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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Officium Triste - Giving Yourself Away
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( 3532 letture )
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Ho aspettato mesi interi prima di poter avere tra le mani la copia originale di Giving Yourself Away, sapientemente conservatami dal rivenditore di fiducia; una corsa affannata verso casa; un tuffo sulla poltrona ed immerso nel più totale isolamento mi concedo, senza soluzione di continuità, due ascolti completi, con l’assoluta certezza (speranza?) di essere finalmente giunto al cospetto di un brillante esame di maturità. Ed invece, per molti aspetti, ci risiamo: se non da considerare instancabili ripetenti, questa volta gli Officium Triste sono quantomeno rimandati a settembre! Sul palcoscenico da oltre un decennio e decisamente poco prolifica, la band olandese guidata dal vocalist Pim Blankenstein, leader maximo ed irriducibile sostenitore della scena doom autoctona (che egli stesso ha goliardicamente battezzato rotterdoom), ha collezionato con il tempo una non invidiabile serie di stroncature più o meno giustificate e giustificabili. In realtà le soventi critiche debbono doverosamente essere interpretate come legittima sopravvalutazione delle potenzialità creative (storiche) della band: brani di assoluto valore come Lonesome, The Pathway, The Sun Doesen’t Shine Anymore (tanto per citarne alcuni dei più conosciuti) sono stati costantemente affiancati a minutaggi riempitivi di pessima fattura che, indisponendolo, portano l’ascoltatore a generalizzare la propria insoddisfazione nei confronti dell’intero album invece che verso i singoli episodi incriminati. La frustrazione dei fan e degli addetti ai lavori è dunque motivata da questa inspiegabile dualità compositiva.
Ma torniamo a Giving Yourself Away: il disco si apre con Your Eyes, traccia costruita sulla base di un’ottima linea vocale “clean” che infondendo solennità alla melodia, esalta un “growl” finalmente curato e davvero molto potente; a suo ulteriore beneficio è stato utilizzato un testo molto diretto che ne avvalora l’amalgama. Anche My Charcoal Heart conferma, senza però migliorarlo, il buon feeling costruito dalla band intorno all’alternanza dei cantati ed all’intreccio tra la partitura della chitarra solista e quella del pianoforte. Le annunciate note dolenti non tardano ad arrivare con Signals la cui sconfinata banalità cancella in un sol colpo tutte le buone intenzioni sin qui professate da Pim e soci. Se avete la forza e la determinazione di continuare lungo la strada che avete dinnanzi (proprio come ho fatto io) troverete però modo di mitigare l’insoddisfazione improvvisamente intervenuta con il quarto motivo: ecco la solita, puntuale cartuccia sparata dagli Officium Triste. On The Crossoroad Of Souls è un brano stupendo, malinconico, quasi struggente. Raggiunge senza indugio i già citati predecessori con particolare riferimento all’intercorso tra il 5° ed il 6° minuto di “run” in cui si sviluppa un corale da brivido. Il resto è noia. Inside The Mind è solo mediocre, ma non fastidiosa, mentre davvero inutile risulta la strumentale Master Of Your Own Demise, outro a dir poco dozzinale.
Un album che anche nella logica di successione sembra frutto di valutazioni precipitose che si manifestano attraverso una persistente ed irrazionale alternanza di crescendo e diminuendo. Insomma, prima commoventi, subito dopo superficiali… ora li ami, ora li detesti. È questo il mesto destino degli Officium Triste, gruppo che, ne sono assolutamente certo, potrà far parte dell’olimpo del doom metal solo a carriera conclusa e dopo una doverosa raccolta dei Best Of…. A conti fatti il bilancio della prova va considerato in pareggio, pur domandandosi (o domandando alla Displeased) le motivazioni che hanno suggerito di rilasciare un LP senz’anima invece di un EP da Top Class. Un’ultima considerazione a carattere personale: preferisco vivere emozioni fulminanti seguite da altrettanto intense delusioni, piuttosto che vegetare in una lunga, sterile attesa alla Godot in nome della perfezione. Giving Yourself Away avrà dunque una parte attiva nella mia discografia; semmai imparerò ad utilizzare più frequentemente il telecomando così da porre rimedio alle inevitabili sofferenze di cui oramai conosco la causa. L’acquisto è per soli, integerrimi disillusi.
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3
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Maledizione a me stesso che insisto ad un anno di distanza: quel minuto di ON THE CROSSROAD OF SOULS mi sta uccidendo... |
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2
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Non è un album da bocciare... 3 pezzi buoni, 1 mediocre, 2 scadenti. 65 è una sufficienza poco più che risicata. |
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1
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65??? nn l ho capito!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. YOUR EYES 2. MY CHARCOAL HEART 3. SIGNALS 4. ON THE CROSSROAD OF SOULS 5. INSIDE THE MIND 6. MASTER OF YOUR OWN DEMISE
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Line Up
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• PIM – VOCALS • JOHAN – GUITAR • GERARD – GUITAR • LAWRENCE – BASS • MARTIN – DRUMS & SYNTHS
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RECENSIONI |
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