza particolari acuti (Livin' in Suspicion, Incest Outcest U.S.A.), o ancor peggio quella delle "skippevolissime" We Don't Need Another Hero, Heading Toward the Light e la ballata The Crying Chair, tutte rintracciabili su una seconda parte poco esaltante.
L'album risente della volontà di incrementarlo a sproposito inserendo momenti passivi, i quali comunque non vanno ad inficiare su quanto di buono fatto in fase di songwrting sui brani succitati, sulla prova perfezionista di Waldo e sulle buone progressioni di Tafolla. Le uniche pecche sotto il profilo tecnico possono essere asserite nei confronti di un continuo ed invasivo uso di effetti sulla voce del singer, inoltre si sente leggermente la mancanza di momenti solisti incisivi (di fatto lo shredder di San Diego si smarca esclusivamente sull'assolo di Man on the Corner), più che altro rapportandoli a quelli contenuti su The Book, inventati dalla maestria di Pesinato.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
A un primo ascolto credo che qui ci sia un passo indietro rispetto al precedente, anche se sempre su più che sufficiente livelli. Sempre ammirazione per Graham Bonnet, e la sua band. Vieni in italiaaaa |
|
|
|
|
|
|
1
|
Grande Graham ma disco oggettivamente bruttino. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Meanwhile Back in the Garage 2. The Hotel 3. Livin' in Suspicion 4. Incest Outcest U.S.A. 5. Long Island Tea 6. The House 7. Sea of Trees 8. Man on the Corner 9. We Don't Need Another Hero 10. America... Where Have You Gone 11. Heading Toward the Light 12. Past Lives 13. The Crying Chair 14. Starcarr Lane (Live from Daryl's House NY 2018)
|
|
Line Up
|
Graham Bonnet (Voce) Kurt James (Chitarra) Beth-Ami Heavenstone (Basso) Jimmy Waldo (Tastiere) Mark Benquechea (Batteria)
Musicisti Ospiti Joey Tafolla (Chitarra in tutte le tracce, eccetto la 3)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|